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1917-1918-1919 Prima Guerra Mondiale

Nel 1917 avvennero fatti importanti. Gli U.S.A spinti da vari motivi entrarono nel conflitto a fianco dell'Intesa compensando il ritiro della Russia dove c'era stata la Rivoluzione d'ottobre.
Sul fronte italiano gli errori dei comandanti, la stanchezza dell'esercito e il desiderio di pace provocarono una grave sconfitta: la ritirata di Caporetto. L'esercito italiano perse 400.000 uomini e il Friuli.
Fu nominato allora un nuovo comandante supremo, Armando Diaz che ricostruì il morale dei soldati trattandoli più umanamente e promettendo loro la terra e le riforme sociali.
La disfatta totale fu così evitata con una disperata difesa sul Piave, alla quale parteciparono anche i giovani nati nel 1899.
Il 1918 fu l'anno decisivo della guerra. Sul fronte occidentale gli Alleati, col decisivo aiuto degli Americani, costrinsero i tedeschi a ritirarsi di molto, mentre in Italia il generale Diaz iniziò l'offensiva nata come battaglia di Vittorio Veneto: travolto l'esercito austriaco, gli Italiani il 3-11-1918 entravano a Trieste e Trento. L'Austria ormai esausta chiedeva la pace che veniva firmata lo stesso giorno e annunciata il 4 novembre. L'undici novembre anche la Germania firmava l'armistizio. Con la vittoria degli Alleati sugli Imperi centrali finiva così la grande guerra: più di 8 milioni di uomini erano morti sui campi di battaglia.
Si aprivano ora nuovi e gravi problemi di ordine sociale, economico e politico per l'intera Europa. Primo fra tutti quello di una pace giusta. La Conferenza della pace, aperta a Parigi il 19-1-1919, fu lunga e piena di contrasti. Nonostante le buone idee del Presidente americano Wilson, riassunte nei 14 punti, alla fine prevalsero gli interessi di Francia e Inghilterra.
I trattati di pace furono cinque; l'Italia ottenne il Trentino, l'Alto Adige, Trieste e l'Istria ma non la città di Fiume e ciò provocò nel Paese vivo risentimento.
L'Austria fu ridotta ad una piccola repubblica e dalle sue rovine nacquero tre nuovi Stati: Ungheria, Cecoslovacchia e Iugoslavia. Anche la Germania fu pesantemente punita: perdette parecchi territori e tutte le colonie; inoltre le fu imposto un debito di 132 miliardi di marchi-oro.
Dalla Conferenza nacque il 28-4-1919 la Società delle Nazioni, con sede a Ginevra, il cui compito era di regolare pacificamente le controversie internazionali.
La sua azione fu però poco efficace perché in essa finirono col comandare gli Stati più forti e la Germania, gli U.S.A e la Russia ne rimasero fuori.
Il sogno di una pace giusta e duratura, voluta da Wilson naufragò quindi ben presto.
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Fine della Prima Guerra Mondiale

Riassunto:
Gli imperi centrali volevano abbattere l'intesa prima dell'arrivo degli americani, ma gli alleati sotto un unico comando, affidato al maresciallo francese Ferdinand Foch resistettero all'offensiva. Con l'arrivo degli americani gli austriaci vennero respinti dagli italiani sul Piave e a Vittorio Veneto (24 ottobre 1918), per gli imperi centrali è la fine.
In poco tempo la Turchia e la Bulgaria si arresero e l'armistizio tra Austria e Italia fu firmato a villa giusti, presso Padova (4 novembre 1918).
Crollano i due imperi, l'Austria si disgregò, gli ungheresi e cecoslovacchi e jugoslavi si resero indipendenti.
In Germania il kaiser fu deposto e venne proclamata la repubblica l'11 novembre 1918 dovette accettare un pesantissimo armistizio.
Nel 1919 a Parigi si aprì la conferenza di pace, parteciparono i vincitori, i vinti vennero convocati per firmare i trattati di pace.
Gli europei vogliono risolvere il problema del crollo degli imperi austriaco, russo, turco e tedesco mentre gli Americani volevano dare il territorio ai popoli e far decidere loro sul da farsi.
Viene applicato il principio di auto-detenzione dei popoli (quello americano) nacquero nuovi stati: Austria, Ungheria, Cecoslovacchia, Jugoslavia, Polonia ecc.
L'Italia ottenne Taranto e Trieste. Per la Germania fu una pace durissima, dovette dare alla Francia l'Alsazia e la Lorena, venne imposto lo smembramento delle colonie e il pagamento dei danni della guerra (132 miliardi di marchi d'oro in 30 anni).
Viene fondata una Società delle nazioni voluta dagli americani, per tutelare la pace in qualità di arbitro nelle controversie internazionali. Gli USA, la Germania e la Russia non vi parteciparono perché non volevano occuparsi della questione europea.
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Guerra di posizione nella Prima Guerra Mondiale

Con l'intervento italiano in guerra, gli austriaci spostarono le truppe sul fronte italiano e i combattimenti si concentrarono lungo il fiume Isonzo e Carso, e nonostante i disagi e le difficoltà di ogni genere gli italiani non ebbero vittorie rilevanti.
Sul fronte occidentale e sul mare i due schieramenti si equivalgono (infatti nell'unica battaglia navale nello Jutland, i tedeschi vinsero ma non poterono strappare agli inglesi il predominio sul mare).
Si svilupparono dei movimenti pacifisti, intanto nascono i governi di coalizione nazionale, cioè governi dove partecipavano tutti i partiti (per fronteggiare il malcontento) e cercavano i favorire la concordia nazionale e indirizzare gli sforzi verso la guerra, fecero così Francia (1915) Italia e Inghilterra. Gli imperi centrali hanno dei problemi politici interni.
L'Austria nel fronteggiare le ribellioni delle popolazioni viene sottomessa, mentre la Germania aveva un dissenso nell'usare i sottomarini.
Nel 1917 esce di guerra la Russia perché ha una rivoluzione interna, intervengono gli Usa e ricompare la crisi economica nei paesi coinvolti in guerra.
Il popolo russo affamato e stanco fece una rivolta di operai e soldati nel 1917, che costrinse lo zar di Russia Nicola II ad abdicare e fu costituito un governo provvisorio, per riprendere la guerra il nuovo governo promise la distribuzione delle terre ai contadini, si concluse con un fallimento e la Russia si ritirò dalla guerra.
Gli U.S.A intervennero a favore dell'intesa, perché temevano la guerra sottomarina tedesca (2 aprile 1917) col suo intervento tutelava i capitali prestati.
Le condizioni di vita dei soldati diventavano insopportabili: malnutriti, malati, disagiati e costretti a vivere nelle trincee e con l'utilizzo di bombe a mano, micidiali gas ecc. le truppe erano ormai ridotte allo stremo, inoltre sul fronte si verificavano ammutinamenti e diserzioni.
Le condizioni dei civili peggiorarono: aumentarono i prezzi, vennero ridotti i salari (intanto alcuni si erano arricchiti sulle speculazioni di guerra).
Scoppiarono i tumulti a Torino ma furono repressi a sangue, in Francia e in Germania cambiarono i governi.
Gli austriaci e i tedeschi, prima dello sbarco degli Americani, attaccarono e sfondarono il fronte italiano a Caporetto e nella ritirata fino al Piave persero la vita 400 mila uomini.
Si formò un nuovo governo che fu presieduto da Vittorio Emanuele Orlando e si riorganizzò l'esercito e il generale Armando Diaz promise ai contadini le terre se avessero vinto, e così i contadini e gli operai furono attratti da questa proposta ma i patti non furono rispettati e si scatenarono conflitti sociali.
Gli imperi centrali ebbero due vittorie a Caporetto e a Breast.
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Interventisti e neutralisti 1 Guerra mondiale

Per l'Italia si poneva il problema se intervenire o rimanere neutrale ed anche con chi allearsi.
I liberali, i cattolici ed i socialisti erano contrari alla guerra.
Erano favorevoli, invece, all'intervento in guerra i conservatori (come Salandra capo del governo e Sannino ministro degli esteri), i nazionalisti (tra cui il leader era Gabriele D'Annunzio) i democratici, i socialisti moderati e socialisti rivoluzionari. Erano attratti da prospettive di espansione politica ed economica e come mezzo per avere il Trentino e la Venezia Giulia.
Gli industriali avevano una posizione incerta, alcuni erano favorevoli all'intervento a favore dell'intesa, altri erano favorevoli alle neutralità in modo da arricchirsi rifornendo armi ai contendenti.
Nell'aprile 1915, il ministro degli esteri Sannino stipulò segretamente, all'insaputa del parlamento, il patto di Londra, in cui l'Italia si impegnava a entrare in guerra entro un mese e in caso di vittoria avrebbe ottenuto il Trentino e la Venezia Giulia, questo colpo di stato determinò l'intervento dell'Italia in guerra a favore dell'intesa (24 maggio 1915).
Nonostante Giolitti, e la maggioranza del parlamento e dell'opinione pubblica fossero contrari, però, il volere del governo e delle manifestazioni di piazza ebbero il sopravvento.
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La Crisi del liberalismo riformista in Italia

Giolitti in politica estera voleva attuare una politica coloniale. Infatti alcuni sostennero che per rinforzare il prestigio dell'Italia bisognava espandersi e quindi preferirono come meta la Libia, l'impresa ebbe inizio nel 1911 e dopo qualche difficoltà di resistenza turca viene conquistata. La destra e i nazionalisti e anche la borghesia industriale proseguiva in Libia l'impresa coloniale per accrescere il potere, però fu espulso da ciò il Partito socialista e i massimalisti favorevoli alle lotte sociali capeggiati da Arturo Labriola trovarono come portavoce Mussolini a cui affidarono la direzione del loro quotidiano avanti.
Nel 1912 viene istituito il suffragio universale maschile, e quindi poterono votare anche i contadini e gli operai.
Nel 1913 quando c'erano le votazioni Giolitti molto preoccupato si alleò con i cattolici, infatti con Gentiloni, il presidente cattolico ci fa un patto "Patto Gentiloni" in cui i cattolici avevano ottenuto 78 seggi, e così con l'accordo tra cattolici il presidente ebbe la maggioranza. Giolitti riconoscendo di essere prigioniero dei conservatori si dimette nel 1914 e il suo posto fu preso dal conservatore Antonio Salandra. Nel 1914 quando scoppiarono gli scioperi generali come la settimana rossa (nelle Marche e in Romagna organizzata dalla sinistra. Salandra reprime duramente gli scioperi. L'attentato nel 1914 a Sarajevo diede inizio alla prima guerra mondiale e ora era un problema per l'Italia de partecipare o no.

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Situazione Italiana agli inizi del Novecento

Nel 1903 divenne presidente del consiglio Giovanni Giolitti, egli voleva fare una politica di equilibrio tra i liberali e i socialisti; non reprimeva i conflitti sociali e considerava lo stato come strumento di mediazione. Il partito socialista con il leader Filippo Turati, guardano molto interesse la politica di Giolitti, perché loro erano favorevoli a riforme nell'interesse degli operai. Giolitti non reprime gli scioperi e attua delle riforme sociali per tutelate il lavoro delle donne e dei fanciulli, l'invalidità, la vecchiaia e faceva risolvere le controversie ai sindacati.
L'Italia conosce uno sviluppo industriale senza precedenti, dovuto all'aumento della popolazione e un progresso nell'agricoltura e nell'industria in tutti i settori.
L'industrializzazione però restava a nord. Il sud rimaneva arretrato e nonostante  vari provvedimenti di Giolitti in favore del Sud, aggravarono la questione meridionale.
In dodici anni emigrano otto milioni di italiani, gente povera e soprattutto meridionali.
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Imperialismo: un nuovo tipo di Colonialismo

Con la creazione degli imperi coloniali consentirono alle grandi potenze industriali di uscire dalla crisi economica di fine Ottocento, perché consentivano alla madrepatria di vendere i prodotti a prezzi competitivi ed acquistare a basso prezzo le materie prime, per poi essere investite in capitoli accumulati.
Durarono dal 1870 al 1900 le spartizioni dei tre continenti: Africa, Australia e Asia.
L'impero coloniale britannico arrivò a comprendere 1/4 delle terre emerse, esse erano il Canada, l'Australia, la Nuova Zelanda, parte dell'Asia: India, Pakistan, Malesia, Birmania, Unione Sud Africana.
Il Canale di Suez e l'Egitto venivano sfruttati per il commercio di oro e diamanti.
L'impero coloniale francese comprendeva il Senegal, l'Algeria, la Costa d'Avorio, Tunisia, Congo, Africa occidentale e l'Unione indocinese.
Germania e Italia cominciano più tardi la loro impresa coloniale, localizzata nell'Africa Orientale.
Le conquiste coloniali vengono presentata all'opinione pubblica come una missione di città per civilizzare le popolazioni scientifiche, bensì pretesti per l'occupazione militare degli europei.
Si danno false giustificazioni per dare lo sbocco all'emigrazione europea, infatti si diceva che l'Europa era diventata troppo piccola per la popolazione e molta gente invece di emigrare nelle colonie dell'Asia e dell'Africa emigrò nell'America del nord. Anche gli Stati Uniti siccome erano forti cominciarono a sottomettere l'America latina.
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I Governi di Sinistra del 800

Riassunto:
La destra era riuscita a governare dal 1860 al 1876 (aveva compiuto l'unità nazionale, annessione del Veneto e di Roma, unificato il mercato nazionale) però aveva creato oppressione nelle classi più povere e non difendeva gli interessi dei ceti industriali. La differenza tra destra e sinistra è che la destra rappresenta gli interessi dei commercianti agiati, dei proprietari terrieri e imprenditori agricoli. Invece la Sinistra puntava allo sviluppo industriale e al miglioramento delle condizioni di vita dei lavoratori, perché si sapeva che la povertà impediva l'acquisto dei prodotti industriali.
Nel marzo del 1876 divenne presidente del consiglio Agostino Depretis, il capo della Sinistra. E così l'industria ottenne le protezioni a cui aspirava, infatti lo stato elargisce cospicue sovvenzioni per lo sviluppo dell'industria pesante.
Nacquero le prime e industrie, la prima fu un'acciaieria, la Fermi (1879), le officine metallurgiche Ernesto Breda e gli stabilimenti chimici Pirelli (1872) prime centrali elettriche 1884.
La sinistra nel 1877 rende obbligatoria l'istruzione primaria, nel 1880 abolisce la tassa sul macinato, nel 1882 si estende il voto a 2 milioni di italiani.
Tra il 1883-86 fu limitato il lavoro dei fanciulli. Intanto si avviano delle inchieste statali per conoscere meglio l'Italia.
La nascita della sinistra era dovuta all'afflusso di molti deputati di destra, questo era il trasformismo ed era spesso un mezzo di corruzione e di clientelismo.
Nel 1881 la Sinistra fu contraria al fatto che la Francia avesse occupato la Tunisia e nel 1882 conclude un trattato con la Germania e l'Austria, la triplice alleanza.
Fallisce il primo tentativo di espansione coloniale.

La svolta reazionaria di fine ottocento

Dal 1850 al 1870 l'economia europea conobbe un grande sviluppo economico che si arresta dopo il 1870. Una delle cause della crisi agricola europea fu la concorrenza americana, che produceva molto a prezzi bassi. Così i governi europei attuarono una politica protezionista, cioè difendere l'economia, facendo pagare dei pesanti dazi doganali per i prodotti stranieri.
Dopo il 1880 anche in Italia agricoltura e industria vanno in crisi, perché il prezzo del grano si dimezzò, e l'industria legata all'agricoltura, dovette ricorrere a una politica protezionista, perché erano minacciati dalla concorrenza dell'estero.
Così dal 1887 la Sinistra si occupava anche di difendere il mercato interno e disciplinare la produzione. Intanto nel 1887 divenne capo del governo Francesco Crispi (ex mazziniano ed ex garibaldino) che accentrò nelle mani anche i poteri di ministro degli interni e esteri.
Il protezionismo danneggiò i lavoratori perché aumentava il prezzo del pane, che causò scioperi da parte degli operai e contadini organizzati dai socialisti.
Crispi fece reperire duramente tali malcontenti istituendo la legge marziale (potere assoluto ai militari). In Sicilia venne proclamato lo stato d'assedio e nel 1893 tramite i prefetti ci fu il controllo dell'ordine pubblico.
Il capitalismo italiano ha bisogno di materie prime e intensifica i rapporti con la Germania e con l'Austria. L'Italia riprende l'espansionismo coloniale in Abissinia, ma non ci riesce, infatti l'esercito è sconfitto ad Amba Alegi (1895) e Maccelle (1896) ed a Adua (1896).
Con quest'ultima sconfitta Crispi si dimette lasciando il paese in crisi. Nel 1897 esplose il malcontento nel ferrarese iniziarono agitazioni sindacali (scioperi). Il capo del governo Antonio di Rudini sostituto di Crispi lasciò prendere la decisione all'esercito e il generale Bava Beccaris (a Milano) sparò cannonate sulla folla. Così si rischia un ritorno al passato perché i politici volevano limitare la libertà di associazione e di stampa. Nelle elezioni del 1900 i radicali, i socialisti e i repubblicani ottennero la maggioranza e il capo del governo fu il liberale moderato Giuseppe Saracco. Umberto I viene assassinato da Bresci. Il nuovo re Vittorio Emanuele II che instaurò una politica più democratica che fu più favorevole agli operai.

Il movimento operaio e il movimento cattolico
All'indomani della fondazione d'Italia, c'erano ben oltre 400 società di mutuo soccorso che si proponevano di migliorare le condizioni di vita degli iscritti, ma non erano né sindacati né rivoluzionari.
Intanto in Italia era giunto l'anarchico Michail Bakunin (1864) con lo scopo di far conoscere il programma internazionale sociale. Il socialismo cominciò a far presa sui braccianti e sui contadini poveri, quando ci furono lotte popolari contro la tassa del macinato. Il movimento operaio si organizzava in leghe (in quasi tutta Italia) in sindacati e camere del lavoro, gli iscritti erano soprattutto braccianti, contadini, operai.
A Genova nel 1892 nasce il partito socialista italiano, capeggiato da Filippo Turati, Camillo Prampolini, Andrea Bissolati e Andrea Costa.
I cattolici non parteciparono alla vita politica, ma si occupavano dei problemi sociali come la beneficenza, alle fondazioni delle aziende ecc.
La chiesa e i cattolici si trovarono davanti a duna questione sociale, e per risolvere bisognava avere un pensiero sociale che si opponesse al pensiero socialista. Nel 1891 papa Leone XIII fece un'enciclica Rerum novarum, che riconosceva un'equa distribuzione delle ricchezze e l'organizzazione in sindacati, nel rispetto dell'ordine e della proprietà. Così nascono i primi sindacati cattolici che riunivano i lavoratori cattolici. Nel 1901 il sacerdote Romolo Murri fondò un movimento cattolico, La Democrazia Cristiana che in breve tempo divenne un partito di massa, come quello socialista.
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Inserire popup Mi Piace di Facebook sul blog

Facebook è il principale metodo di guadagno di molti webmaster che hanno ha disposizione pagine popolose e per questo motivo sono nati i popup di Facebook
Vedo che ormai tramite Facebook si riesce ad accumulare un gran numero si visite, queste se sommati anche ai lettori tramite i feed ed ai visitatori provenienti dalle ricerche di Google fanno sì che il nostro sito o blog abbia molto successo. Ma ottenere fans soprattutto di un sito specifico è alquanto difficile, anche se ci sono metodi per aumentare i fans delle pagine di Facebook questi in teoria non sono veramente interessati ai nostri argomenti e quindi difficilmente si renderanno utili per soddisfare le nostre necessità e quindi non metteranno mai mi piace ai nostri post, non li condivideranno e neanche visiteranno il sito o forum che abbiamo linkato e nel peggiore dei casi tolgono anche il loro Mi Piace, per questo motivo ultimamente vengono usati sempre più spesso i popup per introdurre il Likebox di Facebook come popunder del proprio spazio web.


1. Che cos'è?
Il popup è quella applicazione studiata principalmente per mettere ben visibile qualcosa che il lettore non si sarebbe mai messo in testa di leggere, tranne se forzatamente, difatti queste visualizzazioni sono studiate per le pubblciità (overlay) o per messaggi di benvenuto o come nel nostro caso per incrementare fans nella nostra pagina facebook: Fans utili e interessati.


2. Perché i fans dovrebbero essere interessati?
Tramite questa applicazione che consiglio di usare solo nella homepage, oppure per brevi periodi anche nei singoli post, è come un suggerimento per i lettori a mettere mi piace.
Loro non sono obbligati a farlo per vedere i contenuti difatti dopo pochi secondi la funzione scomparirà,  ma a mio parere se il vostro spazio web è basato su un unico argomento che sia il gossip, che sia l'informatica o le news, il lettore che vedrà ciò se pensa che un giorno gli possa servire mettere volentieri il Mi Piace, e magari risulterà un buon fans attivo per la vostra pagina.


3. Quanti fans si possono accumulare con questo popup?
All'incirca 3-5 ogni 1000 visite uniche se questi è posizionato su tutte le pagine del sito, è vero non sono tanti ma sono persone interessate anche al vostro sito e quindi non è una cosa da sottovalutare. Meglio pochi ma buoni diceva un vecchio saggio...


4. Come inserire il codice (Guida per Blogger-Blogspot)
Andate nel modello, modifica HTML, cercate </head> e appena sopra incollate questo codice:

<!-- EFFETTO SHADOWBOX INIZIO -->
<link href='https://sites.google.com/site/scriptperilblog/effetti/shadowbox1.css' rel='stylesheet' type='text/css'/>
<script src='https://sites.google.com/site/scriptperilblog/effetti/shadowbox.js' type='text/javascript'/>  <script type='text/javascript'>
Shadowbox.init({
overlayColor: &quot;#000000&quot;,
overlayOpacity: &quot;0.8&quot;,
});
</script>
<!-- EFFETTO SHADOWBOX FINE -->

5. Istallare lo script tramite Facebook
Bisogna creare un applicazione con Facebook developers Apps.
Nella finestra che si apre inserire il nome della applicazione, mettere la spunta sull'accettazione dei termini e delle condizioni quindi cliccare su Continua.
Dopo aver superato il controllo visivo di una captcha, si aprirà la pagina della applicazione in cui inserire l'URL del nostro blog. 
Quando ci chiede ID del profilo bisogna prendere l'url del nostro profilo, se invece abbiamo personalizzato l'url vi apparirà non il numero bensì il vostro nome e cognome allora dovete recarvi nel vostro album fotografico e selezionare una vostra immagine a caso e copiare il numero che viene dopo a fbid= nella barra degli indirizzi.

Si tratta dell'ID del nostro Profilo. In questo modo potremo creare due righe di codice di metadati come queste:

<meta content='ID UTENTE' property='fb:admins'/> 
<meta content='ID APPLICAZIONE' property='fb:app_id'/>

dove al posto di ID UTENTE e ID APPLICAZIONE sostituiamo i due numeri ottenuti con il procedimento appena illustrato. E' il momento di andare su Modello > Modifica HTML > Procedi, espandiamo i modelli widget e cerchiamo la riga </head>. Subito sopra incolliamo le due righe di metadati. Adesso cerchiamo la riga <body> se abbiamo un vecchio modello oppure, se abbiamo un template più recente, il seguente codice:


<body expr:class='&quot;loading&quot; + data:blog.mobileClass'>

Immediatamente sotto a una di queste due righe incollate il seguente script di Facebook

<!-- Facebook Open Graph --> <div id='fb-root'/> <script>(function(d, s, id) { var js, fjs = d.getElementsByTagName(s)[0]; if (d.getElementById(id)) return; js = d.createElement(s); js.id = id; js.src = &quot;//connect.facebook.net/it_IT/all.js#xfbml=1&quot;; fjs.parentNode.insertBefore(js, fjs); }(document, &#39;script&#39;, &#39;facebook-jssdk&#39;));</script> <!-- Facebook Open Graph -->


6. Prelevare il codice Iframe di Facebook
Andate nella pagina dei plugin delle pagine di facebook, selezionate la vostra pagina e prelevate solo il formato Iframe e salvatelo temporaneamente in un blocco note. Per poi inserirlo nel codice all'interno del codice sottostante.

7. L'ultimo codice da inserire (con durata del tempo)

Si va su Modello > Modifica HTML > Procedi e si cerca il tag </head>. Subito sopra si incolla il codice


<b:if cond='data:blog.url == data:blog.homepageUrl'> <script type='text/javascript'> // <![CDATA[ Shadowbox.init({ language: "it", players: ['html'] }); function AlertMessage() Shadowbox.open({ player: 'html', content: 'METTERE QUI IFRAME DI FACEBOOK<br/><center><h3><font color="#f2a136">Se ti piace questo blog diventa fan su Facebook</font> </h3></center>', height: 314, // Altezza della finestra width: 468 // Larghezza della finestra }); setTimeout('Shadowbox.close()', 20000); // Durata del tempo di apertura // ]]> </script> </b:if>

Rosa: con il colore rosa ho evidenziato la parte che serve per farlo visualizzare solo in homepage, se lo volete in tutte le pagine va tolta.
Grassetto: in grassetto ho evidenziato i codici vanno sostituiti o modificati a secondo delle necessita.
Misura: le misure del codice devono essere di almeno 5px superiori al IFRAME di Facebook.
Durata: è possibile variare la durata del popup, attualmente impostato a 20000.


8. Per completare il popup
Un altro codice da sostituire è l'alert Message. Adesso cerchiamo il tag

 <body>

nel caso avessimo un vecchio modello, oppure quest'altra riga

<body expr:class='&quot;loading&quot; + data:blog.mobileClass'>

se abbiamo invece un template del Designer Modelli. Nel primo caso il tag va sostituito con

<body onload='AlertMessage();'>

mentre nel secondo caso al posto della riga si mette la seguente

<body expr:class='&quot;loading&quot; + data:blog.mobileClass' onload='AlertMessage();'>



Copyright dei Codici: I codici non sono stati studiati da me, ma sono stati ripresi da Ideepercomputer e SauroBlog.
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Riassunto: Unità d'Italia 1861

Riassunto:
Il 27 gennaio 1861 si svolsero le prime elezioni politiche del regno d'Italia, però poté votare solo una parte limitata del popolo. La legge era rimasta quella di Carlo Alberto di Piemonte <<Lo Statuto>> che si estese in tutte le regioni italiane. Chi votavano cioè la classe dominante erano i più ricchi e istruiti, come pure si vede nelle liste dei ministri Bettino, Ricasoli, Urbano Rattazzi, Marco Minghetti, Quintino Sella, Alfonso. Il nuovo Parlamento era diviso tra destra e sinistra.
Facevano parte della destra i moderati, i liberali conservatori, seguaci di Cavour.
Nella sinistra c'erano i progressisti,, mazziniani e garibaldini.
La destra aveva la maggioranza parlamentare e ad essa toccò fare l'Italia e fare gli italiani. Il primo problema fu unificare dialetti, leggi, servizi sanitari ecc.
Per fare ciò ci sono due soluzioni, quella accentratrice che consiste nell'accentrare il potere nelle mani del governo, l'altra soluzione era di decentramento cioè di dare una minima autonomia ai comuni, città e regioni.
La destra scelse la soluzione accentratrice, perché sosteneva che il governo fosse debole.
Il 22 dicembre 1861 il governo Picasoli estese questa legge e fece nascere la prefettura. Il prefetto è il rappresentante del governo in ogni provincia, avevano il potere della gestione, politica, amministrativa, sanitaria, eleggevano i sindaci e i deputati provinciali e ne dovevano rispondere al ministro degli interni, nei primi tempi la maggior parte era piemontese. Le leggi piemontesi  vengono estese a tutto il regno d'Italia. Nel 1862 la legge Casati prevedeva 4 anni di scuola elementare gratuita e obbligatoria. Nel 1865 venne promulgato un codice civile simile a quello precedente, il servizio militare fu reso obbligatorio per tutti, vennero sospese le barriere doganali.

I problemi della società italiana
I ventuno milioni di contadini esclusa dalle elezioni erano legati alla terra: contadini, braccianti, coloni, mezzadri. I contadini del Nord e del Sud avevano in comune l'analfabetismo. I braccianti del nord, lavoravano nelle aziende agrarie capitalistiche, non avevano lavori fissi e si spostavano per cercarselo. I contadini del sud vivevano in piccoli borghi. All'alba col mulo o a piedi andavano nel loro podere fino a tarda sera o per più giorni. Le donne vivevano isolate tra le faccende domestiche e il lavoro nei telai e nel lavatoio. I contadini del sud sostennero Garibaldi perché speravano di migliorare le loro condizioni di vita, ma furono delusi.
Dopo l'unità non cambiò nulla, anzi la Destra mise un sistema fiscale più pesante del borbonico. Il servizio militare fu reso obbligatorio per 5 anni. Così nelle campagne meridionali si forma il brigantaggio, bande di gente che per il malcontento rubavano e uccidevano. Contro il brigantaggio interviene l'esercito nazionale, agli ordini del generale Cialdini morirono molti e ci furono tante condanne. Alla fine dal 1864 il sud era rappacificato ma rimaneva la miseria e l'oppressione sociale dei contadini meridionali.

I problemi dell'economia italiana
La borghesia tenta di unificare il mercato nazionale, per fare questo bisognava abolire le barriere doganali e i dazi. Per far viaggiare le merci rapidamente si sviluppa una rete ferroviaria e stradale che va dal Piemonte al sud. Il sud rimane un paese agricolo mentre il nord si industrializzava rapidamente, perché producevano manufatti a basso costo. Molti contadini andarono a lavorare nelle fabbriche, non solo per l'industria tessile ma anche per quella alimentare, della produzione di latticiti, di farini, olio, strumenti di lavoro, mezzi di trasporto. Per costruire ferrovie, scuole, servizi ecc. nello stato si era creato un deficit, esso si faceva prestare sempre soldi dall'estero, così per colmare il vuoto, la destra impone ai cittadini nuove tasse, specialmente le imposte indirette sui beni di consumo. L'aumento dei prezzi aggravò sui più poveri. Nel 1868 venne imposta la tassa sul macinato della farina. Intanto la popolazione cominciava a ribellarsi.
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Camillo Benso Conte di Cavour Riassunto Vita

Statista (Torino 1810-1861). Nato da una famiglia di antica nobiltà conservatrice ufficiale dell’esercito regio (1827) dalle idee repubblicaneggianti, lasciò (1831) la vita militare per dedicarsi all’agricoltura, trasformando la paterna tunuta di Leri in una vera e propria azienda modello. Uomo d’affari, si diede a un’intensa attività commerciale e bancaria, diventando in breve tempo uno degli uomini più ricchi del Piemonte, e si inserì in quel moto di progresso economico e sociale che si sviluppava allora in Italia. Si occupò infatti di costruzioni ferroviarie, fu tra i fondatori della banca di Torino, dal 1836 fece parte della commissione statistica, nel 1839 diede inizio con altri alla società per gli Asili d’infanzia, nel 1841 fondò la società du Whist e nel 1842 l’Associazione agraria di cui fece sempre parte. Non trascurò intanto la propria formazione politica e attraverso studi e viaggi soprattutto a Londra, Parigi e Ginevra si orientò verso una concezione moderata, contraria a ogni sovvertimento violento dell’ordine sociale, ma solidamente ancorata al principio della libertà, ma solidamente ancorata al principio della libertà nella garanzia delle istituzioni, secondo le prassi del costituzionalismo inglese. Dotato com’era di una solida preparazione economica di lento innalzamento dell’Italia al livello delle più progredite nazioni europee attraverso cui, alla lunga, anche il problema politico avrebbe trovato naturale soluzione. L’inizio della sua attività politica vera e propria si ebbe quando la legge sarda sulla stampa venne resa più libera.
Con Cesare Babbo fondò all’ora il Risorgimento (1847) dalle cui colonne sostenne prima di ogni altro la necessità di uno Statuto e di un Parlamento e da dove il 23 marzo 1848 in un articolo rimasto famoso, incitò il re a marciare su Milano, anche con soli 50.000 uomini, a costo di una sicura sconfitta. Entrato in Parlamento con le elezioni suppletive del 26 giugno 1848 e battuto in quelle del 21 gennaio 1849, si mostrò favorevole all’intervento in Toscana e alla cessazione della guerra sostenendo costantemente d’Arzeglio. Venne rieletto nel marzo del 1849.
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Giuseppe Garibaldi Riassunto Vita

Giuseppe Garibaldi, generale e uomo politico. Figlio di un capitano mercantile fu avviato giovanissimo alla vita di mare. A 26 anni comandava già una nave propria quando a Targarono sul mare Nero, si incontrò con un mazziniano che lo assemblò alla giovane Italia, iniziò da Marsiglia (1834), che lo incaricò di promuovere nella flotta militare un moto rivoluzionario. Fallito il tentativo Garibaldi fuggì in Francia inseguito da una condanna a morte e si portò quindi nell’America meridionale. Qui scoppiata l’insurrezione repubblicana nella provincia del Rio Grande, Garibaldi vi partecipò combattendo valorosamente in mare e in terra. Così come combatté successivamente per l’indipendenza dell’Uruguay, contro l’Argentina.
In America Garibaldi conobbe Anna Maria Ribeiro che sposò nel 1842, scoppiata nel 1848 la prima guerra per l’indipendenza italiana Garibaldi accorse in patria, formò un corpo di volontari e batté gli austriaci a Luino e a Morerana, ma dovette poi sciogliere la sua formazione. La proclamazione della repubblica a Roma lo indusse a recarsi in quella città dove ebbe il comando di una parte dell’esercito diede la misura delle sue capacità il 30 aprile del 1849 quando grazie alla sua audace mossa le esigue forze della repubblica romana respinsero il primo grande attacco dei francesi assedianti. Questi rinnovarono l’assalto il 3 giugno e per un mese i difensori sostennero un’estrema lotta.
Il primo luglio i francesi entrarono in città a portare il loro aiuto a Venezia, ancora in armi contro l’Austria ma le navi austriache che intercettarono la navigazione di Garibaldi e lo costrinsero a cercare scampo nelle paludi di Comacchio dove morì la moglie stremata dalle fatiche. Nel 1859 combatté a fianco dell’esercito regolare della seconda guerra di indipendenza al comando dei cacciatori delle alpi. L’armistizio di Villafranca lo amareggio e lo ferì soprattutto la cessione di Nizza alla Francia.
A Palermo organizzò poi la spedizione dei mille. I volontari partirono da Quarto, presso Genova, il 5 maggio 1860 per sbarcare a Marsala l’11 maggio 1860. Tre giorni dopo a Salemi, Garibaldi assumeva la dittatura in nome di Vittorio Emanuele II, proclamando così la fusione tra l’Idea monarchica e quella militare. La vittoria di Calatafini el 15 maggio aprì a Garibaldi la via di Palermo dove egli giunge il 27. Dopo tre giorni di aspra lotta anche Palermo fu conquistata. La liberazione della Sicilia fu completata con la vittoria di Milazzo il 20 luglio e Garibaldi poté felicemente passare lo stretto di Messina con un esercito ormai numeroso e portarsi dalla Calabria fino a Napoli che fu liberata il 7 settembre con la vittoria di Volturno l’1 e il 2 ottobre, la dittatura passò nelle mani del re. Il nuovo obbiettivo era liberare Roma, però prima Garibaldi andò in esilio a Caprera. Truppe regie affrontarono i garibaldini il 29 agosto 1862 sull’altopiano di Aspromonte in Calabria. Nello scontro Garibaldi venne ferito e venne fatto prigioniero, portato a La Spezia fu liberato poco dopo.
Allo scoppio della terza guerra d’indipendenza nel 1866 Garibaldi accorse da Caprera per mettersi  a disposizione del governo che gli diede ancora il comando di 30.000 uomini. L’unica vittoria di questa sfortunata guerra fu Bezzecca con cui liberò il Trentino.
Vinse a Papalini a Monterotondo, intanto era sbarcato a Civicca un corpo di francesi e di pontefici lottarono a Montano, sconfiggendoli il novembre del 1867. Nell’ultimo decennio della vita di Garibaldi si dedicò attivamente alla vita politica in parlamento e fuori. In politica estera fu sensibile ai valori del irredentismo sollecitato dalla classe lavoratrice che concepì un socialismo non marxista e fu promotore instancabile delle società operaie e di mutuo soccorso.
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Quick Edit Blogger Blogspot Scomparso

Se anche tu come me hai creato un blog sulla piattaforma di Blogspot ti sarà sicuramente capitato qualche inconveniente, un malfunzionamento del template, un widget mal funzionante e la cosa più terribile di tutte la scomparsa del quick edit di blogger.

Per chi non lo sapesse il quick edit è la matita che appare attorno ad un post già pubblicato. La sua funzione è semplice, ovvero quella di editare un testo, e quindi modificarlo immediatamente.
Ci permette di risparmiare tempo, difatti senza di esso, se dovremo aggiornare un post bisognerebbe cercarlo dal pannello amministrativo che di certo per i meno pratici non è una bella cosa.
Come vi avevo già scritto a volte questa funzione scompare sia per motivi tecnici (lavori su Blogger) sia perché cancelliamo per errore o per seguire altre guide il codice di questa funzione.


Come inserire il quick edit di Blogger?
Il metodo basilare è quello di recarsi nell'amministrazione del Blog di Blogspot, poi andare su Layout, cliccare Modifica dove vi è la barra dei contenuti che si chiama Post sul blog, a questo punto bisogna spuntare la casella mostra Quick edit ed infine salvare il tutto.



Quick Edit scomparso cosa fare?
A volte capita che scompare all'improvviso, come già detto le cause sono diverse, ma a noi non interessa il motivo ma semplicemente ripristinare questa funzione, e bisogna fare così:

Si va a modificare il codice HTML del template, si cerca questo codice premendo i tasti (Ctrl+F):
<b:if cond="data:post.editUrl">
<span expr:class="&quot;item-control &quot; + data:post.adminClass">

e si sostituisce con quest'altro:
<b:if cond="data:post.editUrl">
<span expr:class="&quot;item-control &quot; + data:post.adminClass" style="display: inline;">

Cosa abbiamo fatto?
Abbiamo in pratica forzato la visualizzazione del quick edit che non sarà visibile agli altri utenti ma solo agli amministratori del blog, difatti per vederli bisogna effettuare prima il login come moderatore/amministratore.
In questo modo anche se saranno fatti nuovi aggiornamenti su Blogger in presenza di questo codice la matita non scomparirà mai.
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Unità d'Italia Sintesi

L'unificazione nazionale italiana
Nel 1858 con il trattato di Plombieres, Cavour si era conquistato l'appoggio di Napoleone III, però egli cercava di sottrarsi all'alleanza, però Cavour non ebbe molti consensi dai mazziniani.
L'Austria così cade nella trappola di Cavour, infatti vedendo il rafforzamento dell'esercito piemontese inviò a Vittorio Emanuele II un ultimatum nel quale chiedeva il disarmo delle truppe piemontesi dal confine Ticino e lo scioglimento dei corpi volontari. L'ultimatum fu respinto e il 26 aprile 1859 l'Austria dichiarò guerra al regno di Sardegna e Piemonte. E' l'inizio della seconda guerra di indipendenza.
Mentre le truppe austriache passarono il Ticino (29 aprile) Napoleone III inviò a Genova centomila uomini. L'esercito franco-piemontese si scontrò con le truppe austriache in battaglia e nei campi ed ebbe vittoria a Palestro, Montebello, Magenda e a Milano.
Intanto Garibaldi alla testa dei cacciatori delle Alpi vinse a San Fermo, liberò Como, Varese, Bergamo e Brescia. Gli austriaci furono sconfitti il 24 giugno 1859 a San Martino e a Solferino.
Intanto la Toscana, Parma, Piacenza, Modena, chiesero l'annessione al Piemonte.
Napoleone III per non correre rischi l'11 luglio stipulò a Villafranca, (senza consultare i piemontesi) con l'Austria . L'Austria cedeva alla Francia la Lombardia purché le consegnasse al Piemonte, però doveva far ritornare i vecchi regnanti nell'Italia centrale.
Cavour indignato si dimette. Quindi Vittorio Emanuele II ratificò a Zurigo le decisioni di Villafranca, perché le popolazioni locali non volevano i vecchi regnanti e Napoleone III poté avere Nizza e Savoia.
Cavour richiamato al governo propose alla Francia di avere Nizza e Savoia ma si volle tenere, le altre: Lombardia, Emilia Romagna e Toscana.
Intanto riprendono le iniziative dei democratici (unità e indipendenza) soprattutto le idee di Mazzini. Nell'aprile del 1860 scoppiò a Palermo una rivolta contro i Borboni, organizzata dai democratici Francesco Crispi e Rosolino Pilo.
(Continua...)
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Giuseppe Mazzini Riassunto vita

Riassunto:
Giuseppe Mazzini apostolo dell'unità italiana, nato a genova nel 1805, morto a Pisa nel 1872. Iscrittosi alla Carboneria, viene arrestato nel 1830 e, costretto all'esilio, si reca a Marsiglia dove fonda la Giovane Italia, un'associazione politica che si propone lo scopo di promuovere il risveglio delle coscienze italiane e di preparare l'insurrezione contro lo straniero. Nel 1834 getta le basi di una nuova società, la Giovane Europa, che vuole raccogliere tutti i popoli e affratellarli nella difesa del principio di nazionalità. Nel 1837 cerca rifugio a Londra dove può liberamente diffondere le proprie idee, scrivendo su giornali e riviste, aprendo scuole per gli italiani, e organizzando una fitta rete di propaganda politica.
Accorre in Italia nel 1848 alla notizia delle cinque giornate di Milano; e nel 1849 viene eletto triumviro con Saffi e Armellini della Repubblica romana, di cui egli fu il vero capo e l'animatore principale.
Caduta Roma, torna a Londra e fonda il Comitato democratico europeo. Il prestito, bandito a nome del Comitato, le cui cartelle vengono diffuse largamente in Italia, scoperto, costa la vita a Speri, a Tazzoli e altri partisti conosciuti con il nome di martiri di Belfiore. Nel 1859-60, per quanto sempre contrario alla monarchia e a Garibaldi, sprona i suoi a combattere sotto la bandiera sabauda e a fianco di Garibaldi. Visse gli ultimi anni tra Londra e Lugano, alternando l'esilio con brevi soggiorni a Genova e a Milano.
Organizzò vari movimenti insurrezionali, l'ultimo dei quali gli procurò la prigionia nel forte di Gaeta, dove apprese che Roma era stata occupata dalle truppe regie, notizia che fece crollare in lui le ultime speranze di un Italia repubblicana. Liberato in seguito all'amnistia, prese dimora a Pisa.
Qui morì nel 1872. Mazzini voleva costituire l'Italia indipendente, libera e repubblicana. Il programma mazziniano era condensato dai motti: <<Dio e popolo, unità e repubblica, pensiero e azione>>.
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Il 1848 in Italia

Riassunto dei moti rivoluzionari
Negli anni prima del 1848 un po' in tutta Italia c'erano state delle riforme. Infatti quando fu eletto Pio IX, concesse un'amnistia per i reati politici e istituì una consulta di stato. In Piemonte e in Toscana i sovrani concessero una limitata libertà di stampa e cambiarono in senso liberale l'ordinamento giudiziario e di polizia. Nel regno delle due Sicilie dove non ci furono le riforme istituzionali scoppiò a Palermo (un mese prima rispetto a Parigi) una rivolta contro Ferdinando di Borbone che fu costretto a concedere la costituzione. Così a Torino Carlo Alberto concede lo Statuto (4 marzo 1848). Mentre il Granducato di Toscana l'aveva concessa il 12 febbraio. Quando si seppe che a Vienna era scoppiata una rivolta e che Metternich fu costretto alla fuga, il popolo veneziano liberò i patrioti Daniele Manin e Niccolò Tommaseo e così cacciarono gli austriaci e proclamarono la repubblica. La notizia giunse a Milano che il 18 marzo si preparò per cacciare gli austriaci seguirono le cinque giornate di Milano in cui le truppe austriache comandate da Radetzky furono sconfitte, e costretto a rifugiarsi nel quadrilatero (Mantova, Peschiera, Verona e Legnano). A Parma il duca Carlo II concedette la costituzione. A Modena il duca preferì abbandonare la città. I patrioti lombardi chiesero a Carlo Alberto di intervenire contro gli austriaci: così pressato Carlo Alberto dichiarò guerra all'Austria il 23 marzo 1848 così i sovrani di Toscana, Napoli e il papa inviarono delle truppe per aiutarli. Dapprima ma si ebbero delle vittorie poi quando si ritirarono gli aiuti si ebbero le prime sconfitte. A Custoza dove Carlo Alberto lanciò Milano agli austriaci e il 9 agosto, firmato l'armistizio. Nello stesso periodo il re Ferdinando II di Borbone riprese il potere.
I moderati liberati pensarono di aver fatto un grosso sbaglio e pensarono che l'unità nazionale si poteva realizzare se partecipava tutta la popolazione. In Toscana il duca Leopoldo II fu costretto alla fuga e presero il potere i democratici Francesco Guerrieri, Giuseppe Montanelli e Giuseppe Mazzini.
Pio IX pose a capo del Governo Pellegrino Rossi, ma quando fu assassinato, il papà si rifugiò a Gaeta. E' il 29 febbraio 1849 proclamarono la repubblica con un triumvirato composto da G. Mazzini, Carlo Armellini e Aurelio Saffi.


La crisi della rivoluzione in Europa
In Francia era venuto il momento delle elezioni del 1848, nonostante ciò i contadini ancora dovevano pagare ugualmente le tasse (ateliers nationaux) nel 1848 viene eletto dal popolo il presidente della Repubblica Luigi Bonaparte, nipote di Napoleone un anno dopo divenne dittatore e in seguito imperatore assumendo il nome di Napoleone III. Nel giugno del 1848 l'imperatore d'Austria Francesco Giuseppe riprese il potere come i Germania Federico Guglielmo IV.
Sospeso l'armistizio di Salasco riprese il conflitto austro-piemontese, ma il 23 marzo a Novara Carlo Alberto perse e fu costretto ad abdicare in favore del figlio Vittorio Emanuele II, questi a Vignale firmò l'armistizio però gli austriaci occuparono Alessandria. Dopo il crollo della repubblica toscana, Venezia, Roma e l'Ungheria resistettero, ma durarono poco. Infatti Napoleone III sconfisse le truppe repubblicane e riportò il papa Pio IX (1849). Pure Venezia assediata dall'Austria si arrende dopo la pestilenza e la fame.


L'Italia dopo la crisi del 1848
L'Italia nel decennio successivo al 1848 ebbe un discreto sviluppo in molti settori soprattutto, in Lombardia, ma l'impero d'Austria sfruttava queste risorse per altri scopi. Nel sud i Borboni facevano poco o nulla per avviare all'industrializzazione. Invece nel regno di Piemonte vi è un grande sviluppo economico (nuove linee ferroviarie, abolizione delle barriere doganali, ampliazioni del porto di Genova, sviluppo dell'industria siderurgica e meccanica, potenziamento dell'agricoltura) dovuto anche alle libertà costituzionali e dall'indipendenza. Intanto nasce un nuovo progetto che guida all'unificazione nazionale. Lo Statista Camillo Benso conte di Cavour, un aristocratico piemontese che oltre ad essere un intellettuale era anche un grande imprenditore e si preoccupò un po' dei problemi dei borghesi. Nel 1850 quando egli era d'accordo di far pagare le tasse di Siccardi cioè di far pagare le tasse e al clero. In seguito divenne capo dei moderati, egli da semplice ministro superò la politica di D'Azeglio, poi si alleò con Urbano Rattazzi e quindi Vittorio Emanuele II dovette farlo diventare capo del governo.
Cavour cercò di avere degli appoggi internazionali all'unificazione. Infatti interviene nella guerra di Crimea e così nel 1856 Cavour si siede al tavolo delle trattative di pace nel congresso di Parigi non ebbe possedimenti ma ebbe la simpatia di Napoleone III (Francia) e dell'Inghilterra che erano favorevoli all'unificazione dell'Italia.
Cavour il 22 giugno 1858 stipulò un accordo con la Francia e Plombieres. La Francia si impegnava a intervenire col Piemonte contro l'Austria se avesse aggredito la Savoia.
In cambio gli davano Nizza e Savoia. Cavour tolse le imposte indirette e mise quelle dirette, cioè secondo la ricchezza della gente. La sua alleanza fu centro-destra / centro-sinistra, fece costruire canali di irrigazione.
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Moti del 1848

Tra il febbraio e l'aprile del 1848 l'Europa è sconvolta da tre rivoluzioni. Infatti in Francia, in Austria e in Germania i governi furono rovesciati, esse scoppiano per motivi diversi.
In Francia la rivoluzione scoppiò perché tra il 1846-47, si manifestò una crisi economica a causa di due cattivi raccolti e la crisi dell'industria e del commercio che provocarono fame e disoccupazione. La piccola borghesia preme per andare al governo e anche di poter votare. Così si fauna rivoluzione sociale nel 24 febbraio 1848 Luigi Filippo d'Orlean è costretto ad abdicare. Così si forma un fragile governo repubblicano socialista moderato con gli ideali di Blanc e Blanqui (venne introdotto il suffragio universale maschile).
La rivoluzione dilaga anche in Germania e il 13 marzo fu costretto a dimettersi e a fuggire in Inghilterra, mentre l'imperatore Ferdinando concedeva la costituzione. Vi furono delle insurrezioni il 15 marzo a Budapest, il 17 marzo nella repubblica veneta e il 18 marzo scoppiano le cinque giornate di Milano.
In Germania il 17 marzo Federico IV, re di Prussia è costretto a concedere la costituzione, la rivoluzione qui mirava a unificare gli staterelli in cui era diviso il territorio tedesco.
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Movimento Operaio 800

Storia:
Gli anni precedenti del 1848 portarono un eccezionale sviluppo economico in Europa. L'Inghilterra era il paese più industrializzato, ma anche in Germania, Austria, Francia e Belgio il processo industriale compì dei passi avanti allargandosi nel resto dell'Europa. Infatti aumentò la produzione agricola industriale, ma la produzione agricola era rimasta arretrata.
Nei paesi industrializzati gli operai che si stancarono delle pessime condizioni di vita cominciarono le proteste nel 1831 ma furono represse.
In Inghilterra nel 1825 il governo riconobbe agli operai il diritto di organizzarsi liberamente. I primi sindacati furono i Trade Unior che portarono la giornata lavorativa a 10 ore. Poi nel 1838 una Carta del popolo dava la possibilità ai cittadini di votare scrutinio segreto. Intanto nasce il pensiero socialista, cioè abolire la proprietà privata e fondare una giustizia sull'uguaglianza dei cittadini. In Francia Louise Auguste Blanqui voleva istituire fabbriche basate su cooperative di tutti i lavoratori.
Nella lega dei Comunisti in Germania Karl Mark e Friedrick Engels nel 1848 elaborarono il manifesto del partito comunista ma quando fu pubblicato non ebbe nessuna influenza.
Con lo sviluppo industriale si creò un altro problema infatti le industrie producevano più di quello che la popolazione poteva acquistare. Infatti la gente con la misera paga poteva a malapena comprare dei prodotti alimentari e non industriali. Così dopo due cattive annate vi fu una grave carestia e i prezzi salirono. Molte fabbriche furono costrette a chiudere e a dichiarare fallimento e vi furono molti disoccupati.
Si formarono le idee che fanno nascere le prime rivolte e modi di governare.
Il liberalismo di destra nasce in Inghilterra e tende a dire che le ricchezze private (esempio le fabbriche) possono arricchire lo stato. Essi volevano la monarchia .
I democratici che volevano la repubblica sono un governo di borghesi nato in Francia.
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Moti del 1830-1831


Riassunto rivoluzione:
Nel 1830 una seconda fase rivoluzionaria interessò l’Europa. La prima sommossa scoppiò a Parigi il 26 luglio 1830. Infatti la politica di Carlo X con l’avvio dell’industrializzazione aveva arricchito solo i borghesi. Così i borghesi cominciarono ad unificarsi con i popolani. Il re pose il potere nelle mani degli ultras reazionari e tentò la via del colpo di stato. Il 25 luglio 1830 Carlo X abolendo la libertà di stampa e favorendo nella politica gli aristocratici fece seguire tre giorni di combattimenti (Le tre gloriose giornate di Milano) il re fu costretto a dimettersi e a fuggire. Siccome i borghesi non volevano far partecipare al governo il popolo fecero salire al trono il duca Luigi  Filippo d’Orleans che il 31 luglio fu acclamato re dei francesi. Egli appoggiava solo l’alta borghesia.
Il partito borghese era capeggiato dal gen. Lafayette, dello statista Tohiers e dallo storico statista Guiror, quindi le condizioni del popolo peggiorarono, scoppiarono molte rivolte, quella più famosa fu la rivolta di Lione nel 1832 ma fu repressa dalle autorità.
Il 25 luglio 1830 il Belgio con l’appoggio della Francia e dell’Inghilterra riuscì ad ottenere l’indipendenza dall’Olanda. Il 4 ottobre 1830 la Polonia si sollevò contro lo zar per ottenere l’indipendenza. Nel gennaio 1931 ci fu l’indipendenza polacca. Siccome non ebbe appoggio da altri stati a settembre lo zar si riprese la Polonia.
In Italia, a Modena, Parma, Bologna e Romagna esplosero le proteste. A Modena il ricco imprenditore Ciro Menatti era d’accordo con Francesco V di Modena (desideroso di estendere i suoi domini). La rivolta era prevista per il 5 febbraio, ma visto l’esito della sollevazione polacca e l’atteggiamento del re di Francia cambia idea e fa arrestare Ciro Menatti. La rivolta scoppia ugualmente e si propaga in Romagna nelle Marche e a Modena, Reggio e Parma.
Il 26 febbraio viene costituito un governo provvisorio delle province unite con sede a Bologna. Ma nel giro di poche settimane l’Austria reprime le insurrezioni. In Inghilterra invece vi furono scontri tra lavoratori salariati e imprenditori.

I liberali italiani dopo la rivoluzione del 1831
I moti rivoluzionari del 1820-21 e 1830-31 erano falliti, i liberali si domandavano il motivo.
Compresero che non bastava ottenere la costituzione solo in alcuni stati italiani, in tal modo gli austriaci potevano facilmente intervenire. Così si pose il problema dell’unità nazionale. Furono d’accordo i commercianti e gli industriali che così avrebbero potuto commerciare le merci senza dazi doganali.
Per arrivare all’unità d’Italia si formarono due progetti politici: i moderati e i democratici radicali. I moderati volevano l’unità d’Italia e volevano porla sotto il potere del papa o del re di Savoia. Invece i radicali capeggiati da Mazzini non volevano avere alcun aiuto dai sovrani e volevano abbattere lo straniero. Mazzini fonda un movimento democratico (La Giovane Italia, 1831) ex carbonaro, raccolse molti seguaci preferendo gli intellettuali e i giovani di città. La giovane Italia diventa un moto rivoluzionario nel 1833 in Sardegna e in seguito a Genova, ma furono represse. Vi furono molti arresti, condanne ed esili. Mazzini si rifugiò a Londra dove conobbe il pensiero socialista e il problema degli operai e nel 1840 realizza l’unione degli operai italiani. Mazzini si rese conto che era inutile combattere, dopo la tragica fine dei fratelli Gandiera (che falliscono nel tentativo di far insorgere i contadini in Calabria e furono fucilati). I radicali capiscono che bisogna educare alle rivoluzioni anche il popolo campagnolo che non era tenuto in contatto con gli ideali degli intellettuali.

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La Restaurazione Riassunto di Storia

Riassunto:
Nel novembre 1814 l’indomani dell’abdicazione di Napoleone i rappresentanti degli stati europei si riunirono a Vienna allo scopo di restaurare la situazione politica com’era prima della rivoluzione francese di Napoleone e pensarono di restaurare le vecchie monarchie.
In Francia fu restaurato una monarchia e la corona fu affidata al re Luigi XVIII di Borbone, ai suoi confini vi erano i Paesi Bassi (Olanda, Belgio e Lussembrurgo).
Gli stati tedeschi furono ridivisi e formarono la Confederazione Germanica guidata dagli austriaci, inoltre ebbero il controllo del lombardo Veneto della penisola italiana e di quella balcanica. L’impero russo si impossessò della Finlandia, Svezia e Polonia. L’Inghilterra dell’Irlanda e delle isole di Gibilterra, Malta, le Ionie.
In Spagna e Portogallo fu lo stesso. Riportando le cose com’erano prima c’era il rischio dello scoppio di nuove rivoluzioni. Così nel settembre 1815, alla fine del Congresso l’Austria, la Russia e la Prussia firmarono una santa alleanza con cui i sovrani si impegnarono contro chiunque era contro gli ideali del Congresso.
I loro ideali erano legittimi (cioè far tornare sui troni i sovrani che vi erano prima della rivoluzione francese) e l’equilibrio (cioè evitare che una nazione diventasse più potente delle altre). Austria, Prussia e Russia fecero dei governi assoluti, invece in Francia Luigi XVIII concesse la costituzione che prevedeva un parlamento in parte nominato dal sovrano stesso e in parte dai cittadini.

Il dibattito politico durante la restaurazione
I rappresentanti delle nazioni riunite a Vienna si illusero di cancellare le idee rivoluzionarie infatti cominciava a nascere un nuovo pensiero: il liberalismo.
Il liberalismo mirava alle libertà, al diritto di professare liberamente le proprie idee, di organizzarsi e di utilizzare le proprietà private e di essere considerati uguali di fronte alla legge. Quindi le monarchie assolute non erano gradite ai liberali perché essi non potendo partecipare al governo puntavano alla caduta delle monarchie.
I liberali furono perseguitati, incarcerati o esiliati. Essi si riunirono in società segrete diverse di nome da luogo a luogo (in Italia si chiamavano Carboneria), e miravano ad un unico scopo: realizzare un parlamento e una costituzione, conquistare l’indipendenza del dominio nemico e la distribuzione uguale dei beni. I membri delle società segrete non ebbero appoggio dal popolo e quindi vennero rapidamente sconfitte.

I primi moti rivoluzionari
Il 1° gennaio 1820 le società segrete (Comuneros e Massoneria) fecero scoppiare in Spagna una rivolta appoggiata alle forze liberali. Finì che il 7 marzo il re Ferdinando VIII dovette dare una costituzione (questo era il primo governo di liberali moderati. In seguito nel luglio 1820 a Nola un esercito  comandato dagli ufficiali della Carboneria costrinsero il re Ferdinando I a dare una costituzione come la Spagna.
Invece nel Piemonte il conte Santatorre di Santarosa cercò di preparare un moto rivoluzionario facendosi appoggiare dal principe Carlo Alberto di Savoia Carignano, ma non accettò.
Le insurrezioni scoppiarono lo stesso ad Alessandria e a Pinarolo (Vercelli) e a Torino. Così il re che era al trono era Vittorio Emanuele I che abdicò in favore del fratello Carlo Felice, in suo assenza il regno fu retto dal nipote Carlo Alberto che il 14 marzo concesse la costituzione. Carlo Felice chiese aiuto all’Austria che nel 1821 sconfisse l’esercito degli insorti, instaurando una monarchia assoluta. Dopo furono repressi i movimenti rivoluzionari di Napoli, Piemonte e Spagna. Cominciarono ad esserci le censure dei giornali e degli spettacoli; molti patrioti persero la vita, soprattutto nel carcere dello Spiebbergin a Moravia. I liberali furono sconfitti perché non avevano piani precisi.
Siccome l’impero turco (ottomano) si era indebolito ne approfittarono i liberali greci grazie all’appoggio e la simpatia degli altri stati come la Russia (che voleva estendersi nei Balcani) così l’impero turco dopo una serie di sconfitte fu costretto alla pace (1829).
La Francia e l’Inghilterra siccome avevano politiche aperte, lasciarono all’Austria il compito dell’ordine europeo. Dal 1808 al 1823 gli stati coloniali dell’America latina cominciarono a liberarsi dalle pressioni degli stati d’Europa. E così dopo tre secoli il continente Americano con l’aiuto degli Stati Uniti si sconciò completamente dall’Europa.
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Conseguenze della Rivoluzione Industriale

In Inghilterra i disoccupati che abbandonarono le campagne e si riversarono in città per cercare lavoro nelle fabbriche. Così la popolazione in breve tempo si concentrò in massa in città. La città mancando di servizi igienici, acquedotti, fogne coperte, da fumo e cattivi odori dalle fabbriche portò le epidemie di tifo, colera e malattie respiratorie. I salari rimasero bassi che a stento una famiglia operaia poteva sfamarsi. Si lavorava fino a sedici ore e bastava un licenziamento per far morire di fame una famiglia. Gli operai vivevano in case malsane e in una stanza vi stavano 15 persone. Nelle fabbriche tessili gli uomini furono sostituiti dalle donne e dai bambini, infatti essi erano pagati meno. Si cominciava a lavorare da 5 anni in poi, si lavorava dalle 8 di mattina sino alle 8 di sera, con brevi intervalli per i pasti. Quando gli affari andavano bene essi lavoravano ancora di più. I contadini che rimasero in campagna ebbero bene o male la situazione degli operai in città. Dopo 50 anni di sofferenza gli operai cominciarono a ribellarsi. Si formarono i trade unior che dal 1815 cominciarono a difendere i diritti dei lavoratori.

Un nuovo sistema economico: Il capitalismo industriale
Dal capitalismo industriale nascono due figure: l’imprenditore capitalista e l’operaio. Gli imprenditori capitalisti erano mercanti, commercianti o proprietari che dopo aver ricavato un capitale lo investivano nelle fabbriche, macchinari e materie prime. Gli operai erano invece i lavoratori che lavoravano con salari bassi. L’imprenditore vendeva le stoffe e quindi aveva un profitto (guadagno) che lo investiva comprando altre macchine o assumendo altri operai. Egli doveva però vendere i prodotti a basso prezzo per fare la concorrenza e per fare ciò licenziava gli operai che volevano aumentata la paga e assumevano quelli che si accontentavano di poco. Nelle industrie avveniva la suddivisione del lavoro, senza la quale le fabbriche non si sarebbe potuto organizzare.
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Rivoluzione industriale Riassunto breve

Riassunto:
L’industria si sviluppò soprattutto nel settore tessile. Infatti prima i manufatti venivano prodotti nelle botteghe artigianali oppure venivano fatti in casa per gli stessi membri del nucleo familiare col telaio a mano o con l’arcolaio. I commercianti che avevano un cospicuo guadagno vendendo i tessuti di lana e cotone avevano bisogno che si aumentasse la produzione.
Così rifornirono i contadini di materie prime ed essi produssero i manufatti che poi i mercanti e gli affaristi compravano ad un prezzo bassissimo e li vendevano con ingenti guadagni. Questo era chiamato lavoro a domicilio. L’industria moderna ebbe impulso dalle invenzioni infatti nel 1713 John Lombe inventò una macchina per lavorare la seta, 20 anni dopo John Kay inventò il telaio a navetta volante. Nel 1765 Hargreaves inventò il primo filatoio meccanico. Queste nuove macchine funzionavano mediante la presenza di corsi d’acqua che mettevano in moto le pale. Queste macchine erano costose ma producevano molto, così il lavoro a domicilio fu messo da parte, perché il costo dei tessuti fatti in fabbrica era più economico. In primo tempo le industrie sorsero in campagna, dal 1780 quando Watt inventò la macchina a vapore che funzionava a legno o carbone, in tutte queste macchine furono trasferite in città vicino le vie di comunicazione. Così le fabbriche tessili aumentarono e diedero lavoro a molti operai.

Lo sviluppo del sistema industriale
Dopo l’industria tessile nacque quella mineraria infatti il carbone fu utilizzato per il funzionamento delle macchine a vapore. Un’industria chiama l’altra infatti nasce l’industria meccanica per fabbricare le macchine a sua volta nasce quella siderurgica che ha bisogno di quella mineraria che per far portare il materiale si serviva di carrelli montati su rotaie (poi l’acque che alleggeriva le miniere veniva aspirata con pompe che funzionavano a vapore).
L’unico ostacolo erano i trasporti lenti. Ma nel 1814 George Stephenson pensò di applicare l’energia a vapore a una macchina simile ai carrelli delle miniere, così dal perfezionamento nacque la ferrovia che era economica e congiungeva punti anche lontani in breve tempo.
In seguito nacque l’industria per la produzione dei treni e rotaie. Robert Fulton nel 1803 applicò le macchine a vapore anche nella navigazione e ciò permise dei percorsi a vapore e ciò permise dei percorsi in breve tempo e favorì lo sviluppo inglese.
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Rivoluzione agraria

Una premessa alla rivoluzione industriale
Nel Settecento nell’Europa ma soprattutto in Inghilterra, l’agricoltura smise di essere la principale attività produttiva e il suo posto fu preso dall’industria, questo rinnovamento fu chiamato rivoluzione industriale. Infatti nel Settecento la popolazione aumentò notevolmente perché non si verificarono più malattie infettive e carestie.
Il fatto era dovuto al miglioramento generale delle condizioni di vita, ma anche ai progressi della scienza medica e al miglioramento delle condizioni d’igiene. Ma la causa principale dell’aumento della popolazione fu l’aumento della produzione alimentare, perché dove si mangiava bene nascevano più persone.
La rivoluzione agricola si verificò soprattutto in Inghilterra. L’aumento agricolo fu dovuto alle nuove tecniche di coltivazione. Infatti prima gli appezzamenti di terreno si utilizzavano secondo la rotazione triennale (cioè, si coltivavano due parti di terra a cereali e la terza era riservata ad un magro pascolo) poi si coltivò secondo la rotazione quadriennale (cioè due parti di terra coltivate a cereali, la terza alla produzione delle leguminose come trifoglio e la quarta riservata al prato). In questo modo aumentò la produzione agricola e l’allevamento bovino e ovino grazie ai foraggi più ricchi e nutrienti.
Nell’agricoltura fu utilizzato anche il mais. Per agricoltura si sfruttarono le nuove macchine : (che prima utilizzavano la forza animale e in seguito quello delle macchine a vapore) trebbiatrici seminatrici, mietitrici ecc. L’Inghilterra poté così esportare i suoi prodotti in abbondanza.

La rivoluzione agraria trasforma la società
Nel Settecento l’aumento della produzione agricola portò bene sia allo sfamarsi dei contadini sia al proprietario terriero che poteva guadagnare molto vendendoli. Le campagne inglesi che per secoli erano state collettive furono recintate diventando proprietà privata dei ricchi, così ai contadini che vi vivevano furono privati del loro cibo e della loro terra e furono costretti o a diventare braccianti o ad emigrare e andare a lavorare in città. Queste emigrazioni furono dovute al fatto che le macchine toglievano lavoro ai contadini.
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La Coscienza di Zeno Analisi del testo

Il caso Svevo alla scoperta di un grande scrittore misconosciuto
Svevo scrisse il suo terzo romanzo tra il 1919 e il 1922. Sperando di ottenere una risonanza maggiore rispetto ai primi due, decise di rivolgersi a un editore di qualche prestigio. Dopo alcuni tentativi infruttuosi presso altri editori, fu infine Cappelli di Bologna che accettò di pubblicare il libro, dietro compenso da parte dell'autore. Il romanzo uscì nell'aprile del 1923: erano trascorsi ben 25 anni dalla stampa di Senilità.
Inizialmente l'opera passò inosservata presso critici e lettori; ma nel giro di qualche anno divenne nota e apprezzata. Maturarono in tal modo le condizioni perché l'opera fosse conosciuta e apprezzata e perché il suo autore si guadagnasse quel posto centrale nella storia del romanzo novecentesco (italiano ed europeo) che oggi, concordemente, la critica gli assegna.

Zeno, un uomo malato in un mondo malato
Così, nel Profilo autobiografico del 1928, Svevo raffigura il protagonista del suo terzo romanzo:

Zeno è evidentemente un fratello di Emilio e di Alfonso. Si distingue da loro per la sua età più avanzata e anche perché è ricco. Potrebbe fare a meno della lotta per la vita e stare in riposo a contemplare la lotta degli altri. Ma si sente infelicissimo di non poter parteciparvi. E' forse ancora più abulico degli altri due.
Passa continuamente dai propositi più eroici alle disfatte più sorprendenti. Sposa ed anche ama quando non vorrebbe. Passa la sua vita a fumare l'ultima sigaretta. Non lavora quando dovrebbe e lavora quando farebbe meglio ad astenersene. Adora il padre e gli fa la vita e la morte infelicissima. Rasenta una caricatura, questa rappresentazione; e infatti il Cremieux lo metteva accanto a Charlot, perché veramente Zeno inciampa nelle cose. Ma è il destino di tutti gli uomini d'ingannare se stessi sulla natura delle proprie preferenze per attenuare il dolore dei disinganni che la vita apporta a tutti. Zeno si crede un malato eccezionale di una malattia a percorso lungo. E il romanzo è la storia della sua vita e delle sue cure.
Il punto di partenza del terzo romanzo sveviano è il tema della malattia: Zeno si sente malato e perciò intraprende una cura psicoanalitica per guarire. La cura consiste nel portare alla luce della coscienza tutti gli atti della propria vita: perciò, su consiglio dello psicanalista, Zeno decide di scrivere un diario strettamente privato. Esso sarà però pubblicato, per vendetta, da quello stesso medico.

Curandosi e scrivendo, Zeno scopre di essere effettivamente malato:
  • non è mai riuscito a smettere di fumare;
  • non ha mai terminato gli studi;
  • non ha mai seriamente lavorato: più volte, dopo la morte del padre, ha tentato, maldestramente, di darsi agli affari, ma Olivi, l'amministratore delle due proprietà, lo ha ogni volta dissuaso, per il suo bene ;
  • lo stesso matrimonio di Zeno è stato deciso da altri: dopo essere stato rifiutato dalla bella Ada, egli non è poi stato capace di dire di no Ad Augusta, la sorella di lei;
  • per sentirsi più legato alla moglie, che afferma di amare, non ha trovato di meglio che intrecciare una relazione extraconiugale con la giovane cantante Carla.
  • Zeno si sente malato anche fisicamente: soffre di mille piccoli sintomi (primo tra tutti, una leggera zoppia), tutte manifestazione della sua cattiva coscienza.
Per tutto ciò egli è perennemente in cerca di figure sane (il padre, la moglie, il signor Malfenti) che gli diano sicurezza.

L'ossatura del romanzo è dunque il contrasto, già vivo in Una vita e in Senilità, fra normalità e malattia. Il fatto nuovo è che a soccombere, adesso, sono i normali. Infatti Zeno si salva da una situazione fallimentare grazie a un evento imprevedibile (e da lui avversato) come la Prima guerra mondiale. Per diverse circostanze, la guerra gli reca l'inattesa fortuna economica e soprattutto una consapevolezza (una coscienza) nuova e decisiva: non è lui a essere malato, ma è la vita stessa a essere inquinata alle radici. Zeno si accorge che i cosiddetti sani, coloro che appaiono bene inseriti nella vita, per esempio il cognato Guido Speier e la cognata Ada, sono in realtà individui conformisti e ottusi, come Guido, o malati, come Ada. Quest'ultima, dice Zeno, soffre del cosiddetto morbo di Basedow, cioè di uno spreco di energia vitale: Ada non ha mai imparato a prendere la vita come viene; si appassiona troppo, ne soffre e alla fine viene travolta. Invece Zeno ha conquistato un distacco che gli permette di sorridere di tutto e di tutti, in primo luogo di se stesso; il suo sguardo straniato, diverso, obliquo, gli fa vedere la banalità altrui, dei borghesi soddisfatti, e l'assoluta relatività delle scelte e della volontà.

Il ruolo della psicoanalisi
Per raccontare la storia di Zeno, Svevo ricorre al cosiddetto narratore interno: è Zeno stesso a raccontare la propria storia, persuaso a ciò dallo psicanalista che lo ha in cura. In tal modo la psicoanalisi fa il proprio ingresso per la prima volta nella narrativa italiana, ponendosi addirittura quale motore della vicenda e ispirando direttamente molti episodi del romanzo. Per esempio, a un certo punto Zeno incorre in uno degli atti mancati diagnosticati da Freud come luogo di emersione del rimosso: Zeno segue infatti per errore il funerale di uno sconosciuto, anziché seguire il funerale del cognato Guido; ciò avviene perché egli odiava Guido, anche se non lo confesserebbe mai.
Un altro tema chiaramente psicoanalitico è il rapporto conflittuale fra padre saggio e figlio inetto (un tema che la psicoanalisi riporta al cosiddetto complesso di Edipo). Un po' in tutto il romanzo Zeno appare circondato da figure paterne, ed è un ulteriore motivo prettamente freudiano applicato alla letteratura: di volta in volta il padre (che avendo intuito tutta l'inettitudine del figlio, lo disprezzava), il suocere, l'amministratore, il medico e l'analista diventano per lui interlocutori del figlio, lo dici severi. Sono tutte figure in apparenza positive, ma in realtà il protagonista odia questi personaggi, o perlomeno è in continuo conflitto con loro. Alla fine però Zeno si prenderà grazie a circostanze fortuite, la rivincita su coloro che l'hanno sempre stimato poco. In tale conflitto affiora anche una componente sociale: Svevo vuole smascherare le ipocrisie e le falsità del mondo borghese; la famiglia in sostanza non è un ambiente più puro di una banca. Anche questo è un motivo profondamente freudiano, visto che fu proprio Freud a insistere su questi temi.

Ambiguità e contraddizioni di Zeno
  1. E' malato ma la malattia di cui soffre è la vita.
  2. Si cura dal dottor S. ma non crede nella psicoanalisi.
  3. E' inetto ma alla fine ha successo negli affari.
  4. Ama suo padre ma contemporaneamente lo odia.
  5. Sposa la donna che non vorrebbe ma il suo matrimonio si rivela accettabilmente felice.
  6. Ama la moglie ma ha una relazione extraconiugale.
  7. Odia il cognato rivale Guido ma lo aiuta negli affari.
  8. Vuole smettere di fumare ma fuma sempre l'ultima sigaretta.
  9. Ritrae con curiosità e interesse la vita ma non prende nulla sul serio.
  10. Smaschera le menzogne della società borghese ma vi si adagia placidamente.
L'ambiguità e la testimonianza della crisi
Vecchio; nevrotico; gaffeur ma lungimirante; appartenente a una ricca famiglia borghese ma inetto negli affari; capace però di risollevare le finanze della cognata, forse solo per ripicca; dispettoso e mentitore; sempre ironico e perplesso, Zeno è un personaggio supremamente sfuggente, ambiguo.
Da malato, ama il proprio stato di malato e quasi quasi si rifugia in tale condizione, perché malgrado gli autoinganni con cui continuamente maschera le proprie pulsioni intuisce che essa può dargli una percezione più autentica, o meno distorta, della realtà.
La conclusione del romanzo pare segnare una svolta: Zeno si dice guarito e lo dichiara con orgoglio al dottor S.; ad averlo guarito, afferma, non è la psicoanalisi, ma il commercio, ovvero l'attività pratica, incarnata nel successo (inaspettato per lui stesso) negli affari. Il protagonista dunque non è più un inetto? Ha davvero vinto la malattia? Non proprio. Più semplicemente, ha imparato a convivere con essa. Rispetto ad Alfonso Nitti (Una vita) e ad Emilio Brentani (Senilità) una cosa l'ha guadagnata: ora la sua inettitudine non si rovescia più in tragedia (suicidio), come accadeva in Una vita, né si traduce in inadattabilità al mondo (autoesilio), come in Senilità. Rimasto l'unico superstite dopo una vera e propria strage di rivali (il padre, il cognato Guido, lo stesso dottor S.), Zeno può accettare con maggiore serenità la vita e la sua originalità (la vita, egli ama ripetere, è originale), incluso il fatto che a dargli successo negli affari sono state circostanze imprevedibili, legate all'evento tragico (e da lui non auspicato) della Prima guerra mondiale.
In sostanze, Zeno rimane un inetto, anche se è più maturo rispetto al passato. Rievocare la propria vita lo ha reso più lucido e più consapevole. Grazie alla terapia psicoanalitica, alla quale si è volentieri sottoposto, ha imparato a guardarsi dentro, e in tal modo:
  • ha capito quanto sia difficile conoscere l'universo umano dei sentimenti e della volontà;
  • conosce le menzogne di cui si ammanta la salute borghese, con la sua ottusità e il conformismo, con i suoi alibi e le mistificazioni (che Zeno identifica nell'amore, nella famiglia, nelle leggi, nella religione);
  • è consapevole di avere lui stesso sempre agito per motivi irrazionali e inconoscibili, ogni volta diversi da quelli che egli adduce davanti agli altri.
In tal modo Zeno diviene il testimone, forse inconsapevole e forse no, della crisi di certezze che investiva tutta la società del primo Novecento e che traduceva nell'impossibilità di conoscere non solo la realtà esterna, ma anche e principalmente se stessi. Lo vediamo dall'apocalittica conclusione del romanzo, che si congeda dai lettori con la viisone di una società violenta, incamminata verso la propria distruzione. L'umanità si è allontanata dalle sue origini, si è complicata la vita e l'ha resa terribilmente innaturale e violenta; e adesso, così pronostica Zeno/Svevo, la fine è dietro l'angolo.

La sperimentazione narrativa
Inattendibile come personaggio, Zeno lo è anche come narratore (lo dice il dottor S. e lo conferma lo stesso protagonista nel capitolo Psico-analisi). Tutto, nel romanzo, affiora dal punto di vista soggettivo di Zeno e noi non possiamo essere certi che egli dica la verità, se cioè davvero sia l'unico sano (consapevole della natura umana) in un mondo di malati (ottusi e mediocri borghesi). Non abbiamo più il superpersonaggio del narratore che smentisce sistematicamente le prospettive anomale dei personaggi Alfonso o Emilio: esiste un solo punto di vista, Zeno, ed è inaffidabile; cosicché tutto, nel romanzo, diviene inattendibile, ambiguo e sfaccettato.
Nel romanzo Svevo utilizza una particolare tecnica narrativa in fieri: l'opera cioè prende forma poco per volta, crescendo su se stessa. L'io narrante descrive eventi che gli sono capitati quando era molto più giovane: c'è dunque lo Zeno di oggi, che scrive nel presente, e c'è lo Zeno di ieri, che riprende vita dal proprio passato. In tal modo il narratore, mentre racconta, contemporaneamente giudica il proprio vissuto, passando dalla memoria all'intelligenza critica. Nasce da qui l'ironia di Zeno, quel distacco, cioè, verso la vita, propria e di tutti, che è ciò che lo salva dall'assurdità del vivere.
Non è tutto: Zeno, con il suo stile parlato e svagato, rievoca i fatti non in modo lineare, bensì con moltissime interferenze. Ripercorre più volte i medesimi anni di vita, a seconda del nucleo tematico cui essi si riferiscono (il fumo, il matrimonio, il rapporto con Guido ecc.); ricorre di continuo alla retrospezione (che informa il lettore su ciò che precede una determinata situazione) e alla prolessi narrativa (che informa sugli eventi futuri). In mano a Zeno, il passato si frantuma, perdendo compattezza e consequenzialità: è ciò che lo stesso Svevo ha chiamato il tempo misto. Perciò, per ricostruire la sequenza cronologica delle diverse vicende, chi legge deve ristrutturare l'ordine narrativo, al di là di come esso riaffiora nella coscienza del protagonista.
Non si deve pensare però a una struttura caotica: situazioni e allusioni s'intrecciano e si collegano armonicamente lungo tutto il libro, dando vita a una narrazione coerente e unitaria, In complesso, queste novità di struttura consegnano l'autore della Coscienza di Zeno alla stagione sperimentale del grande romanzo europeo, il romanzo di Proust, Joyce, Mann, Musil, Kafka.
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La Coscienza di Zeno Capitolo 5 Riassunto

Riassunto Capitolo V - La storia del mio matrimonio
Nella mente di un giovane di famiglia borghese il concetto di vita umana si associa a quello della carriera, e nella sua carriera è quella di Napoleone I restando molto in basso. Parla della storia del suo matrimonio. La sua avventura matrimoniale esordì con la conoscenza del suo futuro suocero prima che sapesse che aveva figlie da marito. Giovanni Malfenti a differenza di lui era un vecchio negoziante ignorante e attivo e a volte lo invidiava. Zeno voleva mettersi in commercio licenziando l'Olivi ma egli glielo sconsigliò. Gli dettò comandamenti che servissero a far prosperare la ditta. Molti venivano da Malfenti a chiedere consigli in cambio di molte notizie. Gli confidò i segreti commerciali, che egli mai tradì. Loro possedevano delle azioni in borsa ed ebbe con lui delle discussioni, comunque perse il denaro. Egli passava molto tempo con lui, gli dispiacque che morì presto. Dal suo letto di morte gli disse che ammirava la sua sfacciata fortuna negli affari mentre lui era crocifisso a quel letto e voleva che la sua malattia passasse a lui anche raddoppiata. Alla sua morte pianse tanto perché è come se fu privato del suo secondo padre. Il suocero non parlava mai della famiglia, però seppe che aveva 4 figlie: Ada, Augusta, Alberta e Anna. Egli prima di pensare al matrimonio stava con una donna ma la lasciò, ella poi sposò un uomo amico del suocero e a distanza di anni l'ha rivista più volte. La prima volta che andò a casa del suocero trovò Augusta che leggeva accanto ad una finestra, lo salutò e andò a chiamare i genitori. A lui non piacque, era bionda, strabica e grossa. Pensò se tutte le altre somigliano a questa! La madre venne con la figlia minore di 8 anni ed era carina, ma era piccola. Seppe che Malfenti tradiva la moglie, ma lei non ci faceva caso. Poi entrarono Ada e Alberta ed erano molto belle, ma il colpo di fulmine fu per Ada. Le ragazze sapevano molto di lui perché il padre gliene aveva parlato. Parlano di scuola, d'inglese e di Inghilterra, di latino ecc.
Continuano a parlare bevendo il tè e Anna la piccina dice che era veramente pazzo, poi parlano della morte di suo padre e lui dice che ne fu molto rattristato. Ben presto la famiglia Malfenti divenne il centro della sua vita. A volte portava il violino e suonava con Augusta che era la sola che sapesse suonare il piano, ma per stare vicino ad Ada non lo portò più. La donna doveva diventare non solo la moglie ma anche la sua seconda madre. Egli voleva essere deciso a dirle tutto ma ogni volta che si trovava davanti a lei le parlava di tutt'altra cosa, e non si voleva convincere che lui non piaceva a lei. Ogni giorno portava alle ragazze fiori e regali e faceva la sua biografia raccontando storie che Ada non apprezzava molto. Per 3 volte fu ricevuto dalle fanciulle, senza Ada, perché le avevano detto che era da una zia ma al pianto della piccina ella scese e Zeno capì tutto ma non volle abbandonare quella casa e rinunciare al suo sogno. Un giorno la signora gli disse che passava molto tempo con Augusta e la comprometteva, ma egli lo negò, tacque. Ed egli ebbe risposta che sarebbe meglio che venisse li 2 o 3 volte la settimana ed era meglio che non ne parlava con nessuno di questa proibizione. Un giorno si decise e volle parlare col padre, all'ufficio non lo trovò e si recò alla Borsa, lungo la strada capì che la signora gli aveva detto quello perché Augusta lo amava mentre ad Ada di lui non gliene importava. Ma pensò a tante cose e cominciò a diventare geloso, si impegnò di più negli affari ed era convinto che le cose si sarebbero aggiustate a suo favore, ma nello stesso tempo aveva paura che Ada si innamorasse di qualcuno. Nessuno di loro lo venne a cercare. Andò a giocare al club per provare il detto, ma perse pure i soldi. Si corica, non prende sonno e va ad un caffè e ripensa alla sua situazione. Incontra Tullio un suo compagno di scuola ma aveva i reumatismi ed era gobbo, parlano della sua malattia e lui gli racconta che lui lavorava 12 ore invece non era vero. Scrive dei versi dedicati all'osservazione di una mosca. Il giorno che poteva andare a trovare le ragazze era domenica. Egli incontrò Ada e passeggiarono, lui non le disse niente, Ada vede Guido Speier, lo salutò e lo presenta a Zeno, il quale lo osserva, e pensava che lei si comportava così gentilmente forse perché era un uomo d'affari. Ada era sorridente ma Zeno non comprendeva se i sorrisi erano per lui o per lo sconosciuto. Accompagnata Ada continuarono a parlare ma Zeno non lo poteva sopportare e gli stava antipatico. Andò da Giovanni che lo accolse bene e capì che quella sera poteva andare da loro, seppe che Guido, sapeva suonare bene il violino e si vergognò di aver detto che lo sapeva suonare anche lui. Entrò nel salotto, batté con lo spigolo del tavolino e si fece male e cadde su una poltrone ed era felice che Ada era vicino a lui. La stanza era in penombra, guido diceva che c'erano gli spiriti e Zeno per farglielo credere mosse il tavolino.
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La coscienza di Zeno Capitolo 4 Riassunto

Riassunto Capitolo IV - La morte di mio padre
Il dottore era partito e lui non sapeva se la biografia di suo padre sarebbe stata importante, comunque egli dice che 15-4-1890 ore 4 e mezza muore suo padre, ultima sigaretta e l'annotazione che trova su un libro e registra l'avvenimento più importante della sua vita. Sua madre era morta quando ancora aveva 15 anni, fece molte poesie per onorarla e diceva che doveva iniziare per lui una vita seria e di lavoro. Invece la morte di suo padre fu una vera e propria catastrofe, infatti si accorse a 30 anni di essere un uomo finito. Fino ad allora era passato da sigaretta in sigaretta e da una facoltà universitaria all'altra, fino alla sua morte egli non fece nessuno sforzo per avvicinarsi a lui e se poteva lo evitava e lui lo conosceva col nomignolo vecchio Silva manda denari. Ci volle la malattia per legarlo a lui ma poi presto sopravvenne la morte. Loro si vedevano si e no un'oretta al giorno e non andavano d'accordo perché non avevano nulla in comune. Egli diffidava del figlio, aveva fama di buon commerciante ma egli sapeva che da lunghi anni i suoi affari erano diretti dall'Olivi. Fumava sempre e a volte anche di notte e beveva molto. Seppe dai parenti che sua madre aveva avuto qualche motivo di gelosia perché un giorno lo trovò con la sarta, egli si scusò e ella lo perdonò. Leggeva libri insulsi e morali e diceva che una delle persone che più lo inquietavano erano lui. Lo rimproverava per la sua distrazione e la tendenza a ridere per le cose serie. L'Olivi lo costrinse a fare il testamento e da quel giorno cominciò a pensare alla morte incessantemente e quando lo vedeva il pensiero aumentava e un giorno gli fece promettere che non avrebbe sminuito le facoltà dell?olivi. Quelle disposizioni a lui piacquero perché non c'era bisogno di lavorare. Circa un anno prima della morte era andato con lui da un dottore, questi gli prescrisse delle medicine, ma non le prese perché gli facevano ricordare i medici e i becchini. Una sera giunse a casa un po' più tardi e sulla porta lo aspettava Maria, una vecchia cameriera che gli disse che suo padre l'aveva cercato all'ora di cena e non trovandolo in casa l'aveva trattato in modo sgarbato e inoltre le sembrava che cambiasse il respiro affannoso. Zeno quando lo andò a trovare nella stanza vide che stava bene e l'aveva aspettato per mangiare insieme a lui. Zeno voleva capire se era malato e lo osservava. Il padre gli domanda del ritardo ed egli dice che col suo amico stava parlando di religione e si arrabbiò quando gli disse che lui la studiava come tutte le altre. Il padre gli disse meglio di continuare la discussione perché era stanco e voleva andare a dormire, invece Zeno venne il dubbio che egli si sentisse molto male ed aveva capito che lui non chiamando il dottore voleva fare capire che era forte e lui non gli tolse questa illusione. Rimasto solo non pensò alla salute di suo padre ma si commosse. Poi andò a dormire. Fu svegliato da Maria che pensava sempre che suo padre stesse male e ella avendo sentito i suoi lamenti era arrivata in tempo da impedirgli di cadere dal letto. Maria stava piangendo mentre lui gli domandava come stava ma era più la che qua. Maria mandò qualcuno a chiamare il medico invece lui rimase lì a sostenerlo e pensava tra sé che cosa poteva fare lui.
La sua respirazione era molto irregolare. Passava molte ore a piangere e a disperarsi perché suo padre lo credeva sempre debole nonostante lui ce la mettesse tutta. il dottore arrivò all'alba accompagnato da un infermiere. Era un uomo che gli restò antipatico, magro, nervoso, calvo e lo pregò di raccontare cosa gli era successo. Gli raccontò la situazione, visitò il malato e quando andò in un'altra stanza lo rimproverò perché doveva continuare la cura, gli fece delle domande cui lui non seppe rispondere e gli disse che c'erano poche speranze. Egli cominciò a piangere per il padre ma il medico gli consigliò che l'unica cosa da fare era dirgli che non era moribondo, ed egli si arrabbiò col medico perché quantunque egli fosse spacciato gli prescrisse le medicine. Suo padre dormiva sempre di giorno e veniva sorvegliato da Maria e la sera da lui, infatti andò per il momento a riposare. A distanza di anni aveva rivissuto in sogno il colloquio col dottore e lui insisteva a mettere al malato la camicia di forza. Suo padre col tempo si alzò dal letto, girava per la stanza e guardava dalla finestra chiusa la neve. Egli lottava con lui per fargli prendere la medicina e di uscire dalla stanza. Una sera l'infermeria lo chiamò per dirgli che il padre ha fatto progressi. Egli voleva aperta la finestra. Egli domandava se era gravemente ammalato ma non ebbe una risposta. L'infermiera voleva impedire che suo padre si alzasse dal letto, ma l'interessato si ribellò. Egli passava il giorno a letto e in poltrona. Un giorno egli voleva fare stare suo padre a letto, ci provò, ma il malato disse che moriva . Zeno lo fece sedere sul bordo del letto poi si alzò e gli diede uno schiaffo e cadde a terra. L'infermiera lo sollevò mentre lui piangeva e diceva che era colpa del dottore che gli aveva ordinato di stare al letto. Ma era morto. Al funerale pensò che quello schiaffo gli era stato inflitto al padre non di sua volontà ma da moribondo ed egli pensò tanto a questo.
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Svevo: Senilità Capitolo 14

Nell'ultimo capitolo del romanzo si esaurisce definitivamente ogni tentativo di riscossa o cambiamento da parte del protagonista. Emilio, precocemente invecchiato e prostrato dai tradimenti di Angiolina, prima assiste al capezzale la sorella morente, le cui condizioni psichiche erano state aggravate dal suo comportamento con Angiolina e con Balli. Poi, rimasto solo, in questo brano tenta di riannodare i fili della sua griglia vita quotidiana. La sua mente non riesce però a liberarsi del ricordo delle due donne: anzi, nel sogno giunge a costruire una nuova, ibrida figura femminile, che combina miracolosamente le qualità di Angiolina (la bellezza, la passionalità) e quelle di Amalia (la pudicizia, il riserbo, la timida dolcezza).

Temi: uno squallido ambiente di vita familiare, la costante distanza tra sogno e realtà, l'idealizzazione della figura femminile, l'affidarsi ai ricordi come mezzo di sopravvivenza.
Anno: 1898.

Analisi del testo
Emilio sta provando a esistere senza Angiolina. Torna perciò all'attività letteraria, come mezzo di compensazione per sostituire ciò che gli manca. Talora si avvicina ad altre donne, ma senza effetti positivi: non riesce a tornare alla vita, rimane un inetto. Quando gli viene comunicato che Angiolina è fuggita con un altro uomo, con una frase enfatica e solenne ma calzante sintetizza la sua situazione: <<M'è fuggita la vita>>. Riassume così ciò che davvero è stata, per lui, Angiolina: non una persona con cui instaurare un rapporto, ma una creazione immaginaria, l'incarnazione di un elemento vitale.

Poi Emilio si reca a casa di Angiolina, dove viene a contatto con la volgarità della famiglia Zarri. Il ruolo che si era assunto di saggia guida e precettore della fanciulla (Aveva tentato di correggere Angiolina e di segnarle la via retta) viene demistificato dai baci tutt'altro che infantili della sorella Angiolina. Emergono qui tutta l'ambiguità, la sensualità, la bassezza di quella casa in cui Angiolina era vissuta.

Negli ultimi capoversi Svevo ci svela le illusioni che Emilio appronta per continuare la sua vita falsificando la realtà dei ricordi. Ai suoi occhi, Angiolina continua a incarnare la fondamentale simbologia legata alla vitalità, alla salute (quella che manca a Emilio); contemporaneamente, però la donna subisce, sempre nella mente del protagonista, una metamorfosi strana, in quanto assume anche altre due connotazioni:

  • da una parte s'identifica con Amalia, appena scomparsa, assumendo quindi caratteri di tristezza, purezza, come su un altare;
  • dall'altra incarna gli ideali del socialismo: per quel suo sguardo sempre rivolto verso l'orizzonte, cioè verso l'avvenire da cui ci partivamo i bagliori rossi.
Il narratore segnala la falsa coscienza del protagonista, che definisce letterato ozioso. Inoltre, nota ironicamente il contrasto fra sogno e realtà: Emilio trasforma infatti Angiolina in una creatura spirituale e nobile; le attribuisce la pensosità, l'altezza del sentire, l'intelligenza, tutti i connotati che la ragazza, volgare e godereccia, non ha mai avuto.
Angiolina diviene la personificazione del pensiero e del dolore; e se prima si era detta avversa al socialismo, ora ne diviene l'emblema. Il narratore smaschera così, senza concedere più alibi, tutte le menzogne che Emilio si è costruito attorno alla figura di Angiolina.

Ma quest'ultimo autoinganno è necessario a Emilio per poter pacificare, nel sogno, i contrasti che ancora lo agitano.
Identificando Angiolina e Amalia, egli costruisce una figura in cui ammortizzare i due aspetti della femminilità che apparivano inconciliabili ai suoi occhi: la passione e l'affetto, il godimento e la purezza. Angiolina che è stata finora soltanto una donna amante, adesso può assumere anche le fattezze tristi e pensierose di Amalia, che ha sacrificato la sua vita per il benessere dei membri della famiglia.
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