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La vergine cuccia, Parini: parafrasi, analisi, commento


Vergine cuccia

La vergine cuccia è l'episodio più celebre de "Il giorno", un poemetto didascalico-satirico scritto da Giuseppe Parini. Occupa la parte dedicata al Mezzogiorno, le altre parti che però non riguardano il testo in questione sono il Mattino, il Vespro e la Notte. Il nostro eroe è al servizio della sua dama durante il pranzo, le offre la mano e si avvia verso la mensa, ma non perché ha fame (stimolo animalesco non appartenente ai nobili, bensì alla plebe), ma perché è mosso dal piacere di servirla. Mentre lui e altri personaggi mangiano, uno di loro è un grande mangiatore, mentre l'altro commensale è più schizzinoso e prova pietà per gli animali uccisi per il cibo. Il poeta usa questo senso di pietà per introdurre un episodio in cui un servo maltratta una cagnolina, da qui il titolo "Vergine cuccia", che vuol dire "giovane cagnetta". La dama, ricordando l'incidente, si indigna nuovamente contro il servo malvagio.





La vergine cuccia: scheda poema

In questa pagina trovate il testo e la parafrasi de La vergine cuccia di Giuseppe Parini e ci teniamo a precisare che entrambi iniziano dal verso 503 (Pera colui...), mentre alcuni libri lo fanno iniziare dal verso 517 (Or le sovviene...). Oltre la scheda, il testo e la parafrasi, trovate anche l'analisi del testo, le figure retoriche e il commento.

Titolo La vergine cuccia
Autore Giuseppe Parini
Genere Poemetto didascalico-satirico
Raccolta Il giorno
Data 1765 (Mezzogiorno)
Corrente letteraria Illuminismo e Neoclassicismo
Contesto storico Aristocrazia del Settecento
Temi trattati Il mondo aristocratico dietro le apparenze
Luogo Casa della Dama del giovin signore
Personaggi principali la Dama, il servo, la cagnetta
Frase celebre «Or le sovvien il giorno, | ahi fero giorno! allor che la sua bella | vergine cuccia de le Grazie alunna, | giovenilmente vezzeggiando, il piede | villan del servo con l’eburneo dente | segnò di lieve nota.»



Testo

«Pera colui che prima osò la mano
armata alzar su l’innocente agnella,
e sul placido bue: né il truculento
cor gli piegàro i teneri belati
né i pietosi mugiti né le molli
lingue lambenti tortuosamente
la man che il loro fato, ahimè, stringea».
Tal ei parla, o Signore; e sorge intanto
al suo pietoso favellar dagli occhi
de la tua Dama dolce lagrimetta
pari a le stille tremule, brillanti
che a la nova stagion gemendo vanno
dai palmiti di Bacco entro commossi
al tiepido spirar de le prim’aure
fecondatrici.
Or le sovvien il giorno,
ahi fero giorno! allor che la sua bella
vergine cuccia de le Grazie alunna,
giovenilmente vezzeggiando, il piede
villan del servo con l’eburneo dente
segnò di lieve nota: ed egli audace
con sacrilego piè lanciolla: e quella
tre volte rotolò; tre volte scosse
gli scompigliati peli, e da le molli
nari soffiò la polvere rodente.
Indi i gemiti alzando: Aita, aita,
parea dicesse; e da le aurate volte
a lei l’impietosita Eco rispose:
e dagl’infimi chiostri i mesti servi
asceser tutti; e da le somme stanze
le damigelle pallide, tremanti,
precipitâro. Accorse ognuno; il volto
fu spruzzato d’essenze a la tua Dama.
Ella rinvenne alfin: l’ira, il dolore
l’agitavano ancor; fulminei sguardi
gettò sul servo, e con languida voce
chiamò tre volte la sua cuccia: e questa
al sen le corse; in suo tenor vendetta
chieder sembrolle: e tu vendetta avesti,
vergine cuccia de le Grazie alunna.
L’empio servò tremò; con gli occhi al suolo
udì la sua condanna. A lui non valse
merito quadrilustre; a lui non valse
zelo d’arcani ufici: in van per lui
fu pregato e promesso; ei nudo andonne,
dell’assisa spogliato, ond’era un giorno
venerabile al vulgo. In van novello
Signor sperò; ché le pietose dame
inorridîro, e del misfatto atroce
odîar l’autore. Il misero si giacque
con la squallida prole, e con la nuda
consorte a lato, su la via spargendo
al passeggiere inutile lamento:
e tu, vergine cuccia, idol placato
da le vittime umane, isti superba.



Parafrasi

(vv. 503-509) Muoia colui che per primo osò alzare la mano armata contro l'agnellina innocente e il bue tranquillo: non gli impietosirono il cuore crudele ne i teneri belati, ne i pietosi muggiti, ne le umide lingue che leccavano tutta intorno la mano che, purtroppo, stringeva in pugno il loro destino.

(vv. 510-526) Così parla quella persona, o Signore; e intanto per il suo discorso compassionevole sgorga dagli occhi della tua dama una tenera lacrimuccia, simile alle gocce tremolanti e brillanti che a primavera trasudano dalle viti del dio Bacco, scosse al loro interno dal tiepido soffio dei primi venti primaverili che fecondano la natura. Ora (la dama) si ricorda di quel giorno; ahimè, giorno terribile! Quel giorno la sua cagnetta, che era tanto aggraziata da sembrare allevata dalle Grazie, giocherellando come fanno i cuccioli lasciò un piccolo segno con il dente d'avorio al rozzo piede del servo; l'uomo, con sfrontatezza, le diede un calcio con il piede sacrilego, e la cagnetta rotolò per tre volte; per tre volte scosse il pelo scompigliato, e dalle sensibili narici soffiò via la polvere irritante.

(vv. 527-541) Poi, lanciando dei guaiti, sembrava che dicesse: aiuto, aiuto; e dalle volte dorate le rispose la ninfa Eco impietosita; dalle stanze inferiori salirono tutti i servi tristi, e dalle stanze superiori si precipitarono le damigelle pallide e tremanti. Tutti accorsero; il volto della tua dama fu spruzzato di profumi, e alla fine la donna si riprese; la rabbia e il dolore la agitavano ancora; gettò sguardi fulminanti sul servo, e con voce debole chiamò per tre volte la sua cagnetta; questa le corse in braccio; e nel suo linguaggio sembrò chiedere vendetta alla dama: e venisti vendicata, cagnetta allevata dalle Grazie.

(vv. 542-556) Il servo infame tremò; ascoltò la propria condanna con gli occhi rivolti verso il basso. A lui non servì nulla il merito di aver servito per vent'anni; a lui non servì nulla la premura dimostrata nell'eseguire incarichi riservati; invano pregò e promise; l'uomo se ne andò nudo, spogliato della veste grazie alla quale un tempo era rispettato e ammirato dal popolo. Invano sperò di trovare un nuovo padrone; perché le dame pietose inorridirono, e odiarono l'autore per il suo gesto malvagio. Il povero uomo rimase così, con i miseri figli e con la moglie vestita di stracci a lato di una via chiedendo inutilmente l'elemosina; e tu, cagnetta, potesti andartene fiera, come una divinità placata dai sacrifici umani.



Analisi del testo

Schema metrico: endecasillabi sciolti.

Leggendo il poemetto potrebbe sembrare che il poeta sia dalla parte della dama e contro il servo, ma non è così. Nel testo sono presenti espressioni ironiche che servono a nascondere la "disapprovazione" del poeta nei confronti del mondo aristocratico dell'epoca, ad esempio: "allevata dalle Grazie" (la cagnetta è paragonata a un'allieva delle Grazie per la sua eleganza); "dai denti d'avorio" (come se i denti di una cagnetta potessero essere d'avorio, ma usa questa espressione solamente per accrescerne ridicolmente il suo valore); "lieve nota" (sminuisce il morso della cagnetta definendolo un leggero segno); "giovenilmente vezzeggiando" (giocherellando).
E le parole negative rivolte al servo, come "villan", "sacrilego", "audace" (= senza scrupoli) sono descritte con un tono sarcastico, cioè esagerando volutamente proprio per far capire che il servo non merita questo trattamento.

Il punto di vista vero e proprio dell'autore lo troviamo nell'espressione pronunciata dal poeta in prima persona:
e tu vendetta avesti | vergine cuccia de le Grazie alunna

Da qui in poi il poeta mette da parte il tono ironico e sarcastico, e descrive la situazione che diventa drammatica a causa della decisione egoista e disumana della dama.

Il linguaggio usato da Parini è a volte alto a volte basso, per sottolineare il fatto che i personaggi del poemetto sono sia aristocratici sia servi e che entrambi meritano voce in capitolo.
  • Linguaggio alto: fero, cuccia, alunna, vezzeggiando, eburneo, parea, vulgo, isti;
  • Linguaggio basso: mano, bue, lingue, occhi, giorno, vergine, piede, servo, dente, peli, polvere, gemiti, stanze, volto, ira, dolore, sguardi, voce, vendetta, suolo, condanna, merito.



Figure retoriche

  • Anastrofe = "osò ... alzar la mano armata" (vv. 503-504).
  • Iperbato = "la man che ... stringea" (v. 509).
  • Apostrofe = "ahi fero giorno" (v. 518).
  • Anastrofe = "de le Grazie alunna" (v. 519), cioè "allevata dalle Grazie".
  • Allitterazione della V = "giovanilmente vezzeggiando" (v.520); "villan del servo" (v.521).
  • Allitterazione della C = "audace col sacrilego piè lanciolla" (vv. 522-523).
  • Metafora = "l'eburneo dente" (v. 521).
  • Sineddoche = "dente" (v.521).
  • Perifrasi = "segnò di lieve nota" (v. 522).
  • Iperbato = "ed egli audace ... lanciolla" (vv. 522-523).
  • Iperbole = "sacrilego piè" (v.523)
  • Anadiplosi = "tre volte" (v. 524).
  • Antitesi = "asceser" (v.531) e "precipitàro" (v.533).
  • Onomatopea = "aita, aita" (v. 527).
  • Personificazione = "Eco" (v.527).
  • Enumerazione per polisindeto = "E da le aurate volte ... e dall'infimi chiostri ... e da le somme stanze" (vv. 528-531).
  • Anastrofe = "d’essenze spruzzato" (v. 534).
  • Metafora = "fulminei sguardi" (v. 536).
  • Anastrofe = "vendetta chieder" (vv. 539-540)
  • Apostrofe = "e tu" (v. 540).
  • Epifora = "A lui non valse" (vv. 543-544)
  • Metafora = "idol placato da le vittime umane" (vv. 555-556).
  • Enjambement = "la mano / armata" (vv. 503-504); "truculento / cor" (vv. 505-506); "molli / lingue" (vv. 507-508); "bella / vergine cuccia" (vv. 518-519); "piede villan" (vv. 520-521); "molli nari" (vv. 525-526); "il volto / fu" (vv. 533-534); "vendetta chieder" (vv. 539-540); "novello / Signor" (vv. 548-549).



Commento

In questo episodio dell'opera Il giorno di Parini, il poeta critica aspramente la società del suo tempo. Un giorno, la cagnetta di una dama morde il piede di un servo e quest'ultimo le dà un calcio, causando lo svenimento della dama che ama la sua cagnetta come un figlio. Gli altri servitori e damigelle accorrono, cercando di soccorrere la dama svenuta. Nonostante il servo sia stato al suo servizio per vent'anni e si sia pentito del suo gesto, non riesce a farsi perdonare e viene licenziato. Rimasto senza lavoro, finisce per chiedere l'elemosina per strada insieme alla sua famiglia. E la cagnetta diventa una sorta di dea vendicatrice, col suo sguardo minaccioso, con la dama che la venera e il suo essere superiore agli altri. Il racconto fa parte di "Il Giorno" di Parini, in cui il poeta finge di essere il precettore di un giovane signore, esplorando la vuotezza e la meschinità della nobiltà oziosa del '700. Denuncia l'ingiustizia sociale e la falsa umanità delle classi nobili che dimostrano sentimenti di profondo affetto per gli animali, ma sono indifferenti alle sofferenze della gente comune, che viene trattata come se fossero degli oggetti. La sua satira diventa sarcastica e piena di indignazione nei confronti di una società oziosa, viziata, superba e crudele. Il poeta cerca di evidenziare gli aspetti negativi della cultura illuministica, combattendo per una dignità umana al di là delle divisioni sociali. Parini descrive la violenza e sofferenza dietro la facciata lussuosa della nobiltà, mostrando mendicanti intorno ai palazzi e la miseria di coloro che lavorano per mantenere l'ozio aristocratico. Il poema esprime ideali illuministi come l'uguaglianza, la simpatia verso gli umili e il rifiuto dell'ipocrisia e dell'oziosità.
Nonostante il suo sdegno morale, Parini non fu un rivoluzionario, ma un riformista che sperava in un cambiamento sociale attraverso un governo illuminato, sognando una società in cui agricoltori e artigiani lavorano dignitosamente dando spazio anche a un'aristocrazia dell'intelletto e dello spirito.
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Nome degli abitanti della Sardegna: come si chiamano?


Abitanti Sardegna

Gli abitanti della Sardegna sono chiamati sardi. Tuttavia, la Sardegna, la terza regione più estesa d'Italia, vanta molteplici province, città e comuni di notevole importanza storica e turistica. Di conseguenza, ciascuna di queste località ha il proprio termine specifico per nominare i suoi abitanti. Se siete curiosi di scoprire come vengono chiamati i residenti sardi di ciascuna di queste località, vi invitiamo a proseguire nella lettura.





Come si chiamano gli abitanti della Sardegna

In questa sezione, sono elencati i nomi degli abitanti della Sardegna, considerando il capoluogo di residenza, la provincia, la città o il comune (limitando l'elenco a quelli di maggiore rilevanza). La disposizione è in ordine alfabetico all'interno delle tabelle: a sinistra troverete il nome del luogo, mentre a destra sono indicati i nomi dei rispettivi abitanti. Per ragioni di spazio, non sono inclusi i nomi degli abitanti delle frazioni sarde.



Abitanti province della Sardegna

Province sarde Abitanti
Cagliari Cagliaritani
Nuoro Nuoresi
Oristano Oristanesi
Sassari Sassaresi




Abitanti delle città della Sardegna

Città sarde Abitanti
Alghero Algheresi
Bosa Bosani
Cagliari Cagliaritani
Carbonia Carboniensi, Carboniesi
Castelsardo Castellanesi
Iglesias Iglesienti
Ittiri Ittiresi
La Maddalena Maddalenini
Lanusei Lanuseini
Macomer Macomeresi
Monserrato Monserratini, Paulesi
Porto Torres Turritani, Portotorresi
Ozieri Ozieresi
Quartu Sant'Elena Quartesi
Sanluri Sanluresi
Siniscola Siniscolesi
Sorso Sorsesi, Sorsensi
Tempio Pausania Tempiesi
Tortoli Tortoliesi




Abitanti dei comuni della Sardegna

Comuni sardi Abitanti
Arbus Arburesi
Arzachena Arzachenesi
Assemini Asseminesi
Atzara Atzaresi
Barumini Baruminesi
Calasetta Calasettani
Carloforte Carlofortini, Carolini
Galtellì Galtellinesi
Laconi Laconesi
Modolo Modolesi
Orgosolo Orgolesi
Orosei Oroseini
Posada Posadini
Quartu Sant'Elena Quartesi
Sadali Sadalesi
Sant'Antioco Antiochensi
Santa Teresa Gallura Teresini
San Vito Sanvitesi
Sardara Sardaresi
Selargius Selargini
Stintino Stintinesi
Teulada Teuladini
Tinnura Tinnuresi
Villasimius Villasimiesi
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Quante città ci sono in Sardegna?


Sardegna

Nella regione Sardegna ci sono 5 province e 377 comuni, di cui 23 sono città. Il riconoscimento di "città" viene attribuito ai comuni che vantano un notevole prestigio storico o una rilevanza attuale, e possono distinguersi per estensione territoriale o densità di popolazione.





Province della Sardegna: quali sono

Le 5 province della Sardegna sono:
  • Cagliari (capoluogo di regione) = 560.978 abitanti, 4.570,41 km² di superficie.
  • Nuoro = 198.184 abitanti, 5.638,06 km² di superficie.
  • Oristano = 150.041 abitanti, 2.990 km² di superficie.
  • Sassari = 473.629 abitanti, 7.692 km² di superficie.
  • Sud Sardegna = 333.621 abitanti, 6.530 km² di superficie.


Città della Sardegna: quali e quante sono

Le 23 città della Sardegna disposte per ordine alfabetico sono:
Alghero, Bosa, Cagliari, Carbonia, Castelsardo, Iglesias, Ittiri, La Maddalena, Lanusei, Macomer, Monserrato, Nuoro, Porto Torres, Olbia, Oristano, Ozieri, Quartu Sant'Elena, Sanluri, Sassari, Siniscola, Sorso, Tempio Pausania, Tortoli.



Comuni della Sardegna: quali sono

Sebbene non siano formalmente classificati come città, essi conservano comunque una significativa importanza. La Sardegna conta complessivamente 377 comuni, ma in questa lista sono evidenziati i comuni più rilevanti dell'isola.

Arbus, Teulada e San Vito sono i comuni più estesi della Sardegna. Invece Tinnura e Modolo sono noti, invece, per essere i comuni meno estesi della Sardegna. Non superano i 4 km² di superficie.

I comuni più popolosi della Sardegna sono Quartu Sant'Elena, Selargius e Assemini. Il comune meno popoloso è Baradili con meno di 100 abitanti.

Altri comuni sardi da segnalare sono: Arzachena, Atzara, Barumini, Calasetta, Carloforte, Galtellì, Laconi, Orgosolo, Orosei, Posada, Sadali, Sant'Antioco, Santa Teresa di Gallura, Sardara, Stintino, Villasimius.
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Aggettivi per descrivere il tempo


Tempo

Il tempo misura la successione degli eventi, il cambiamento e la durata delle cose. In genere è suddiviso in passato, presente e futuro. Il passato è ciò che è già successo, come le cose che abbiamo fatto ieri o l'anno scorso. Il presente è ciò che sta succedendo proprio in questo momento, mentre il futuro è ciò che ancora deve accadere, come ad esempio domani o l'anno prossimo. Il tempo sembra trascorrere più velocemente o più lentamente a seconda di cosa si sta facendo: quando ci divertiamo il tempo sembrare volare, mentre quando aspettiamo qualcosa con ansia, sembra che si fermi o che passa molto lentamente.





Aggettivi tempo

In questa pagina trovate una serie di aggettivi per descrivere il tempo. Ci sono due tipi di tempo che andremo a descrivere coi seguenti aggettivi, quello che si può misurare in secondi, minuti, ore, giorni, settimane, mesi e anni, cioè lo scorrere del tempo; e quello che caratterizza le nostre giornate e che cambia con il variare delle stagioni.



Come ti sembra il tempo?

Allegro, antico, bello, brutto, buono, calcolato, cattivo, difficile, dispettoso, diverso, facile, fantastico, favoloso, felice, guadagnato, immobile, incantevole, inesorabile, inutilizzato, libero, luminoso, meraviglioso, migliore, migliorato, necessario, normale, nuovo, occupato, opportuno, ordinario, pericoloso, perturbato, pessimo, polare, presunto, previsto, relativo, sfruttato, soffocante, triste, peggiore, peggiorato, perduto, perso, piacevole, propizio, radioso, splendido, sprecato, tranquillo, ufficiale, utile, vecchio.


Aggettivi tempo: clima

Afoso, arido, arioso, asciutto, atmosferico, autunnale, burrascoso, caldo, continentale, desertico, equatoriale, estivo, freddo, fresco, glaciale, incerto, instabile, invernale, limpido, piovoso, primaverile, mite, nevoso, nuvoloso, rigido, secco, sereno, siderale, solare, soleggiato, stabile, stagionale, temperato, tempestoso, torrido, tropicale, uggioso, umido, variabile, ventoso.


Aggettivi tempo: velocità e durata

Anticipato, assoluto, breve, ciclico, corrente, corto, definito, determinato, diurno, eterno, fermato, finito, futuro, indefinito, indeterminato, interminabile, lento, lungo, notturno, parziale, passato, piccolo, pieno, presente, prestabilito, primo, reale, recente, remoto, ridotto, ritardato, scaduto, secondo, stretto, supplementare, trascorso, ultimo, unico, veloce.


Aggettivi tempo: colore

Azzurro, bianco, grigio, nero.


Aggettivi tempo: tipologia

Lavorativo, libero, festivo, meteorologico, musicale, scolastico, tecnico.
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Persona speciale: come riconoscerla?


Persona speciale

Si fa presto a definire una personale speciale, ma non si diventa speciali da un giorno all'altro, solo dopo un lungo periodo che si conosce questa persona e si scopre di volerla bene più di tutte le altre, che ottiene il titolo di "persona speciale". La persona in questione è solitamente un vero amico o una persona che si ama in modo sincero, ed è assai raro incontrare persone così nella vita, ma prima o poi quel treno arriva per tutti. Ci accettano per quello che siamo, ci sostengono nei momenti difficili e la sola vicinanza ci fa stare bene.





Persona speciale: una breve premessa

Una persona speciale è qualcuno di eccezionale, diversa da quelle che abbiamo incontrato prima che potrebbero averci deluso o lasciato indifferenti. Quando facciamo nuove amicizie, soprattutto con qualcuno dell'altro sesso, ci lasciamo facilmente trasportare dall'entusiasmo vedendo solo il lato positivo. Tuttavia, è importante restare lucidi e aspettare di conoscersi meglio prima di trarre conclusioni o fare promesse che potremmo poi pentirci.

Di seguito trovate le principali caratteristiche che contraddistinguono una persona speciale. Se la persona che ritenete speciale possiede queste caratteristiche, allora potrebbe voler dire che è davvero una persona speciale! In un'altra sezione trovate anche le frasi per una persona speciale.



Aspetto fisico

Riconoscere una persona speciale significa essere aperti a nuove possibilità e non limitarsi a selezionare le persone solo in base a caratteristiche fisiche o comportamenti che riteniamo "giusti". La persona speciale potrebbe non corrispondere esattamente alle nostre aspettative, ma potrebbe invece possedere qualità e caratteristiche che si adattano meglio a noi e a ciò che vogliamo diventare, contribuendo così a creare la vita che desideriamo.



Persona autentica

Una persona speciale è prima di tutto autentica, cioè rimane fedele a se stessa, ai propri valori e alle proprie convinzioni, non nasconde la propria personalità dietro a una maschera, come invece sono soliti fare i falsi amici, e sa accettare e rispettare il parere degli altri.



Persona empatica

Una persona speciale sa mettersi nei panni dell'altro, cioè avverte le difficoltà e lo stato d'animo di un'altra persona. Sa ascoltare e sa quali parole usare per farci stare meglio e quali gesti (ad esempio un abbraccio) usare per mostrare la propria vicinanza. E non fa tutto questo perché è forzata a farlo a causa della situazione, ma perché vuole farlo di sua spontanea volontà.

Sa riconoscere i nostri sforzi e sa farci sentire importanti!



Persona affidabile

Una persona speciale non è in grado di fare tutto ma sa aiutare a risolvere un problema, o a farlo pesare di meno o a ragionare meglio e con calma. È quella persona che pensi o chiami quando qualcosa va storto perché per il semplice fatto che l'hai messa al corrente della situazione, ti tranquillizza.



Persona generosa

La persona speciale è disposta a dare senza aspettarsi necessariamente qualcosa in cambio. Può trattarsi di concedere risorse (prestare soldi o l'auto) ma in genere si tratta di prestare qualcosa che va oltre l'aspetto economico ed è il tempo. Quante persone dicono di non avere mai tempo (e non è vero), mentre una persona speciale cerca sempre di trovare il tempo per essere presente quando c'è bisogno di aiuto o supporto morale. Quando non può esserci di presenza a causa della distanza o di altri problemi personali (lavoro, famiglia, salute), prova a farsi sentire telefonicamente informandosi della situazione e promettendo di recuperare appena possibile. E mantiene sempre la parola data! Quindi sa mostrare vicinanza anche quando vicina non può esserlo fisicamente.



Sostegno incondizionato

Una persona speciale conosce molto bene i nostri pregi e difetti (ma non ci giudica per questo), spesso nota i nostri cambiamenti di umore ancor prima che gliene parliamo, e ci offre il suo aiuto sia nei momenti felici sia in quelli tristi. Quando siamo felici non è invidiosa di noi e quando siamo tristi fà del suo meglio per alleviare il nostro dolore o aiutarci a superarlo.



Persona leale

Una persona speciale è leale e sa ascoltare, pertanto gli raccontiamo di tutto, sapendo che non tradirà mai la nostra fiducia.



Atteggiamento

L'atteggiamento di una persona è importante e spesso fa la differenza nella risoluzione dei problemi. In genere una persona speciale è caratterizzata da un atteggiamento positivo. I problemi ci sono e ci saranno sempre, ma il modo di saperli affrontare li rende ostacoli superabili, ovviamente attraverso il duro lavoro, oppure ostacoli impossibili da superare già in partenza.

Possono capitare delle incomprensioni in una coppia o tra amici, ma è appunto il non voler ragione a tutti i costi che consente alla persona speciale di saper perdonare e dimenticare le offese, contribuendo a mantenere la relazione sana.

Inoltre, una persona speciale ha anche la capacità di ispirare gli altri e motivarli a migliore. Ma attenzione! La persona speciale ti accetta per come sei, può dirti cosa gli altri vedono di negativo in te ma se ti forza a cambiare o ti fa pesare questo tuo "difetto" o caratteristica della tua personalità, allora non sta adempiendo al meglio il suo compito.



Conclusione

Una persona non è speciale quando è "strana" o "unica" ma quando in sua presenza puoi essere te stesso, perché hai vissuto momenti che insieme non avresti mai potuto vivere allo stesso modo con nessun'altra persona. Una persona è speciale quando non sei in grado nemmeno di pensare di sostituirla con un'altra e il solo pensiero ti fa venire i brividi. Una persona è speciale quando decidi tu stesso che vuoi vivere o condividere la vita con lei, e con nessun'altra eccetto lei. Una persona speciale è la persona più normale che ci sia e sei TU a renderla speciale! Questo vuol dire che se tu la consideri speciale, non necessariamente è speciale anche per le altre persone che la conoscono. Per questo motivo, qualcuno prima o dopo, incredulo, ti potrebbe fare la più classica delle domande:
"Ma cosa ci hai visto in lui / lei?"

L'opposto di una persona speciale è una persona tossica, e questo tipo di persona fa fuoriuscire il peggio che c'è in te, ti fa stare male, ti fa venire i sensi di colpa, ti toglie l'appetito, perfino l'aria e la voglia di andare avanti e quando andrai a spiegare cosa c'è che non va in questa relazione d'amore o in questa amicizia ti rigirerà pure il problema contro facendoti stare anche peggio e attraverso la manipolazione ti farà credere che sia davvero così. Talvolta sono proprio le persone tossiche, che inizialmente nascondono la loro vera natura, che facciamo l'errore di considerarle speciali. Per questa ragione, terminiamo l'articolo sulle persone speciali esattamente come l'avevamo iniziato, invitandovi a giudicare una persona dopo molto tempo. Se c'è una cosa che una persona falsa non sa fare è quella di sapersi nascondere per lungo tempo, prima o poi si incasinerà da sola con le sue menzogne, a differenza della persona speciale che è sincera, ha pazienza da vendere e non gli pesa affatto essere messa alla prova, in quanto sa benissimo di essere in grado di superarla a pieni voti.
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Come descrivere il Natale


Natale

Quanto ne sapete sul Natale? La nascita di Gesù, l'albero di Natale, il presepe, le luci scintillanti nelle strade e delle case, le canzoncine come Merry Christmas, i regali, lo stare insieme, scambiarsi gli auguri, sono tutte quelle cose che appartengono allo spirito natalizio. Adesso è tempo di organizzare tutte le vostre conoscenze per descrivere il Natale, parlare dei pro e contro di questo giorno religioso e spiegare perché sempre più spesso ci si chiede se sia una festa tradizionale o se sia diventata anch'essa vittima del consumismo.





Guida al tema sul Natale

Il seguente schema ha come scopo quello di permettervi di realizzare un tema sul Natale rispondendo a delle specifiche domande o elaborando certe tematiche. Alla fine vi verrà fuori un tema originale, che è sempre meglio che copiarlo da altri siti su internet, perché è qualcosa che state facendo per voi stessi e non per fare un favore all'insegnante. Fatevi questo regalo, imparate a scrivere un tema sul Natale perché usando questa metodologia imparerete anche a realizzare altri temi più complessi impiegando molto meno tempo.



Introduzione

Quando si inizia a scrivere un tema non si va mai dritti al punto altrimenti scriverete troppo poco e anche male, ma bisogna girarci un po' intorno. Si deve iniziare in modo molto più leggero e lento, ad esempio: "Ogni giorno di festa è speciale, perché ci danno l'opportunità di fare pausa dalle attività quotidiani per dare spazio a momenti di piacevole serenità e di riflessione, ma se c'è una festa che è più speciale di altre è quella del giorno di Natale". Dopodiché potrete passare alle informazioni riguardanti questa ricorrenza religiosa indicando la data e perché si festeggia


Informazioni iniziali sul Natale

  • Frase introduttiva
  • Quando è Natale?
  • Dai una breve definizione del Natale partendo dall'etimologia.
  • Perché il Natale si festeggia il 25 Dicembre?
  • Perché gli ortodossi celebrano il Natale il 6 o 7 gennaio?


Svolgimento

La parte centrale del tema riguarda le tradizioni che caratterizzano questo giorno di festa, anzi, l'intero periodo natalizio, dal momento che le decorazioni non vengono allestite nello stesso giorno bensì circa due settimane prima (8 Dicembre, giorno dell'Immacolata Concezione) e non vengono smontate al termine di questo giorno bensì circa due settimane dopo (6 Gennaio, giorno dell'Epifania). Per ognuna delle cose elencate dovrete anche descrivere le emozioni che esse suscitano, cioè dovrete trasmettere tutto lo spirito natalizio possibile attraverso le parole. A tal proposito abbiamo creato una sezione con gli aggettivi per descrivere il Natale così potrete usare parole diverse a vostro piacimento per descriverlo in generale, per descrivere l'umore delle persone, le luci, le canzoncine natalizie ecc.


Cosa si fa a Natale?

  • Addobbare l'albero di Natale
  • Fare il presepe
  • Strade, case e negozi ornate di luminarie di Natale
  • Andare in Chiesa (la mattina di Natale o la sera per la vigilia)
  • Il pranzo di Natale (e la descrizione del menù e degli invitati)
  • I regali che i più piccoli trovano sotto l'albero
  • La storia di Babbo Natale
  • Lo scambio degli auguri con amici, parenti e conoscenti
  • Il panettone e il pandoro




Conclusione

Dopo aver descritto tutto quello che c'è da dire sul Natale (la storia, i simboli, le tradizioni), dovrete anche descrivere come questo giorno di festa è vissuto oggi. È vero che rispettiamo la tradizione natalizia, ma il consumismo ha aggiunto frenesia e forzato alcune scelte che un tempo venivano fatte con il cuore. L'espressione "basta il pensiero" era molto usata all'epoca, mentre adesso sembra non bastare più. Per non sfigurare le famiglie acquistano più cibo di quanto serva realmente, fanno regali costosi e sperperano in pochi giorni quanto hanno risparmiato in mesi di duro lavoro. Tutto ciò va in contrasto con l'umile famiglia di Nazareth, non dimentichiamoci che Gesù è nato in una stalla, non nella Reggia di Versailles, e non aveva l'aria climatizzata bensì un bue e un asinello a scaldarlo. Volersi bene, rispettare gli altri, essere sensibili anche verso chi soffre in altre parti del mondo (per la guerra o per la povertà), fare qualcosa di utile e di buono per le persone bisognose, come gli anziani che mai come in questo periodo hanno bisogno di compagnia e di essere ascoltati: è questo che bisognerebbe fare a Natale! Adesso non dovrete far altro che elaborare quanto detto a parole vostre.


Esprimi il tuo punto di vista sul Natale

  • Corsa ai regali di Natale
  • Spese eccessive per le famiglie
  • Confronto con l'umile famiglia di Nazareth
  • Povertà, carenza di cibo, guerre
  • Come dovrebbe essere il Natale ideale?

Se invece volete aggiungere qualcosa di più personale, ad esempio come avete trascorso il Natale in famiglia e / o altri specifici giorni del periodo natalizio, vi suggeriamo di leggere un'altra nostra guida dedicata a come descrivere le vacanze di Natale.
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Figure retoriche: Rosso Malpelo di Giovanni Verga


Malpelo

Lo scrittore siciliano Giovanni Verga scrisse una novella intitolata Rosso Malpelo, che parla di un ragazzino emarginato e maltrattato dalla società e anche dalla sua stessa famiglia per i suoi capelli rossi. All'epoca chi possedeva i capelli rossi era vittima del pregiudizio secondo il quale rappresentavano il colore del diavolo e del male, ma fortunatamente questo pregiudizio non esiste più al giorno d'oggi. Nonostante la giovane età Malpelo lavorava nella cava, come suo padre, e il finale è aperto ma lascia intendere che sia morto proprio come il padre (o peggio dato che il padre l'hanno ritrovato mentre del giovane nessuno seppe più nulla).





Tutte le figure retoriche

Sebbene Rosso Malpelo sia una novella, contiene una gran quantità di figure retoriche, ma quelle utilizzate sono le più semplici e appartenenti al linguaggio popolare, infatti in prevalenza vi sono le similitudini, e non mancano nemmeno le metafore, le esagerazioni e i modi di dire. In questa pagina trovate la spiegazione di tutte le figure retoriche contenute nel testo, mentre per una migliore comprensione del testo vi invitiamo a leggere un altro nostro appunto dedicato a Rosso Malpelo - Verga.



Similitudine

Malpelo mangiava del pane vecchio da giorni, così vecchio che era diventato buono per le bestie, cioè per i cani, ma Malpelo se lo mangiava ugualmente.
come fanno le bestie sue pari

Paragona il movimento della lanterna a un arcolaio, strumento usato per raccogliere il filo in gomitolo.
la lanterna fumava e girava al pari di un arcolaio

Quando il padre di Malpelo, Mastro Misciu, lavora nella cava poco prima di morire, si vede il pilastro cedere e lo paragona a chi ha un brutto mal di pancia e si contorce stringendosi le mani allo stomaco.
contorcevasi e si piegava in arco come se avesse il mal di pancia

Questa espressione sta ad indicare che Malpelo, per sfogare la sua rabbia e frustrazione per la morte del padre, si era messo a lavorare ininterrottamente.
lavorava al pari di quei bufali feroci

Gli asini vengono spronati a camminare o ad accelerare il passo con le maniere dure (frustate) e allo stesso modo Malpelo veniva picchiato o rimproverato per ogni cosa, ma era abituato a questa condizione.
proprio come se le pigliano gli asini che curvano la schiena

Rispetto a Malpelo, Ranocchio esprimeva la sua sofferenza attraverso il pianto e questo lo faceva apparire come una femminuccia, che sta solo a frignare.
a guisa di una femminuccia

Malpelo dormiva in un saccone da letto, ripieno di paglia, rannicchiato come un cane che non è in buono stato di salute.
come un cane malato

Questa è ancora un'altra similitudine che associa Malpelo a un comportamento tipico dei cani.
ridotto veramente come quei cani

Essere affamato come un lupo è un modo di dire, e in questo caso viene usata verso i cani molto affamati e anche verso Malpelo dato che tutto il discorso era partito dalla sua descrizione.
diventano affamati, spelati e selvatici come lupi



Eufemismo

È un modo di dire e significa rimanere intrappolato o morire schiacciato nel cunicolo. Questa espressione è tipica dei minatori.
fare la morte del sorcio

Questa espressione indica che non c'è più niente da fare, la persona in questione (mastro Misciu) è passata a miglior vita, cioè è morto.
ed il lume si spense



Iperbole

Il personaggio in questione che sbatte i denti è Santa, ma non per il freddo, bensì per la preoccupazione. Anche lei in passato perse un membro della famiglia allo stesso modo, probabilmente il marito e questo anticipa il triste finale di mastro Misciu. Infatti è l'unica delle donne che sentendo di questa disgrazia invece di strillare se ne sta in silenzio.
sbatteva i denti quasi fosse in gennaio



Endiadi

I due aggettivi sono riferiti all'asino e sono al femminile perché fanno riferimento al sostantivo "bestia", inteso come animale. I due aggettivi sono uniti dalla congiunzione "e" e si completano a vicenda. Il termine "sbilenco" significa storto o che non sta in equilibrio; il termine "macilento" significa eccessivamente magro per debolezza o malattia.
sbilenca e macilenta



Metafora

Più volte il termine diavolo viene associato a Malpelo, per il pregiudizio riguardante i suoi capelli di colore rosso, e in questo caso si tratta di una metafora in quanto il diavolo non può entrare nel corpo di una persona. Questa frase ha senso solo a livello metaforico, cioè Malpelo era cambiato con la morte del padre, ed era cambiato in peggio, in quanto iniziava a vedere la vita e in particolare la sua condizione in modo diverso e anche preoccupante dal momento che giustificava la violenza fisica e psicologica.
pareva che gli fosse entrato il diavolo in corpo



Enumerazione

Si tratta di un'enumerazione per polisindeto per la ripetizione della congiunzione "e" in questa serie di aggettivi negativi riferiti a Rosso Malpelo.
brutto e cencioso e sbracato
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