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Filastrocca di Primavera, Gianni Rodari

Filastrocca-di-primavera

Gianni Rodari era noto per la sua capacità di creare filastrocche fresche, ritmate e piene di allegria, perfette per i bambini. La Filastrocca di primavera ne è un ottimo esempio e in questa pagina ne riportiamo il testo e vi proponiamo anche una breve e semplice interpretazione.





Filastrocca di primavera: testo

Filastrocca di primavera
più lungo è il giorno, più dolce la sera.
Domani forse tra l’erbetta
spunterà la prima violetta.
O prima viola fresca e nuova
beato il primo che ti trova,
il tuo profumo gli dirà,
la primavera è giunta, è qua.
Gli altri signori non lo sanno
e ancora in inverno si crederanno:
magari persone di riguardo,
ma il loro calendario va in ritardo.



Spiegazione e commento

Attraverso questa filastrocca l'autore spiega cosa in consiste la primavera in modo assai semplice e scorrevole. Incomincia dicendo che in primavera le giornate tendono ad allungarsi, cioè le ore di luce tendono ad aumentare e quelle di buio a diminuire e la sera diventa più dolce, nel senso che è più calda e si può cominciare a uscire di sera senza rabbrividire. Per chi non dovesse saperlo il 21 marzo è l'Equinozio di primavera, giorno in cui le ore di luce sono uguali a quelle di buio (12 ore di luce e 12 di buio). Poi ci parla del giorno successivo, alludendo al fatto che stia scrivendo questa poesia il giorno prima di primavera, facendo riferimento al fatto che nei primissimi giorni di primavera, appaiono nell'erba le prime violette. Descrive questa violetta come qualcosa di fresco e nuovo, e chi la troverà per primo sarà fortunato perché il suo profumo gli annuncerà l'arrivo della primavera (anche a livello visivo).

La filastrocca scherza anche sul fatto che alcune persone potrebbero essere così presi dai loro pensieri da non rendersi nemmeno conto che è avvenuto il cambio di stagione e che sia arrivata la primavera, pensando ancora di essere in inverno. Chi non se ne accorge potrebbe essere considerato una persona importante (essendo troppo indaffarata per pensare a queste "sottigliezze"), ma in realtà il loro calendario è sbagliato ed è in ritardo rispetto alla natura che si risveglia.
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Chi sono? di Aldo Palazzeschi: parafrasi, analisi, commento

chi-sono-palazzeschi

Chi sono? è una poesia di Aldo Palazzeschi contenuta nella raccolta Poemi del 1909. In questa poesia l'autore crea una sorta di autoritratto nel quale cerca di dare una definizione di se stesso, del ruolo del poeta e della poesia, adottando il suo tipico tono ironico e scherzoso.





Chi sono?: scheda poesia

Titolo Chi sono?
Autore Aldo Palazzeschi
Genere Tragicomico
Raccolta Poemi
Data 1909
Corrente letteraria Futurismo
Temi trattati Il ruolo del poeta e della poesia
Frase celebre «Chi sono? Il saltimbanco dell’anima mia.»




Chi sono?: testo

Son forse un poeta?
No, certo.
Non scrive che una parola, ben strana,
la penna dell’anima mia:
« follìa ».
Son dunque un pittore?
Neanche.
Non ha che un colore
la tavolozza dell’anima mia:
« malinconìa ».
Un musico, allora?
Nemmeno.
Non c’è che una nota
nella tastiera dell’anima mia:
« nostalgìa ».
Son dunque... che cosa?
Io metto una lente
davanti al mio cuore
per farlo vedere alla gente.
Chi sono?
Il saltimbanco dell’anima mia.




Parafrasi

Forse sono un poeta?
No, certo.
La penna della mia anima
scrive solo una strana parola:
"follia".
Dunque sono un pittore?
Neanche.
La tavolozza della mia anima ha solo un colore:
"malinconia".
Allora sono un musicista?
Nemmeno.
Nella tastiera della mia anima
c'è solo una nota:
"nostalgia".
Dunque… che cosa sono?
Metto una lente
davanti al mio cuore
per farlo vedere alla gente
Chi sono?
L'acrobata della mia anima



Analisi del testo

Schema metrico: un'unica strofa di 21 versi liberi con rime baciate ai versi 4-5, 9-10 e 14-15.

Questa poesia è come una sorta di manifesto poetico dell'autore. Palazzeschi non accetta i ruoli tradizionali in cui di solito è racchiusa la poesia, ma si scontra direttamente con la realtà e lo svilimento dell'arte.

Il titolo stesso, con la domanda "Chi sono?", mette in evidenza il vero problema: la ricerca di un'identità.

Nel verso 5, la penna è in grado di scrivere solo la parola "follia", suggerendo che il poeta è capace solo infrangere le regole, considerando che non esiste un criterio universalmente valido.
Nel verso 10, la tavolozza che ha solo il colore della malinconia mostra l'assenza delle tradizionali tonalità di certa poesia, che Palazzeschi rifiuta esplicitamente. Nell'ultimo verso, l'unica definizione che il poeta riesce a dare di sé stesso è quella di "saltimbanco". Si definisce un acrobata di strada che mostra il suo talento (arte) nelle piazze pubbliche in cambio di pochi spicci. E per farsi notare, deve mettere in mostra la sua intimità più profonda ingrandendola con una lente, affinché la gente sia in grado di vederla.

Quello che ne viene fuori è che Palazzeschi propone qualcosa di diverso, basato sul divertimento nell'arte e sulla sua capacità di rompere le regole.



Figure retoriche

  • Anafora = "son" (vv. 1, , 6, 16).
  • Personificazione = "scrive" (v.3).
  • Metafora = "la penna dell’anima mia" (v.4); "la tavolozza dell’anima mia" (v.9); "nella tastiera dell’anima mia" (v.14); "Il saltimbanco dell’anima mia" (v. 21).
  • Allitterazione della M = "anima, mia, malinconia, musico, nemmeno" (vv. 9-12).




Commento

L'inizio della poesia ricorda un'altra poesia intitolata "Desolazione del povero poeta sentimentale" e che stata scritta da Sergio Corazzini, ma qui il poeta-fanciullo diventa il "saltimbanco" della sua anima, navigando tra "follia" e "malinconia", senza nascondere la "nostalgia". Il poeta espone il suo cuore, cercando forse comprensione e condivisione. Si nota anche una disillusione dolorosa riguardo al ruolo del poeta, meno esaltato rispetto al periodo di D'Annunzio e Pascoli, ma ancora in grado di esprimere sentimenti profondi in una società che sembra non interessarsi più alla poesia. L'immagine finale del saltimbanco rappresenta comunque la libertà e il rifiuto del conformismo, anche se la solitudine malinconica rimane una costante. Il poeta desidera giocare, proprio come fa in questa poesia, presentandosi anche come un buffone.
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21 marzo: poesia di Gianni Rodari

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La poesia 21 marzo è stata scritta da Gianni Rodari, il celebre poeta e pedagogista italiano, per dedicarla alla primavera, essendo questo giorno la data di inizio della stagione primaverile. Ma non in essa non si limita solamente a dare il benvenuto alla stagione del risveglio della natura, dato che inserisce nel testo ance un messaggio di pace.





21 marzo: testo

La prima rondine
venne iersera
a dirmi: "È prossima
la Primavera!
Ridon le primule
nel prato, gialle,
e ho visto, credimi,
già tre farfalle".

Accarezzandola
così le ho detto:
"Sì è tempo, rondine,
vola sul tetto!"

Ma perché agli uomini
ritorni in viso
come nei teneri
prati il sorriso
un’altra rondine
deve tornare
dal lungo esilio,
di là dal mare.

La Pace, o rondine,
che voli a sera!
Essa è per gli uomini
la primavera.



Spiegazione e commento

Il poeta ci comunica che la sera precedente una rondine è andata da lui per informarlo che la primavera è vicina, che si vedono le primule colorate (ridon) nei prati con il loro colore giallo, e che ha già visto volare tre farfalle. Il poeta ci dice che si è avvicinato alla rondine e che l'ha accarezzata rispondendole che in effetti anch'egli sente l'avvicinarsi della stagione primaverile e la incoraggia a volare sul tetto. Questo "ordine" che il poeta dà all'animale sta a significare che ufficialmente è arrivato il tempo per la rondine di annunciare l'arrivo della primavera a tutti, essendo il giorno 21 Marzo (la data è riportata nel titolo della poesia). Poi però, sempre mantenendo un tono giocoso, ma affrontando un tema più serio, il poeta fa notare che per far tornare il sorriso a tutte le persone non è nemmeno sufficiente il passaggio da una stagione fredda a una più mite, ma è necessario che faccia ritorno da molto lontano un'altra rondine, che non si fa vedere da molto tempo, per portare la pace, essendo questa per le persone la vera la primavera. Dunque, l'annuncio della primavera diventa un mezzo per lanciare un messaggio di Pace. Notare anche che questo termine sia stato scritto in maiuscolo proprio per non lasciare dubbi su quale sia lo scopo di questa poesia.



Figure retoriche

  • Personificazione = "a dirmi" (v.3); "ridon le primule" (v.5).
  • Similitudine = ritorni in viso come nei teneri prati il sorriso (vv. 14-16).
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Dall'uovo di Pasqua: poesia di Gianni Rodari

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"Dall'uovo di Pasqua" è una poesia scritta da Gianni Rodari che calza a pennello per il giorno di Pasqua e che per il suo stile giocoso e per la rima può essere imparata facilmente anche dai bambini più piccoli. Non è una poesia incentrata solamente sulla Pasqua ma è anche un forte messaggio contro la guerra.





Dall'uovo di Pasqua: testo

Dall'uovo di Pasqua
è uscito un pulcino
di gesso arancione
col becco turchino.
Ha detto: "Vado,
mi metto in viaggio
e porto a tutti
un grande messaggio".
E volteggiando
di qua e di là
attraversando
paesi e città
ha scritto sui muri,
nel cielo e per terra:
"Viva la pace,
abbasso la guerra".



Spiegazione e commento

L'uovo di Pasqua simboleggia la tomba vuota dove furono depositate le spoglie mortali di Gesù Cristo dopo la crocifissione, vuota perché appunto Gesù era già resuscitato e non si trovava più al suo interno. L'immagine del pulcino che esce dall'uovo di Pasqua non è esattamente una resurrezione, ma simboleggia la nascita di una nuova vita. Dunque, scherzando sul fatto che da un uovo di cioccolato sia nato un pulcino, e attribuendogli dei colori (arancione nel piumaggio e con il becco turchino), l'autore di questa poesia lo trasforma in un qualcosa che è molto di più di un semplice animale che pigola: il pulcino diventa il portatore di un importante messaggio di pace.
«Viva la pace, abbasso la guerra!»
Per quanto riguarda il pulcino pare ci sia anche una leggera somiglianza con la figura degli apostoli, che sono stati testimoni diretti della vita, morte e risurrezione di Cristo e perciò la loro funzione era quella di riportarne autorevolmente l'insegnamento.
Il messaggio del pulcino però non è riferito a una specifica religione o a uno specifico popolo in quanto è scritto in una lingua universale. Spostandosi in paesi e città e scrivendo sui muri, e anche grazie all'immaginazione, nel cielo e per terra, ricorda uno dei beni più preziosi: la pace (l'opposto della guerra). Questo modo di trasmettere un messaggio così semplice e meraviglioso suggerisce che la pace non conosce confini né limiti e può essere diffusa ovunque, se solo c'è la volontà di farlo.
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Aggettivi per descrivere la Pasqua

Pasqua-con-aggettivi

Per i credenti cristiani, nel giorno di Pasqua viene celebrata la resurrezione di Gesù Cristo avvenuta tre giorni dopo la sua morte in croce. In Italia si è soliti in questa data scambiarsi gli auguri di buona Pasqua, regalare uova di Pasqua ai bambini, le colombe ad amici e parenti, pranzare con il classico agnello arrosto.





Aggettivi Pasqua

Su questa pagina troverete un elenco di aggettivi per descrivere la Pasqua, ovvero parole per raccontare come avete vissuto questa giornata speciale dal punto di vista religioso, ma ance per descrivere altri elementi di questa giornata come ad esempio il tempo e le temperature. La Pasqua dovrebbe essere un giorno di gioia per tutti, ma sfortunatamente non sempre è così. Per questo motivo, abbiamo incluso anche aggettivi negativi, nel caso vogliate raccontare un evento triste accaduto in questo giorno, o parlare di coloro che magari sono meno fortunati e non possono trascorrere questo giorno insieme alla propria famiglia. Inoltre, potreste descrivere la Pasqua come una festa sempre più orientata sull'aspetto commerciale e sempre meno sulla religione.



Come ti sembra la Pasqua?

Aggettivi positivi sulla Pasqua

Allegra, appassionante, bella, divertente, elettrizzante, fantastica, favolosa, felice, festosa, fortunata, fruttuosa, gioiosa, incantevole, incredibile, indimenticabile, intensa, interessante, magica, magnifica, meravigliosa, piacevole, positiva, produttiva, propizia, ricca, rilassante, riposante, serena, soddisfacente, sorprendente, speciale, splendida, straordinaria, unica, viva.


Aggettivi negativi sulla Pasqua

Brutta, caotica, costosa, deludente, difficile, dimenticabile, disastrosa, faticosa, frenetica, indaffarata, infelice, infruttuosa, lugubre, monotona, negativa, noiosa, orribile, pesante, perduta, pericolosa, pessima, povera, scadente, schifosa, sfortunata, spaventosa, spiacevole, stressante, terribile, tetra, uggiosa, vuota.


Aggettivi neutrali sulla Pasqua

Affollata, anonima, bianca, commerciale, cristiana, esagerata, leggera, lenta, normale, religiosa, ripetitiva, sacra, santa, spirituale, tradizionale, tranquilla.



Aggettivi Pasqua: descrivere le persone

Accoglienti, affettuose, amorevoli, annoiate, ansiose, arroganti, caritatevoli, contente, eccitate, esauste, felici, generose, infelici, rilassante, preoccupate, presuntuose, serene, socievoli, solidali, sorridenti, spensierate, stressate, tristi.



Aggettivi Pasqua: descrivere i luoghi, le case, le strade

Addobbata, calorosa, colorata, decorata, dorata, illuminata, luminosa, ornata, scintillante, spenta.



Aggettivi Pasqua: tempo e temperature

Calda, fredda, gelata, gelida, ghiacciata, invernale, mite, nevosa, piovosa, primaverile, soleggiata, tempestosa, ventosa.



Aggettivi Pasqua: durata

Breve, corta, interminabile, lunga, prolungata.
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Pasqua: significato, simboli tradizioni

Pasqua

Ogni anno celebriamo il giorno di Pasqua con amici e parenti, scambiandoci doni come colombe e uova di cioccolato e facendoci gli auguri di Buona Pasqua. Tra risa, regali e spensieratezza va a finire che il vero motivo per cui viene celebrata la Pasqua passa in secondo piano. Eppure suonano le campane a festa, ma cosa è successo esattamente in questo giorno dal punto di vista religioso, perché è stato scelto proprio questo nome e come mai ogni anno si festeggia la Pasqua in un giorno diverso rispetto al passato?





Pasqua: scheda informativa

Cosa Pasqua
Quando tra il 22 marzo e il 25 aprile
Etimologia Pesacḥ
Significato Passaggio
Frase celebre «Che la sorpresa più bella dentro l'uovo di Pasqua sia la realizzazione del desiderio che abita nel tuo cuore. Buona Pasqua!»

Altre frasi



Pasqua: cos'è?

La Pasqua è una delle celebrazioni più importanti nel calendario liturgico cristiano. È la festa che celebra la resurrezione di Gesù Cristo il terzo giorno della sua sepoltura dopo la sua crocifissione. La Pasqua è vissuta dai credenti cristiani di tutto il mondo come un momento di gioia e di riflessione in quanto viene celebrata la vittoria di Cristo sulla morte e la speranza di vita eterna che questo evento rappresenta.

Il giorno di Pasqua è preceduto dalla Quaresima, un periodo di 40 giorni caratterizzato da digiuno, preghiera e penitenza, in particolare nei venerdì di Quaresima, nel mercoledì delle ceneri e il venerdì santo, che sono giorni di astinenza dalla carne e dai cibi ricercati o costosi. La settimana di Pasqua è detta Santa (Settimana Santa) perché oltre la domenica di Pasqua vi è anche il giovedì santo (lavanda dei piedi e Ultima Cena) e venerdì santo (crocifissione e morte di Gesù).



Pasqua: etimologia

Il termine Pasqua deriva dal latino "Pascha", che a sua volta deriva dal greco antico "páskha", che deriva dall'ebraico "Pesacḥ", che vuol dire "passaggio" o "passare oltre" a seconda se stiamo facendo riferimento alle radici ebraiche o alla Pasqua cristiana.


Radici ebraiche

Il riferimento va alla storia della decima piaga, quando Dio disse agli ebrei di segnare le porte delle case d'Israele con del sangue d'agnello. Questo fece sì che il distruttore passasse oltre, colpendo solo le case degli Egizi e non quelle degli ebrei. Questo segnò l'inizio della liberazione degli ebrei dalla schiavitù in Egitto e il loro cammino verso la terra promessa, grazie a Mosè.


Pasqua cristiana

Con l'arrivo del cristianesimo, la festa della Pasqua ha ottenuto un nuovo significato, in riferimento al passaggio dalla morte alla vita da parte di Gesù Cristo. Secondo il racconto biblico, quando Adamo ed Eva si trovavano nel Giardino dell'Eden, commisero il cosiddetto "peccato originale", ovvero mangiarono il frutto dell'albero della conoscenza del bene e del male sebbene gli fosse stato vietato da Dio in persona. Con la passione, la crocifissione e la resurrezione, Gesù ha liberato gli esseri umani dal peccato originale ristabilendo il rapporto tra Dio e l'umanità che era andato perduto.



Quando è Pasqua? Come si calcola?

La Pasqua è una festa mobile perché a differenza del Natale che cade sempre nello stesso giorno, il 25 dicembre, il giorno di Pasqua è ogni anno diverso, anche se cade sempre di domenica. È una festa che cade ogni anno tra la fine di marzo e l'inizio di aprile, perché è calcolato seguendo le fasi lunari. Da molto tempo, dal lontano 325 d.C. per essere precisi, si è deciso che la Pasqua dovrebbe sempre cadere la domenica dopo la prima luna piena che compare dopo l'equinozio di primavera (21 marzo).

La Pasqua dunque cade sempre tra il 22 marzo e il 25 aprile. Questo porta a tre tipi di Pasqua: la Pasqua bassa (dal 22 marzo al 2 aprile), la Pasqua media (dal 3 aprile al 13 aprile) e la Pasqua alta (dal 14 aprile al 25 aprile).

L'ultima volta che si è verificata la Pasqua più bassa è stato il 22 marzo del 1818. Non succederà di nuovo fino al 2285! L'ultima volta che si è verificata la Pasqua più alta è stato il 25 aprile del 1943, poi ricadrà di nuovo nel 2038!



Simboli pasquali

Eccovi quali sono i simboli della Pasqua e i loro riferimenti cristiani.
  • L'uovo: simbolo della vita e della nascita, e la cui rottura simboleggia la tomba vuota.
  • L'agnello: simboleggia il sacrificio compiuto da Gesù.
  • La colomba: simboleggia la Pace e lo Spirito Santo.
  • Il coniglio: nei paesi anglosassoni e più in generali quelli del nord hanno una simpatica mascotte per commemorare questo giorno: il coniglio pasquale.
  • L'ulivo: la domenica precedente quella di Pasqua è chiamata domenica delle Palme che serve a ricordare la folla che accolse Gesù salutandolo alzando foglie di palma e ulivo.
  • La campana: ha un ruolo importante perché il venerdì, giorno in cui Gesù muore crocifisso, le campane vengono legate per non suonare, mentre la domenica, giorno della resurrezione, suonano in segno di festa.
  • La croce: era uno strumento di tortura durante l'Impero Romano e Gesù è morto crocifisso.
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Perché il sabato si chiama così?

sabato-nome-significato

Il sabato è un giorno amato proprio da tutti, metaforicamente è un sospiro di sollievo che si prende al termine della settimana dopo tante giornate intense di scuola (per i giovani) e di lavoro (per gli adulti). Dunque si tratta di un'intera giornata, e per alcuni mezza giornata, da dedicare ad altre attività diverse da quelle della routine e in particolare allo svago. Tra le tante cose che si possono fare di sabato, ce n'è una che se siete qui potreste aver fatto, ed è domandarsi perché il sabato si chiama proprio così.





Sabato: etimologia

Il nome sabato, inteso come il sesto giorno della settimana che si trova tra il venerdì e la domenica, ha radici antiche e proviene dal latino "sabbatum", che a sua volta deriva dal greco "sábbaton". Quest'ultimo termine ha origini ebraiche, dato che deriva dalla parola ebraica "shabbat", che significa "giorno di riposo".

In precedenza, il sabato era associato al dio Saturno (Saturni dies) e questa attribuzione è ancora presente nel nome inglese Saturday.



Cos'è lo shabbat?

Nella tradizione ebraica, il sabato (shabbat) è considerato il settimo e ultimo giorno della settimana, un giorno di riposo (è vietato lavorare) e di preghiera. Quanto detto è basato sul racconto della Genesi nell'Antico Testamento, dove si narra che Dio si sia preso un giorno di riposo dopo aver completato la creazione del mondo.

Questo giorno di riposo che viene celebrato ogni sabato ed è chiamato shabbat è considerato sacro nella religione ebraica. Durante lo Shabbat, si recita una preghiera speciale chiamata Kiddush sulla coppa di vino la sera e la mattina, per mostrare che il giorno è sacro. Alla fine dello Shabbat, si recita un'altra preghiera chiamata Havdalah, usando una coppa di vino, delle spezie profumate e una candela. Durante questo giorno, si consumano tre pasti speciali che includono la Challah, un pane tradizionale, e solitamente carne. Inoltre, si dedica del tempo allo studio della Torah, il libro sacro ebraico.
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