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La dolce vista e 'l bel guardo soave - Cino da Pistoia

Testo:

La dolce vista e 'l bel guardo soave
De’ più begli occhi che si vider mai,
Ch’i’ ho perduto, mi fa parer grave
La vita sì ch’io vo traendo guai;
E ’n vece di pensier leggiadri e gai
Ch’aver solea d’amore,
Porto desii nel core
Che nati son di morte,
Per la partita che mi duol sì forte.
Oimè! deh perchè, Amor, al primo passo
Non mi feristi sì ch’io fussi morto?
Perchè non dipartisti da me, lasso!,
Lo spirito angoscioso ched io porto?
Amor, al mio dolor non è conforto :
Anzi, quanto più guardo.
Al sospirar più ardo;
Trovandomi partuto
Da quei begli occhi ov’io t’ho già veduto.
Io t’ho veduto in quei begli occhi, Amore,
Tal che la rimembranza me n’occide
E fa sì grande schiera di dolore
Dentro alla mente, che l’anima stride
Sol perchè morte mai non la divide
Da me; come diviso
Mi trovo dal bel viso
E d’ogni stato allegro,
Pel gran contrario ch’è tra ’l bianco e ’l negro.
Quando per gentil atto di salute
Vêr bella donna levo gli occhi alquanto,
Sì tutta si disvìa la mia virtute.
Che dentro ritener non posso 'l pianto,
Membrando di madonna, a cui son tanto
Lontan di veder lei.
O dolenti occhi miei,
Non morite di doglia?
Sì per vostro voler, pur che Amor voglia.


Parafrasi

La dolce vista e il dolce sguardo dei più begli occhi che mai splendettero, che ho perduto, mi fanno sembrare tanto pesante l'esistenza, che io vado lamentandomi; e invece dei pensieri d'Amore leggiadri e allegri che io solevo avere, porto nel cuore desideri di morte per la mia forzata partenza, tanto me ne dispiace!
Ahimé, Amore, perché non mi hai ferito a morte nel primo momento? Perché, spirito desolato che io trascino in vita, non te ne sei andato da me? Amore, non vi è conforto possibile al mio dolore; anzi, quando più ci penso, più ardo sospirando, trovandomi diviso da quei begli occhi, e il ricordo mi fa morire, e affolla tanti pensieri dolorosi nella mia mente, che l'anima grida solo perché la morte, ahimè, non la divide dal corpo, così come le grandi lotte che ci sono tra Bianchi e Neri mi hanno diviso dal riso gioioso e da ogni felicità. Quando per gentile cenno di saluto alzo gli occhi un poco verso una bella donna, la mia facoltà vitale sembra tutta spirare, tanto che non posso trattenere le lacrime, ricordandomi della donna, il riveder la quale mi è tanto lontano.
O miei occhi, non morirete di dolore? «Sì, se dipendesse da noi, purché lo voglia Amore.»
Amore, il mio destino è troppo crudele, e ciò che avviene agli occhi miei mi è causa di grande dolore; dunque, pietà, che la tua mano li chiuda, poiché ho perduto la vista amorosa; e quando si acquista vita col morire, è cosa gioiosa la morte;  tu conosci quel luogo dove dovrà volarsene poi il mio spirito, e sai quanta pietà si avrà di lui. Amore, il mio tormento ti invita a essere un pietoso assassino; poiché così mi piace, concedimi la gioia di morire, affinché il mio spirito possa volare a Pistoia.


Analisi del testo

La lirica in esame è una canzone costituita da cinque stanze di nove versi endecasillabi e settenari, rimanti secondo lo schema ABAB (fronte di due piedi di due versi ciascuno) BccdD (sirma). Il ritmo della lirica è ben scandito e caratterizzato da una particolare fluidità melodica in virtù della scarsa presenza di enjambements; Il linguaggio utilizzato dal poeta è piano, leggiadro, dolce.


Commento

Cino, lontano dalla sua Pistoia, piange la lontananza dell'amata. Lo stato d'animo del poeta nasce qui dall'esilio, per ragioni politiche, dall'accorato rimpianto che trova accenti di vera poesia.
L'avere perduto la visione di lei, dei suoi occhi, gli fa desiderare la morte (1-9); perché Amore piuttosto che lasciarlo privo di lei, non lo ha fatto morire?
Il poeta non riesce a trovare conforto(10-18); il ricordo di lei lo strazia, lo immerge in uno sconfinato dolore (19-27); ogni bella donna che vede gli fa ritornare in mente la sua, e ciò accresce il suo tormento (28-36); voglia Amore chiudere per sempre i suoi occhi, chè almeno dopo la morte l'anima sua potrà tornare a Pistoia a rivedere la sua donna. (37-50).

E' un lamento in cui s'avvertono echi cavalcantiani(la personificazione d'Amore,l'invocazione alla morte,il ritorno dell'anima presso la donna dopo la sua morte)ma fuori da quella atmosfera magica e irreale del poeta fiorentino,non abbiamo qui una trasfigurazione dei sentimenti,ma un intimo diario.
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Gentili donne e donzelle amorose - Cino da Pistoia

Testo:

Gentili donne e donzelle amorose,
il vostro bello e gai' rassembramento
che fa gioir chi 'n voi ha 'ntendimento
veggendo voi così sovragioiose,
d'amor fa nascer lagrime pietose
ne li miei occhi per sovvenimento,
crescendo lor per voi maggior talento
di veder quella, ch'a morte mi puose
lo dì che di Bologna si partìo
e gìo a far sì lunga dimoranza
in loco che m'ha fatto spesso noia.
Per certo, aspetto ch'i' di ciò mi moia,
ch'i' perdo vita perdendo speranza;
ché lei vedere è tutto 'l mio disio.


Parafrasi

Donne gentili e fanciulle amorose, la vostra bella e dolce sembianza, che rende felice chi vi conosce vedendovi così allegre oltre ogni dire, fa sgorgare lacrime d'amore e di pietà nei miei occhi al ricordare, poiché in tali occhi cresce il desiderio di vedere colei che mi inferse un colpo mortale il giorno in cui si allontanò da Bologna e andò a soggiornare tanto a lungo in un luogo che spesso mi ha procurato dispetto. Per certo sto aspettando di morire a causa di ciò, poiché io perdo la vita col perdere la speranza; ché il mio massimo desiderio è di vedere lei.


Commento

La poesia di Cino da Pistoia riflette un momento di trapasso, già avvenuto in Dino Frescobaldi: il riaffiorare di spunti realistici, un modo più drammatico e grezzo di trattare la materia amorosa, quasi il presentimento di una maniera nuova. Cino sa descrivere e raccontare, sa creare situazioni poetiche veramente originali: qui ricorda una festa, le amiche della domenica, e confessa la sua malinconia per la lontananza dell'amata.
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Donna, da gli occhi tuoi par che si mòva - Dino Frescobaldi

Testo:

Donna, dagli occhi tuoi par che si mova
un lume che mi passa entro la mente:
e quando egli è con lei, par che sovente
si metta nel disio ched e’ sì trova.
Di lui v’appare una figura nova
che si fa loba e trovasi possente,
e segnoria vi ten sì aspramente,
ch’ogni ferezza al cor par che vi piova.
Pietà non v’è né mercé né calere,
per che si fa crudel com’ella puote
e disdegnosa della vita mia.
Li spirti, che nol posson sofferire,
ciascun si tien d’aver maggior virtute
qual può dinanz’a le’ partirsi via.


Parafrasi

Donna, sembra che dai tuoi occhi si muova uno splendore che mi penetra nell'anima; e quando è dentro di essa, pare che spesso si accordi col desiderio d'amore che in essa si trova. Suscitata da questo desiderio vi appare una mirabile figura che spesso si trasforma in lupa o mostra di essere potente, e vi domina così aspramente che nel cuore piove ogni pena. In lei non vi è né pietà, né mercè, né cura dell'amante, perché si rende crudele quanto più può, e disdegnosa della mia vita. Tra gli uomini, che non riescono a resisterle, si ritengono fortunati coloro che possono fuggire da lei.


Commento

È un sonetto di idee: dagli occhi della donna si sprigiona una luce che dà vita al desiderio d'amore. Non vi è compassione in questa donna sdegnosa, cui gli uomini non sanno resistere.
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Frasi, proverbi e poesie sul mese di Giugno


Giugno è il sesto mese dell'anno secondo il calendario gregoriano ed è composto da 30 giorni. Il nome giugno deriva dalla dea Giunone, moglie di Giove. Viene chiamato anche il "Mese del Sole" perché il 21 giugno è il giorno del solstizio d'estate e l'inclinazione del sole è tale da avere la massima durata di luce nell'arco di un giorno. Secondo un antico proverbio è erroneamente nel giorno di San Giovanni (24 giugno) che si ha la giornata più grande. È chiamato anche il "Mese della Libertà", perché il 2 giugno è il giorno della festa della Repubblica italiana, per ricordare che il 2-3 giugno 1946 si tenne un referendum istituzionale indetto a suffragio universale dove gli italiani hanno votato come forma di governo la repubblica piuttosto che la monarchia.

In questa pagina avrete modo di leggere le frasi sul mese di giugno caratterizzate dal clima mite, dalle poche piogge previste ma che potrebbero recare danni alle viti, dalla grande abbondanza di ciliegie, dal mese dei fiori (maggio) che ci lascia.


Le frasi

Acqua di giugno rovina il mugnaio.

Acqua di san Giovanni, acqua da tiranni.

Di giugno falce in pugno e se non è in pugno bene luglio ne viene.

Giugno lavoratore, porta in casa la felicità.

I temporali di san Pietro fanno tremare.

D'aprile non ti scoprire, di maggio non ti fidare, di giugno fa quel che ti pare.

Pioggia a san Medardo, quaranta giorni il suo dardo.

San Paolo e Pietro [29 giugno] piovosi, per trenta giorni sono dannosi.

Se piove a san Giovanni l'asciutto farà poco danno.

Triste è quell'anno in cui il Corpus Domini tocca a san Giovanni.

Giugno, la falce in pugno; se non è in pugno bene, luglio ne viene.

Giugno freddino, povero contadino.

Di maggio, ciliegie per assaggio; di giugno, ciliegie a pugno.

D'aprile non t'alleggerire; di maggio vai adagio, di giugno getta via il cuticugno, ma non lo impegnare, che potrebbe abbisognare.

Se marzo non marzeggia, giugno non festeggia.

Per San Piero [29 giugno], o paglia o fieno.

Tra maggio e giugno fa il buon fungo.

Se piove per San Barnabà [11 giugno], l'uva bianca se ne va; se piove mattina e sera, se ne va la bianca e la nera.

Per San Barnabà [11 giugno] l'uva viene e il fiore va.

GIUGNO è attesa, tempo, viaggio…è una corsa frenetica verso il destino! (Vincenzo Pironti)

Giugno. Per le finestre il sole inonda la bella stanza d’una luce aurina: freme la messe ai solchi della china, la messe ormai matureggiante e bionda. (Guido Gozzano)



Le poesie

(Giugno - Giosuè Carducci)
E' il mese dei prati erbosi e delle rose;
il mese dei giorni lunghi e delle notti chiare.
Le rose fioriscono nei giardini, si arrampicano
sui muri delle case. Nei campi, tra il grano,
fioriscono gli azzurri fiordalisi e i papaveri
fiammanti e la sera mille e mille lucciole
scintillano fra le spighe.
Il campo di grano ondeggia al passare
del vento: sembra un mare d'oro.
Il contadino guarda le messi e sorride. Ancora
pochi giorni e raccoglierà il frutto delle sue fatiche.
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Frasi sulla cacca e merda


Le feci (chiamate anche cacca, merda, sterco, escrementi, stronzi) sono l'insieme delle sostanze di cui il corpo non ha bisogno e che quindi espelle. Queste sostanze di scarto sono fibre non digerite, grassi, proteine, acqua, derivati della bilirubina, batteri ecc.
Le feci hanno un cattivo odore per via della trasformazione e decomposizione da parte dei batteri intestinali del cibo nell'intestino crasso e per trasformazione di altri composti. Un'altra caratteristica è il colore, che può descrivere lo stato di salute dell'individuo, infatti determinate colorazioni sono tipiche di determinate patologie. Il colore è tipicamente marrone per la presenza di stercobilinogeno (prodotto di degradazione della bilirubina), più scuro nel regime carneo povero di scorie e nelle feci esposte all’aria (perché lo stercobilinogeno viene ossidato in stercobilina); può cambiare colore se si fa una alimentazione ricca di vegetali (es. verdure = cacca verde).

In questa pagina potete leggere le migliori frasi sulla cacca e sulla merda incentrate sulla sua puzza, sul fatto che sia una cosa schifosa anche solamente a guardarla ma anche per il semplice motivo che farla è come una sensazione di liberazione. E d'altronde, come dice qualche saggio non molto saggio: "una sana cagata ti fa iniziare bene la giornata".

1) L'amore è come la cacca... se non lo fai stai male!

2) Se l'amicizia fosse una pallina di cacca tu per me saresti una valanga di merda!

3) Se devo andare dove piove merda, devo sapere da che parte soffia il vento. (Nathan Muir)

4) Il mondo è troppo pieno di merda da non poter fare a meno di sentirne almeno la puzza.

5) La vita è come la merda: più passa il tempo e più diventa dura.

6) Le mosche non riposano mai perché la merda è davvero tanta. (Alda Merini)

7) La vita è un panino pieno di merda ed ogni giorno è un morso.

8) Paziente: Dottore, mangio pasta cago pasta, mangio ravioli cago ravioli; cosa devo fare? Dottore: Mangi merda!

9)  Si dice che il mondo sia fatto dal niente. Molto probabilmente è fatto dalla merda. (Christian Friedrich Hebbel)

10) Pensate che figata per un millepiedi quando deve fare la cacca: può stare metà in bagno e metà in salotto.

11) Mangiate merda, milioni di mosche non possono sbagliare.

12) Quando la merda varrà oro, il culo dei poveri non apparterrà più a loro. (Henry Valentine Miller)

13) E' facile per una nazione diventare un paese di merda se è governata dagli stronzi. (Carl William Brown)

14) Cinque sono le lettere che compongono la parola Amore, proprio come Merda. (Fabio Fazio)

15) Una mano lava l'altra vale anche quando siamo in un mare di merda? (DrZap)

16) Sei onesta come le mosche d'estate al mattatoio, che rinascono dalla loro stessa merda. (William Shakepeare)

17) E ricordate, se pesti una merda porta fortuna... è votarla che porta sfiga !

18) Feci : passato remoto di merda. (Respect!)

19) Nel passato ho fatto una vita di merda, adesso faccio una vita di merda, e mi sa che anche nel futuro farò una vita di merda. Insomma ho raggiunto l'attesissima stabilità nella mia vita. (Pinokio)

20) Tra bambini: "Ti scappa la cacca?". "No, quando la faccio resta ferma".

21) Mai dar calci agli stronzi freschi in una giornata torrida! (Harry Truman)

22) Un vecchio detto dice: Occhio non vede, piede che pesta merda. (Mauroemme)

23) La vita e' come un panino alla merda. Più pane hai, meno merda devi mangiare.

24) "Sei una cacca, ma mi piaci" disse la mosca. (Fabio Fazio)

25) Un carabiniere entra in caserma con una enorme merda in mano e dice ai suoi colleghi: "Ragazzi, guardate cosa stavo per calpestare!".

26) "Ma che bel cane, signora. Alano?". "Mah, per cagare, caga...!"

27) "Non seccarmi!" disse una cacca al sole.

28) Lo sapevate che chi ha problemi di stitichezza può festeggiare la liberazione più volte durante l'anno? (Nonciclopedia)

29) La merda e' stanca di essere paragonata a certe persone!!!

30) "Vai a cagare" può essere considerato un buon augurio se si è stitici? (ilduca)

31) Meglio una torta in due che una merda da soli. (Proverbio)

32) "Mi son fatto la cacca addosso, papà". "Riponila nel freezer, che al momento l'offerta supera la domanda". (Altan)

33) Se non riuscite a fare la cacca, compratela già fatta. (Marcello Marchesi)

34) Se non volete le mosche in cucina, fate la cacca in salotto. (Marcello Marchesi)

35) Ad una ragazza: "Tu mi dici che non ti cago, ma se ti cagassi diresti che ti tratto come una merda!" (Matteo Morbio)

36) Non ogni merda ha la fortuna di essere elevata nella vecchiaia al rango di concime (Stanislaw Lec)

37) Non tutti nascono stronzi, ma in un mondo di merda la gente impara in fretta. (Carl William Brown)

38) Non ti dico stronzo, perché in un mondo di merda significherebbe farti un complimento troppo sincero e lusinghiero! (Carl William Brown)

39) Mi considero una merda. Cosi' ho concepito la frase 'Io feci cacca', l'unica formata da tre sinonimi. (Diego Telatin)

40) In un mondo di merda è abbastanza ovvio che abbondino gli stronzi e forse è anche per questo che i profumi hanno così successo. (Carl William Brown)

41) Se sei in un mare di merda senza barca, non aspettarti la Guardia costiera. (Neal Asher)

42) Chi si batte con la merda si lorda sia che vinca, sia che perda. (Proverbio)

43) Nessuno sente la puzza della propria merda ma riesce a sentire a un miglio quella degli altri. (Proverbio)

44) Arrivi ad un punto in cui capisci che quella che credevi fosse cioccolata, in realtà era merda.

45) Mi stupisce sempre entrare in un bagno da dove ne esce una ragazza e venir avvolto da puzza di cacca invece che da profumo di rose. (MaxMangione, Twitter)

46) La merda devi toglierla subito, appena la vedi o al primo accenno di puzza. Altrimenti ti abitui ed è finita. (pellescura, Twitter)

47) Bisognerebbe fare tutti come le piante, che invece di prenderne la puzza sfruttano la merda che hanno intorno per crescere. (postofisso2012, Twitter)

48) La cacca è come mia madre, più mi allontano da casa più si fa sentire. (MaxMangione, Twitter)

49) Nella vita vince chi riesce a fare la cacca nei bagni dei bar, dei ristoranti e all'autogrill. (Il FuGigiBi, Twitter)

50) Che ansia uscire di casa la mattina senza aver fatto la cacca che poi ci pensi tutto il giorno e se ti scappa che sei in giro? Che ansia. (Ri_Ghetto, Twitter)

51) Curiosità: se una donna non si trova a suo agio in un ambiente diverso dal solito, può trattenere la cacca fino a 3 mesi. (TristeMietitore, Twitter)

52) Il poter fare la cacca in tranquillità a casa è un vantaggio non da poco dell’essere single. (DIavolo, Twitter)
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Differenza tra Mr, Mrs, Miss, e Ms (inglese)


Nella lingua inglese, proprio come nella lingua italiana, ci sono diversi modi per riferirsi ad una persona a seconda se questa sia uomo o donna, sposata o meno, e dell'età. Si utilizzano le parole ''Mr'' , ''Mrs'', ''Ms'' e ''Miss'' in inglese ed in questa pagina andremo a vedere la differenza per ciascuno di essi e quando e come utilizzarli in modo corretto.


Per ogni termine viene riportata la spiegazione, la persona a cui si fa riferimento ed anche la relativa pronuncia in inglese.

Mr. è maschile e significa genericamente signore. Si usa per qualsiasi uomo adulto. (Si pronuncia "Mister").

- Miss. è femminile e significa signorina. Si usa per le donne non sposate. (Si pronuncia "Miss").

- Mrs. è femminile e significa signora. Si usa per tutte le donne sposate. (Si pronuncia "Misses").

- Ms. è femminile ma è anche un termine inventato per nascondere l'informazione riguardo il matrimonio della donna. (Si pronuncia "Mizz").


L'uomo è sempre Mr., non si sa se sia sposato o meno, perché sarebbe diverso per la donna?
Per eliminare la disparità di trattamento tra il significato di donna sposata e non (ovvero tra moglie fortunata e zitella sfigata). Da un po' di anni a questa parte si è stabilito di utilizzare il generico "Ms." che significa semplicemente "donna adulta", senza più distinguere se sposata o meno.
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No spero di trovar giammai pietate - Dino Frescobaldi

Testo:

No spero di trovar giammai pietate
negli occhi di costei, tant’è leggiadra.
Questa si fece per me sottil ladra,
ché ’l cor mi tolse in sua giovane etate.
Trasse Amor poi di sua nova biltate
fere saette in disdegnosa quadra
dice la mente, che non è bugiadra,
che per mezzo del fianco son passate.
I’ non ritrovo lor, ma ’l colpo aperto,
con una boce che sovente grida:
«Merzé, donna crudel, giovane e bella!»
Amor mi dice, che per lei favella:
«Novo tormento conven che t’uccida,
poi non se’ morto per quel c’hai soferto».


Parafrasi

Non spero di trovare mai pietà negli occhi di costei, tanto è altera! Costei si fece per me ladra astuta, poiché mi rubò il cuore, pur essendo giovinetta. Amore trasse poi dalla sua meravigliosa bellezza delle frecce acuminate in disdegnosa foggia. La mia anima, che, non è bugiarda, afferma che tali frecce mi hanno trapassato il fianco. Io non le ritrovo conficcate in me, ma vedo le ferite aperte che sembrano spesso gridare: «Pietà, donna crudele, giovane e bella!».
Amore mi dice, parlando per conto di lei: è necessario che un nuovo tormento ti uccida, poiché tu non sei morto a causa di ciò che hai patito.


Commento

Lo stile aspro del Frescobaldi, il gioco ritmico e fonico delle rime non sono soltanto invenzioni, artificio: il suo è un modo risentito di parlare d'amore.
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Come affrontare l'esame orale di Terza Media


Il mese di giugno potrebbe essere considerato come il mese della liberazione per tantissimi studenti, che finalmente potranno godersi le loro meritate vacanze. A questa categoria fanno eccezioni coloro che sono all'ultimo anno di scuola perché dovranno prima superare l'esame finale come ad esempio i ragazzi della terza media.
Nonostante gli insegnanti abbiano già delle idee chiare sul voto che dovranno mettere in pagella per ciascun alunno, non bisogna assolutamente prenderla alla leggera perché ci penseranno già il caldo e lo stress a rallentare il vostro apprendimento e a farvi dimenticare le cose che già credevate di aver imparato a memoria.

Dopo la prova scritta (3 prove scritte di italiano, matematica e lingua straniera + prova invalsi) giunge la prova orale dell'esame di terza media e questa è la più temuta dagli studenti perché non bisogna solamente saper riflettere bensì ricordare quanto si ha studiato. Dovrebbe essere semplice ricordarsi un'argomento per ogni materia ma l'ansia fa brutti scherzi, soprattutto perché è già impegnativo ripetere davanti ad un solo insegnante, figuriamoci con tutta la commissione (seduta in posizione a ferro di cavallo) che fa dei sorrisi intimidatori, che parla sottovoce e che è pronta a fare delle domande se vi vedranno in difficoltà.

Qui di seguito potete trovare alcune informazioni e consigli per affrontare l'esame orale di terza media (o colloquio pluridisciplinare) nel migliore dei modi:

1) Conoscere la prova:
L'esame orale ha una durata che va dai 15 ai 30 minuti, si presenta come una normale interrogazione ma a sentirvi ci sarà una commissione formata da più professori. Entro questo tempo dovete essere in grado di ripetere ciò che avete studiato e con molta probabilità non vi faranno mai arrivare alla fine di ogni materia.

2) Cosa portare:
Di solito gli insegnanti chiedono ai loro alunni di preparare una tesina che abbia un argomento centrale e tutte le materie che ruotano attorno ad esso o comunque ben collegate tra loro. Il mio consiglio è quello di comunicare, prima che finisca la scuola, coi professori per capire se si viene chiamati per ordine alfabetico; di conseguenza dovrete anche comunicare fra compagni di classe farvi un'idea sulla loro tesina. Sarebbe inutile studiare un poeta e poi scoprire che verrà ripetuto da chi vi precede. Meglio puntare su argomenti ad apparenza complessi e che vengono snobbati da tutti perché l'originalità sarà un punto a vostro favore.
Le tesine più gettonate sono quelle legate alla prima e seconda guerra mondiale, argomenti che annoiano sempre la commissione e che possano indurli a fare delle domande differenti da ciò per cui vi siete preparati.
Su questo sito potete trovare tantissimi argomenti per tesine di terza media.

3) Come gestire il tempo:
Dato che il tempo a disposizione per ripetere sarà limitato, bisognerà dare per scontato che i testi lunghi non ve li faranno mai ripetere fino alla fine. Quindi la cosa più giusta da fare è quella di avere un testo per ogni materia di lunghezza equilibrata: evitate di studiare testi esageratamente lunghi e dal linguaggio complesso ed quelli troppo brevi (sono proprio quest'ultimi a creare delle situazioni di imbarazzo e anche di vergogna).

4) Come preparasi:
Non appena la vostra tesina sarà confermata, non conviene rimandare lo studio agli ultimi giorni; iniziate a studiarla per bene sin da subito e ripassatela ogni volta che avrete un po' di tempo libero. Potrebbe essere utile ripetere ad alta voce ai propri genitori o fratelli e sorelle, spiegandogli (se necessario) che anche se saltate un rigo non è estremamente importante proprio perché gli insegnanti non avranno lo stesso foglio davanti a loro. Ripetere ad altri vi darà più sicurezza e vi aiuterà a non balbettare quando poi dovrete esporla in pubblico. La sera prima non dovete neanche prendere gli appunti, rilassatevi un po' e andate a letto presto... così anche se non riuscirete a prendere sonno facilmente, sarete in ogni caso ben riposati e meno frastornati dal suono della sveglia.

5) Il giorno dell'esame:
I professori con un solo sguardo saranno in grado di capire il vostro stato d'animo. Quando vi andrete a sedete di fronte a loro, fate un respiro profondo e cercate di non apparire stanchi ed annoiati ma come uno studente che si è impegnato tanto e che vorrebbe ottenere il massimo voto possibile. Cercate di fare dei piccoli sorrisi, soprattutto quando tenderanno a chiarire dei concetti, sorridere dà la sensazione che avete la situazione sotto controllo e darete sicuramente una buona impressione. Immagino che la tesina l'avete imparata a memoria ed anche se così fosse dovrete ripeterla in modo tale da farla sembrare un linguaggio parlato (una spiegazione semplificata) e non una lettura presa da un libro, magari lo stesso libro di scuola che anche i vostri stessi insegnanti conoscono bene.

6) Le domande dei professori:
È abbastanza raro che tutti i professori della commissione se ne stiano zitti e buoni per tutta la durata dell'esame orale lasciandovi ripetere in tutta tranquillità. Ci sarà come minimo una domanda e nel caso in cui non l'avete capita bene, non dovrete rispondere in base a quelle poche parole che avete sentito ma dovrete chiedergli cortesemente di poter ripetere la domanda. Anche nel caso in cui avete sentito bene la domanda ma non siete a conoscenza della risposta vi consiglio di fargliela ripetere perché certe volte tendono a dare più informazioni o ad inserire la risposta nella domanda stessa.
Stare in silenzio dopo una domanda è un'atteggiamento sbagliato, meglio rischiare e dire qualcosa, ma senza andare troppo fuoritema. Per esempio potete parlare dell'argomento generale su cui è basata la domanda, facendo capire che l'argomento l'avete studiato o che almeno ve lo ricordate. Se sapete la risposta dovete provare a collegarla con le altre materie che dovrete ancora ripetere (es. A proposito di GUERRA, io ho portato la GUERRA FREDDA in storia...).

7) Il professore chiede un altro argomento:
Di solito i professori seguono ciò che è presente nella mappa concettuale della tesina, ma se un compagno di classe che veniva prima di voi ha già ripetuto da poco lo stesso argomento vi potrebbero chiedere di ripetere qualcos'altro. Nel caso in cui non siete in grado di ripetere l'argomento di scorta, potrete dirgli che l'avevate studiato ma che sul momento avete un vuoto di memoria ma che invece quello della tesina lo sapete perfettamente. In questo modo potrebbero convincersi a lasciarvi continuare a ripetere.

8) La conclusione:
Quando avrete finito di ripetere dovrete evitare le battute del tipo "pensavo fosse più difficile", "io avrei voluto continuare l'interrogazione" oppure peggio ancora "non vedo l'ora di andarmene a casa" perché anche se sono frasi per smorzare la tensione potrebbero ritorcersi contro di voi. Salutate la commissione e fate quello che vi sarà chiesto di fare (ritornare alla propria sedia o uscire fuori insieme agli altri compagni che hanno già ripetuto). Se vi chiederanno come vi è parso l'esame, dovrete dirgli che eravate un po' spaventati perché non avevate mai visto così tanti professori in una volta sola e tutti nella stessa stanza... (o comunque qualcosa di simile); ai professori piace sentirsi superiori, lasciateglielo credere!

Una nota positiva dell'ultimo anno di scuola media è che dopo tanti sforzi, potrete godervi un'estate di totale libertà e senza compiti per le vacanze!
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Morte avversara, poi ch'io son contento - Dino Frescobaldi

Testo:

Morte avversara, poi ch’io son contento
di tua venuta, vieni,
e non m’aver, perch’ io ti prieghi, a sdegno,
né tanto a vil perch’ io sia doloroso.
Ben vedi che di piagner non allento,
e tu mi ci pur tieni
segnato del tuo nero e scuro segno,
però che sai che ’l viver m’è noioso.
Io son sicuro, e fui già pauroso,
di doverti veder, crudele, in faccia;
ed ora, se m’abraccia
da tua parte il pensier, il bascio in bocca.
. . . . [-occa]
Amor per quella che meco s’adorna,
e dicendo va e torna
infin che[d] io ragioni un poco a lui;
poi ne verrà costui - insieme ed ella,
e l’un per servo e l’altra per ancella.
Morte, lo giorno ch’io gli occhi levai
a quella che’l disio
naturalmente mi formò entro al core,
compita, al mio disio, d’ogni biltate,
immantinente ch’io la risguardai,
nello ’ntelletto mio
contento fue lo spirito d’amore
sol di veder la sua nobilitate.
Ma la sua nova e salvaggia etate,
crudele e lenta contro a mia fermezza,
per la sua giovinezza
m’ha tempo, in vanità girando, tolto.
Né io mi son però a dietro vòlto;
ma con quel lume ch’io l’accesi al viso,
mi son piangendo miso
a dir sì basso a la sua grande altura,
che, se [a] merzede giuvinetta e fera,
[l]i sdegni vinca l’umile manera.
Io la trovai della mia mente donna
così subitamente
come Natura mi die’ sentimento,
e canoscenza Amore ed intelletto,
poi gli occhi miei, quando la fecior donna,
sì amorosamente
guardaro in lei, veggendo a compimento
ogni beltate senza alcun difetto,
che li condusse a pianger lo diletto
sì dolcemente, che la vita aperse
e lo cor non sofferse.
Diedersi a pianger, veggendo la vista
ch’i’ ho perduta, e ciascun ora acquista
sì leggermente com’ i’ daria ’l sangue,
onde notrica l’angue
ch’alla punta del cor Amor mi tene,
[s]e[d] io potessi ben - vedere un’ora
come la mente mia quando l’adora!
La mente mia, trafitta e dirubata
da’ ladri miei pensieri,
che m’han promesso il tempo e non atteso,
veggendosi così distrutta, piange;
e la speranza vede scapigliata
sopra ’l disio ch’ieri
d’angoscia cadde tramortito e steso,
né far li può sentire Amor che ’l tange.
E se Pietà ch’agli occhi mi ripiange
di quella natural mi contradice
. . . . [-ice]
io sarò più possente d’ella, intanto
ch’un’ora, nel mio pianto,
mi manderò diritto al cor la spada:
ov’io sog[g]iacerò una volta morto,
poiché vivendo ne fo mille a torto.
Morte, a cui dico? Donna mi disdegna,
né la vita mi vale,
sì m’e rivolto, ciò ch’io chieg[g]io, incontra;
e la cagion qual sia no·lla vi celo:
i’ ho seguito Amor sott’ una insegna,
provando bene e male,
e tutte cose mi son sute contra
poi ch’io vidi a madonna il bruno e ’l velo.
Par che ’nfluenza di malvagio cielo
irasse il tempo e la sua giuventute,
tollendole salute,
acciò ch’un’ora ben no·ll’incontrasse.
Ma se Natura o Dio considerasse
li sofferenti, come far solea,
beato quel sarea
ched e’ potesse tanto ben pensare
quant’ al levar - del vel mi daria ’n sorte
colui ch’è scarso sol di darmi morte.



Parafrasi

O Morte, crudele nemica, poiché  sono contento che tu venga a me, vieni, e non sdegnarti con me perché ti prego, e non ritenermi vile perché mi lamento. Ben vedi come io non cesso di piangere, e tu continui a tenermi in vita, con impresso il tuo scuro segno, perché sai quanto mi è duro vivere. Io ora non ho paura, come prima. di doverti vedere in faccia, o crudele; e ora, se il pensiero di te mi sorprende, io lo abbraccio e lo bacio sulla bocca.
[...] Amor parlando della donna che per me si fa bella, va e torna nella mia mente, finché io non ragioni un poco con lui; così questi due [Amore e Morte] verranno insieme, l'uno come servo, l'altra come ancella.
Morte, il giorno in cui alzai gli occhi verso colei che naturalmente formò nel mio cuore desiderio, piena d'ogni beltà, non appena la guardai, nel mio intelletto fu felice lo spirito d'amore, solo al vedere la sua nobiltà. Ma la sua età giovane e ribelle, crudele e cauta contro la mia fedeltà, per la sua giovinezza mi ha fatto perdere tempo in vane speranze. Né per questo mi sono rivolto al passato, ma, con quella luce che si accese in me nel vederla, mi sono messo piangendo a dire, dalla mia umiltà alla sua altezza, che se lei giovinetta era sdegnosa, la mia umile implorazione l'avrebbe vinta.
Io la trovai signora della mia mente con la stessa rapidità con cui la Natura mi diede la sensibilità e Amore conoscenza e intelligenza. Poiché i miei occhi, quando la resero mia signora, la mirarono con tanto amore, vedendo in lei la bellezza compiuta e perfetta, che la felicità li indusse a piangere sì dolcemente che la mia vita si dischiuse e il cuore non soffrì. Gli occhi si misero a piangere vedendo il suo dolce aspetto che io ho perduto e che ognuno ora percepisce tanto facilmente: come darei il sangue di cui si nutre il serpente che Amore mi tiene alla punta del cuore se potessi veder[la] un'ora sola come si trasforma nella mia mente quando la pensa!
La mente mia, trafitta e derubata dai miei ladri pensieri, che mi han promesso un tempo felice e non hanno mantenuto, vedendosi così ingannata, piange; e vede distrutta la speranza di quel desiderio che ieri cadde ferito d'angoscia, e non può nemmeno fargli sentire Amore che lo tocca. Morte, a chi parlo? La mia donna mi disprezza, e la vita non mi importa più, tanto mi si è rivoltato contro quello che io chiedo; e non vi nascondo la causa: ho seguito Amore in una sola persona, provocando bene e male, e tutto mi è stato contro da quando vidi madonna portare il velo nero. Sembrò che influenza di una stella maligna funestasse il tempo propizio e la sua giovinezza togliendole salute, perché non avesse un'ora sola di felicità. Ma se la Natura o Dio considerassero chi soffre come solevano, sarebbe beato chi potesse pensare tanta felicità, quanta potrebbe darmene, quando la donna si togliesse il velo, Amore, avaro solo nel darmi la morte.



Commento

Non ha grandi pregi stilistici questa canzone, ma il suo linguaggio ha una drammaticità che pone quasi a confronto i temi tradizionali della nobiltà e della bellezza con un più nuovo sentimento del dolore. Si sente, in Dino, la volontà di affrontare la materia dello Stilnovo con immediatezza, senza aiuto di filtri letterari; un atteggiamento psicologico più libero rispetto alle convenzioni di una scuola; il bisogno, infine, di porre accanto all'immaginato, il vissuto. Interessante è, in questa luce, il sentimento drammatico della giovinezza che traspare dalla canzone.
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Rendere Google Analytics anonimo e con cookie tecnici

Il miglior modo per conteggiare le visite di un sito è quello di collegarlo all'account dell'infallibile Google Analytics. Col nuovo provvedimento sui cookie da parte del garante della privacy che entrerà in vigore il 2 giugno 2015, andrebbe considerato Google Analytics come tipologia di cookie di profilazione di terze parti e quindi l'utente dovrebbe inserire la barra per il consenso dei cookie o un banner con l'informativa e probabilmente anche il blocco iniziale dei cookie perché possono essere gestiti seppure in modo parziale anche da chi gestisce un sito. Quindi sarebbe rischioso lasciare il codice così come ci viene fornito, perché sarebbe pur sempre un cookie di profilazione che a differenza delle pubblicità (Adsense e affiliazioni simili) l'utente ha la possibilità di modificare.

Per rendere Google Analytics senza cookie di profilazione, bisognerà rendere tutti i dati raccolti dei navigatori in forma anonima. Solo così i suoi cookie diventeranno tecnici e quindi cesserà anche l'obbligo di aggiungere barre e banner.

Recatevi sul sito Google Analytics, poi selezionate un sito o blog registrato e quindi spostatevi lungo queste sezioni: Amministrazione > Proprietà > Informazioni sul monitoraggio > Codice di monitoraggio.


Il codice che vi apparirà sarà simile al seguente:
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L'unica cosa che cambierà sarà l'ID di monitoraggio, che è unico per ogni sito che avete registrato. Il codice che vi viene fornito acquisisce cookie di profilazione, ma aggiungendo una nuova riga lo si può rendere anonimo.

Quindi il nuovo codice adeguato alla normativa dovrà essere come il seguente:
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  ga('set', 'anonymizeIp', true);
  ga('send', 'pageview');
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In ogni caso il codice di Google Analytics va inserito prima del tag </head>.


Adesso dovreste avere il contatore delle visite di Google Analytics anonimizzato, ma per sicurezza consiglio di ritornare nella sezione Amministrazione del sito e poi su Impostazioni dell'account dovrete togliere il segno di spunta da tutte le impostazioni di condivisione dati come Prodotti e servizi Google, Benchmarking,Assistenza tecnica, Esperto dell'account ed infine cliccare su Salva.


Probabilmente fra questi, solamente Benchmarking utilizza dati in modo anonimo, ma dato che serve solo a Google ed abbiamo la possibilità di disattivarlo senza nessuna conseguenza, il mio consiglio è quello di disattivare anche questa impostazione.
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Mappa concettuale: Reazione esotermica


Le reazioni esotermiche (trasferiscono calore all'ambiente) avvengono dai reagenti ai prodotti con sviluppo di calore e rilascio di energia maggiore di quella assorbita.
Ad esempio il sole e 4 nuclei di idrogeno si fondono e creano un atomo di elio con una grande produzione di energia.
Alcuni esempi sono la combustione, la fissione nucleare, sali+acqua, l'idrossido (ossido di calce + acqua), l'idracido (anidride solforica + acqua = acido solforico).
Le reazioni esotermiche sono più comuni di quelle endotermiche.
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La foga di quell'arco, che s'aperse - Dino Frescobaldi

Testo:

La foga di quell’arco, che s’aperse
per questa donna co le man d’Amore,
si chiuse poi, ond’ io sento nel core
fitto un quadrello che Morte i scoperse:
per che di fuor la mia labbia coperse
d’oscura qualità, sì che’l dolore
si mostra ben quant’è, nel mi’ colore,
e che, giugnendo, l’anima soferse.
Ne la presta percossa di costui,
che fece allore la mente tremare,
la sconsolata fu d’angoscia involta:
come dirittamente vide trare
quel che piangendo mi consuma poi,
e volle che Pietà le fosse tolta!



Parafrasi

La tensione di quell'arco che si è piegato, per mano d'Amore, per questa donna, s'è poi allentata, sì che io sento una freccia, che vi ha provocato la Morte, conficcata nel cuore: esteriormente il mio volto si coprì di pallore, cosicché, nel mio colorito si mostra bene quanto è grande quel dolore che, col giungere del dardo, l'anima soffrì. Per la rapida offesa di costui, che mi fece allora tanto tremare il cuore, la sconsolata [l'anima] fu assalita dall'angoscia: come ella vide tirare l'arco con precisione colui che ora mi fa consumare nel pianto, e che volle le fosse tolta ogni facoltà di commuoversi!



Commento

Il tema dell'amore e della morte è presente anche in Dino Frescobaldi, un poeta di tendenze drammatiche e realistiche. In questo sonetto, le ferite d'amore suggeriscono al poeta immagini prive di quell'elargico amor mortis che accompagnava il Cavalcanti e che sarà nel Petrarca, insieme a un più sottile eudemonismo, bisogno di consolazione e di felicità.
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Mappa concettuale: Reazione endotermica


Le reazioni endotermiche (assorbono il calore), non avvengono spontaneamente e hanno bisogno di calore. Hanno prodotti più forti dei reagenti (che sono consumati) e sono favorite da un aumento della temperatura. Esempi di reazioni endotermiche sono il ghiaccio istantaneo (nitrato di ammonio + acqua) dove il nitrato diventa liquido e molto freddo, la fotosintesi clorofilliana, l'aceto + bicarbonato di sodio e l'evaporazione.
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Mappa concettuale: Le soluzioni (chimica)


Le soluzioni sono miscugli di composizione uniforme. La loro composizione è detta concentrazione, cioè il rapporto tra soluto e soluzione.

Possono essere:
Solide: fondendo 2 o più metalli e si dicono leghe.
Liquide: sciogliendo in un solvente un soluto che può essere solido, liquido o gassoso.
Gassose: fatte da 2 o più gas, ad esempio l'aria che è composta da azoto, ossigeno, anidride carbonica ecc.
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Mappa concettuale: La concentrazione (chimica)


La concentrazione è il rapporto tra la quantità di soluto e la quantit di soluzione. Si può esprimere in:

- Percentuale in massa: l'unità di misura è il grammo per soluto, solvente e soluzione. Indica la massa di soluto disciolte in 100 unità di massa di soluzione.
- Percentuale in volume: l'unità di misura è il litro o cm³. Indica il volume di soluto in 100 unità di volume di soluzione.
- Massa su volume: indica la massa di soluto disciolta nell'unità di volume di soluzione.
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Mappa concettuale: Energia nucleare


Le radiazioni nucleari decadono in modo spontaneo in tantissimi anni. Si può liberare energia nucleare in due modi: 

Con la fissione nucleare: si bombarda con neutroni un nucleo dell'isotopo dell'uranio che si divide liberando energia e avviando una reazione a catena.
Con la fusione nucleare: dove nuclei di elementi leggeri si uniscono per formare nuclei più pesanti e di enorme energia. Gli isotopi dell'idrogeno con elevato calore e pressione si fondono formando elio (1952, bomba H, fu innescata da una bomba atomica).
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Mappa concettuale: Letteratura del '300


Il 1300 rappresenta il tramonto del Medioevo, la debolezza del sacro romano impero, le lotte tra fazioni nei comuni, la crisi della chiesa e il Papa ad Avignone. La letteratura ha temi e valori della coltura comunale (Umanesimo), è in fiorentino vicino al latino compreso da tutti. Gli autori del periodo sono Giovanni Boccaccio, Francesco Petrarca e Dante Aligheri.
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Mappa concettuale: Divina Commedia - Lo stile


Divina Commedia (1° edizione nel 1555). La divina è un aggettivo usato da Boccaccio. Commedia è un termine spiegato a Cangrande della Scala, signore di Verona e amico di Dante a cui dedica il paradiso. E' una commedia nei contenuti e nel linguaggio perché parte da situazioni difficili ma ha un lieto fine e ha uno stile piano e umile (lingua volgare).

Ci sono 3 stili che di innalzano e si mescolano (plurilinguismo dantesco) e sono:
- Comico: nell'inferno, aspro ma anche elevato.
- Elegiaco: nel purgatorio (del lamento), linguaggio più nobile ma anche plebeo.
- Tragico: nel paradiso (sublime) linguaggio sublime ma anche aspro e violento.
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Mappa concettuale: Analisi Divina Commedia


Nella Divina Commedia Dante è allo stesso tempo narratore, personaggio, autore e i 3 ruoli hanno diversi punti di vista. Si attua il viaggio per la conoscenza, già presente nell'Eneide da cui Dante prende spunto e nomi (Caronte, Cerbero ecc.). E' presente nel ciclo bretone e nella cultura medievale che ricava dalla commedia molti significati.
Il fine morale è nobile e universale, Dante deve compiere una missione di salvezza per indicare la retta via ad un mondo corrotto con ammonimenti a personaggi famosi. Il fine politico-sociale è quello di far distinguere la politica da quella religiosa.
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Mappa concettuale: I componimenti poetici


I componimenti poetici sono:

- Il sonetto: può essere lirico e burlesco, è il poema più glorioso.

La ballata: è in 2 parti ballata e cantata con una ripresa (introduzione) e una stanza (parte di racconto).

- Le laudi: sono di argomento sacro.

I canti carnevaleschi: ballate che accompagnavano le mascherate come Il trionfo di Bacco e Ariana (autore Lorenzo il Magnifico)

La canzone: per soggetti religiosi politici, morali e amorosi. Formata da 5 a 10 stanza che si ripetono con rime e versi allo stesso posto. L'ultima è detta commiato.
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Mappa concettuale: Francesco Petrarca


Francesco Petrarca (Arezzo 1304) è stato uno studioso delle opere classiche e latine che visse in esilio in Europa e Italia. Scrisse Africa (sulla 2° guerra punica), Epistolario di 600 lettere, i trionfi (poema in volgare incompiuto per la sua morte), ma la sua opera più importante è Il Canzoniere. Si tratta di una raccolta poetica di oltre 360 canti, scritto in volgare toscano con linguaggio raffinato. L'ispirazione è stata Laura (Chiare, fresche e dolci acque).
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Mappa concettuale: Boccaccio


Giovanni Boccaccio (Firenze 1313) fu testimone della peste a Firenze nel 1348. Scrisse il Decameron (7 fanciulle e 3 giovani fuggono dalla peste di Firenze e in 10 giorni si raccontano 100 novelle), fu imitato da parecchi autori nel 300 e nei secoli successivi. La gente del popolo ispira le sue novelle che sono racconti in prosa vivace e in volgare; nel Decameron si affermano i valori della borghesia in ascesa.
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Mappa concettuale: Federigo degli Alberighi


Federigo degli alberighi è un personaggio del Decameron di Boccaccio. Si innamora di Giovanna e spende tutto per conquistarla ma inutilmente, gli rimane solo il falco. Il figlio di Giovanna si ammala e desidera il falco. Giovanna chiede ospitalità per il pranzo a Federigo che fa cucianre il falco. Il figlio muore, infine Giovanna e Federigo si sposano.
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Mappa concettuale: Ludovico Ariosto


L'Umanesimo (dal 1400 al 1500) segna l'abbandono del volgare, ripreso poi nel volgare toscano, si occupa dello studio e imitazione dei classici. Il principale esponente dell'Umanesimo è Ludovico Ariosto, visse a Ferrare nella corte Estense. Ha scritto L'Orlando furioso costituito da 46 canti in ottave ed è caratterizzato da invenzioni fantastiche. Il 1° argomento è l'amore e la guerra tra cristiani e saraceni in un luogo inventato (Parigi). Il 2° argomento è la fuga di Angelica. Il 3° argomento è l'amore di Bradamante (guerriera cristiana) e Ruggiero (eroe musulmano). Il protagonista è il paladino Orlando (Rolando). 
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Mappa concettuale: Torquato Tasso


Il poeta Torquato Tasso visse per molti anni a Ferrara nella corte degli Estensi. Egli appartiene a quel periodo (1550) in cui l'italiano è una lingua per sole persone colte. Con lucidità e follia religiosa scrisse Aminta, poi la sua opera più importante: La Gerusalemme liberata. La trama di quest'ultima è l'assedio dei crociati a Gerusalemme contro i saraceni di Saladino; qui la fede di Goffredo di Buglione sana le contese dei cristiani, i personaggi sono: Goffredo di Buglione, Rinaldo, Tancredi, Armida, Clorinda, Erminia, Solimano, Argante e Saladino.
Si conclude con la liberazione del sepolcro da parte dei crociati.
La Gerusalemme liberata è costituita da 20 canti in ottave e versi endecasillabi; i temi trattati sono epici e religiosi come il sortilegio, l'amore, la morte e la conquista.
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Mappa concettuale: scienziato Galileo Galilei


Galileo Galilei (1564-1642) visse a Pisa e fu uno scienziato, astronomo, matematico e filosofo. Scoprì il metodo scientifico (osservazione, studio delle pre-conoscenze, ipotesi, sperimentazione, conclusioni, verifica). Inventò il microscopio o occhialino e il telescopio. Studiò il pendolo e la legge di gravità. Osservò che il sole, non la terra, è al centro dell'universo (era contrario alla teoria di Copernico). Le conseguenze sono che la Chiesa lo condanna e che dovette abiurare per salvarsi dall'inquisizione.
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Si scrive A con la H o senza H


I verbi essere e avere si studiano e si imparano alle elementari, tuttavia sono molti i ragazzi e gli adulti che continuano ad utilizzare in modo improprio l'h davanti alla a o nel dubbio la omettono fingendo di averla dimenticata per la fretta. Che sia un caso di ignoranza o di dimenticanza, in entrambi i casi è meglio correre ai ripari e capire quale sia la regola generale per non sbagliare e fare figuracce.

Attraverso gli esempi di questa pagina imparerete a capire la differenza tra A ed HA, quando va utilizzata la lettera A con o senza l'H.


HA

"HA", ovvero A con la H viene utilizzata alla terza persona singolare del verbo avere. Serve per indicare i casi di possesso, quanto si sta provando una sensazione, o si è fatto qualcosa.

ESEMPI:
Possesso: Luca ha quattro penne colorate.
Sensazione: Luca ha freddo.
Azione in corso: Luca ha mangiato la mela.



A

La lettera "A", sprovvista di H è una preposizione semplice in analisi grammaticale, mentre può indicare un complemento di luogo (Moto a luogo) in analisi logica. Si usa quando si vuole indicare un destinatario, un luogo, un intervallo di tempo, un modo, un movimento, uno scopo.

ESEMPI:
A chi: Devi spedire questa lettera a Mario.
Dove: Io devo recarmi a Roma.
Quando: Ho vacanza da venerdì a martedì.
Modo: Questa macchinina cammina a spinta.
Scopo: Devo andare a lavarmi.



Per non dimenticare

Un trucchetto per non sbagliare è quello di trasformare il verbo all'imperfetto.
ESEMPIO: Luca ha un cane. / Luca aveva un cane.

Se invece ho una frase del tipo:
ESEMPIO: La scuola inizia a settembre. / La scuola iniziava a settembre.

La trasformazione fatta sopra è impossibile, in quanto la "A" del secondo esempio non può essere rimpiazzata. Si capisce che non si tratta di verbo perché in realtà il verbo è un altro (inizia).

Comunque c'è anche una rima carina per ricordarsi meglio: "Are, Ere, Ire... l'ACCA va a dormire!"
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Di fronte o Difronte: come si scrive?


Quanto ci troviamo davanti a qualcosa, ad esempio davanti a una casa, possiamo affermare che "di fronte" a noi c'è una casa.

Tuttavia come nel caso di congiunzioni, avverbi, locuzioni avverbiali e preposizionali può venire il dubbio riguardo alla grafia corretta perché esistono parole o espressioni che possono essere scritte sia unite sia separate, come nel caso dell'avverbio di luogo "di fronte" che può essere scritto anche "difronte".

Quindi, si scrive di fronte o difronte?
Entrambe le forme sono corrette, solo che è più diffusa la forma staccata mentre è assai meno comune la forma unita.

Personalmente preferisco utilizzare "di fronte" ma ciò non toglie che si possa scrivere in entrambi i modi, persino l'Accademia della Crusca è dello stesso parere.
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Qual è o Qual'è: come si scrive?


Uno dei maggiori dubbi della lingua italiana e che spesso ci porta a commettere un errore ortografico è quello che riguarda il correre modo di scrivere tra Qual è o Qual'è, oppure ancora Qua l'è.



La risposta

Si scrive Qual è, staccato e senza apostrofo, ovviamente la "e" deve essere accentata essendo il verbo essere.
Quindi anche se la grafia "qual’è" con l’apostrofo è presente nella letteratura del passato e recente non significa che sia corretta.



La regola grammaticale

Solitamente le parole che terminano in L (es. quel) e poi sono seguite da una parola che inizia per vocale (es. albero), raddoppiano l'ultima consonante e si va ad aggiungere l'apostrofo (es. quell'albero).

Questo dovrebbe bastare per farvi ricordare che l'apostrofo non ci vuole, immagino che nessuno abbia  mai visto scritto su qualche libro "Quall'è": è abbastanza evidente che sia errata.

La regola grammaticale ci permette di capire che scrivere "qual è" con l'apostrofo è sbagliato in quanto non si tratta di un caso di elisione bensì di troncamento. Più precisamente parliamo di un'apocope vocalica che si produce anche davanti ad una consonante (es. qual buon vento ti porta?).

La stessa regola vale anche per le parole: buon (es. buon uomo), pover (es. pover uomo), tal (es. tal uomo) ecc.
Naturalmente anche "qual era" si scriverà senza apostrofo. Un caso a parte è "qual’erano" che si scrive con l’apostrofo, perché deriva da "quali erano", con elisione di "quali".
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Creare sezioni con le etichette nelle pagine statiche su Blogger

Uno dei maggiori limiti di Blogger è sempre stata la grafica, a differenza di altre piattaforme non offre delle opzioni per cambiare il formato di una pagina a seconda del contenuto che si deve andare ad inserire. Fino ad ora abbiamo visto come creare un articolo e come creare delle pagine statiche, mentre adesso vedremo uno dei tanti modi per creare delle sezioni con le etichette all'interno di una pagina statica su Blogger.

Eccovi un esempio del risultato che è possibile ottenere:



Come potete vedere ho creato due liste con le etichette dedicate agli articoli di Blogger e di Wordpress. Si vedranno affiancate dentro la pagina statica mentre da smartphone e tablet, a seconda della risoluzione dello schermo potrebbero vedersi incolonnate (rimarranno in ogni caso facilmente leggibili e funzionanti).
Il numero di colonne e di righe varia in base a quante etichette andrete ad installare, non c'è un limite ben definito, e alla larghezza del blog. Sicuramente più alto sarà il numero di etichette aggiunte e maggiore sarà la lentezza dello script, specialmente se si stanno utilizzando altri widget con javascript (es. articoli simili o correlati, articoli recenti, articoli casuali ecc.); comunque fino a 6 etichette per pagina non dovrebbe esserci alcun problema di pesantezza dello script.

Per installare questo script con le etichette dovrete andare su Pagine > Nuova pagina. Dopodiché dovrete selezionare la modalità HTML (senza mai ritornare nella modalità Scrivi, anche dopo che la pagina è stata pubblicata) ed incollare il seguente codice:
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Personalizzazioni

margin-top:-20px; --> imposta la distanza fra queste sezioni e il titolo dell'articolo.

width:285px; --> imposta la larghezza di ogni singola sezione. Ciascun blog ha dimensioni diverse e bisognerebbe adattarla a seconda delle proprie esigenze.

NOME-ETICHETTA-1 --> va rimpiazzato con il nome della sezione.

www.scuolissima.com --> va rimpiazzato con l'url della homepage del vostro blog (utilizzate il .com e non il .it che potrebbe non funzionare).

CODICE-URL-ETICHETTA-1 --> bisogna prendere l'url di un etichetta e poi utilizzare solo il nome dell'etichetta come appare nell'url (compreso simboli insoliti come numeri e percentuale).

Eccovi un esempio di url di un etichetta:
http://www.scuolissima.com/search/label/mappe%20concettuali

numPost: 4, --> mostra gli ultimi 4 articoli presenti in quell'etichetta.

showThumbnail: true, --> attualmente mostra le immagini, se volete disattivarle dovete rimpiazzare true con false.

showSummary: false, --> sostituendo false con true si può attivare la descrizione per ogni articolo.

summaryLength: 80, --> determina la lunghezza della descrizione dell'articolo se attivata.

thumbSize: 72, --> determina la dimensione dell'immagine dell'articolo.

endParam: "?max-results=8" --> dopo aver cliccato su continua a leggere appariranno gli ultimi 8 articoli presenti in quell'etichetta, il numero lo potete decidere voi.


Aggiunta o rimozione di sezioni

Per rimuovere una sezione dovrete togliere questa parte di codice:
, {
name: "NOME-ETICHETTA3",
url: "http://www.scuolissima.com",
tag: "CODICE-URL-ETICHETTA-3" }
mentre per aggiungere una sezione dovrete utilizzare lo stesso codice, modificando il nome e il codice url dell'etichetta che si vuole visualizzare. Va aggiunto prima della parentesi quadra chiusa di colore blu e di grandi dimensioni.


Non credo che una pagina statica di questo tipo si possa indicizzare bene sui motori di ricerca in quanto è pur sempre un testo ricavato da uno script automatico, però tramite essa è possibile dare una "forma" al blog e gli utenti gradiranno di certo perché troveranno facilmente ciò che cercano dentro la stessa pagina.

Fonte: AmorSevillista 
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Ballatetta dolente - Gianni Alfani

Testo:

Ballatetta dolente,
va’ mostrando ’l mi’ pianto
che di dolor mi cuopre tutto quanto.
Tu te ne andrai imprima a quella gioia
per cui Fiorenza luce ed è pregiata;
e quetamente, che non le sie noia,
la priega che t’ascolti, o sconsolata;
poi le dirai affannata
come m’ha tutto infranto
il tristo bando che mi colse al canto.
S’ella si volge verso te pietosa,
ad ascoltar le pene che tu porti,
traendo guai dolente e vergognosa,
lei pingi come gli occhi miei son morti
per li gran colpi e forti
che ricevetter tanto
da’ suoi nel mi’ partir, ch’or piagne in canto.
Po’ fa’ sì ch’entri ne la mente a Guido,
perch’ egli è sol colui che vede Amore,
e mostrali lo spirito ch’un strido
me tra’ d’angoscia del disfatto core;
e se vedrà ’l dolore
che ’l distrugge, i’ mi vanto
ched e’ ne sospirrà di pietà alquanto.


Parafrasi

Mia piccola, dolorosa ballata, vai a mostrare il mio pianto che mi riempie di dolore. Tu andrai per prima cosa da colei per cui Firenze risplende ed è onorata; e sommessamente , per non darle fastidio, la pregherai che ti ascolti, o sconsolata; poi le dirai mestamente come quel bando d'esilio, che mi ha colpito al cuore, mi abbia fiaccato. Se ella si rivolge pietosa verso di te ad ascoltare i dolori che tu contieni, levando lamenti, addolorata e vergognosa, descrivile come gli occhi miei siano morti per le grandi e crudeli occhiate che ricevettero allora dai suoi, che adesso piangono la mia partenza. Poi fai in modo di entrare nella mente di Guido Cavalcanti, l'unico che intende Amore, e mostragli quello spirito che strappa dal mio cuore distrutto un gemito d'angoscia; e se egli intenderà il dolore che lo distrugge, io voglio sperare che ne sospiri un poco di pietà.


Commento

La ballata, scritta in esilio, ricorda quella del Cavalcanti: è un messaggio gentile, rattristato dal pensiero della morte, che il poeta invia alla sua donna per confessare le pene che egli prova, lontano per il «tristo bando». Comprende una ripresa di tre versi e tre strofe di sette.
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Questa rosa novella - Lapo Gianni

Testo:

Questa rosa novella
che fa piacer sua gaia giovanezza,
mostra che gentilezza,
Amor, sia nata per vertù di quella.
S’i’ fossi sofficiente
di raccontar sua maraviglia nova
diria come natura l’ha adornata;
ma io non son possente
di saper allegar verace prova:
dil’ tu, Amor, che serà me’ laudata.
Ben dico una fïata
levando gli occhi per mirarla fiso,
presemi ’l dolce riso
e li occhi suoi lucenti come stella.
Allora bassai li mei
per lo tuo raggio che mi giunse al core
entro in quel punto ch’io la riguardai.
Tu dicesti: costei
mi piace segnoreggi ’l tuo valore
e servo a la tua vita le sarai.
Ond’io ringrazio assai,
dolce signor, la tua somma grandezza,
ch’i’ vivo in allegrezza
pensando a cui mia alma hai fatt’ancella.
Ballata giovincella,
dirai a quella ch’ha la bionda trezza
ch’Amor, per la sua altezza
m’ha comandato i’ sia servente d’ella.


Parafrasi

Questa rosa appena sbocciata che rende gradita la sua gaia giovinezza, fa sembrare, Amore, che la nobiltà sia nata per virtù di essa. Se io avessi forza sufficiente per raccontare le sue inusitate meraviglie, direi come l'ha abbellita la natura; ma io non sono in grado di addurre delle prove convincenti: dillo tu, Amore, che [da te] riceverà lode migliore. Posso ben dire: «una volta alzando gli occhi lucenti come stelle mi conquistarono». Allora io abbassai i miei per il tuo [di Amore] raggio che mi trafisse al cuore in quell'attimo in cui la guardai. Tu dicesti: «Io voglio che costei abbia potere sul tuo valore, e per tutta la vita tu le sarai servo». Per cui io, dolce signore, ringrazio assai la sua somma grandezza, poiché vivo felice pensando a colei della quale hai reso schiava la mia anima. Giovane mia ballata, andrai da quella che porta la treccia bionda; poiché Amore mi ha imposto, per la sua alta nobiltà, che io sia suo servitore.


Commento

Questa «ballata giovenzella» è un vero esempio di grazie letteraria. Essa bene ci serve a capire il clima, il gusto della poesia d'amore appunto perché non nasce da una originale tensione spirituale, ma segue, con finezza stilistica, le forme e le idee che sono nuove sia nel Cavalcanti che nel giovane Dante.
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Amor, eo chero mia donna in domino - Lapo Gianni

Testo:

Amor, eo chero mia donna ’n domino,
l’Arno balsamo fino,
le mure di Firenze inargentate,
le rughe di cristallo lastricate,
fortezze alte, merlate,
mio fedel fosse ciaschedun latino.
Il mondo ’n pace, securo il cammino;
non mi noccia vicino,
e l’aire temperata verno e state;
[e] mille donne e donzelle adornate,
sempre d’Amor pressate,
meco cantasser la sera e ’l mattino.
E giardin fruttuosi di gran giro,
con gran uccellagione,
pien di condotti d’acqua e cacciagione:
bel mi trovassi come fu Absalone.
Sanson[e] pareggiassi e Salomone,
servaggi de barone,
sonar vïole chitarre canzone,
poscia dover entrar nel ciel empiro.
Giovane sana allegra e secura
fosse mia vita fin che ’l mondo dura.


Parafrasi

Amore, io voglio che la mia donna mi sia data in balìa, che l'Arno [si tramuti] in balsamo prezioso, le mura di Firenze s'inargentino, le strade siano lastricate di cristallo; [desidero] fortezze alte e ornate di merli, e che ogni italiano sia mio fedele; vorrei il mondo in pace, le vie sicure, il vicino che non mi rechi danno, tiepido clima d'inverno e d'estate; e mille donne e belle fanciulle, ornate d'ogni pregio amoroso, che cantassero con me la sera e il mattino; e giardini molto estesi, piedi di frutta, ricchi di uccelli, ruscelli e selvaggina; vorrei essere bello quanto Assalonne; vorrei che la forza di Sansone pareggiasse in me la saggezza di Salomone; vorrei avere i servi di un barone, suonare viole e chitarre e cantare; poi, che mi fosse concesso d'entrare nell'empireo: che la mia vita fosse giovane, allegra, sicura e piena di salute, finché durerà il mondo.


Analisi del testo

L'analisi metrica di questo sonetto ha portato varie difficoltà al chiosatore, a fronte dello schema:

AaBBbA || AaBBbA | | | CdDD || DdDC | EE

Il commentatore (l'edizione delle Rime in link risale al 1895) affermava che il sonetto non è né doppio né rinterzato, ed evidenziava l'aggiunta della "coda" in rima baciata. Aggiungeva, inoltre:
Non conosco nella lirica italiana altri sonetti di simile orditura metrica, che a me pare, oltre che nuova, strana.

Probabilmente al chiosatore non era noto il pur rarissimo sonetto ritornellato, variante di quello canonico dove, dopo le terzine, si aggiunge o un endecasillabo isolato che riprenda la rima dell'ultimo verso dell'ultima terzina o (più frequentemente) un distico di endecasillabi in rima baciata, differente da qualsiasi altra del sonetto, secondo uno schema esemplificativo del tipo:

ABBA || ABBA || CDC || DCD || EE

Da questa variante, usata, tra gli altri, anche da Guido Cavalcanti, si è probabilmente evoluto il più fortunato sonetto caudato.

Tornando all'opera di Lapo, risulta evidente come essa sia una elaborata orditura di due varianti, ovvero quella del sonetto doppio (che aggiunge un settenario dopo ogni verso dispari delle quartine e dopo il primo verso di ciascuna delle terzine) e del sonetto ritornellato (con la coda che abbiamo visto). C'è un particolare effetto quasi "corale" delle rime (che nelle quartine tornano tre volte) dovuto alla scelta di utilizzare la rima incrociata, mentre le terzine utilizzano il raro schema (trascurando il settenario) CDD DCC, pur non ignoto al Petrarca. E' praticamente considerabile alla stregua di una ballata (terminologia che alcuni vogliono anche quando si parla del sonetto doppio o rinterzato). Ad ogni modo, una rarità.


Commento

Dare bello ornamento e una prospettiva fantastica ai desideri era, tra le mode venute di Provenza, un motivo diffuso; come Folgore, che aveva così arricchito di piacevolissimi trattenimenti e di sereni paesaggi la sua corna dei mesi, Lapo Gianni descrive, in questo sonetto caudato, una sua immagine di Firenze in pace. La poetica, spesso oscura e intellettualistica dello Stilnovo qui appare più semplicemente: la forza, la saggezza, i modi cortesi, la contemplazione celeste accompagnano una vita «giovane, sana, alegra e secura».
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