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Andare a capo in HTML

Quando si scrive un testo su un foglio si va a capo spostando il braccio, per andare a capo su un foglio di documento testo invece si preme il tasto invio. Per andare a capo in una pagina in formato HTML invece bisogna utilizzare un codice ben preciso che è:
<br>

Inseritelo appena dopo il punto dell’ultima frase e poi subito dopo la frase successiva andrà a capo.

Esempio:
  1. Mario gioca a palla.<br>Ma dopo andrà a studiare.

Inserendo il codice HTML per andare a capo (<br>) subito dopo la parola “palla.”, la frase andrà a capo in questo modo:
  1. Mario gioca a palle.
  2. Ma dopo andrà a scuola.
Lo stesso tag va utilizzato per andare a capo o per lasciare spazi sotto le immagini ed altri gadget in un sito (es. come andare a capo su Wordpress).
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Calcolare l'Ampiezza degli angoli del Triangolo conoscendo la differenza di due angoli

In un triangolo un angolo misura 46° e la differenza fra gli altri due misura 22°. Calcola l'ampiezza di ciascuno dei due angoli incogniti. [risultato 56° 78°]

Svolgimento:

A + B + C = 180°
A = 46°
B - C = 22°

Per prima cosa togliamo il 46 dal totale che è 180. Ed in questo modo abbiamo la somma dei due angoli incogniti.

B + C = 180 - 46 = 134 °

Adesso dividiamo in due parti la somma dei due angoli.

134 : 2 = 67

Poi dividiamo anche il valore della differenza.

22 : 2 = 11

Adesso sommiamo 11 gradi a 67. E poi sottraiamo 11 gradi a 67. In questo modo otterremo i valori incogniti.

B = 67 + 11 = 78°

C = 67 - 11 = 56°

Sono i valori come nel risultato che hai scritto tu ma per fare la verifica bisogna fare la somma di tutti gli angoli e deve dare sempre 180°.

56 + 78 + 46 = 180°
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Triangolo ABC, Angolo B doppio di A, Angolo C triplo di B

In un triangolo ABC l'angolo B è doppio di A e l'angolo C è triplo di B. Calcola l'ampiezza dei tre angoli. [risultato A 20° B 40° C 120°]

Svolgimento:

A = x
B = 2X
C = 6x

x + 2x + 6x = 180°
9x = 180
x = 180/9
x = 20

Quindi abbiamo trovato il valore di x. Cioè il valore di A che è 20.

x = A = 20°

Moltiplicando A per 2 otteniamo il valore di B.

B = A x 2 = 20 x 2 = 40°

Invece C è tre volte più grande di B.

C = B x 3 = 40 x 3 = 120°

Facciamo anche la verifica:

120 + 40 + 20 = 180°

Il problema è risultanto in quando la somma degli angoli interni di un triangolo è sempre di 180°.
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Angolo al vertice di un triangolo isoscele è triplo degli angoli alla base

L'angolo al vertice di un triangolo isoscele è triplo di ciascuno degli angoli alla base. Calcola l'ampiezza degli angoli del triangolo. [risultato 108° 36° 36°].

Svolgimento:
La somma degli angoli è 180°
Sai che l'angolo al vertice è tre volte maggiore di quelli alla base.
Ora considera gli angoli alla base come X
Di conseguenza l'angolo al vertice è 3X
Sai anche che gli angoli alla base sono 2 quindi:
2X+3X=180
5X=180
X=36
GLI ANGOLI ALLA BASE MISURANO 36° E L'ANGOLO AL VERTICE 108°
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Somma Ampiezze di 2 Angoli, uno è il triplo dell'altro

La somma delle ampiezze di 2 angoli misura 97° 42' 4" e uno è il triplo dell'altro?
Calcola la misura dei 2 angoli.

Svolgimento:
Per un calcolo più veloce conviene trasformarlo in sessadecimali:
97°42'04''= 97+42/60+4/3600= 97°,7011111

Quindi risolvere l'equazione:
x+3x = 97°,70111111
x = 24°,42527777=24°25'31''
3x = 73°,27583330=73°16'33''
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Tesina sullo Sfruttamento Minorile - Terza Media


Collegamenti per tesina di terza media sullo sfruttamento minorile.

Letteratura:
- Pirandello (Ciaula scopre la luna), parla di un ragazzo che lavorava in una miniera di Zolfo in Sicilia.
- Verga (Rosso malpelo), ragazzo dai capelli rossi, vittima di pregiudizi e che lavorava nella cava.

Tecnica: 
- Il carbone (se avete fatto Pirandello collegate con la miniera di carbone di Ciaula) 
- Lo sfruttamento nelle miniere in generale (se avete scelto Rosso Malpelo)

Scienze: 
- Il carbone 
Altre risorse per non sprecarlo (il carbone è una risorsa non rinnovabile)
- Anomalie della colonna vertebrale (l'ossatura dei bambini deve ancora svilupparsi)

Musica: 
- Mozart (da piccolo è stato "obbligato" dal padre a fare concerti in tutta Europa)

Scienze motorie: 
- Il doping (sui bambini)
- Allenamenti fatti da genitori irresponsabili ai propri bambini per renderli snodabili per lavorare nel circo della strada.

Storia: 
- Rivoluzione industriale (bambini operai) nelle fabbriche della Gran Bretagna, si ferivano nel pulire i macchinari.
- Conflitto in Medio Oriente, storia moderna (bambini soldato)
- Scuole ai tempi di Mussolini dove i bambini venivano istruiti per combattere ed imparare ad usare le armi.

Geografia: 
- Stati africani dove si arruolano bambini soldato (Mozambico per esempio)
- America Latina

Inglese: 
- Dickens (Il romanzo, David Copperfieldparla dello sfruttamento delle donne e dei bambini durante la rivoluzione industriale.
Testo in inglese sullo sfruttamento minorile.

Arte: 
- Picasso, (parlava di un umanità sfruttata e senza speranza, ovvero un ambiente ideale per creare il clima triste dello sfruttamento minorile.)
- Realismo artistico essendo lo sfruttamento minorile una realtà sociale.

Francese:
- Sfruttamento minorile nelle colonie francesi.
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Parallelepipedo a Base Rettangolare

Un parallelepipedo a base rettangolare ha le seguenti dimensioni: lunghezza 21 cm, larghezza 3/7 della lunghezza e altezza 18 cm. Calcola l'area totale e laterale del parallelepipedo.

Svolgimento:
Per prima cosa ci troviamo il valore della larghezza.

L = 21 x 3 : 7= 9 cm


Area laterale = 2 * (a * c + b * c) = 2 (21x18 + 9x18) = 2 (378 + 162) = 1080 cm²
Area totale = 2 * (a * b + a * c + b * c) = 2 (21x9 + 21x18 + 9x18) = 2(189+ 378 +162) = 1458 cm²
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Area Superficie Totale di una Piramide Regolare Quadrangolare

Una piramide regolare quadrangolare ha l'area della superficie di base di 3136 cm² e la misura dell'altezza di 21 cm. Calcola l'area della superficie totale.
Il risultato è 7056 cm²

Svolgimento:
Una piramide regolare quadrangolare ha come base un quadrato.
Il lato del quadrato è radice di 3136 ovvero 56.
Per calcolarci l'apotema della piramide (ovvero il segmento che unisce il vertice della piramide al punto medio di uno dei suoi lati), dobbiamo applicare il teorema di Pitagora prendendo come cateto maggiore l'altezza (21), e cateto minore la metà del lato (28).
Otteniamo quindi ipotenusa =apotema= 28 al quadrato + 21 al quadrato tutto sotto radice = 35.
Ottenuto l'apotema possiamo trovare l'area di una faccia della piramide, con la formula base per altezza fratto 2.
56 per 35 diviso 2 = 980
Moltiplico per 4 l'area di una faccia e ottengo 980 per 4 = 3920.
3920 + 3136 = 7056 cm², ovvero l'area della nostra piramide.


Se ti secchi a leggere qui c'è il metodo diretto:
√3136= 56 = spigolo base
perimetro base = 56x4=224 cm
Applichi Pitagora tra metà spigolo e altezza
28²+21²=35²
35=apotema
superficie laterale piramide = perimetro x apotema : 2 = 224x35 : 2 = 3920 cm²
superficie totale piramide = 3920+3136 = 7056 cm²
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Solido costituito da un Cubo sormontato da una Piramide

Un solido di legno (ps=0,5) è costituito da un cubo sormontato da una piramide che ha la base coincidente con una faccia del cubo. Sapendo che l'area della superficie totale del cubo è di 10584 cm² e che l'apotema della piramide è i 5/6 dello spigolo del cubo, calcola il volume e il peso del solido.
I risultati sono 90552 cm³ e 45276 kg

Svolgimento:
area una faccia = 10584/6 = 1764 cm²
lato cubo = √(1764) = 42 cm
apotema = 42*5/6 = 35 cm
lato/2 cubo = 42/2 = 21 cm
h piramide =√(35²-21²) = 28 cm
volume cubo = 42³ = 74088 cm³
volume piramide = 1764*28/3 = 16464 cm³
volume totale = 74088+16464 = 90552 cm³
peso = 90552*0,5 = 45276 gr ====> 45,276 kg
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Rombo sormontato da un Prisma Retto Triangolare

Un prisma retto, alto 45 cm, ha per base un rombo ed è sormontato da un prisma retto triangolare,alto 36 cm, la cui base è congruente alla metà del primo prisma. Sapendo che l'area del rombo è di 384 cm² e una sua diagonale misura 32 cm, calcola la superficie e il volume del solido.
I risultati sono 6672 cm² e 24192 cm³.

Svolgimento:
d rombo = 32
area rombo = 384
d' rombo = 384*2/32 = 24
lato rombo = √[(32/2)^2+(24/2)^2] = 20
2p rombo = 20*4 = 80
area laterale rombo = 80*45 = 3600
h prisma = 45
Volume rombo = 384*45 = 17280

h retto = 36
area base triangolo = 384/2 = 192 cm
Volume triangolo = 192*36 = 6912 cm²
lato triangolo = √(192*4/√3) = 21 cm arrotondato
2p triangolo = 21*3 = 63 cm
area laterale = 63*36 = 2268 cm²
volume totale = 17280+6912 = 24192 cm³
area totale = 384+3600+192+2268+(384-192) = 6636 cm²
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Cerchio inscritto nel poligono di base della Piramide

L'altezza di una piramide retta misura 24 m e il raggio del cerchio inscritto nel poligono di base 7 m. Sapendo che il perimetro di base è 84 m, calcola l'area della superficie laterale e totale della piramide.
I risultati sono 1050 m² e 1344 m².

Svolgimento:
Applico il teorema di Pitagora
√24²+7²= 25 m apotema
area base= (perimetro x raggio):2
(84x7):2=294m2 area base
sl=(p x apotema):2
(84x25):2=1050 m² superficie laterale
1050+294= 1344 m² superficie totale
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Calcolare Area Superficie Totale Piramide regolare Quadrangolare

Calcola l'area della superficie totale di una piramide regolare quadrangolare, sapendo che l'area di base è 784 cm² e che l'apotema è i 25/24 dell'altezza. Il risultato è 3584 cm²

Svolgimento:
Se la base è 784 cm², un lato misura: 28 cm. Si ponga adesso l'altezza con h, l'apotema sarà 25h/24.

Ha per cateti la META' del lato di base e l'altezza della piramide, come ipotenusa l'APOTEMA della piramide. Secondo il teorema di Pitagora:
(14)² + h² = (25h/24)²
196 + h² = 625h²/576 Moltiplico ambo i membri per 576:
112896 + 576h² = 625h²
49h² = 112896 da cui h² = 2304 quindi h = 48cm e l'apotema a =
La superficie laterale SL è uguale a quattro volta ogni singola faccia triangolare:
SL=4(lato di base)x(apotema)/2=2x28cmx50cm = 2800cm²
La superficie totale ST è uguale alla somma dell'area di base Ab più la SL:
ST= Ab + SL= 784cm² + 2800cm² = 3584cm²
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Tema: Immaginati come Commerciante nell'Età Comunale

Tema Svolto:  immagina di essere un artigiano, oppure un apprendista o un ricco mercante di una bottega artigianale nell'età comunale in giro per le fiere.

Stavo iniziando a fare i compiti, ma ero piuttosto stanco in quel momento, e così mi addormentai. Stavo sognando ed a quanto pare mi trovavo nello stesso periodo storico del mio libro di storia, era il periodo dell'età comunale, ne sono certo. Le strade erano piene di mercanti che sbandieravano i loro prodotti e la gente guardava e comprava fiera di aver fatto un affare. Io ero un po' scosso e non sapevo cosa fare e così chiesi dove ci trovavamo ma i mercanti si presero gioco di me.
Avevo fame, molta fame e così chiesi dove potevo trovare qualcosa da mangiare ma ero piuttosto sporco e non avevo nemmeno un soldo, o qualcosa di prezioso per poter acquistare il cibo e così chiesi ad uno dei mercanti se mi poteva prestare dei soldi. Lui mi guardò inizialmente male salvo poi offrirmi un posto di lavoro come venditore di stoffe dicendomi che il 30% dei soldi ricavati dalla vendita delle stoffe sarebbe stato mio, ed io accettai dato che non avevo scelta.
Così aspettai che la clientela si avvicinasse ma sembrava non arrivare mai, aspettai 1 ora, poi 2 ma non cambiava nulla. Il mercante rideva insieme agli altri suoi amici mercanti della mia tristezza e così mi demoralizzai un po'. Poi notai che gli altri venditori vendevano merce anche più scadente di quella che offrivo io ma capii che per attirare gente avrei dovuto gridare ciò che vendevo e così feci.
Gridavo il prezzo delle stoffe, gridavo che era un occasione da non perdere e che le stoffe duravano a vita, in poco tempo una folla di persone, in particolare di donne si avvicinò al negozio mercantile in cui stavo lavorando e volevano fare acquisti e così, finalmente riuscii a vendere un bel po' di merce. Il mercante rimase stupefatto, mi offrì metà del suo pranzo e disse che non aveva mai venduto tutta questa merce in mezza giornata di lavoro e vide in me del talento e con una battuta disse che per lavorare in un negozio di stoffe avevo la stoffa giusta per questo lavoro.
Io non mi trovavo molto a mio agio ed accettai ugualmente, i giorni passavano ed eravamo diventati soci in affari e le nostre bancarelle erano sempre piene grazie ai cartelloni affissati anche nel paese in punti strategici la gente sapeva già dove trovarci e veniva volentieri ed ovviamente anche i soldi accumulati erano sempre maggiori.
Con il denaro accumulato reinvestimmo una parte sempre sul mercato, mentre l’altra nell'acquisto di beni immobiliari, come una casa in cui alloggiare. Mi stavo quasi abituando a questo modo di vivere, parecchio distante della realtà in cui viviamo, dato che il lavoro veniva seguito direttamente dal mercante e difficilmente veniva delegato ad altre persone e la gente aveva tanta voglia di spendere in beni materiali, il che mi fa pensare che l'età comunale è l'opposto della società in cui viviamo, pigra e troppo monotona. Mentre riflettevo scivolai in una pozzanghera, feci un sobbalzo e mi svegliai, era mia sorella che mi chiamava perché ancora dovevo scrivere il tema su un periodo storico, per fortuna che adesso so' cosa scrivere perché prima non avevo neanche l'idea.
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Parolacce in Francese

Elenco di parolacce, bestemmie, insulti in Francese.

Bouffon = Buffone, ignorante
Sinistre Abruti = Sfigato, riferendosi a qualcuno che abbia fatto qualche caxxata
Casse Pieds = Rompi scatole
Casse Coullies = Rompi coglioni
Con = Coglione, stronzo
Connard = Stronzo
Crétin = Cretino
Bâtard = Bastardo
Fils de chienne = Figlio di una cagna
Fils de pute = Figlio di puttana
Garce = Troia (pesante)
Idiot = Idiota
Maudit = Maledetto
Nique ta mère = Fotti tua madre
NTM = Sigla di Nique Ta Mere, fotti tua madre, ma anche nome di una famoso gruppo HipHop francese
Putain = Puttana
Pute = Puttana
Sot = Stupido
Va au Diable = Vai al diavolo
Baiser = Fottere, scopare, baciare, ingannare
Bite = Caxxo
Chatte = Figa
Couillons = Coglioni
Cul = Culo
Trou du Cul = Buco di culo
Enculer = Inculare, vaffanculo
Fesse = Culo
Fouttre = Fottere
Merde = Merda
Niquer = Fottere
PD (pédéraste) = Omosessuale, frocio
Pet = Scoreggia
Peter = Scoreggiare
Pipe = Pompa
Pisse = Pisciata
Pisser = Pisciare
Putain = Cacchio (come intercalare)
Salope = Puttana
Zizigot = Cazzo

votre sœur chatte est un tunnel :la figa di tua sorella e come un traforo

votre sœur ne pipe : tua sorella fa pompini

ta mère est la putain :tua madre e' puttana

Votre père est gay : tuo padre è gay

Tu es comme une poche de pantalon cône trousse gratter les boules :tu sei come un pantalone cone le tasche bucate, servi per grattare le palle

Je comprends que quand je vous vois est un monde de merde:quando vedo te capisco che e' un mondo di merda

Dieu n'a pas créé de bêtises pour vous: Dio non ha creato niente di cretino, solo te

tu pues comme un égout :puzzi come una fogna

Votre sœur est muette seulement quand il blowjobs:tua sorella sta zitta solo quando fa pompini

Tu es comme un turc toilettes : sei come un cesso turco

votre soeur chatte et un point de rencontre: la figa di tua sorella è un famoso punto di incontro

vous avez le cul ouvert comme le trou dans la couche d'ozone:tu hai il culo aperto come il buco dell ozono

Vous avez le cerveau d'une fourmi: hai il cervello di una formica

votre sœur chatte et une discothèque nous danserons tous : la figa di tua sorella è come una discoteca tutti ci ballano

Votre sœur a sa chatte comme un chapeau mexicain :tua sorella ha la figa come un cappello messicano

Vous avez plus de créances douteuses: sei piu' brutto dei debiti

Tu es comme un suppositoire vous prendre toutes les cul:sei come una supposta , tutti ti prendono per il culo
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Parolacce in Portoghese

Elenco di parolacce, bestemmie, insulti in Portoghese.

Bicha (Brasile) = Frocio, "Viados"
Bolas = Accidenti
Chupa minha Buceta (Brasile) = Leccami la Figa
Burro = Somaro
Cabrão = Cornuto
Caramba = Caspita
Caraças = Cacchio (come intercalare)
Cuzão (São Paulo, Brasile) = Stronzo
Enrabar = Vaffanculo
Estúpido = Stupido
Filho da puta = Figlio di puttana
Foda-se (Brasile) = Vai a farti fottere
Fode-te = Vai a farti fottere
Garota de programa (Brasile) = Letteralmente: "Bambina da programma", ovvero "puttana", prostituta. (anche al maschile, "garoto de...")
Imbecil = Imbecille
Parvo = Cretino
Chupa meu Pau (Brasile) = Ciucciami il Caxxo
Puta = Puttana
Sua mãe é uma Puta (Brasile) = Figlio di puttana
Que se dane (Brasile) = "Sia dannato"
Que se lixe = Che si arrangi
Rufião = Ruffiano
Sapatão (Brasile) = Lesbica, "Sapatonas" ne è il plurale
Vaca = Vacca, puttana.
Va tomar no cu (Bahia, Brasile)= Vai a prenderlo nel culo
Vai a merda = Vai a cagare
Vai apanhar no cu = Vaffanculo
Vai para o diabo = Vai all'inferno
Vai pro inferno = Vai all'inferno
Vai se ferrar (Brasile) = Vai a farti fottere
Vai se foder (Brasile) = Vai a farti fottere
Vai te foder = Vai a farti fottere
Vai te lixar = Che si arrangi
Viado (Brasile) = Frocio, "Viados" ne è il plurale, trans, uomo che si prostutuisce
Besteira (São Paulo, Brasile) = Caxxate, bestialità
Boceta = Figa
Boquete = Pompa
Broche = Pompa
Buceta (Brasile) = Figa
Bunda (São Paulo, Brasile) = Culo
Caralho = Cazzo (anche come intercalare)
Chupada = Pompa
Comer = Fottere
Cu = Culo
Fazer uma Espanholada = Fare una spagnola
Foda = Figa
Foder = Fottere, scopare
Mamada = Pompa
Merda = Merda
Mijar = Pisciare
Peido = Scoreggia
Pinto (São Paulo, Brasile) = Caxxo
Porra = Cacchio (come intercalare)
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Parolacce in Spagnolo

Elenco di parolacce, bestemmie, insulti in Spagnolo.

Arrastrada (Argentina)= Donna facile, Gatta in calore, Puttana
Asqueroso = Schifoso
Andate a lavar el Traste (Argentina)= Vaffanculo
Andate a lavar el Culo (Argentina)= Vaffanculo
Andate a lavar el Orto (Argentina)= Vaffanculo
Baboso (Guatemala) = Tonto
Bastardo = Bastardo
Becerro (Andalucia) = Vitello, ovvero Cornuto
Bestia = Bestia
Bobo = Babbeo
Boludo (Argentina)= Coglione
Burro = Asino
Cabron = Cornuto
Cajetuda (Argentina)= Figa rotta, come "Conchuda"
Capullo = Coglione
Caramba = Accidenti
Chinga a tu madre (Mexico) = Fotti tua madre
Chingate (Mexico) = Fottiti
Choro (Colombia) = Ladro, ingannatore
Cabeza de Choto (Buenos Aires, Argentina) = Testa di cazzo
Cochino = Maiale
Concha (de) tu madre (Peru) = La figa di tua madre (la peggior offesa in peruviano)
Conchuda (Argentina)= Figa rotta
Cornudo = Cornuto
Culero (Mexico) = Paraculo
Que te den por el Culo (Andalucia) = Fottiti, Vai a farti dare nel Culo
Fufa (Colombia) = Prostituta, puttana
Garrimba (Colombia) = Ladro, ingannatore
Gil (Argentina)= Coglione, imbecille
Gilipollas = Stronzo
Gonorrea= Figlio di puttana
Que te Follen (Andalucia) = Fottiti, Vai a farti Fottere
Hijo de puta = Figlio di puttana
Hijoputa = Figlio di puttana
Huevon = Coglione
Huevonazo = Coglionazzo
Imbecil de mierda = Imbecille di merda
Jilipollas = Stronzo (stessa parola di Gilipollas, non so quale delle due sia più corretta)
Jodete = Fottiti
Que te Jodan (Andalucia) = Fottiti, Vai a farti Fottere
Lameculos = Leccaculo
Malhablado (Colombia) = Bugiardo
Malparido (Colombia) = Malpartorito, nato male
Mamóm (Andalucia) = Coglione oppure Poppante
Menta tu madre (Mexico) = Fotti tua madre
Maricòn = Frocio
Naco (Mexico) = Coatto, Terrone
Pajero (Argentina)= Segaiolo, uomo capace solo di masturbarsi
Pelotudo (Argentina)= Coglione
Pendejo (Mexico/Argentina) = Tonto, immaturo, pivello (si usa x prendere x il culo)
Pinche ojete (Mexico) = Fottiti stronzo
Pinche puñeton (Mexico) = Fottiti scemo
Pirobo (Colombia) = Mala persona, figlio di puttana
Puerco = Porco, maiale oppure Lercio, lurido (se aggettivo)
Puñetas (Mexico) = Coglione, stupido
Puta = Puttana
Putarrasca (Argentina)= Puttana
Putona (Argentina)= Puttana
Puto (Mexico) = Frocio
Sorete (Argentina)= Stronzo
Vaya Mierda = Vaffanculo
Venao (Andalucia) = Cornuto (abbreviazione di "Venado", ovvero cervo)
Venado = Cervo, ovvero Cornuto
Verraco (Colombia) = Figlio di puttana, stronzo, paraculo con le donne
Vete a Chuparla (Andalucia) = Ciucciamelo, Vai a farti Fottere
Vete a Mamarla (Andalucia) = Ciucciamelo, Vai a farti Fottere
Vete a la Chingada (Mexico) = Vaffanculo
Vete a la Mierda (Peru) = Vaffanculo
Vete a la Verga (Mexico) = Vaffanculo
Zorra = Puttana
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Parolacce in Inglese

Elenco di parolacce, bestemmie, insulti in inglese.

Asshole (usa) = Stronzo
Bastard = Bastardo
Blast it = Accidenti
Block-head = Testa dura
Damn = Dannazione
Dickhead = Testa di cazzo
Dirty fucker = Porco
Dirty old bastard = Porco
Donkey = Somaro
Dullard = Stupido
Dumbass = letteralmente "culo muto", Stronzo
Dummy = Tonto, stupido
Fat-head = Testa dura
Fuck it = Non me ne frega un cazzo
Fuck me = Caxxo
Fuck off = Vai a farti fottere
Fucking cow = Troia
Fucking hell = Porca puttana, Diavolo porco (pesante)
Go Fuck yourself = Vaffanculo
JackAss (Australia) = Somaro, coglione
Mind your own Fucking businnes = Fatti i cazzo tuoi
Mother fucker = Testa di cazzo
Muthafucka = Testa di cazzo
Get lost = Sparisci, vai a farti fottere
Get stuffed = Non rompere
Go to Hell = Vai al diavolo
Moron = Imbecille
Piss off = Non rompermi i coglioni
Pratface = Cornuto
Shitface = Faccia di merda
Slut = Puttanella
Son of a bitch (usa) = Figlio di puttana
Up yours = Fatti i cazzi tuoi
Yokel = Contadino, bifolco, zotico
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Parolacce in Tedesco

Elenco di parolacce, bestemmie, insulti in tedesco.

Depp (solo nella Germania meridionale) = Idiota
Dummkopf = Scemo
Fick dich = Fottiti
Hure = Puttana
Mist = Merda
Mistkerl = Stronzo
Nutte = Puttana
Scheiße = Merda
Scheißdreck = Sporcizia di merda
Schlampe = Puttana
Geht zum Teufel = Vai al diavolo
Zum Teufel = Al diavolo!Verdammt = Maledetto
Verdammt noch mal! = Maledetto di nuovo!
Zicke = Stronzo
vaffanculo = arschlock
pazzo = vurstuck
scemo= dumm
mi stai sulle palle = du gehst mir auf den sucks
scopati= fick dich
Scopati tua madre = fick dich deine Mutter
idiota = vollidioten
cazzo= stachel
asino = esel
stronzo = mistkel
stronza = zicke
P.D. = koffer tami
vai al diavolo = gehest du zum teufel
testa di cazzoo = hauptdick
culo = arsch
troia = hure/sau
puttana = hure/miststück/weibchen
cazzo = stachel/see: cock/schwanz/penis
scemo = blöd/dumm
cretino = blöd/blöde/blödmann/blödsinnig/dumm/dummkopf/kretin
merda = scheisse/
demente = irrsinnig/verrückt/wahnsinnig
deficiente = blöd/blöde
idiota = vollidioten/blödsinnig/blödsinniger/bloedsinnig/idiot/idiotin/idiotisch/narr/narren/stumpfsinniger/tor
coglioni= hoden

Ihre Schwester mit ihrer Pussy und ich genieße die dort arbeiten
tua sorella con la figa ci lavora e io mi diverto

'Re wie die heißen Monat August: unerträglich
sei come il caldo del mese di agosto:insopportabile

Ihre Schwester ist für eine ernsthafte Beziehung für eine Nacht suchen
tua sorella cerca una relazione seria per una notte

Sie haben immer die Muschi im Kopf jeden Monat aus dem Blut aus den Ohren
hai sempre la figa in testa ogni mese ti esce il sangue dalle orecchie

Du bist wie die Wolken, wenn Sie in die Hölle geht ein schöner Tag gehen
tu sei come le nuvole , se tu vai a fare in culo esce una bella giornata

Du bist wie eine Fliege in den Arsch
sei come una mosca nel buco del culo

Ihre Schwester die Beine in Autobahn-Verkehr
tua sorella nelle gambe ha il traffico dell'autostrada

Sie haben das Gehirn in den Wechseljahren
tu hai il cervello in menopausa

du bist so "haarige Busch Spaziergang mit den Flöhen
tu sei cosi' peloso che le pulci camminano con la bussola

Sie sind wie eine Katze, seine Kugeln klebt mit ihren Nägeln niedlich
tu sei simpatico come un gatto che si attacca ai coglioni con le unghie

Deine Schwester hat Esel Vögel gebrochen, dass Nest
tua sorella ha il culo rotto che gli uccelli ci fanno il nido

Du bist 'sexy meine Großmutter sitzt auf der Toilette
tu sei piu' sexy di mia nonna seduta sul cesso

Ihre Schwester in den Arsch so "groß, dass man die Mandeln sehen
tua sorella ha il culo cosi' largo che si vedono le tonsille
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Parolacce in Dialetto

Dire le parolacce non è mai una cosa bella da fare, specialmente se in pubblico perché significa che non si riesce a tenere saldi i nervi e poi si dà l'aria di uno zoticone, un rozzo, un barbaro... Di solito le parolacce non vengono pronunciate se non causate da qualche cosa. Le parolacce sono viziate soprattutto quando ci si fa male, si sbatte il piede contro qualcosa o col martello si colpisce un dito della mano (che brutti momenti), e così la prima cosa che passa per la testa è la parolaccia, anzi, la bestemmia che solitamente invoca Dio o la Madonna. Non sto a parlarvi di come sono nate le parolacce e le bestemmie bensì ad elencare tutte quelle nei vari dialetti, alcune anche belle da conoscere, anche per farsi una coltura ma sicuramente sconsigliate da dire a qualcuno.

Elenco delle Parolacce suddivise per località:
  1. Barese
  2. Calabrese
  3. Ciociaro
  4. Cremonese
  5. Ferrarese
  6. Fiorentino
  7. Milanese
  8. Napoletano
  9. Parmense
  10. Piemontese
  11. Pisano
  12. Pistoiese
  13. Romagnolo
  14. Romano
  15. Siciliano
  16. Tarantino
  17. Veneziano
Parolacce in lingua straniera:
  1. Inglese
  2. Latino
  3. Francese
  4. Portoghese
  5. Spagnolo
Se volete contribuire nell'inserimento delle parolacce oltre ad inserire le parole o le frasi nel vostro dialetto aggiungete anche la traduzione, scrivetele solamente nelle sezioni apposite non in altre parti del blog, mi raccomando, così saranno aggiunte nella lista principale.
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Parolacce in Barese

Elenco di parolacce, bestemmie, insulti nel dialetto Barese.

'mbam: Infame. Colui che racconta fatti altrui che sarebbe meglio invece nascondere.

'mbamon: Infamone. Ancor più grave di " 'mbam".

'mbamacchion: Infamacchione. A differenza dei precedenti qui è detto spesso in senso affettuoso.

'mbestat: Impastato (?). Usato in vari contesti, rappresenta un insulto polivalente.

'nghjemmon: Ottuso, bloccato. A differenza della etimologia, il termine ha valenza generica.

Cagammèrd: Uomo dalle comuni funzioni espletorie. La sfumatura offensiva indica un soggetto inetto, di scarsa volontà o, raramente, poco coraggioso.

Calandron: Calderone (?). Giovane poco sveglio, simile a "Calascion".

Calascion: Tontolone. Dicesi prettamente di ragazzo molto alto ma altrettanto stolto.

Capacchion: Uomo dalla testa grossa. Uomo parecchio stupido o, più propriamente, parecchio testardo.

Chèp d chiumm: Testa di piombo. Ragazzo testardo o sciocco.

Chin d serchje: Testa di sudiciume. Rivolto a persone incompetenti e di scarso comprendonio.

Chin d siv: Testa piena di grasso equino, propriamente detto sego. Insulto da rivolgere a persone viscide o non affidabili.

Ciò-Ciò: Suono onomatopeico. Persona di molte parole e pochi fatti; ragazzo non propriamente sveglio.

Faccje d pizz: Faccia di organo genitale maschile. A volte usato in senso affettuoso, più spesso in maniera burbera.

Faccje d ciol: Faccia di organo genitale maschile. Mai usato in senso affettuoso, ma altamente offensivo.

Faccje d trè d mazz: Faccia del tre di bastoni. Insulto rivolta a persona non bellissime, dalle fattezze simili a quelle della carta da gioco napoletana.

Lurd: Lordo. Similmente al femminile "Lord" indica un uomo poco pulito o dai comportamenti non certo dignitosi.

Lurdacchion: Molto lordo. Si noti l'apofonia con il femminile "Lord".

Magghiat: Testa di ferro (?). Insulto generico dalla difficile etimologia.

Magghiaton: Grossa testa di ferro (?). Più pesante di "Magghiat".

Maladesegrazjedegghiavè: Che tu possa avere una disgrazia. Malaugurio, pronunciato tutto d'un fiato, più che insulto; si noti l'uso del latinismo "mala" per "cattiva".

Malanovedigghiavè: Che tu possa ricevere una brutta notizia. Malaugurio più che insulto, si noti l'uso del latinismo "nova" inteso come "notizia".

Malanovedigghiavè-diavel: Che il diavolo possa ricevere una brutta notizia; che tu, uomo diabolico, possa ricevere una brutta notizia. Nel primo caso l'aggiunta "diavel" viene posta qualora ci si renda conto che l'insulto è troppo cattivo; in tal modo non viene indirizzato all'interlocutore ma al diavolo. Nel secondo caso la parola "diavel" viene aggiunta per peggiorare la situazione della persona a cui ci si riferisce.

Milamurt ca tin: Sia maledetta tutta la stirpe, inclusi i parenti di secondo grado, che ti ha generato.
Insulto ancor più pesante di "Murt ca tin".

Muèzzecalacirt: Colui che morde le lucertole. Persona astuta di cui è bene non fidarsi completamente.

Murt ca tin: Sia maledetta la stirpe che ti ha generato. Insulto pesante, spesso usato anche come intercalare.

Recchje d gomm: Orecchie di gomma. Usato talvolta in senso affettuoso, dicesi prettamente di chi ha le orecchie a sventola.

Stramilamurt ca tin: Sia maledetta tulla la stirpe, inclusi parenti, prozii e trisavoli, che ti ha generato. Insulto pesantissimo.

Trmon: Masturbazione maschile. Di difficile collegamento col significato stretto, intende un ragazzo abbastanza stolto.

Uàuà: Suono onomatopeico inerente al continuo fluire di parole. Indica una persona di molte parole ma di pochi fatti.

Vaiass: Barbaro, persona capace di alzare caos. Insulto rivolto a chi appare poco fine e dai comportamenti non certo signorili.

INSULTI TIPICAMENTE FEMMINILI


Bzocc: Ipocrita donna di chiesa. Rivolto principalmente alle signore, spesso zitelle, che si recano alla funzione religiosa con il solo scopo di guardare gli abiti che indossano le altre.

Ciaciè: Chiacchierona. Dicesi affettuosamente di ragazza loquace.

Lvrè: Livrea. Nessuno ha mai capito cosa abbiano in comune una poco di buono e il manto degli animali.

Lord: Lorda. Donna poco incline alla pulizia o, più spesso, incline a rapporti sessuali poco ortodossi.

Scassat: Scassata. Ragazza o più propriamente donna dai focosi e numerosi precedenti sessuali.

Scofanat: Larga come un cofano. Donna dai larghi fianchi o, più propriamente, ragazza ingrassata in poco tempo.

Sgaglje: Sgallettata (?). Ragazza giovane un po' frivola.

Trozzl: Trottola (?). Ragazza capace di girare da una relazzione all'altra.

Vrèttel: Da bettola (?). Ragazza poco pudica o parecchio sudicia nei rapporti interpersonali.
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Parolacce in Veneziano

Elenco di parolacce, bestemmie, insulti nel dialetto Veneziano.

Va in cùeo da to mare: parola comunissima, forse la più usata, che sta a significare l'invito che si da ad una persona ad avere un rapporto sessuale anale con la propria madre.

Chei cani dei to morti: modo di dire, anch'esso comune, che sta a significare letteralmente: i tuoi parenti, quelli morti, sono dei cani. Probabilmente deriva anche da un cane raffigurato in certe lapidi turche. E qui la faccenda si ingarbuglia

I to morti" (semplice) , "Varemengo ti ta morti" (composto) , "Chei becanassi de tuti i to morti" (i parenti anzidetti sarebbero traditi, in vita, dalla propria moglie), "Va in boca de tuti i to morti" : frase molto forte riservata a pochi eletti che starebbe a significare un rapporto sessuale che prevede l'inserimento del pene nella bocca dei parenti morti del tuo amico

Ghe/te sboro : gettare il proprio sperma contro qualcuno. Frase comunissima detta per avvalorare le proprie tesi. Ultimamente se ne fa abuso mettendola come rafforzativo in qualsiasi frase. Una specie di "cioè" italiano. O come virgola.

Magnasborae: insulto forte che si rivolge ad una persona antipatica. La si considera come colui che si ciba di sperma umano e non.

Ma ti se sbregà/sclerà/fusià : letteralmente: "sei rotto?" come per dire che qualcosa in te qualcosa non funziona.

Te vegno premando: sodomizzare proseguendo verso sinistra. Dal gergo dei gondolieri.

Tacagà: Domanda rivolta ad un individuo per sapere chi è che, invece di partorirlo, lo ha defecato. Modo di dire anch'esso comune che viene detto in molte situazioni del tipo: rimproverare l'amico che ha sbagliato, fargli sapere che invece di fare una cosa poteva farne un'altra

Date cò un legno: prendere un pezzo di legno e picchiarsi in testa con lo stesso. Frase abbastanza recente che significherebbe invitare una persona a mettere la testa a posto.

Tumòr : rivolto ad una persona che non sta bene o che è di brutto aspetto.

Varianti: "Cancaro" : cancro. "Impestà" : affetto da peste. "Cadavare" : cadavere.

Buso de cueo: apprezzamento ad una bella ragazza.

Buso de cueo 2 : avere fortuna.

S-ciopà : letteralmente scoppiato. Rivolto ad un alcolizzato, un drogato o ad una persona che sembra tale.

Mòngoeo : Persona che ha dei tratti somatici simili a quelli di un mongoloide, altrimenti una persona che proviene dalla nazione della Mongolia: retaggio della Serenissima ai tempi del solito Marco Polo dove vede per acerrimo nemico il cattivo abitante della Mongolia. Comunque sembra che la prima ipotesi sia più veritiera.

Imatonìo : persona che assomiglia ad un mattone e quindi che dimostra di essere scemo e duro di comprendonio.

Via de testa/de xàgoea/coi sgabèi : essere impazziti.

Casso : persona un pò imbranata. "Casso" messo come termine di una frase ne è un rafforzativo.

Col casso : figurarsi...,scherzi?, No di certo!

Goldòn: preservativo. Dare del Goldòn a qualcuno significa associarlo al preservativo. La parola Goldòn deriva dalla pubblicità delle confezioni di profilattici importati dagli americani nel dopoguerra che diceva "Gold-one!".

A (ara) che te vegno : parafrasi di A.c.t.v., l'azienda di trasporto pubblico a Venezia. Vuol dire avvisare la prossima fuoriuscita di sperma verso la persona interessata.

Slavo/polacco : persona che non è vestita alla moda.

Ea mama canarina/ea mona dea Daria: frasi soft ideate da qualcuno che non vuole offendere in modi pesanti.

Ma ti ghe gà magnà ea merda al mago?: domanda atta a deridere l'avversario facendogli capire che quella cosa detta da lui è scontata. La merda del mago sarebbe magica ma sempre uno scarto.

Va remengo ti e tò sènare: invitare qualcuno ad errare assieme alla cenere dei suoi parenti defunti.

Te vegno col saltìn: ammonire la prossima eiaculazione verso chi ci sta davanti. L'atto viene avvalorato da un piccolo salto al momento cruciale nel tentativo di gettare ancora più violentemente lo sperma.

Te vegno in torteìn: penetrare nell'ano col proprio pene che in questo caso assomiglia ad un tortellino soprattutto quando il penetrato/a non ha assolutamente voglia e quindi ha i muscoli rettali contratti.

Bàsime i durèi : invitare a baciare lo stomaco di pollo. Secondo molti i "durèi" non sarebbero altro che i testicoli (e suonerebbe molto meglio).

Quea sfondrada de to mare: la madre dell'amico avrebbe, secondo noi, la vagina rotta a malomodo per ripetuti inserimenti di oggetti di qualsiasi genere magari di misura spropositata.

Increcoeà : stato tipico di chi ha abusato di sostanze stupefacenti. Colui che ha preso "crècoe". In senso figurato: rincoglionito, rimbecillito, in stato altamente confusionale.

Ma ti gà e moròidi in testa? : domandare ad una persona se sulla sua testa ha delle emorroidi significa dare praticamente della "faccia da culo".

Muso da mona: faccia da vagina: classicissima espressione veneziana e non per riferirsi a qualcuno, additandolo come uno stupido o un' inetto.

Sboràe sol pèto: getti di sperma sul petto. Nuovissima figura retorica, in rapida espansione, per minimizzare un contesto da altri ritenuto importante. Per esempio: "Piero! I gà aumentà 'l canone dea teevision!" (Pietro! Hanno aumentato il canone televisivo!") e Giorgio, che è un riccone, minimizza: "Ah, sboràe sol pèto". E' come se Giorgio, se andasse con una prostituta per esempio, invece di spruzzare lo sperma nella vagina lo dirigesse verso il suo seno e quindi non ci sarebbe nessun rischio di nascita di figli non voluti.

Ciapar cassi per attaccapanni: più che parolaccia, è un modo di dire che sta a significare "prendere un abbaglio". Letteralmente "confondere i peni con appendiabiti" (che non farebbe lo stesso effetto in italiano).

Ti se scapeà?: sei fesso? Scapeà significa mettere in mostra il prepuzio con forza e decisione anche a costo di "romperse el fiéto" di antica memoria scolastica.

Chea rotinboca de to mare: insulto significante che la madre usa succhiare spessissimo il pene di qualsiasi persona gli capita davanti fino alla rottura dei lati della bocca.
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Parolacce in Tarantino

Elenco di parolacce, bestemmie, insulti nel dialetto Tarantino.

Parolaccia: Pizzarroni
Traduzione: Stupido, allocco, cretino
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Parolacce in Ciociaro

Elenco di parolacce, bestemmie, insulti nel dialetto Ciociaro.

Parolaccia: Vajassa
Traduzione: Sgualdrina molto brutta, volgare e grassa che pratica sesso mercenario di bassissiomo livello!

Parolaccia: FEZZ!
Traduzione: Si riferisce agli uomini che non possono fecondare... "sterile".
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Parolacce in Latino

Elenco di parolacce, bestemmie, insulti in latino.

Parolaccia: Tibi mentula parva est
Traduzione: Ce l'hai piccolo

Parolaccia: Scortum
Traduzione: Puttana

Parolaccia: Stultus
Traduzione: Stupido

Parolaccia: Māiālis
Traduzione: Porco castrato, usato anche come epiteto ingiurioso.

Parolaccia: Mentula
Traduzione: Minchia

Parolaccia: Irrumator
Traduzione: Bastardo

Parolaccia: Scortum
Traduzione: Troia

Parolaccia: Perite
Traduzione: Vaffanculo

Parolaccia: Es stercus!
Traduzione: Sei una Merda

Parolaccia: Te futueo et caballum tuum
Traduzione: "fottiti tu e il tuo cavallo"

Parolaccia: Bovis stercus
Traduzione: "Stronzate (di bue)"

Parolaccia: Futue te ispum
Traduzione: "Fottiti!"

Parolaccia: Stercorem pro cerebro habeas
Traduzione: "Hai la merda al posto del cervello!"

Parolaccia: Te odeo, interfice te cochleare:
Traduzione: Ti odio, ucciditi con un cucchiaio ( O.o)

Parolaccia: Potes meos suaviari clunes:
Traduzione: Baciami il "sedere"

Parolaccia: Faciem durum cacantis habes
Traduzione: Hai la faccia di uno con una severa costipazione
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Parolacce in Bolognese

Elenco di parolacce, bestemmie, insulti nel dialetto Bolognese.

Parolaccia: FàT BéN DER IN TAL CUL DA TO PEDER CAL BUSòN DAL CAZ CAL Và A DER VIA AL CUL ALA NòT A BULàGNA IN DI VIEL!!!!!!
Traduzione:
FATTI BEN DARE NEL CULO DA TUO PADRE QUEL BUSONE DEL CAZZO CHE DA VIA IL CULO DI NOTTE SUI VIALI A BOLOGNA!

Parolaccia: Va' bèn a fèr dal pugnàt!
Traduzione: Vai a farti delle seghe!
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Parolacce in Cremonese

Elenco di parolacce, bestemmie, insulti nel dialetto Cremonese.

Parolaccia: Va a dà via 'l cul!
Traduzione: Vaffanculo!
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Parolacce in Calabrese

Elenco di parolacce, bestemmie, insulti nel dialetto Calabrese.

Parolaccia: 'ncul a quantu nnai!
Traduzione: Tutti, parenti e non, vadano palesamente a quel paese (te compreso)!

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Parolacce in Pistoiese

Elenco di parolacce, bestemmie, insulti nel dialetto Pistoiese.

Parolaccia: Natta
Traduzione: Sostantivo : pipi.
Verbo: (fare natta) quando il pipi si incastra nel popo!
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Parolacce in Piemontese

Elenco di parolacce, bestemmie, insulti nel dialetto Piemontese.

Parolaccia: Gadan
Traduzione: Persona poco intelligente.

Parolaccia: Piciu
Traduzione: Testa di cazzo (letterale piciu = cazzo).

Parolaccia: Tüpin
Traduzione: E' il pignattino ad un manico (tedesco Topf, celtico Tupin, provenzale Topin). Si usa anche per definire il pitale atto alla raccolta dell'urina notturna; di qui l'uso corrente per apostrofare un uomo che possa essere considerato alla stregua di un contenitore di piscio.

Parolaccia: Fòl
Traduzione: Stupido, sempliciotto (Dal latino follis, sacco di pelle). Accrescitivo FULATUN (stupidone), o FULATRUN (scimunito).
Sinonimi: Ambutià, babeo, badaluch, badòla, balengo, bataro, fabiòch, gabia, pantalun, tabaleuri, turlupupu, tülipan, gnoc

Parolaccia: Ancutì
Traduzione: Tardo, ottuso, incapace di capire (in lionese acuti)

Parolaccia: Balengu
Traduzione: Cretino
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Parolacce in Ferrarese

Elenco di parolacce, bestemmie, insulti nel dialetto Ferrarese.

Parolaccia: Fat dar in tal cul, brut aldamar, e c'atiena un cancar a tì e tò mama clà vera.
Traduzione: Fatti inculare letamaio e che ti venga un male a te e a quella puttana di tua mamma.
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Parolacce in Milanese

Elenco di parolacce, bestemmie, insulti nel dialetto Milanese.

Parolaccia: Facia da cul de can da cacia.
Traduzione: Faccia da culo di cane da caccia.

Parolaccia: Va' a dar via el cu!
Traduzione: Vai a dar via il culo (la u di "cu" si legge come la u francese di "plus").

Parolaccia: Logia!
Traduzione: Puttana, si legge come se sulla 'o' ci fosse la humlau, i due puntini sopra le lettere come in tedesco!

Parolaccia: Va a ciapa' i ratt!
Traduzione: La traduzione letteraria è "vai a prendere i topi"... ovviamente è un modo come un altro per mandare a cagare!

Parolaccia: Te se propri un pirla!
Traduzione: Sei proprio un cretino!
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Parolacce in Pisano

Elenco di parolacce, bestemmie, insulti nel dialetto Pisano.

Parolaccia: 'r budello 'mpestato di tù mà!
Traduzione: Tua madre è una donna "poco" seria!

Parolaccia: Tegame
Traduzione: Zoccola , troia etc..

Parolaccia: Maremma maiala lupente rozza sbudellata fatta male in viso e in corpo!
Traduzione: Serve????
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Parolacce in Fiorentino

Elenco di parolacce, bestemmie, insulti nel dialetto Fiorentino.

Parolaccia: Sorti di fra' i hoglioni!
Traduzione: Togliti dai coglioni (vai via)!

Parolaccia: Ma va' a piallo n'culo!
Traduzione: Vaffanculo!

Parolaccia: E te lo dò io i' pane a fette!
Traduzione: Stai attento che ora ti faccio male!

Parolaccia: E te le lèo io le zecche di dòsso!
Traduzione: Te le levo io le zecche dal tuo corpo (vuol dire: stai attento che se ti prendo ti faccio male)

Parolaccia: Ma che ti lèi da' i' cazzo?!
Traduzione: Puoi andartene?

Parolaccia: Bellino sì...tu faresti gattare anche un cignale!
Traduzione: Sei così brutto che faresti vomitare un cinghiale!
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Parolacce in Parmense

Elenco di parolacce, bestemmie, insulti nel dialetto Parmense.

Parolaccia: At'si quèdar 'me la testa 'd 'n arsan!
Traduzione: Sei quadrato come la testa di un reggiano!
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Parolacce in Romano

Elenco di parolacce, bestemmie, insulti nel dialetto Romano.

Parolaccia: L'anima dei mejo de li mortacci tua e de tu nonno.
Traduzione: La tua morte non basta voglio anche quelle care a te e a tuo nonno (credo si traduca così).

Parolaccia: C'HAI 'NA SFIGA TARMENTE GRANNE CHE SE TE CASCA'R CAZZO TE RIMBARZA 'N CULO!
Traduzione: Sei uno sfigato, una persona decisamente sfortunata!

Parolaccia: Che te potessero lancia' contro 3 colpi... uno che te liscia uno che te pia e uno che stenne tu sorella....
Traduzione: Che te potessero lancia' contro 3 colpi... uno che te liscia uno che te pia e uno che stenne tu sorella....

Parolaccia: Li mortacci tua e de tu madre quella sviolinata marchettara!
Traduzione: Li mortacci tua e de tu madre quella in cui svariati cazzi hanno fatto tanti passaggi come l'archetto su un violino e che per are cio' c'ha fatto anche le marchette, (dicasi mignotta!!!)!
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Parolacce in Napoletano

Elenco di parolacce, bestemmie, insulti nella lingua Napoletana.

Chitestramuort = chi ti è morto.
Chillu strunz e patet = quello stronzo di tuo padre.
Chella granda zompapereta e mammeta = quella grande zoccola di tua madre.
Soreta è na puttan = tua sorella è una puttana.

Parolaccia: Cu 'nu poc' e vasellina l'elefant' o mise n'culo a la gallin'!
Traduzione: Letteralmente e' "con un po di vasellina l'elefante lo mise in culo alla gallina" nel senso che chi ha pazienza riesce nel suo scopo!

Parolaccia: Cap 'e cazzo!
Traduzione: Testa di cazzo!

Parolaccia: Si accussì bella ca si faciss nu pireto m'o zucass!
Traduzione: Esclamazione riferita ad una bella passante: sei cosi' bella che se facessi una puzzetta me la succhierei (direttamente dall'ano) (ano si dice anche Fetillo) chiudo la parente. 'o fetill !

Parolaccia: Ce fatto a' uallera a' pizzaiola
Traduzione: Ci hai così rotto che si sono ammosciate anche le gonadi sessuali (nell' esempio quelle maschili). Il fatto che le gonadi si siano ammosciate rimanda agli stati febbrili e di malattia. Il riferimento alla "pizzaiola" è da intendersi alla carne (analogia con la "uallera" testicoli) cucinata in padella con il pomodoro. Quindi a qualcosa di cotto.Di analogo senso: "me stai n'coppo o cazzo", "me scassato o'cazzo", "me rutto o'cazz", ecc. Song'o mostro! ..

Parolaccia: Cac't 'mman 'e fa comm'agli indian!
Traduzione: Defecati sul palmo della mano poi portala alla bocca facendo il verso degli indiani d'america (AUAUAUUAUAU)

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Parolacce in Romagnolo

Elenco di parolacce, bestemmie, insulti nel dialetto Romagnolo.
  1. Romp poc e caz = rompi poco il cazzo.
  2. Dement = demente.
  3. Sat ciàp at scòurg da veiv = Se ti prendo ti scortico vivo
  4. Fat margusòun = Fatto margusone (con le candele al naso)
  5. Smetla d’fè l’imbazel, va la = Smettila di fare l’imbecille, va la
  6. Saret pu un’ignurènt = Sarai pure un ignorante
  7. At caz dal scavidi = Ti do degli scapaccioni
  8. Brot zinganàz = Brutto zingaraccio
  9. St’atent ch’at’atac in t’la muràia = Stai attento che ti attacco alla muraglia
  10. Brut truiasi! brut putanasi = Brutte troiacce! brutte puttanacce (che detto da una nonna…)
  11. Cut venja un azident = Che ti venga un accidende
  12. Ci propri un zinzloun = Sei proprio un zuzzurellone
  13. Ci acsè svampei che t’coz = Sei cosi svampito che vai a sbattere con la testa
  14. S’at ciàp at stac un braz e at mèin sa quèl = Se ti prendo ti stacco un braccio e ti meno con quello
  15. At dag un cargadour ad bòti = Ti un carico di botte
  16. Va a scurzé en’te remal = Va a scoreggiare sulla crusca
  17. Va a fè de’ciapi in’tla paciara = (?)
  18. Ci furb, sol se chi-elt iè imbezel = Sei furbo solo se gli altri sono imbecilli
  19. Va a fè al pugnetti valà = Vai a fare delle pugnette, va la
  20. Tul in te sàc = Prendilo nel culo
  21. Caz’t disdei in t’un fous = Mettiti a sedere su un fuso
  22. At caz un manarvers ca’t fag zire pr’una stmèna = Ti do un manrovescio che ti faccio girare per una settimana
  23. Cu’t casches l’usel matera e u’t rimbalzes in the cul = Che ti cascasse l’uccello per terra e ti rimbalzasse nel culo
  24. Va in ti fre = Va nei frati
  25. Va in te fiom = Va nel fiume
  26. Va a fè dal brètti = Va a fare dei berretti
  27. Va all’invouran = Va all’inferno (credo)
  28. Va in te cumoun = Va nel comune
  29. At cioud in te culeg = Ti chiudo nel collegio
  30. Sat ciap a t’un dag cu ne sa nisoun = Se ti prendo te ne do’ che non lo sa nessuno
  31. Te una testa com una mazola = Hai una teste come una mazzola (il pesce)
  32. Ci propri un cucalon = Sei proprio un credulone
  33. At cmenz a dè du sciafun ala volta finchè in dvènta despar = Ti comincio a dare due schiaffoni alla volta finchè non diventano dispari
  34. Va a fè di buchein mi chèn = Va a fare dei bocchini ai cani
  35. T’fe schiv, loz e vargogna = Fai schifo, lordume e vergogna
  36. Faza da cul da chèn da caza = Faccia da culo di cane da caccia
  37. Sel te la vaca in tla scheina = Cos’hai una vacca nella schiena?, dicasi di persona svogliata)
  38. Du ta l’e la forza, in tel cul quand scurez? = Dove ce l’hai la forza, nel culo quando scoreggi?
  39. At dag un fum d’ bot e pu a deg can to vest = Ti riempio di botte e poi dico che non ti ho visto
  40. Faza da cul da chen da caza l’ è piò bel e mi cul che la tu faza = Faccia da culo di cane da caccia e’ il bello il mio culo della tua faccia
  41. At dag un s-ciafon cut parrà e dè d pasqua = Ti do’ uno schiaffone che ti sembrera’ il giorno di pasqua
  42. Oca marèna = Oca marina
  43. At faz na bretta = Ti faccio un berretta, ovvero = te lo tiro in testa
  44. Zuchìra o zuchera = Grillotalpa, zuccaiola, mangia le radici delle zucche
  45. Ci propri un pipilöca = Sei proprio un’ocarina
  46. Cut vegna un sbòc ad fedelini = Che ti venga da vomitare i fedelini
  47. Vargognàt vargugnos = Vergognati vergognoso
  48. T’vù ciapè dù scìafun sobit sobit = Vuoi prendere dua schiaffoni subito subito?
  49. Ci forra cum una bessa = Sei fuori come una biscia
  50. Tan ci propri nurmel sobit = Non sei proprio normale subito
  51. T’fe rid m’i pol = Fai ridere ai polli
  52. Ci sèmpra in te mèz cume la zobia = Sei sempre nel mezzo come il giovedi’
  53. T’fe avni e lat m’i garet = Fai venire il latte alla caviglie
  54. Cu t’aves magnè la troia da znein = Che ti avesse magiato la troia da piccolo
  55. Cut s’ciupes una roda in curva = Che ti scoppiasse una ruota in curva
  56. Aj taiaria l’usel ma che baghen = Gli taglierei l’uccello a quel maiale
  57. Mo chi te cumbine’? vigliac dun porc = Ma cosa hai combinato? vigliacco di un porco
  58. T’fe avni a lat i’znoch = Fai venire il latte alle ginocchia
  59. Brott cancarazz = Brutto cancro
  60. Cì pez che ne la merda in te lét = Sei peggio della merda nel letto
  61. Va là, va in tì fré = Va là, vai nei frati
  62. Ci fort c’mè l’ aseda = Sei forte come l’aceto
  63. Ci zonz c’me e baston de pulèr = Sei sporco come il bastone del pollaio
  64. Burdel fat a canel magna luven chiga stupen = Ragazzo fatto a canale, (alto, lungo) mangia lupini e caga stoppini cioè mangia tondo ed evacua lungo
  65. Sta atenti cat dag un zipoun in ti dint = Sta attento che ti arrivo un colpo nei denti
  66. Set magnè, di regan? = Cos’hai mangiato, dei ramarri?
  67. Sumar d’un esan = Somaro di un’asino
  68. Ci long cum la messa canteda = Sei lungo come la messa cantata
  69. Fat de in te fioc’ = Fatti dare nel fiocco
  70. Te ona testa che sù la ià una mazola la s’afoga = Hai una testa che se ce l’ha una mazzola si affoga
  71. Te ona testa che sù la ià un sardòn e và in muntagna = Hai una testa che se ce l’ha un sardone va in montagna
  72. Testa ad mort = Testa di morto
  73. Fis-ciaza = Fischiaccia, delatore, spione
  74. Surdaz = Testa dura, uno che non vuol ascoltare, capire. sinonimo = tistaza
  75. Zalôn = Giallone per travaso di bile, itterico, problemi di fegato
  76. Fraid = Fradicio
  77. Zupaz = Letteralmente zoppaccio, difficile un altro significato oltre al dispregiativo
  78. ‘Mbriagon = Ubbriacone
  79. Faquaion = Contrazione di “fa e’ quajôn” che diventa fa’quajôn
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Come Caricare Immagini su ImageShack

Tra i migliori hosting di immagini vi è sicuramente Imageshack.us. Esso però viene utilizzato dalla stragrande maggioranza degli utenti senza effettuare la registrazione ed in questo modo tutte le funzionalità rimangono nascoste agli occhi de gli utilizzatori occasionali, vediamo di cosa si tratta.


Per prima cosa come già detto occorre registrarsi (è gratuita la registrazione) recandosi nella pagina Sign Up o Accedi poi bisogna inserire il proprio indirizzo email, confermare l'email, inserire una username, una password, confermare la password, indicare il sesso e l'anno di nascita. Dopo aver cliccato sul bottone SIGN UP vi dovrebbe arrivare nella posta elettronica un email in cui dovrete confermare l'attivazione del vostro account.


Adesso che avete i dati di accesso attivati cliccate su Login ed inserite nel primo campo vuoto l'username o l'email mentre nel secondo campo vuoto la password. Si consiglia anche di spuntare la casella su Keep me logged in per memorizzare la password dato che solitamente in siti simili si perde sempre e poi bisognerà fare il recupero password.


Tra le cose in più che si possono fare c'è sicuramente la possibilità di gestire 5 GB di immagini, che è uno spazio veramente grande se pensiamo che lo stesso Picasa di Blogger che è di Google fa altrettanto. Quindi potete creare album fotografici, creare slideshow, aggiungere o rimuovere tag ecc.

Quando andrete a caricare un immagine ovviamente con il login già eseguito le immagini salvate appariranno in questo modo con 6 piccole icone poste lateralmente. Ognuna di queste ha una funzione precisa. Ecco a cosa servono:

  1. Cliccando sulla "i", è possibile visualizzare le informazioni dell'immagine ed i codici di incorporamento.
  2. La seconda mostra la foto ingrandita, la si può zoomare, ruotare, aggiungere i tag.
  3. L'icona a forma di "x" serve per eliminare l'immagine.
  4. L'icona verde significa è pubblica, quindi visibile a tutti, mentre se cliccate nuovamente l'icona diventerà rossa e sarà visibile solo a voi. E' evidente che se volete condividerla all'interno di un vostro sito deve essere di colore verde.
  5. La penultima icona serve per editare l'immagine nel senso di ruotarla o ribaltarla
  6. Infine quella a forma di G serve per creare immagini glitter aggiungendo effetti tra quelli a disposizione con testo colorato da inserire a piacimento; l'immagine in questo caso non deve superare 1 MB. Una funzione che piacerà moltissimo alle donne.
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Problema: Luca spendi i 4/9 dei suoi risparmi

Luca spende i 4/9 dei suoi risparmi per acquistare un lettore mp3, poi i 3/5 di quanto gli rimane per acquistare alcuni cd, con gli ultimi 120 euro ricarica la sua carta di credito. quanti erano i risparmi di luca? (540 euro) con equazione.

Svolgimento:
9/9 - 4/9 = 5/9 soldi rimasti dopo l'acquisto del mp3.

5/9 x 3/5 = 1/3 (sono i 3/ di 5/9)

5/9 - 1/3 = 2/9

2/9 = 120 €

Quindi facendo l'equazione diventa:

2/9 : 120 = 9/9 : ?

che si risolve così:
9/9 significa 1
e poi nella divisione il 2/9 diventa 9/2 e si trasforma in moltiplicazione.

Quindi:

120 x 1 x 9/2 = 540 €

Luca aveva 540 € e li ha spesi tutti in robaccia :)
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Descrizione di una persona oggettiva

Persona

In una descrizione oggettiva bisogna descrivere le persone perfettamente come sono fisicamente, cosa fanno nella vita (studio/lavoro), quali sono i loro hobby / sport, senza aggiungere un commento o un'opinione personale, ma si deve solo basarsi sulle cose vere e necessarie.



Una persona: descrizione oggettiva

In questa pagina trovate 4 descrizioni oggettive di quattro persone molto diverse tra loro per aspetto, età ed abitudini.



Descrizione del fratello

Mio fratello ha 12 anni, è alto 156 cm e ha dei folti capelli castani. I suoi occhi sono scuri, a metà tra il marrone e il verde militare e il suo sguardo è profondo e vivace. È magro e indossa sempre vestiti di una taglia superiore.



Descrizione di uno sconosciuto

Maria ha 43 anni, è alta 1.65, ha i capelli lunghi neri, gli occhi color nocciola e porta gli occhiali a causa della sua miopia, è di corporatura robusta, la sua carnagione è chiara, il suo viso è ovale con rughe. Lei è una professoressa di Matematica insegna al Liceo Scientifico Augusto di Roma. È sposata da 15 anni ed ha tre figli Michele, Lucio e Federico. Ogni mattina alle 7:30 porta a passeggio il suo cane dopodiché prende la sua auto dal garage, aspetta i suoi figli che scendono poi accompagna ognuno di loro nelle rispettive scuole e poi si reca anche lei a scuola dove insegna.



Descrizione della nonna

Mia nonna ha 74 anni, è di carnagione chiara, sul viso porta una cicatrice causata dalla guerra del 1943. La sua statura è nella media, è robusta, porta un paio di occhiali molto spessi. Nel tempo libero cuce o chiacchiera con le sue amiche.



Marco

Marco è un uomo di quarantun anni, diplomato in Ragioneria, che lavora in una ditta. Ha occhi e capelli scuri, è alto un metro e ottanta sette, ha una cicatrice in volto, sotto l' occhio sinistro. È sposato da dieci anni con una donna di nome Angelica, e i due hanno tre figli di età compresa tra i due e i sette anni.


Per una descrizione più accurata, suggeriamo di leggere il nostro schema che spiega come descrivere una persona.
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Descrizione soggettiva di una persona

Persona

Nella descrizione soggettiva bisogna scrivere quello che si pensa di questa persona, ad esempio il carattere (se è simpatico, disponibile oppure chiuso, non parla molto), o anche sul fisico (es. se secondo voi è troppo magro o altro), o le sue abitudini che vi piacciono o meno. Insomma scrivete il vostro parere personale che avete di essa, utilizzando locuzioni come "penso che", "credo che", "ritengo che".



Una persona: descrizione soggettiva

In questa pagina trovate alcuni testi contenenti la descrizione di persone molto diverse tra loro e descritti in modo soggettivo.



Descrizione del fratello

Mio fratello è entrato a far parte della mia vita 12 anni fa. Quando è nato io avevo appena sette anni e il suo arrivo non era affatto gradito. I miei genitori stavano sempre dietro a quel maledetto bambino cicciottello che frignava e si ammalava ogni volta che dovevamo andare fuori. Giorno dopo giorno ho trovato in lui non solo un fratello ma un amico, un complice e una persona che mi è sempre accanto. Oggi mio fratello è un bel ragazzo e frequenta la seconda media, credo che non potrei vivere senza di lui.



Descrizione di una persona sconosciuta

Maria ha 43 anni ,lei non è molto alta ed è paffutella, ha i capelli neri corvino nei quali ha sempre un fermaglio, ha gli occhi color nocciola e porta dei fantastici occhiali, ha un viso ovale con delle piccolissime rughe. Lei è una bravissima insegnante di matematica, i suoi alunni l'adorano, ed è sposata felicemente con il mio papà da ben 15 anni, con il quale ha tre figli: Michele, Lucio e il terribile Federico. Ogni mattina si sveglia molto presto per poter portare il suo grazioso cagnolino a fare una passeggiata torna a casa prende la sua macchia un po' rotta e amorevolmente porta i suoi figli a scuola e poi anche lei va al Liceo scientifico nel quale insegna la temuta matematica!



Descrizione della nonna

Mia nonna ha 74 anni, ha il viso chiaro è anche una carnagione chiara, sul viso porta una cicatrice che aveva da quando era bambina a causa della guerra del 1943. Lei è esile, la sua statura è nella media. Porta gli occhiali e si regge con un bastone.



Descrizione di Marco

Marco è un uomo sulla quarantina, ma pare ancora un ragazzo: infatti ha dei begli occhi neri molto vitali ed i suoi capelli sono ancora scurissimi. È piuttosto alto, e lo sfregio che ha sotto l'occhio sinistro gli dà un che d'affascinante. Sua moglie, una splendida signora che si chiama Angelica, gli ha fatto il dono di tre bambini meravigliosi, il più piccolo è tanto bello da sembrare un bambolotto.
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Francesco Petrarca: Italia mia, benché ’l parlar sia indarno

Testo: Italia mia, benché ’l parlar sia indarno
Italia mia, benché ’l parlar sia indarno a le piaghe mortali che nel bel corpo tuo sí spesse veggio.

Parafrasi: Italia mia, benché ’l parlar sia indarno
Italia mia, benché sia inutile il parlare delle ferite mortali che così grandi vedo nel tuo bel corpo desidero almeno che i miei lamenti siano come sperano il Tevere e l'Arno e il Po.

Analisi del testo: Italia mia, benché ’l parlar sia indarno
Canzone che fa parte del Canzoniere. Controversa tuttora è l'occasione che l'ispirò, essendo incerti gli studiosi a quale guerra tra Stati italiani si debba riferire.

Commento: Italia mia, benché ’l parlar sia indarno
Ha dedicato all'Italia il componimento CXXVIII del Canzoniere Italia mia, benché 'l parlar sia indarno.

Figure Retoriche: Italia mia, benché ’l parlar sia indarno
Contiene diverse figure retoriche come personificazioni e anafore.
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Commento: Italia mia, benché ’l parlar sia indarno, Petrarca

di Francesco Petrarca
Commento:

Ha dedicato all'Italia il componimento CXXVIII del Canzoniere Italia mia, benché 'l parlar sia indarno. La canzone fu composta probabilmente tra la fine del 1344 e il 1345, mentre il poeta si trovava a Parma e si svolgeva una guerra per la conquista della città tra Gonzaga e Visconti da una parte e Estensi, Scaligeri, Pepoli e Ordelaffi dall'altra  I due schieramenti opposti si avvalevano di truppe mercenarie straniere e questo fatto dà l’opportunità a Petrarca di stigmatizzare la lotta fratricida con una canzone a carattere politico che si pone sulla scia della tradizione di Guittone d’Arezzo e Dante Alighieri. Italia mia è la più nota delle poesie civili dedicate all'Italia ed è stata la più amata dai grandi scrittori, da Machiavelli a Leopardi.

La guerra di cui parla Petrarca non fu in realtà una guerra importante benché fossero coinvolti quasi tutti gli stati del nord dell’Italia. Petrarca ne fu colpito per ragioni soprattutto personali. Egli, infatti, era amico personale di Azzo da Correggio, Signore di Parma dal 1340 presso il quale era ospite quando fu assalito dalle truppe di Luchino Visconti, Signore di Milano e dal suo alleato Filippo Gonzaga, Signore di Mantova.

La guerra per il controllo di Parma coinvolse anche Obizzo d’Este, Signore di Ferrara e la Repubblica di Pisa.

Petrarca, che rimase ferito nella sua fuga da Parma assediata, fu sconvolto da questo confronto anche per i 'futili motivi' all ’origine della guerra. Infatti, tutto iniziò con la vendita della città a Obizzo d’Este per 60.000 fiorini d’oro. Alla fine della guerra Parma passò a Luchino Visconti che restituì a Obizzo d’Este i 60.000 fiorini.

Credo sia interessante sapere che un fiorino d’oro era composto da 3,54 grammi di oro 24 carati, quindi 60,000 fiorini equivalgono oggi, a circa 9 milioni di euro.

È importante anche fare dei paragoni. Secondo calcoli basati sulla paga giornaliera di un contadino, un fiorino corrispondeva a circa tre mesi di lavoro. Del resto cronache dell'epoca (Paolucci 2007) riferiscono che un buon cavallo da lavoro costava al massimo 8 fiorini (a Prato e Firenze) e il salario annuale di un operaio difficilmente superava i 10, 15 fiorini.

Petrarca quindi definisce 'futili motivi' questa bramosia di dominio e ricchezza dei signori dell'epoca che agivano secondo una morale ben lontana dagli ideali classici che Petrarca amava ed esaltava nelle sue opere.

Alcuni autori vogliono che, in questa 'stanza', Petrarca definisca l'Italia “paese diletto” perché sede del papato, ma in realtà vuole solo esaltare il proprio paese. Del resto Petrarca non vide mai il papato a Roma dato che la 'cattività avignonese', come viene denominata questa fase del papato sottomesso alla corona francese, durò dal 1309 al 1377 e cioè tutta la sua vita.

Petrarca inizia a denigrare (parlar male di) i mercenari da lui definiti 'tedeschi' perché provenienti dagli attuali cantoni svizzeri di lingua tedesca e dalla Baviera. Questi mercenari di lingua tedesca, durante circa due secoli furono sempre impegnati in qualsiasi guerra avvenisse nel nord Italia.
In Europa erano disponibili mercenari di ogni nazionalità e, a partire dal XIV secolo, la maggior parte delle “compagnie di ventura” (come saranno chiamati questi eserciti mercenari) operanti in Italia sarà formata in gran parte da italiani grazie alle iniziative del papa contro i mercenari stranieri, ma grazie soprattutto alla guerra dei Cent'anni (1337 – 1453) che richiamò in patria i mercenari dell'area tedesca e alle sollevazioni in Svizzera contro gli Asburgo.

I mercenari, utilizzati da tutti gli stati europei ma soprattutto dai piccoli stati italiani, fornivano servizi dubbi, sempre pronti a interferire nelle decisioni dei contrattanti e spesso minacciando di cambiare di lato durante le guerre (o addirittura durante le battaglie).
A parte un nucleo affidabile di militari 'professionisti' (in genere nobili decaduti), buona parte delle compagnie era composta (soprattutto nel caso dei mercenari svizzeri) da contadini che cercavano un'occupazione provvisoria (le guerre erano stagionali!) ma che si dedicavano poi al brigantaggio per sopravvivere fino alla prossima guerra incapaci di tornare alla vita anteriore.
Va ricordato che tali 'soldati' non ricevevano uno stipendio né cibo o assistenza e quindi vivevano rubando e uccidendo gli eserciti avversari ma soprattutto la popolazione civile impotente di fronte alla loro ferocia.

Una descrizione eccezionale di quanto detto viene fatta dal Manzoni nei suoi "i Promessi sposi" dove descrive il "passaggio" delle truppe mercenarie che nel 1628 (quindi tre secoli dopo l'epoca del Petrarca) andavano dalla Germania alla guerra di Mantova.

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Analisi: Italia mia, benché ’l parlar sia indarno, Petrarca

di Francesco Petrarca
Analisi del Testo:

Canzone che fa parte del Canzoniere. Controversa tuttora è l'occasione che l'ispirò, essendo incerti gli studiosi a quale guerra tra Stati italiani si debba riferire, se alla cosiddetta guerra di Parma (1344-45) o alla guerra tra Genova e Venezia, per la quale il poeta scrisse ai Dogi delle due Repubbliche alcune epistole esprimenti concetti analoghi (1351-1354), o ad altre ancora. Tale incertezza ha origine nel carattere della stessa poesia, che vuole mantenersi nel tono di una nobile generalità evitando ogni allusione a fatti e a persone particolari e riesce per questo a essere superiore alle contingenze che l'hanno ispirata: il canto di un poeta italiano che ricorda a principi italiani dimentichi la madre comune e invoca da loro, in nome dei grandi ricordi del passato, della miseria dei loro sudditi, dei loro doveri di cristiani, la fine di una trista politica e la sospirata pace. Non è più l'invettiva di Dante, ma l'orazione accorata d'un poeta, che alla politica è estraneo, ma pur sente di non poter tacere dinanzi allo strazio della patria quelle parole che sono nel cuore di ogni Italiano e che a lui spetta di proferire per la coscienza che egli ha della grandezza e della nobiltà d'Italia. Che sa egli delle ragioni della guerra? Per lui sono senza importanza ("Di che lievi cagion che crudel guerra", e forse egli pensa di intendere meglio che non i principi stessi, travolti dalle passioni, il loro interesse vero ("Poco vedete e parvi veder molto"): come potrebbero altrimenti cercare soccorso in quelle soldatesche germaniche che si pongono al servizio di questo o di quel signore e non portano se non rovina alle terre degli uni e degli altri ("Oh diluvio raccolto - Di che deserti strani - Per inondare i nostri dolci campi!")? Non più una guerra fratricida: uniscano invece i Signori le loro forze e caccino d'Italia quei mercenari che sono la piaga, sì che si rinnovi la gloria antica di Roma. La canzone si leva così dall'elegia ("Italia mia, benché il parlar sia indarno - Alle piaghe mortali...") all'epica, rievocatrice delle glorie non mai spente di Roma ("Il popol senza legge - Al qual come si legge - Mario aperse sì 'l fianco - Che memoria de l'opra anco non langue... - Cesare taccio che per ogni piaggia - Fece l'erbe sanguigne - Di lor vene ove 'l nostro ferro mise"), e tale movimento è più spiccato nella stanza più commossa e famosa che si inizia coi versi dolcissimi: ("Non è questo il terren ch'i'toccai pria? - Non è questo il mio nido - Ove nudrito fui sì dolcemente?"), per trascorrere allo strazio del presente, al dolore degli umili ("con pietà guardate - Le lagrime del popol doloroso - Che sol da voi riposo - Dopo Dio aspetta"), e concludere nella visione dell'auspicata, vicina vittoria ("Virtù contra furore - Prenderà l'arme; e fia 'l combatter corto: - Ché l'antiquo valore - Negli Italici cor non è ancor morto"). Questi versi il Machiavelli pose nella chiusa del Principe, quasi suggello dell'opera sua: e veramente, se grande è il pregio poetico di questa canzone, insigne è la sua importanza storica, poiché essa è la più eloquente e antica manifestazione della coscienza d'italianità e come tale il faro ideale del nostro popolo che per secoli non nella politica ma nella letteratura riconobbe la propria unità, così come il Petrarca, il quale non sentì sua patria nessuna particolare città d'Italia ma l'Italia tutta, può essere considerato, a maggior diritto che non Dante, il primo poeta italiano.

Metrica: canzone di sette stanze di sedici versi ciascuna con rime (9 endecasillabi e 7 settenari), secondo lo schema AbCCaBbDEeDdfGfG . Il congedo di 10 versi (5 endecasillabi e 5 settenari) riprende lo schema bDEeDdfGfG.

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Parafrasi: Italia mia, benché ’l parlar sia indarno, Petrarca

di Francesco Petrarca
Parafrasi:

Italia mia, benché sia inutile il parlare delle ferite mortali che così grandi vedo nel tuo bel corpo desidero almeno che i miei lamenti siano come sperano il Tevere e l'Arno e il Po dove addolorato e pensieroso sono ora seduto. Signore del cielo, io ti chiedo che la pietà che ti fece venire sulla Terra ti faccia guardare al tuo diletto e santo paese. Vedi, gentile signore, che crudele guerra per futili motivi; e i cuori che indurisce e chiude Marte superbo e feroce, aprili Tu, Padre, e intenerisci e apri; fa in modo che in essi la tua verità, sia udita attraverso di me anche se sono quel che sono.

Voi Signori ai quali la Fortuna ha messo in mano il comando delle belle contrade d'Italia, di cui sembra non abbiate nessuna pietà, cosa fanno qui tanti soldati stranieri? Perché il verde terreno italiano si deve sporcare di sangue barbaro? Un ingannevole errore vi lusinga: riuscite a vedere poco e vi sembra di essere lungimiranti, perché nel vostro cuore cercate cercate un amore o una fede venale.
Colui che dispone di più soldati, è chi sarà circondato da più nemici. Che diluvio raccolto
in deserti stranieri per inondare i dolci campi italiani! Se per colpa di italiani avviene questo chi mai potrà sperare di scampare (alla guerra)?

Natura provvide opportunamente alla nostra sicurezza, quando mise fra noi e la rabbia tedesca la difesa delle Alpi; ma la cupidigia cieca e ostinata contro il proprio bene s'è ingegnato tanto che ha fatto ammalare il corpo sano. Ora dentro una stessa nazione, fiere crudeli (come i Tedeschi) e greggi mansuete (come gli Italiani) convivono in modo che il miglior soffre; e, per nostro maggiore dolore, questo popolo straniero è della stirpe di quella gente incivile, che Mario sconfisse in modo tale che non è ancora venuto meno il ricordo di quell'impresa, quando stanco e assetato, volendo bere, s'accorse che nel fiume scorreva non acqua ma sangue.

Trascuro di citare Cesare che, dove giunse con le nostre armi, in ogni luogo insanguinò l'erba con il loro sangue. Ora sembra, non so per quale congiunzione astrale ostile, che il cielo ci odi: questo grazie a voi, a quali è stato affidato un compito tanto grande. Le vostre divisioni rovinano la più bella parte del mondo. Per quale colpa umana, per quale condanna divina o quale fatalità danneggiare il povero vicino e cercare di impadronirsi dei beni devastati e dispersi, e cercare gente fuori d'Italia ed esser soddisfatti che sparga il proprio sangue e che venda per soldi la propria vita? Io parlo per dire la verità non per partito preso per inimicizia verso qualcuno.

E non vi siete ancora accorti, dopo tante esperienze, dell'inganno di questi mercenari tedeschi, che scherzano con la morte alzando il dito in segno di resa? La beffa è peggio del danno, secondo me; ma il vostro sangue si sparge più abbondantemente perché siete stimolati da un odio ben diverso. Pensate per un breve tempo alla vostra condizione e capirete come può aver caro un altro chi stima se stesso così spregevole. Nobile stirpe latina, allontana da te il peso di queste milizie dannose: non sopravvalutare una fama vuota, senza sostanza: perché è colpa nostra, non un fatto naturale che la violenza cieca di questi popoli nordici, gente restia alla civiltà, ci vinca di intelligenza.

Non è questo il terreno che ho toccato nascendo? Non è questo la culla nella quale fui allevato così affettuosamente? Non è questa la patria in cui mi fido, madre benevola e devota, nella quale sono sepolti i miei genitori? Perdio, questo solleciti talora il vostro animo, e guardate con pietà i patimenti del popolo sofferente che. dopo Dio, aspetta solo da voi la tranquillità; e solo che voi mostriate qualche segno di compassione, il valore prenderà l'armi contro la furia cieca e la lotta sarà breve: perché il valore antico non è ancora morto nei cuori italiani.

Signori, considerate come il tempo passa velocemente, e come la vita fugge, e la morte è già alle nostre spalle. Ora voi siete qui sulla terra; pensate a quando la lascerete; perché bisogna che l'anima spoglia (dei beni questa terra) e sola arrivi a quel passaggio pericoloso. Nel percorrere questa vita terrena vogliate metter da parte l'odio e l'inimicizia, passioni contrarie alla vita tranquilla; e quel tempo che si spende per far male a qualcuno si impieghi invece in qualche azione migliore, di opere o d'intelletto, in qualche impresa lodevole, in qualche attività onorevole: così si sta bene quaggiù sulla terra e si spalanca a noi la via del cielo.

Canzone, io ti raccomando che tu esponga amabilmente il tuo argomento, dal momento che devi presentarti da gente orgogliosa; e gli animi sono pieni di un'abitudine pessima e antica, nemica sempre della verità, Tenterai la tua fortuna tra pochi dall'animo grande ai quali piace il bene. Di' loro: chi mi protegge? Io vado gridando: – Pace, pace, pace.

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Testo: Italia mia, benché ’l parlar sia indarno, Petrarca

di Francesco Petrarca
Testo:

Italia mia, benché ’l parlar sia indarno
a le piaghe mortali
che nel bel corpo tuo sí spesse veggio,
piacemi almen che ’ miei sospir’ sian quali
spera ’l Tevero et l’Arno,
e ’l Po, dove doglioso et grave or seggio.
Rettor del cielo, io cheggio
che la pietà che Ti condusse in terra
Ti volga al Tuo dilecto almo paese.
Vedi, Segnor cortese,
di che lievi cagion’ che crudel guerra;
e i cor’, che ’ndura et serra
Marte superbo et fero,
apri Tu, Padre, e ’ntenerisci et snoda;
ivi fa che ’l Tuo vero,
qual io mi sia, per la mia lingua s’oda.

Voi cui Fortuna à posto in mano il freno
de le belle contrade,
di che nulla pietà par che vi stringa,
che fan qui tante pellegrine spade?
perché ’l verde terreno
del barbarico sangue si depinga?
Vano error vi lusinga:
poco vedete, et parvi veder molto,
ché ’n cor venale amor cercate o fede.
Qual piú gente possede,
colui è piú da’ suoi nemici avolto.
O diluvio raccolto
di che deserti strani
per inondar i nostri dolci campi!
Se da le proprie mani
questo n’avene, or chi fia che ne scampi?

Ben provide Natura al nostro stato,
quando de l’Alpi schermo
pose fra noi et la tedesca rabbia;
ma ’l desir cieco, e ’ncontr’al suo ben fermo,
s’è poi tanto ingegnato,
ch’al corpo sano à procurato scabbia.
Or dentro ad una gabbia
fiere selvagge et mansüete gregge
s’annidan sí che sempre il miglior geme:
et è questo del seme,
per piú dolor, del popol senza legge,
al qual, come si legge,
Mario aperse sí ’l fianco,
che memoria de l’opra ancho non langue,
quando assetato et stanco
non piú bevve del fiume acqua che sangue.

Cesare taccio che per ogni piaggia
fece l’erbe sanguigne
di lor vene, ove ’l nostro ferro mise.
Or par, non so per che stelle maligne,
che ’l cielo in odio n’aggia:
vostra mercé, cui tanto si commise.
Vostre voglie divise
guastan del mondo la piú bella parte.
Qual colpa, qual giudicio o qual destino
fastidire il vicino
povero, et le fortune afflicte et sparte
perseguire, e ’n disparte
cercar gente et gradire,
che sparga ’l sangue et venda l’alma a prezzo?
Io parlo per ver dire,
non per odio d’altrui, né per disprezzo.

Né v’accorgete anchor per tante prove
del bavarico inganno
ch’alzando il dito colla morte scherza?
Peggio è lo strazio, al mio parer, che ’l danno;
ma ’l vostro sangue piove
piú largamente, ch’altr’ira vi sferza.
Da la matina a terza
di voi pensate, et vederete come
tien caro altrui che tien sé cosí vile.
Latin sangue gentile,
sgombra da te queste dannose some;
non far idolo un nome
vano senza soggetto:
ché ’l furor de lassú, gente ritrosa,
vincerne d’intellecto,
peccato è nostro, et non natural cosa.

Non è questo ’l terren ch’i’ toccai pria?
Non è questo il mio nido
ove nudrito fui sí dolcemente?
Non è questa la patria in ch’io mi fido,
madre benigna et pia,
che copre l’un et l’altro mio parente?
Perdio, questo la mente
talor vi mova, et con pietà guardate
le lagrime del popol doloroso,
che sol da voi riposo
dopo Dio spera; et pur che voi mostriate
segno alcun di pietate,
vertú contra furore
prenderà l’arme, et fia ’l combatter corto:
ché l’antiquo valore
ne gli italici cor’ non è anchor morto.

Signor’, mirate come ’l tempo vola,
et sí come la vita
fugge, et la morte n’è sovra le spalle.
Voi siete or qui; pensate a la partita:
ché l’alma ignuda et sola
conven ch’arrive a quel dubbioso calle.
Al passar questa valle
piacciavi porre giú l’odio et lo sdegno,
vènti contrari a la vita serena;
et quel che ’n altrui pena
tempo si spende, in qualche acto piú degno
o di mano o d’ingegno,
in qualche bella lode,
in qualche honesto studio si converta:
cosí qua giú si gode,
et la strada del ciel si trova aperta.

Canzone, io t’ammonisco
che tua ragion cortesemente dica,
perché fra gente altera ir ti convene,
et le voglie son piene
già de l’usanza pessima et antica,
del ver sempre nemica.
Proverai tua ventura
fra’ magnanimi pochi a chi ’l ben piace.
Di’ lor: - Chi m’assicura?
I’ vo gridando: Pace, pace, pace.

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Giacomo Leopardi: All'Italia

Testo: All'Italia
O patria mia, vedo le mura e gli archi E le colonne e i simulacri e l'erme Torri degli avi nostri

Parafrasi: All'Italia
O patria mia, vedo le mura e gli archi e le colonne e le statue e le torri dei nostri avi.

Analisi del testo: All'Italia
Con questa canzone Leopardi segna una prima insanabile frattura tra mondo antico e moderno, tra valori degli antichi e mediocrità contemporanea.

Commento: All'Italia
Leopardi apre il componimento con una descrizione dell'Italia: è come una donna, di antica bellezza ormai consunta, passata.

Spiegazione: All'Italia
All'Italia, che fa parte delle canzoni civili, fu scritta da Leopardi nel settembre 1818 a Recanati.

Figure Retoriche: All'Italia
L’apostrofe ‘O patria mia’ evoca l’esordio della celebre canzone petrarchesca (Canzoniere CXXVIII), il cui modello è sotteso a tutta la canzone.
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