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Commento: All'Italia, Leopardi

di Giacomo Leopardi
Commento:

Leopardi apre il componimento con una descrizione dell'Italia: è come una donna, di antica bellezza ormai consunta, passata. Degli antichi valori, del fasto non resta che un lontano ricordo, restano gli edifici e le opere, ma il presente è triste. La donna è nuda, non c'è alcuna armatura e difenderla e sulla carne si intravedono delle ferite, ferite che a mio modo di vedere sono state inflitte all'Italia dagli italiani e che stanno, ancora ai giorni nostri, martoriando il nostro Paese. Nessuno difende l'Italia, eccetto il poeta che chiede al cielo di poter infondere con il suo sangue il fuoco nel petto degli italiani e renderli di nuovo orgogliosi del proprio Paese, pronti a combattere per Esso. Eppure l'auspicio del poeta è subito infranto dalla realtà dei fatti, prima una nebbia sottile, poi, poco alla volta, la nebbia si dirada lasciando spazio alla cruda realtà: i colpi di spada si fan più vicini, più assordanti  le immagini più nitide e le spade trafiggono l'animo di ogni Italiano, sono spade che combattono lontano dal suolo natio, che combattono per altri e non per la Patria. A questo punto il poeta rievoca le imprese dei Greci contro i Persiani, di come, inferiori in numero, siano riusciti per amor della Patria a sconfiggere il nemico invasore.
Questo è quanto Leopardi scrive nella propria poesia. E' una poesia molto bella, affascinante, attuale. Parla di un Italia che fu, ma che non è e, purtroppo, non sarà mai più. L'auspicio del poeta si infrange immediatamente contro la triste realtà, contro il presente che è precursore di un futuro anche peggiore. E' una poesia che mi chiama direttamente: un po' mi sento Leopardi, affascinato dall'Italia passata, dai suoi edifici, dalle sue opere, ma allo stesso tempo affranto, triste per il presente e il futuro del proprio Paese. Sento, come il poeta, una missione interiore per questa Madre, riaccendere gli animi dei miei fratelli e spingerli a combattere per Essa e, di conseguenza, per noi tutti. Eppure questo mio sentimento scema immediatamente di fronte alla realtà, di fronte ai discorsi che ogni giorno sono obbligato a sentire in treno, in università. A una più attenta analisi, per quanto mi riguarda, la critica di Leopardi agli italiani va estesa a tutti gli uomini del presente, se non in casi eccezionali; penso infatti che la decadenza attuale in Italia, e più in generale, nel mondo sia dovuta al fatto che l'uomo non è più pronto per combattere per ciò che conta realmente nella vita: l'amore. E non solo l'amore per una donna o un uomo, per i propri figli, ma l'amore per tutto ciò che dà felicità, per la cultura, per se stessi nel rispetto dell'uomo in quanto essere razionale. Sentire oggi che la gente si scanna per il Grande Fratello, per Fiorello, per quel partito o quell'altro senza avere alcuna idea di fondo è triste, uccide me e l'Italia, il mondo intero e l'umanità. L'uomo non è più pronto a combattere per ciò, ma combatte per altro, muore per altro e morendo non può dire "Dall'amore sono nato, e per l'amore muoio", ma muore in nome di ciò che è fugace ed effimero. La decadenza dell'Italia, quindi, è decadenza degli italiani e degli uomini, generalmente. Ci siamo spogliati di quell'armatura secolare di cultura, di conquiste che nel corso del tempo ci hanno elevato al rango di uomini; mostriamo ora ciò che siamo realmente, ciò che eravamo realmente alle origini: bestie. Mostriamo il nostro petto nudo, mostriamo le nostre ferite, di Paese e di umanità.
Il futuro non sarà roseo, visto il presente. Bisogna ritrovare la dimensione di uomini e, da questa, costruire sulla base di quanto già abbiamo ottenuto nei secoli. Solo in questo modo torneremo ad indossare la vecchia armatura, torneremo a combattere per ciò che conta realmente, per la Patria e risolleveremo le sorti del nostro Paese e dell'umanità.

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