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Frasi per San Gennaro - Auguri Gennaro


Il 19 settembre si festeggia San Gennaro (272 – Pozzuoli, 19 settembre 305); egli è stato un vescovo e un martire cristiano ed è venerato come santo dalla Chiesa cattolica e dalla Chiesa ortodossa. Il nome Gennaro risale al latino Ianuarius, derivato da "Ianus" (Giano) che significa «consacrato al dio Giano» ed era in genere attribuito ai bambini nati a gennaio (Ianuarius), mese sacro al dio.
Nel duomo di Napoli sono custodite le sue ossa e due antichissime ampolle contenenti il presunto sangue del santo raccolto da una donna pia di nome Eusebia subito dopo il martirio. Tre volte l'anno (il sabato precedente la prima domenica di maggio e negli otto giorni successivi; il 19 settembre e per tutta l'ottava delle celebrazioni in onore del patrono, ed il 16 dicembre), durante una solenne cerimonia religiosa guidata dall'arcivescovo, i fedeli accorrono per assistere al miracolo della liquefazione del sangue di san Gennaro. La liquefazione del tessuto durante la cerimonia è ritenuto foriero di buoni auspici per la città; al contrario, si ritiene che la mancata liquefazione sia presagio di eventi fortemente negativi e drammatici per la città.

In questa pagina trovate una raccolta di frasi, aforismi, citazioni e battute divertenti per San Gennaro e sul miracolo della liquefazione del sangue. Oltre alle frasi divertenti e quelle di auguri per l'onomastico non ci sono frasi rilevanti a carattere religioso, probabilmente perché la chiesa non ha mai consentito di far analizzare il contenuto dell'ampolla e per i più scettici è difficile credere al miracolo. Il "mistero" non sminuisce l'importanza del santo che può vantare di essere fra i più amati grazie anche alla fede calorosa dei napoletani che lo hanno eletto a patrono della città dopo averla salvata da pestilenze ed eruzioni del Vesuvio.


Le frasi

Per avere una grazia da San Gennaro bisogna parlargli da uomo a uomo. (Totò)

Moriva oggi San Gennaro, il Superman di Napoli. (TristeMietitore, Twitter)

Anch'io trovo che la tissotropia sia una reazione interessante, ma chiamarla miracolo per 1700 anni mi pare un po' eccessivo. (Dio, Twitter)

Moriva oggi San Gennaro, vescovo e santo. Gli fu attribuita anche l'invenzione del ketchup: un composto semi solido conservato in una bottiglietta di vetro che, se agitato energicamente, torna liquido. (TristeMietitore, Twitter)

Trovare un santo intero è quasi un’impresa. Noi abbiamo a Padova la lingua di Sant'Antonio, il sangue di San Gennaro a Napoli, e un piede di Santa Caterina a Venezia. Ma i santi sono importanti per le loro buone azioni, per la potenza del loro spirito o per i loro organi interni? (Luciana Littizzetto)

San Gennaro è il Patrono di Napoli, cosa sai di questo famoso personaggio?
San Gennaro nacque a Napoli, nei pressi di Benevento. San Gennaro fin da giovane fu così educato coi genitori e tanto buono che alla fine lo nominarono santo. Egli portava in testa un cappello. San Gennaro non andava d'accordo con Nerone e Nerone quando incendiò Roma diede la colpa ai cristiani. Il giorno dopo tagliarono la testa a San Gennaro e la posarono da una parte, il sangue lo gocciolarono in una ambollina per farlo baciare. Il giorno di San Gennaro è a Napoli. Io ci vado con tutta la famiglia per vedere la festa e baciare il sangue del tesoro di San Gennaro. Una volta però a mia madre le scipparono la borsa, o dentro la chiesa o fuori. E mio padre disse incazzato: «San Gennà, questo è il ringraziamento che ti siamo venuti a trovare?».
(Marcello D'Orta)

«Io vorrei poter fare un esperimento che nessuno ancora ha provato.» «E cioè?» «Prendere il sangue di una persona qualsiasi, farlo coagulare e poi esporlo alla folla in una teca uguale a quella di San Gennaro.» «Lei pensa allora che siano i napoletani con la loro energia psichica a determinare lo scioglimento del sangue?» «Proprio così. Sono convinto che tremila napoletani del popolo, tutti tesi a desiderare uno stesso evento, possano provocare un mutamento nella materia.» «E tremila milanesi?» chiede Cazzaniga con un leggero tono ironico. «Non ci riuscirebbero mai,» risponde sicuro Bellavista «li vedo troppo razionali per ottenere un risultato del genere.»
(Luciano De Crescenzo)

Che si creda alla compassione come miracolo e fonte della conoscenza oppure si creda al sangue di san Gennaro: io penso sempre di vivere in un'epoca che sfiora la follia. (Friedrich Nietzsche)

San Gennaro dovrebbe inventare un nuovo miracolo: non far sanguinare il nostro tempo. (Mario Postizzi)

Il sangue di San Gennaro non si è sciolto. Il rito prevede che venga quindi tritato con del ghiaccio e servito in un bicchiere da cocktail. (azael, Twitter)

Non vorrei togliere nulla a San Gennaro ma io con questo caldo mi sciolgo tutto ogni giorno da un paio di mesi ormai. (RubinoMauro, Twitter)

San Gennaro ci tiene a ricordare che per tramutare roba solida in roba liquida non servono miracoli, basta una comune dissenteria. (Dio, Twitter)

Ieri San Gennaro era così in vena di miracoli che ha provato qualche puntatina al gioco delle tre carte. (frandiben, Twitter)

Napoli: si ripete con successo il miracolo della gente che crede al sangue di San Gennaro.
No, aspetta, questa mi è uscita male.
(Dio, Twitter)

A Napoli, si è sciolto il sangue di San Gennaro. L'Arcivescovo: "Sono andato subito al supermercato a comprarne altro, ma l'avevano finito". (VentoTagliente, Twitter)

Ciro va da San Gennaro e gli chiede: "San Gennaro se mi fai vincere 50.000 euro alla lotteria ti prometto che 5.000 ne darò alla tua chiesa".
Dopo un po' Ciro torna da San Gennaro egli chiede: "se mi fai vincere 100.000€ ti prometto che 10.000 ne darò alla tua chiesa".
Dopo un po' Ciro torna da San Gennaro e gli chiede: "se mi fai vincere 200.000€ io ti prometto che 50.000 ne darò alla tua chiesa".
Uscendo dalla chiesa Ciro sente una voce: "Ciro, Ciro, sono San Gennaro e volevo dirti che i soldi te li faccio pure vincere però tu deciditi almeno a comprare il biglietto!"



Frasi di auguri onomastico: Gennaro

Gennaro. Un bellissimo nome, meravigliosamente portato da una persona stupenda come te. Auguri di Buon Onomastico.

Caro Gennaro, hai davvero un nome stupendo. Ti auguro un felice onomastico.

Non ci si può dimenticare di un nome come il tuo. Soprattutto quando si conosce una persona come te, capace di rendere unico un nome già speciale! Ti voglio bene amico mio, buon onomastico!

Gennaro, il tuo nome è musica per le mie orecchie. Potrà appartenere anche a tante altre persone, ma nessuna sarà mai speciale quanto te! Buon onomastico!

Felice onomastico alla persona più in gamba che ci sia. Gennaro è un bel nome, il più bello che io conosca, ovviamente dopo il mio!

Auguri di buon onomastico, che il tuo Santo ti protegga sempre ovunque tu sia.

Se la memoria non m'inganna oggi è il tuo onomastico Gennaro, ti auguro tanta felicità e che non manchi mai la serenità!

Non è facile ricordarsi dell'onomastico degli altri, tranne nel tuo caso, perché porti un bellissimo nome e sei per me una persona speciale.

Mille pensieri affettuosi e auguri di cuore a te, Gennaro, che sei una persona tanto speciale e unica!

Auguri di buon onomastico a tutti i "Gennaro" che conosco e anche a quelli che non conosco. AUGURI!

Gennaro, un nome, una garanzia! Auguro un buon onomastico ad una persona davvero speciale!

Un Augurio di buon onomastico a chi porta il nome Gennaro e a chi lo ha portato in Terra e adesso lo porta da lassù...
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Purgatorio Canto 15: analisi, commento, figure retoriche

Altro sogno di Dante, illustrazione di Gustave Doré

In questo canto Dante e Virgilio incontrano l'angelo della misericordia, che gli indica la strada da seguire per raggiungere la cornice successiva. Nel mentre Virgilio parla del concetto dell'invidia che è opposto a quello della natura dell'amore, dove non si deve desiderare quello posseduto dagli altri, in quanto più si dona e più si riceve. Infine giungono nella terza cornice, quella degli iracondi, e Dante assiste a tre visioni di esempi di mansuetudine.


Analisi del canto

L'inizio del canto
Il canto inizia con una spiegazione riguardante il tempo attraverso riferimenti astronomici, nello specifico il percorso del sole. In base alla sua posizione afferma che da quel momento al tramonto mancano tre, quindi in Purgatorio è il vespro, mentre in Italia è mezzanotte: sono circa le tre pomeridiane del lunedì 11 aprile 1300, lunedì di Pasqua.


Beni materiali e i beni spirituali
Nella parte centrale del canto (vv. 58-81) viene messa in evidenza la differenza fra i i beni materiali e i beni spirituali, un tema già accennato nel canto precedente da Guido del Duca e la cui frase ha generato dei dubbi in Dante. La spiegazione viene data da Virgilio che afferma che i beni materiali sono limitati e diminuiscono quando vengono suddivisi con gli altri, e dal momento che non possono accontentare tutti sono la ragione per cui c'è odio nel mondo. I beni spirituali o celesti sono a disposizione di tutti e in quantità illimitata e, inoltre, più sono ambiti, e più ce n'è per tutti. Alla domanda di Dante che chieda spiegazione sull'inesauribilità del bene celeste, Virgilio spiega tutto parte dall'amore divino e non si esaurisce proprio come non si esauriscono i raggi del sole che dona continuamente la sua luce. 


Le visioni della terza cornice
Nel corso del canto a Dante appaiono, sotto forma di visioni estatiche, tre esempi di mansuetudine bibliche e pagane (la mansuetudine è l'opposto dell'ira, la pena della terza cornice del Purgatorio). Queste visioni hanno lo stesso scopo delle sculture presenti nella prima cornice e le voci disperse nell'aria presenti nella seconda cornice e sono l'unico strumento possibile per fare arrivare il messaggio agli iracondi, che sono avvolti nel fumo denso e nero.



Le figure retoriche

Qui di seguito trovate tutte le figure retoriche del quindicesimo canto del Purgatorio. Per una migliore comprensione del testo vi consigliamo di leggere la parafrasi del Canto 15 del Purgatorio.


A guisa di fanciullo scherza = similitudine (v. 3). Cioè: "scherza come fanno i fanciulli".

Mezza notte era = anastrofe (v. 6). Cioè: "era mezzanotte".

Per mezzo ‘l naso = sineddoche (v. 7). Cioè: "in pieno viso", la parte per il tutto.

La cima / de le mie ciglia = enjambement (vv. 13-14).

Come quando da l’acqua o da lo specchio salta lo raggio a l’opposita parte, salendo su per lo modo parecchio a quel che scende, e tanto si diparte dal cader de la pietra in igual tratta, sì come mostra esperienza e arte; così mi parve da luce rifratta quivi dinanzi a me esser percosso = similitudine (vv. 16-23). Cioè: "Come quando il raggio luminoso viene riflesso dall'acqua o da uno specchio nella direzione opposta, così che il raggio che sale forma un angolo identico a quello del raggio che scende rispetto alla verticale al piano, come dimostrano l’esperienza e gli studi teorici; così mi sembrò di essere investito in quel punto da una luce riflessa".

L’opposita parte = anastrofe (v. 17). Cioè: "direzione opposta".

Giunti fummo = anastrofe (v. 34). Cioè: "fummo giunti".

Prode acquistar = anastrofe (v. 42). Cioè: "acquistare giovamento/vantaggio".

Ne le parole sue = anastrofe (v. 42). Cioè: "dalle sue parole".

Il disiderio vostro = anastrofe (v. 52). Cioè: "il vostro desiderio".

Com’a lucido corpo raggio vene = similitudine (v. 69). Cioè: "proprio come il raggio luminoso va verso un corpo lucido".

E come specchio l’uno a l’altro rende = similitudine (v. 75). Cioè: "'amore si riflette dall'uno all'altro come la luce da uno specchio".

Visione / estatica = enjambement (vv. 85-86).

La villa del cui nome ne’ dèi fu tanta lite, e onde ogni scienza disfavilla = perifrasi (vv. 97-99). Per indicare Atene.

Benigno e mite = endiadi (v. 102).

Forte / gridando = enjambement e anastrofe (vv. 107-108).

Pietà diserra = anastrofe (v. 114).

L’anima mia = anastrofe (v. 115). Cioè: "la mia anima".

Lo duca mio = anastrofe (v. 118). Cioè: "il mio duca".

Far sì com’om che dal sonno si slega = similitudine (v. 119). Cioè: "simile a un uomo che esce poco alla volta dal sonno".

A guisa di cui vino o sonno piega = similitudine (v. 123). Cioè: "come qualcuno vinto dal vino o dal sonno".

D’aprir lo core a l’acque de la pace che da l’etterno fonte son diffuse = metafora (v. 131-132). Cioè: "non rifiutare di aprire il cuore alle acque della pace (alla mansuetudine), che sono versate dalla fonte eterna (l'amore di Dio)".

Per quel che face chi guarda pur con l’occhio che non vede, quando disanimato il corpo giace = similitudine (v. 133-135). Cioè: "come fa quello che guarda con l'occhio corporeo che non vede, quando il corpo giace esanime".

Per darti forza al piede = metonimia (v. 136). Cioè: "per accelerare il tuo passo", la causa per l'effetto.

Come la notte oscuro = similitudine (v. 143).
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Buone vacanze in tutte le lingue del mondo


Tutti aspettano le vacanze per poter finalmente dedicare un po' di tempo a se stessi e alla propria famiglia, ma in pochi si aspettano di ricevere gli auguri di buone vacanze. Chiunque li riceva non può che essere felice di leggerli perché vuol dire essere nei pensieri di qualcuno.

In questa tabella trovate una raccolta di "buone vacanze" in tutte le lingue del mondo. Ci teniamo a precisare che per la traduzione ci siamo affidati a Google traduttore, che per frasi brevi come questa si rivela uno strumento "quasi" infallibile. Sullo stesso tema trovate anche le frasi per augurare buone vacanze.

Lingua Come si scrive
Afrikaans Gelukkige vakansiedae!
Albanese Gëzuar festat!
Amarico āsidesachi be‘ali!
Arabo eatalat saeida
Armeno yerjanik toner
Azero xoşbəxt tətillər
Basco zoriontsu oporrak
Bengalese Śubha chuṭira dina
Bielorusso ščaslivych sviataŭ
Birmano pyawshwin aarrlautraat
Bosniaco srećni praznici
Bulgaro shtastlivi praznitsi
Catalano vacances feliços
Cheyenne Ne mohotatse
Cebuano malipayon nga mga holiday
Ceco šťastné svátky
Chichewa maholide okondwa
Cinese cantonese Jiérì kuàilè
Cinese Mandarino Jiérì kuàilè
Coreano haengboghan hyuil
Creolo haitiano jou ferye kè kontan
Croato sretni praznici
Curdo betlaneyên şewitandî
Danese glædelig ferie
Ebraico חג שמח
Esperanto feliĉaj ferioj
Estone head pühad
Etiope Afgreki’
Filippino masaya pista opisyal
Finlandese hyvää joulua
Francese bonnes vacances
Frisone lokkige fakânsjes
Gaelico scozzese saor-làithean saor
Galiziano vacacións felices
Gallese gwyliau hapus
Georgiano bednieri dasveneba
Greco efcháristes diakopés
Giapponese Shiawasena kyūjitsu
Giavanese seneng liburan
Gujarati Khuśa rajā'ō
Hausa farin ciki
Hawaiano manawa hauʻoli
Hindi khush chhuttiyaan
Hmong zoo siab hnub so
Igbo ezumike obi ụtọ
Indonesiano selamat berlibur
Inglese Happy holiday
Islandese farsælt frí
Italiano Buone vacanze
Kannada Santōṣada rajādinagaḷu
Kazako baqıttı merekeler
Khmer thngai chhbsamreak sabbayrikreay
Kirghiso baktıluu mayram
Latino felix dies festos
Lettone laimīgi svētki
Libanese Bahibak
Lituano laimingas šventes
Lussemburghese gléckleche Feierdeeg
Macedone sreḱni praznici
Malayalam santēāṣakaramāya avadhikkālaṁ
Malese cuti gembira
Malgascio fifaliana mahafinaritra
Maltese vaganzi kuntenti
Maori whai hararei pai
Marathi Suṭṭīcyā śubhēcchā
Mongolo Az jargaltai amralt
Nepalese Śubha chuṭṭiyām̐
Norvegese lykkelig ferie
Olandese fijne feestdagen
Pashto خوشحاله رخصتۍ
Persiano تعطیلات شاد
Polacco Wesołych świąt
Portoghese boas festas
Punjabi Khuśī dī'āṁ chuṭī'āṁ
Rumeno sărbători fericite
Russo schastlivyye prazdniki
Samoano maua se aso malolo lelei
Serbo srećni praznici
Sesotho matsatsi a thabileng
Shona mazororo anofara
Sindhi موڪلن جا ڏينهن
Singalese subha nivāḍu
Slovacco šťastné sviatky
Somalo fasaxyo farxad leh
Spagnolo felices fiestas
Sundanese libur senang
Svedese glada helgdagar
Swahili sikukuu nzuri
Tagiko idhoi xuşʙaxt
Tailandese S̄uk̄hs̄ạnt̒ wạn h̄yud
Tamil Cantōṣamāka viṭumuṟai
Tedesco frohe Feiertage
Telugu Santōṣakaramaina selavulu
Turco mutlu tatiller
Ucraino shchaslyvi svyata
Ungherese boldog ünnepek
Urdu خوش چھٹیوں
Uzbeco baxtli bayramlar
Vietnamita ngày lễ vui vẻ
Xhosa iholide ezonwabileyo
Yiddish גליקלעך האָלידייַס
Yoruba awọn isinmi ayẹyẹ
Zulu amaholide ajabule
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Purgatorio Canto 14: analisi, commento, figure retoriche


In questo canto Salomone scioglie il dubbio di Dante riguardante il fatto se anche dopo il Giudizio Universale, quando il corpo sarà ricongiunto all'anima, rimarrà la luce intensa che ora avvolge ogni anima, e se questa luce non disturberà la vista dei beati.


Analisi del canto

Argomenti del canto
In questo canto è ancora presente il tema dell'invidia, iniziato nel canto precedente, ma è collocato solamente nei versi conclusivi (vv. 127-141). Viene invece dato ampio spazio al tema politico con due temi importanti: la condanna della corruzione morale della Toscana e della Romagna. (vv. 1-66), e il piacevole ricordo delle antiche e illustre famiglie della Romagna (vv. 67-126).


La valle dell'Arno
Guido del Duca lancia un invettiva contro gli abitanti della città toscane (vv. 29-66) e lo fa seguendo un itinerario che segue il corso del fiume Arno. Dapprima nomina tutta l'area facendo presente che in essa non è possibile trovare alcuna virtù, e poi nomina singolarmente i vizi propri del Casentino, di Arezzo, Firenze e Pisa. Inoltre, la descrizione geografica delle città e quella dei loro abitanti presenta un linguaggio di basso livello come quello che era tipico nella cantica dell'inferno, come ad esempio  "brutti porci, botoli... ringhiosi, lupi e volpi... piene di froda". Dopo la condanna generale c'è spazio anche per una profezia su un personaggio ancora in vita, Fulcieri da Calboli, nipote di Rinieri da Calboli, che durante il suo incarico a Firenze diventerà cacciatore dei lupi (i Guelfi Bianchi di Firenze).


Le antiche famiglie nobili della Romagna
Dopo l'invettiva viene riportato il buon ricordo delle antiche famiglie nobili della Romagna, note per la loro nobiltà d'animo, per il pregio e la cortesia, in netto contrasto con quelle dei loro discendenti attuali che non fanno altro che macchiare il nome e il ricordo della stirpe. E, inoltre, Guido carica le sue parole di effetto nostalgico aggiungendo che le famiglie senza discendenti fanno bene a non averne se i risultati sono questi. Una rievocazione delle antiche famiglie di Firenze, quando era ancora giusta e felice, avviene anche nel canto XVI del Paradiso, attraverso le parole di Cacciaguida.



Figure retoriche

Qui di seguito trovate tutte le figure retoriche del quattordicesimo canto del Paradiso. Per una migliore comprensione del testo vi consigliamo di leggere la parafrasi del Canto 14 del Paradiso.


Dal centro al cerchio, e sì dal cerchio al centro = anadiplosi (v. 1). Cioè: "si muove dal centro all'orlo e viceversa".

Ritondo vaso = anastrofe (v. 2). Cioè: "vaso rotondo, contenitore rotondo".

A cui sì cominciar, dopo lui, piacque = iperbato (v. 9). Cioè: "alla quale piacque iniziare a parlare dopo di lui".

Come, da più letizia pinti e tratti, a la fiata quei che vanno a rota levan la voce e rallegrano li atti, così, a l’orazion pronta e divota, li santi cerchi mostrar nova gioia nel torneare e ne la mira nota = similitudine (vv. 19-24). Cioè: "Come talvolta quelli che danzano in cerchio, spinti da una maggiore gioia, alzano la voce e rendono più allegri loro gesti, così a quella preghiera pronta e devota di Beatrice, quelle sante corone mostrarono nuova felicità, ruotando e cantando mirabilmente".

Pinti e tratti = endiadi (v. 19). Cioè: "spinti e trascinati".

L’etterna ploia = allegoria (v. 27). Cioè: la beatitudine della Grazia Divina.

Uno e due e tre = enumerazione (v. 28).

Vive / e regna = enjambement (vv. 28-29).

In tre e ‘n due e ‘n uno = enumerazione (v. 29).

Circunscritto ... circunscrive = poliptoto (v. 30).

Tre volte era cantato = anastrofe (v. 31). Cioè: "era cantato / osannato tre volte".

Da ciascuno / di quelli spirti = enjambement (vv. 31-32).

Più dia del minor cerchio = enjambement (vv. 34-35).

La luce più dia del minor cerchio = perifrasi (vv. 34-35). Per indicare l'anima si Salomone.

Una voce modesta, forse qual fu da l’angelo a Maria = similitudine (vv. 35-36). Cioè: "una voce modesta, forse simile a quella dell'arcangelo Gabriele a Maria nell'Annunciazione".

La festa / di paradiso = enjambement (vv. 37-38).

L’ardore; l’ardor = figura etimologica (vv. 40-41).

Gloriosa e santa = endiadi (v. 43).

Dona di gratuito lume = enjambement (vv. 46-47).

Sommo bene = perifrasi (v. 47). Per indicare Dio.

Crescer = anafora e iterazione (v.50, v.51).

Ma sì come carbon che fiamma rende, e per vivo candor quella soverchia, sì che la sua parvenza si difende; così questo folgór che già ne cerchia fia vinto in apparenza da la carne che tutto dì la terra ricoperchia = similitudine (vv. 52-57). Cioè: "Ma come il carbone avvolto dalla fiamma la supera per la sua forte incandescenza, in modo tale da continuare ad essere visibile, così questo fulgore che già ci circonda sarà vinto dall'aspetto del corpo che tutt'ora è sepolto in terra".

Carbon ... candor = paronomasia (vv. 52-53).

Affaticarne = metonimia, l'effetto per la causa (v. 58). Cioè: "affaticare" anziché "dare fastidio".

Sùbiti e accorti = endiadi (v. 61). Cioè: "pronti e solleciti".

Nascere un lustro sopra quel che v’era, per guisa d’orizzonte che rischiari = similitudine (vv. 68-69). Cioè: "un chiarore in aggiunta a quello che già c'era, simile ad un orizzonte che incomincia a illuminarsi".

E sì come al salir di prima sera comincian per lo ciel nove parvenze, sì che la vista pare e non par vera, parvemi lì novelle sussistenze cominciare a vedere, e fare un giro di fuor da l’altre due circunferenze = similitudine (vv. 70-75). Cioè: "E come al calare della sera appaiono in cielo le prime stelle, tali che sembra e non sembra reale, così mi parve lì di vedere le nuove anime, e mi sembrò che ruotassero intorno alle altre due corone di beati".

Un giro / di fuor = enjambement (vv. 74-75).

Oh vero sfavillar del Santo Spiro! = esclamazione (v. 76).

Santo Spiro = anastrofe (v. 76). Cioè: "Spirito Santo".

Occhi miei = anastrofe (v. 78). Cioè: "miei occhi".

Bella e ridente = endiadi (v. 79). Cioè: "bella e splendente".

Che non seguir la mente = anastrofe (v. 81). Cioè: "che la memoria non poté trattenere".

Li occhi miei = anastrofe (v. 82). Cioè: "i miei occhi".

Ripreser ... virtute = iperbato (v. 82). Cioè: "ripresero forza".

Con mia donna = perifrasi (v. 84). Per indicare Beatrice.

Accors’io = dialefe (v. 85).

L’affocato riso de la stella = personificazione (v. 86). Ovvero "riso" sta per "splendore".

Per l’affocato riso de la stella, che mi parea più roggio che l’usato = similitudine (vv. 86-87). Cioè: "perché la stella era rossa come il fuoco e brillava più del solito".

Non er’anco ... essausto = iperbato (v. 91).

Accetto e fausto = endiadi (v. 93). Cioè: "accolto e soddisfatto".

O Eliòs che sì li addobbi! = esclamazione (v. 96). Cioè: "O Dio, tu li abbellisci così!".

Come distinta da minori e maggi lumi biancheggia tra ‘ poli del mondo Galassia sì, che fa dubbiar ben saggi; sì costellati facean nel profondo Marte quei raggi il venerabil segno che fan giunture di quadranti in tondo = similitudine (vv. 97-102). Cioè: "Come la Via Lattea si stende chiara, punteggiata di stelle piccole e grandi, da un polo all’altro dell’universo, così da far dubitare i più sapienti, così quei raggi di luce uniti in una costellazione creavano nella profondità di Marte il venerabile segno (della Croce), come in un cerchio le linee che uniscono i quadranti".

La memoria mia = anastrofe (v. 103). Cioè: "la mia memoria".

Si movien lumi, scintillando forte nel congiugnersi insieme e nel trapasso: così si veggion qui diritte e torte, veloci e tarde, rinovando vista, le minuzie d’i corpi, lunghe e corte, moversi per lo raggio onde si lista talvolta l’ombra = similitudine (vv. 110-116). Cioè: "così vediamo muoversi i corpuscoli di polvere in diverse direzioni, veloci e lenti, lunghi e corti, cambiando aspetto attraverso il raggio di luce che talvolta illumina l'ombra".

Ingegno e arte = endiadi (v. 117). Cioè: "con ingegnosità".

E come giga e arpa, in tempra tesa di molte corde, fa dolce tintinno a tal da cui la nota non è intesa, così da’ lumi che lì m’apparinno s’accogliea per la croce una melode che mi rapiva, sanza intender l’inno = similitudine (vv. 118-123). Cioè: "E come la giga e l'arpa, facendo vibrare le corde tese, producono un dolce suono anche per chi non distingue le singole note, così dagli splendori che mi apparvero si raccoglieva nella croce una melodia che mi affascinava, anche se io non comprendevo l'inno".

Come a colui che non intende e ode = similitudine (v. 126). Cioè: "come a colui che ascolta e non comprende".

La mia parola = sineddoche, il singolare per il plurale (v. 130). Cioè: "le mie parole".
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Frasi per augurare Buone Vacanze


Finalmente dopo una lunga attesa sono arrivate le vacanze: lavoratori e studenti che non hanno lavoro o scuola per via della pausa natalizia o estiva avranno sicuramente dei progetti ben diversi per trascorrere questo periodo che per quanto lungo possa essere volerà di certo. C'è chi può permettersi vacanze in grande e chi invece a causa dei pochi giorni di vacanza o del basso budget a disposizione ha preferito puntare su qualcosa di più leggero ma ugualmente divertente e riposante: il mare, la montagna, visitare città più vicine, andare a trovare parenti lontani ecc. Ognuno ha la sua idea di vacanza e non va criticato per questo, anzi, sarebbe un gesto carino fare alla persona in questione auguri sinceri di buone vacanze... perché riceverli è piacevole ma sapere che qualcuno ci stia pensando lo è ancora di più.

In questa pagina trovate una raccolta di frasi per augurare buone vacanze ad amici, familiari e colleghi. Sullo stesso tema vi suggeriamo di leggere le poesie e filastrocche sulle vacanze e di imparare come si dice buone vacanze in tutte le lingue del mondo.


Frasi

La formica è saggia ed esperta, ma non abbastanza da prendersi una vacanza (Clarence Day)

Finalmente tutti in ferie, si parte, si viaggia e ci si diverte!

12 mesi abbiamo dovuto aspettarlo, ma finalmente possiamo urlarlo: finalmente ferie!

Beato te che hai già preso le ferie e che domani sarai al mare... Fai un bagno anche per me che starò qui a soffrire il caldo. Buone vacanze!

Se fossi un medico, prescriverei una vacanza a tutti i pazienti che considerano importante il loro lavoro. (Betrand Russell)

Buone ferie a tutti! Che il riposo aiuti a recuperare le energie spese in questo anno di lavoro!

Buone vacanze colleghi di lavoro! Ci rivediamo a settembre, possibilmente tutti più rilassati e, perché no, più abbronzati!

Se uno passasse un anno intero in vacanza, divertirsi sarebbe stressante come lavorare.
Buone vacanze!
(William Shakespeare)

Dopo esserci gonfiati i salvagenti tutto l’anno a lavoro, è ora di gettarli a mare per godersi le meritate ferie!

Una bella crociera è quello che ci vuole per passare una vacanza all'insegna del relax e divertimento.

Ti auguro una vacanza piena di stress, freddo e rabbia. Ehi, almeno questo è realistico.

Le vacanze estive sono il momento più atteso dell’anno, divertiti e non abbronzarti troppo altrimenti io che figura ci faccio? Buona vacanza da tutti noi.

Sei stato molto impegnato a studiare nell'ultimo periodo ottenendo ottimi risultati. Queste vacanze sono super meritate, buon divertimento.

Ti auguro che questa settimana di relax sia un occasione speciale per rilassarti e divertirti.Un abbraccio dalla tua cara amica, buona vacanza.

L’aria della montagna è l’ideale per trascorrere una vacanza coi fiocchi. Buon divertimento.

Hai lavorato duramente negli ultimi tempi, quindi questa vacanza è più che meritata. Divertiti!!

Sento già la tua mancanza ma non fa niente, tu pensa a divertirti. Ti auguro una vacanza da 100 e lode.

Divertitevi, però ogni tanto pensate a noi che stiamo ancora lavorando. Buone vacanze colleghe!

Riposati, dimenticati dei problemi e goditi questa vacanza, te la meriti tutta.

Ti auguro di cuore di goderti le vacanze e divertirti tanto. Buon viaggio!

Per le vacanze hai scelto un luogo da favola, sarà sicuramente un momento magico. Auguri di buona vacanza.

Questa vacanza te la sei proprio meritata. Anche se ti invidio un po', ti auguro un buon viaggio!

Buona vacanza e non scordarti di portarmi il pensierino. Ti voglio bene. ❤️

Hai scelto il posto migliore per divertirti. Passa una dolce vacanza anche per me.

Vi attende un lungo viaggio, ma ne vale la pena visto la meta che avete scelto per le vostre vacanze. Divertitevi!

Fai qualche bagno anche per me… Buone vacanze principessa!

Ti auguro di trascorrere una felicissima estate. Buone vacanze!

Che sia un estate divertentissima: Buone vacanze!

Ti auguro una felice estate, ma sta attento: ci saranno tante belle ragazze e potresti rimanere scottato.

Una vacanza era proprio quello che ti ci voleva. Ti auguro giorni sereni e spensierati. A presto!.

Possa questo periodo di relax riempire la tua casa di gioia, il tuo cuore di amore e la tua vita di risate. Buone vacanze!

Ti auguro una gioia illimitata e un divertimento infinito! Buone vacanze!

Possa questo periodo di tregua ravvivare il tuo spirito e farti ritornare pieno di energia e vitalità. Buona vacanza e a presto!

Poco importa se sei lontano o vicino, ciò che conta è che tu sia felice. Questo è il mio più grande desiderio per te. Buone vacanze!

Goditi ogni momento della giornata: smettila di lavorare per 4, ridi, sorridi, sii un po' sciocco.
Buone vacanze!

Ti auguro delle vacanze piene di gioia e di risate.

Dopo tanta fatica un po' di meritato riposo. Buone vacanze!

Ti auguro di cuore di goderti queste vacanze! E divertirti tanto! Buone vacanze!!

Dimentica quanto di brutto ti è accaduto quest'anno trascorrendo delle fantastiche vacanze!

Buone vacanze! Perché in questi giorni tu possa ricaricarti di emozioni e di gioia per essere sempre al massimo!
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Frasi sui compiti delle vacanze


I compiti delle vacanze sono come i compiti che gli insegnanti assegnano nel corso dell'anno scolastico per casa, l'unica differenza è che sono in numero assai maggiore. Essi hanno lo scopo di non far perdere il ritmo-scuola allo studente che altrimenti passerebbe il lungo periodo di vacanza senza alcun dovere, ed è facile immaginare che al suo ritorno a scuola avrà dimenticato gran parte di quello che aveva appreso prima che iniziassero le vacanze. Il problema per quanto riguarda i compiti delle vacanze è che ogni insegnante assegna quelli della propria materia di competenza esagerandone nella quantità, non tenendo conto che anche gli altri suoi colleghi si comporteranno allo stesso modo e trascurando che essi devono servire da esercizio e non per sostituire le 5-6 ore di studio quotidiano... perché le vacanze sono fatte principalmente per rilassarsi e spesso non si trascorrano nemmeno in casa, cioè il luogo ideale per studiare.

In questa pagina trovate una raccolta di frasi, aforismi, citazioni e battute divertenti sui compiti delle vacanze, intesi sia come compiti per le vacanze di Natale sia quelli delle vacanze estive.


Frasi

Conosco tre parole che a distanza di anni evocano ancora ansie, paure, tormenti, dolori: “compiti delle vacanze”. (diodeglizilla, Twitter)

Quando farò i compiti per le vacanze:
Giugno - 0%
Luglio - 0%
Agosto - 0%
Notte prima del primo giorno di scuola - 100%
(Droghiere, Twitter)

Cosa dovrei fare:
Compiti per le vacanze

Cosa faccio:
Twitter
Stalking
Cucina
Regali
Letto
Serie TV
Fangirlo
Shippo
Mangio
Dormo
Non studio
(Droghiere, Twitter)

Che bello Dicembre. Il freddo estremo, assegnano i compiti delle vacanze, aumentano i chili, tiri le somme per l'anno nuovo. Mi viene da vomitare. (Droghiere, Twitter)

Verrà la morte e sarà la consapevolezza che tuo figlio non ha ancora fatto i compiti delle vacanze. (TristeMietitore, Twitter)

Ecco una poesia:
Ma i professori
Lo sanno che
Le vacanze sono vacanze
E i compiti io
non li faccio?
(Droghiere, Twitter)

Mi pare chiaro che gli adulti hanno inventato i compiti delle vacanze in un modo d’invidia per la spensieratezza estiva dei bambini. (diodeglizilla, Twitter)

Non sarò velocissimo, ma se prendo un impegno lo porto a termine. Stamattina ho finito i compiti delle vacanze di terza elementare. (arcobalengo, Twitter)

Sto per fondare il partito ACDV = Aboliamo i Compiti Delle Vacanze. (140caratteracci, Twitter)

- Si può morire per troppi compiti delle vacanze?
- Può darsi, ma dubito dopo due pagine.
(laradiceno, Twitter)

Ah, il 1° settembre: il giorno in cui i genitori si rendono conto con sgomento che i figli non hanno ancora fatto i compiti delle vacanze. (TristeMietitore, Twitter)

- Ti stai preoccupando dei compiti delle vacanze?
- Eccome: ho già programmato alle 4 la sveglia del 15 settembre.
(arcobalengo, Twitter)

5 Gennaio. Oggi è la giornata mondiale dei genitori che si rendono conto che i figli non hanno ancora fatto i compiti delle vacanze. (TristeMietitore, Twitter)

A casa mia le 5 faraone avanzate dal pranzo di Natale per sdebitarsi stanno aiutando il mio nipotino a fare i compiti delle vacanze. (diegoilmaestro, Twitter)

Quanto vorrei poter tornare ai tempi della scuola. Quando l'unica preoccupazione che avevo era se avevo fatto i compiti per le vacanze. (_Luilla_, Twitter)

Ieri sera sulla strada c'era un prostituta che per 100 € faceva tutto. A saperlo prima le facevo fare i compiti per le vacanze di Natale. (Droghiere, Twitter)

- Ma i compiti erano per le vacanze vero?
- Meno male, per un attimo ho creduto che fossero per me.
(DisagiatoComune, Twitter)

- Mamma: Hai fatto i compiti delle vacanze?
- Io: Questa informazione è confidenziale.
(DisagiatoComune, Twitter)

Perché fare i compiti per le vacanze presto quando posso ritardare la cosa fino all'ultimo vero secondo? (DisagiatoComune, Twitter)

Voglio anch'io il libro dei compiti delle vacanze, le penne profumate, i pastelli temperati, i pomeriggi vuoti in attesa del mare. (laradiceno, Twitter)

Chi ha fatto il classico non sa cos'è lo stress da rientro. Le frustrazioni ricominciavano l'ultima settimana di agosto, l'assegno per le vacanze erano sessanta versioni. (esterviola_, Twitter)

I compiti per le vacanze hanno il valore educativo di un ossimoro. (orporick, Twitter)
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Purgatorio Canto 13: analisi, commento, figure retoriche

Gli invidiosi, illustrazione di Gustave Doré

In questo canto Dante e Virgilio si trovano nella seconda cornice, dove scontano la loro pena gli invidiosi. Gli invidiosi hanno gli occhi cuciti con un filo di ferro che gli impedisce di vedere perché in vita guardarono altrui con occhi malevoli (tra questi la senese Sapìa).


Analisi del canto

La seconda cornice: gli invidiosi
Con i suoi 154 versi il canto XIII del Purgatorio è uno dei canti più lunghi della Divina Commedia.
Nella prima parte del canto (vv. 1-72) è presente la descrizione della seconda cornice del Purgatorio. Viene descritta simile alla precedente cornice ma con un raggio minore, priva di immagini o sculture e dal colore livido di una pietra. Questo sfondo privo di altri elementi caratteristici è dovuto al fatto che le anime dei penitenti che lo presenziano, tra l'altro vestite di manti il cui colore si confonde con la pietra, non hanno la possibilità di vedere, in quanto per contrappasso i loro occhi sono stati cuciti con il filo di ferro.
Se nella prima cornice gli esempi di superbia punita e di umiltà esaltata potevano essere visti con il senso della vista (gli occhi), nella seconda cornice è attraverso l'udito che è possibile sentire le voci disperse nell'aria che rappresentano esempi di nobile carità e di invidia punita.
Nella seconda parte del canto (vv. 73-154) avviene l'incontro con Sapia senese.


Sapia senese
Fatta eccezione per i due poeti, in questo canto desolato vi è un altro personaggio: Sapìa senese, una delle pochissime anime femminili che racconterà di sé nella sua vita terreno inserendo nei suoi discorsi anche un po' saggezza: da ciò apprendiamo che non serve fare discriminazioni che generano malvagità perché viviamo tutti nella stessa patria (la salvezza celeste), che per invidia si finisce per diventare folli arrivando ad augurare il male (questa è la sua colpa, infatti aveva augurato la sconfitta dei suoi concittadini anziché dei nemici fiorentini), e infine parla di Siena e ne profetizza la sua rovina, mostrando anche disgusto verso la sua gente vanitosa e superficiale. Tuttavia tra tutta questa gente ne salva uno, un modesto artigiano che pregò per lei ed è per questo che si trova già nel Purgatorio anziché nell'Antipurgatorio (ella si era pentita in fin di vita). Da notare che avendo vissuto una vita segnata dall'invidia, adesso per contrappasso nei suoi discorsi vi sono parole di pentimento e gratitudine.


Dove si colloca Dante nell'oltretomba
Durante il colloquio con Sapìa, Dante svela il suo destino oltremondano. Egli si rivede nel peccato di invidia (vv. 133-138), ma ammette che non è questo il suo peccato più grave, infatti è il peccato di superbia che teme maggiormente e già si sente addosso il peso del masso sulle spalle (tale pena si sconta nella prima cornice, canto 11 del Purgatorio).



Le figure retoriche

Qui di seguito trovate tutte le figure retoriche del tredicesimo canto del Purgatorio. Per una migliore comprensione del testo vi consigliamo di leggere la parafrasi del Canto 13 del Purgatorio.


Si risega / lo monte = enjambement (v. 2).

Lega / dintorno = enjambement (vv. 4-5).

Come la primaia = similitudine (v. 5). Cioè: "come la prima".

Livido color = anastrofe (v. 9). Cioè: "colore scuro".

O dolce lume = apostrofe (v. 16).

Come condur si vuol quinc’entro = similitudine (v. 18). Cioè: "tu ci guidi come è necessario fare in questo luogo".

Altamente disse = anastrofe (v. 29). Cioè: "disse gridando".

Sferza / la colpa = enjambement (vv. 37-38). Cioè: "punisce la colpa".

Sono / tratte = enjambement (vv. 38-39).

Ombre con manti al color de la pietra non diversi = similitudine (vv. 47-48). Cioè: "anime che indossavano mantelli dello stesso colore della pietra".

Non diversi = litote (v. 48). Cioè: "simili".

Non credo che per terra vada ancoi omo sì duro, che non fosse punto per compassion di quel ch’i’ vidi poi = similitudine (vv. 52-54). Cioè: "Non credo che in Terra ci sia un uomo così insensibile da non provare compassione di fronte a ciò che poi vidi".

Punto per compassionenjambement (vv. 53-54).

Altrui pietà = anastrofe (v. 64). Cioè: "pietà altrui".

E come a li orbi non approda il sole, così a l’ombre quivi, ond’io parlo ora, luce del ciel di sé largir non vole = similitudine (vv. 67-69). Cioè: "E come ai ciechi non arriva la luce del sole, così a quelle anime nella Cornice, di cui sto parlando, il cielo non vuole concedere la sua luce".

E cusce sì, come a sparvier selvaggio si fa però che queto non dimora = similitudine (vv. 71-72).

Consiglio saggio = anastrofe (v. 75). Cioè: "saggio consigliere".

Ben sapev’ei = anastrofe (v. 76). Cioè: "egli sapeva bene".

Breve e arguto = endiadi (v. 78). Cioè: "breve e conciso".

Da quella banda / de la cornice = enjambement (vv. 79-80).

Divote / ombre = enjambement (vv. 82-83).

L’alto lume = perifrasi (v. 86). Per indicare Dio.

‘l disio vostro solo = anastrofe (v. 87). Cioè: "il solo vostro desiderio".

Le schiume / di vostra coscienza = enjambement (vv. 88-89).

De la mente il fiume = anastrofe (v. 90). Cioè: "il fiume della memoria".

Grazioso e caro = endiadi (v. 91).

Aspettava / in vistaenjambement (vv. 88-89).

Volesse alcun dir = anastrofe (v. 101). Cioè: "qualcuno volesse dire".

Lo mento a guisa d’orbo in sù levava = similitudine (v. 102). Cioè: "sollevava il mento come fanno i ciechi".

Questi / altri = enjambement (vv. 106-107).

Savia non fui = anastrofe (v. 109). Cioè: "non fui saggia".

Ventura mia = anastrofe (v. 111). Cioè: "mia fortuna".

Cittadin miei = anastrofe (v. 115). Cioè: "miei concittadini".

Amari / passi = enjambement (vv. 118-119).

Come fé ‘l merlo per poca bonaccia = similitudine (v. 123). Cioè: "come fece il merlo per un breve giorno di sole".

Lo stremo / de la mia vita = enjambement (vv. 124-125).

Con invidia vòlti = anastrofe (v. 135). Cioè: "rivolti con invidia".

E vivo sono = anastrofe (v. 142). Cioè: "e sono vivo".
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Poesie e filastrocche sulla scuola


La scuola è importante, è un luogo che aiuta a crescere e a prepararsi al mondo esterno, aiuta nel cammino verso il futuro. Molti pensano che la scuola sia un obbligo, ma non è solo questo: è anche un'opportunità, è un diritto. Andando a scuola si impara, non solo formule matematiche o poesie, si impara a vivere con gli altri, si impara a conoscere un po' meglio il mondo che ci circonda, si impara che esistono dei problemi, che anche se non ci toccano in prima persona appartengono alla nostra società, si impara che bisognerebbe lottare per risolvere situazioni, che sembrano lontane ma in realtà non lo sono.

In questa pagina trovate una raccolta di poesie e filastrocche sulla scuola; dedicate al primo giorno di scuola o all'inizio della scuola come giorno in cui si rientra dalle vacanze, oppure alla vita scolastica in generale.


(Primo giorno di scuola - Rosalba)
Ecco vedi il tempo vola
ed ancora siamo a scuola.
Apri il libro ed il quaderno
prendi il foglio ed il pennello.
Dipingi i giorni di allegri colori,
di grida vivaci i nuovi rumori.
D'imparare si ben lieto
studia tutto l'alfabeto,
con i numeri e la storia
la poesia tutta a memoria.
Lo studio poi sarà giocoso
se avrai sempre un bel sorriso!


(Una scuola grande come il mondo - Gianni Rodari)
C’è una scuola grande come il mondo.
Ci insegnano maestri e professori,
avvocati, muratori,
televisori, giornali,
cartelli stradali,
il sole, i temporali, le stelle.
Ci sono lezioni facili
e lezioni difficili,
brutte, belle e così così…
Si impara a parlare, a giocare,
a dormire, a svegliarsi,
a voler bene e perfino
ad arrabbiarsi.
Ci sono esami tutti i momenti,
ma non ci sono ripetenti:
nessuno puo’ fermarsi a dieci anni,
a quindici, a venti,
e riposare un pochino.
Di imparare non si finisce mai,
e quel che non si sa
è sempre più importante
di quel che si sa già.
Questa scuola è il mondo intero
quanto è grosso:
apri gli occhi e anche tu sarai promosso!


(A scuola - Lina Schwarz)
Or la bambina è grandicella,
le han comprato la cartella
e comincia a far la spola:
scuola e casa, casa e scuola.
Senza andar troppo lontano,
va imparando piano, piano,
con la buona volontà,
mille cose che non sa!


(A scuola a piedi - Chiara Carminati)
Cosa faccio, tu mi chiedi
quando vado a scuola a piedi?
Scambio venti figurine
con due mezze merendine,
tra gli amici rido e gioco
e mi fermo solo un poco
da quel cane spelacchiato
che mi abbaia a perdifiato.
Leggo tutti i campanelli
conto macchine e cancelli,
cerco a terra il più bel sasso
che mi attira ad ogni passo.


(A scuola - Renzo Pezzani)
Come il mulino odora di farina,
e la chiesa d’incenso e cera fina,
sa di gesso la scuola.
E’ il buon odor che lascia ogni parola
scritta sulla lavagna,
come un fioretto in mezzo alla campagna.
Tutto qui dentro è bello e sa di buono.
La campanella manda un dolce suono,
e a una parete c’è una croce appesa…
pare d’essere in chiesa:
s’entra senza cappello,
si parla a voce bassa,
si risponde all’appello…
Oh, nella scuola il tempo come passa!
S’apre il libro, si legge e la signora
spiega, per chi non sa, or questo or quello
come in un gioco: un gioco così bello
che quando di fa l’ora
d’uscir, vorremmo che durasse ancora.
Come il mulino odora di farina
e la chiesa d’incenso e cera fina,
la casa prende odor dal pane nostro
e la scuola dal gesso e dall’inchiostro.


(Per una scuola che assomigli al mondo - Bruno Tognolini)
Nel mondo ci sono le terre ed i cieli
Non sono divisi in scaffali
Nel mondo ci sono le fiabe e le arti
Non sono divise in reparti
Nel mondo c'è un nido, che è la tua classe
Uscendo non trovi le casse
Nel mondo ci sono maestri un po' maghi
Ci sono, non solo se paghi
Nel mondo il sapere che vuoi si conquista
Nel supermercato si acquista
E allora rispondi con una parola
Com'è che la vuoi la tua scuola?


(Compagni di banco - Marino Moretti)
Oh, Poggiolini! Lo rivedo ancora
con quel suo mite sguardo di fanciulla,
e lo risento chiedermi un nonnulla
con una voce che... non so... m'accora.
Che cosa vuoi? Son pronto a darti tutto:
un pennino, un quaderno, un taccuino,
purché tu venga per un po' vicino
al cuore che ti cerca dappertutto.
Oh non venirmi accanto come sei
ora: avvocato, chimico, tenente,
ché cercheresti invano nella mente
il mio ricordo dandomi del lei!
lo non voglio saper, fratello, come
passaron gli anni sopra la tua vita:
voglio l'occhiata timida e smarrita
che rispondeva, un giorno, al tuo cognome.
Voglio che tu mi renda per un'ora
la parte del mio cuor che tu non sai
di posseder, da tanto tempo ormai!
e noi saremo i due compagni ancora!
Noi siederemo ad uno stesso banco
riordinando i libri a quando a quando,
e rileggendo un compito, e guardando
sul tavolino un grande foglio bianco...
Il registro, a cui tutti eran diretti,
quando c'interrogavano, gli sguardi;
io lo sapevo a mente... Leonardi,
Massari, Mauri, Méngoli, Moretti...
Il registro coi voti piccolini
nelle caselle dietro i nomi grandi,
tu lo sapevi a mente... Nolli, Orlandi,
Ostiglia, Paggi, Poggi, Poggiolini...
Dio, che tristezza ricordare questi
nomi d'ignoti a cui demmo del tu!
nomi che non si scorderanno più,
perché in fila così, perché modesti!
O Poggiolini, che fai tu, che pensi?
Forse tu vivi in una tua casina
odorata di latte e di cedrina,
e sguardi e baci ai figli tuoi dispensi!
Forse la sera giuochi la partita
fino alle dieci e mezzo (anche più in là!)
con la moglie, la suocera... e chissà,
forse con Poggi o Méngoli! ...La vita!
lo nulla. Quello che fu mio lo persi
strada facendo, quasi inavvertitamente;
e adesso, se ho un foglio e una matita,
faccio - indovina un po' - faccio dei versi!


(Filastrocca delle buone maestre - Bruno Tognolini)
Maestra,insegnami il fiore ed il frutto.
Col tempo, ti insegnerò tutto.
Insegnami fino al profondo dei mari.
Ti insegno fin dove tu impari.
Insegnami il cielo, più su che si può.
Ti insegno fin dove io so.
E dove non sai? Da lì andiamo insieme.
Maestra e scolaro, un albero e un seme.
Insegno ed imparo, insieme perché
io insegno se imparo con te.


(Filastrocca della scuola - Marzia Cabano)
Filastrocca della Scuola
dove il tempo passa, vola!
Si sta bene con gli amici
sui quaderni a far cornici,
a giocar nell'intervallo
a inventare un nuovo ballo,
ad attender la pagella,
anche se non troppo bella,
perché è "super", in compagnia,
condivider l'allegria!


(Vorrei una scuola)
Vorrei una Scuola
tutta di cioccolato,
con il tetto di zucchero filato.
Vorrei una Scuola fatta di fiori,
con uccelli e farfalle di mille colori.
Vorrei la Scuola più grande per me,
ma la mia Scuola
è la più bella che c'è.


(Maestrina)
Quando a scuola ce ne andiamo
e la mamma a casa resta,
mai da soli rimaniamo
lì ci aspetta la maestra.
Sta seduta e spiega piano
è paziente e non si lagna,
ci controlla da lontano
s’alza e scrive alla lavagna.
Quanto bene sa insegnare
spiega tutto come un gioco,
a noi tanto fa imparare
senza lei sapremmo poco.
E’ davvero molto buona
carismatica e bellina,
la campana adesso suona:
a domani, ciao maestrina!


(Filastrocca dello zainetto)
Questa mattina nello zainetto
sai tu che cosa ci metto?
Non i quaderni e l’astuccio firmato,
né per merenda, il cioccolato.
Prova a guardare con attenzione,
vi troverai forse un pallone?
Quel che mi serve per questa avventura
sarà per te novità sicura:
un fascio lucente di FANTASIA,
un pizzico o più di ALLEGRIA,
tanta AMICIZIA da regalare
e tanta VOGLIA di IMPARARE!


(Il primo giorno di scuola - Gianni Rodari)
Suona la campanella
scopa scopa la bidella,
viene il bidello ad aprire il portone,
viene il maestro dalla stazione
viene la mamma, o scolaretto,
a tirarti giù dal letto…
Viene il sole nella stanza:
su, è finita la vacanza.
Metti la penna nell’astuccio,
l’assorbente nel quadernuccio,
fa la punta alla matita
e corri a scrivere la tua vita.
Scrivi bene, senza fretta
ogni giorno una paginetta.
Scrivi parole diritte e chiare:
Amore, lottare, lavorare.


(L'intervallo - Monica Sorti)
Finalmente la bidella
fa suonar la campanella,
intervallo benvenuto
sei arrivato in nostro aiuto!

In fretta e furia ogni bambino
tira fuori lo spuntino,
se a mangiar ci mette poco
avrà tempo per un gioco.

Si riposa la maestra
e spalanca la finestra,
altro suono, son stupito,
l’intervallo è già finito.

Che ingiustizia, farò causa
è cortissima ‘sta pausa!


(Filastrocca del ritorno a scuola - Giuseppe Bordi)
Finalmente torno a scuola
e il pensiero lieto vola
alla classe che ho lasciato
a quei semi che ho piantato.

Sono nati dentro il cuore
tanti amici, tanto amore;
un maestro, una maestra,
pezzi belli di un’orchestra.

Non c’è più lo smarrimento,
resta solo il cuor contento
che racconta al suo diario
un nuovo anno straordinario.


(Compito in classe - Jacques Prévert)
Due e due quattro
quattro e quattro otto
otto e otto fanno sedici…
Ripetete! dice il maestro.
Due e due quattro
quattro e quattro otto
otto e otto fanno sedici.
Ma ecco l’uccello-lira
che passa nel cielo
il bambino lo vede
il bambino l’ascolta
il bambino lo chiama:
Salvami
gioca con me
uccello!
Allora l’uccello discende
e gioca con il bambino

Due e due quattro…
Ripetete! dice il maestro
e gioca il bambino
e l’uccello gioca con lui…
Quattro e quattro otto
otto e otto fan sedici
e sedici e sedici che fanno?
Niente fanno sedici e sedici
e soprattutto non fanno trentadue
in ogni modo
se ne vanno.
E il bambino ha nascosto l’uccello
nel suo banco
e tutti i bambini
ascoltano la sua canzone
e tutti i bambini
ascoltano la musica
e otto e otto a loro volta se ne vanno
e quattro e quattro e due e due
a loro volta abbandonano il campo
e uno e uno non fanno nè uno nè due
uno a uno egualmente se ne vanno.

E gioca l’uccello-lira
e il bambino canta
e il professore grida:
Quando finirete di fare i pagliacci!
Ma tutti gli altri bambini
ascoltano la musica
e i muri della classe
tranquillamente crollano.
E i vetri diventano sabbia
l’inchiostro ritorna acqua
i banchi ritornano alberi
il gesso ridiventa scoglio
la penna ridiventa uccello.


La scuola - Renzo Pezzani
Chi mai l’ha costruita, un po’ appartata
all’altre case, come una chiesuola,
e poi che l’ebbe tutta intonacata
le ha scritto in fronte la parola «Scuola»?
E chi le ha messo al collo per monile
una campana senza campanile?
Chi disegnò per lei quei due giardini
con pochi fiori e giovani alberelli
difesi dall’insulto dei monelli
da fascetti di brocche, irti di spini?
Chi seminò con tanto amor le zolle?
Perchè, bambino, costruir la volle?
Non per un bimbo, ma per quanti sono
nel mondo, suona quella campana;
e la scuola ti sembra così bella,
e quell’aiuola un rifiorente dono,
perchè col giardiniere e il muratore,
vi mise mano, ogni dì, anche l’amore.


(Insegnante tieni duro - Giuseppe Bordi)
Te lo dico in filastrocca
senza peli sulla bocca,
insegnante tieni duro
sei custode del futuro.


(La ricreazione - Maria Loretta Giraldo)
Nel cortile della scuola
ogni giorno il tempo vola,
per le chiacchiere ed il gioco
sempre il tempo sembra poco.

C’è chi gioca a nascondino,
c’è chi mangia il suo panino,
c’è chi ride ad alta voce,
c’è chi sfida il più veloce,
chi si arrabbia e chi perdona…
poi la campanella suona.


(Prima filastrocca di casa e di scuola - Bruno Tognolini)
A casa io gioco
A scuola io faccio
A casa è il mio fuoco
A scuola è l’abbraccio
A casa c’è Mamma
A scuola Maestra
A casa TV
A scuola finestra
A casa io sono
A scuola divento
A casa c’è sole
A scuola c’è vento
A casa io chiedo
A scuola rispondo
A casa c’è il nido
A scuola c’è il mondo


(Seconda filastrocca di casa e di scuola - Bruno Tognolini)
Se resti a casa, i grandi
se ne vanno al lavoro,
vedono i posti e i mondi,
e sanno tutto loro.
E quando poi ritornano,
dopo gli abbracci e i salti,
son loro che raccontano
e tu ascolti.

Ma se tu vai a scuola,
ogni giorno dell’anno
ti succedono cose
che le mamme non sanno.
E quando torni a casa,
per una buona volta,
sei tu che le racconti
e mamma ascolta.


(Voglio una scuola - Janna Carioli)
Voglio una scuola che parla ai bambini
come la rondine ai rondinini
che insegna a volare aprendo le ali
e sa che i voli non sono mai uguali.

Voglio una scuola che scavalca muretti
e accoglie disegni che non sono perfetti
che guarda avanti e traccia sentieri
senza scordarsi di quelli di ieri.

Voglio una scuola con dentro il sole
che toglie polvere alle parole
con porte aperte, grandi finestre
e bimbi che ridono con le maestre.


(A scuola - Carla Piccinini)
Bimbo, bimbetta,
la scuola vi aspetta.
Ci son tanti bambini,
spensierati e birichini;
si siedono ai banchi
e quando sono stanchi
di scrivere e studiare
si mettono a cantare:
“Giro giro tondo
com’è bello il mondo!
Chi lo vuol conquistare
a scuola deve andare.
In cielo sta il sole,
nel prato le viole,
sull’albero le pere,
il latte nel bicchiere,
la rondinella vola,
i bimbi vanno a scuola!”.


(Benvenuti in prima - Giuseppe Bordi)
Per salire fino in cima
si comincia dalla prima:
una sfida grande e dura
che ai bambini fa paura.

Ma se impari ogni lezione,
se raccogli l’emozione,
se fai i conti e l’alfabeto,
il cammino sarà lieto.

Apri il cuore a nuovi amici
e avrai i giorni più felici;
apri il cuore alla tua scuola
e vedrai che il tempo vola.


(La scuola - Livio Ruber)
Ha riaperto la scuola i suoi battenti;
l’insegnante sorride con amore:
ben sa che degli alunni c’è nel cuore
il rimpianto pei bei divertimenti.
Monti, campagna, mare… che concerti
d’urla felici! Che giocondo ardore!
In piena libertà correvan l’ore;
e adesso invece tutti fermi e attenti!
Consolatevi ei dice, il tempo vola:
verranno un’altra vola le vacanze;
ma ora, ricordate, siete a scuola.
E nello studio certo troverete
la gioia che ha dolcissime fragranze,
se trarre buon profitto voi saprete!
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Purgatorio Canto 12: analisi, commento, figure retoriche

Aracne, illustrazione di Gustave Doré

In questo canto Oderisi fa notare a Dante, che cammina a suo fianco, che nel pavimento del primo girone sono raffigurati esempi di superbia punita: i casi di Lucifero, di Briareo, dei Giganti sterminati a Flegra, di Nembrot, Niobe, Saul, Aracne, Roboam, Erifile, Sennacherib, Ciro e Tamiri, Oloferne, e infine di Troia. Dante ammira la perfezione della tecnica pittorica con ammirazione, ma il tempo passa e Virgilio fa notare al poeta l'arrivo di un angelo, che invita i due pellegrini a salire la gradinata. Dante avverte una sensazione di leggerezza in quanto gli è stata tolta una delle sette P che aveva sulla fronte.



Analisi del canto

Esempi di superbia punita
La prima parte del canto si sofferma sugli esempi di scena punita scolpiti sul pavimento della cornice, che i penitenti sono costretti a guardare per contrappasso con la testa rivolta verso il basso. Anche Dante le osserva ed è ammirato da quest'arte perfezione, proprio come accaduto in precedenza con le sculture sulla parete della cornice, e non può che essere così perché l'autore di queste opere è Dio, l'unico in grado di riprodurre fedelmente la realtà. In questo canto si hanno ben tredici esempi di superbia punita, tratti dal mondo biblico e classico:
  • Lucifero (vv. 25-27): esempio biblico;
  • Briareo (vv. 28-30): esempio della mitologia pagana;
  • Timbreo (vv. 31-33): esempio della mitologia pagana;
  • Nembrot (vv. 34-36): esempio biblico;
  • Niobe (vv. 37-39): esempio della mitologia pagana;
  • Saul (vv. 40-42): esempio biblico;
  • Aracne (vv. 43-45): esempio della mitologia pagana;
  • Roboam (vv. 46-48): esempio biblico;
  • Erifile (vv. 49-51): esempio della mitologia pagana;
  • Sennacherib (vv. 52-54): esempio biblico;
  • Tamiri (vv. 55-57): esempio della mitologia pagana;
  • Oloferne (vv. 58-60): esempio biblico;
  • Troia (vv. 61-63): esempio della mitologia pagana;


L'incontro con l'angelo
Nel corso del canto Dante e Virgilio incontrano l'Angelo dell'umiltà, posto a guardia della cornice, che si contraddistingue per il vestito bianco e un viso splendente. Egli invita i due poeti a seguirlo e li guida verso la salita della cornice successiva; poi cancella con le sue ali la prima delle sette P incise sulla fronte di Dante dall'angelo guardiano con la spada. Con questo gesto Dante è stato purificato dal peccato di superbia.


Il peso dei peccati
Dante nota che la salita è più agevole perché si sente più leggere, e il suo maestro gli spiega che ciò è dovuto al fatto che l'angelo guardiano gli ha rimosso la prima delle sette P e che quando saranno tutte cancellate, nemmeno noterà più la fatica nel camminare e nel salire. Da ciò si può intuire che la strada per la salvezza è difficile e faticosa da raggiungere, ma una volta liberatosi di tutti i peccati e raggiunto la completa purificazione l'uomo non avrà più alcuna ostruzione per arrivare a Dio.


Virgilio
In questo canto non vi sono altre anime con cui condividere esperienze di vita vissuta e, sebbene sia presente l'angelo dell'umiltà, non hanno modo di creare una vera e propria conversazione con lui. Per colmare questo "vuoto" ritorna in primo piano la figura di Virgilio nel suo ruolo di guida, che riprende a dare indicazioni, richiami su come muoversi, cosa guardare e come comportarsi, oltre a fornire la spiegazione sulla leggerezza di Dante dopo l'incontro con l'angelo dell'umiltà.



Le figure retoriche

Qui di seguito trovate tutte le figure retoriche del dodicesimo canto del Purgatorio. Per una migliore comprensione del testo vi consigliamo di leggere la parafrasi del Canto 12 del Purgatorio.


Come buoi che vanno a giogo = similitudine (v. 1). Cioè: "come due buoi che procedono aggiogati".

Il dolce pedagogo = perifrasi (v. 3). Per indicare Virgilio.

Dritto sì come andar vuolsi rife’mi con la persona = similitudine(vv. 7-8). Cioè: "ripresi la posizione eretta, così quando si cammina".

Chinati e scemi = endiadi (v. 9).

Del mio maestro i passi = anastrofe (v. 11). Cioè: "i passi del mio maestro".

Le piante tue = anastrofe (v. 15). Cioè: "le tue piante", s'intende le piante dei piedi.

Come, perché di lor memoria sia, sovra i sepolti le tombe terragne portan segnato quel ch’elli eran pria, onde lì molte volte si ripiagne per la puntura de la rimembranza, che solo a’ pii dà de le calcagne; sì vid’io lì = similitudine (vv. 16-22). Cioè: "Come le tombe scavate nella terra portano sopra i defunti, lapidi incise con l’immagine di quando erano vivi, per ricordarli, per cui spesso lì si ha nostalgia dei propri cari per il dolore del ricordo che stimola solo gli uomini devoti; così io vidi scolpito il pavimento della Cornice".

Colui che fu nobil creato più ch’altra creatura, giù dal cielo folgoreggiando scender = perifrasi (vv. 25-27). Per indicare Lucifero.

Dal telo / celestial = enjambement (vv. 28-29). S'intende il fulmine di Giove.

Armati ancora = anastrofe (v. 32). Cioè: "ancora armati".

Al padre loro = anastrofe (v. 32). Cioè: "al loro padre".

Vedea io te = anastrofe (v. 38). Cioè: "io ti vedevo".

Figliuoli spenti = metafora (v. 39). Per non dire uccisi.

Parevi morto = similitudine (v. 41).

Vedea io te = anastrofe (v. 43). Cioè: "io ti vedevo".

Li stracci / de l’opera = enjambement (vv. 44-45).

Si gittaro / sovra = enjambement (vv. 52-53).

Basso e vile = endiadi (v. 62).

Morti li morti e i vivi parean vivi = iperbole (v. 67). Cioè: "i morti sembravano morti e i vivi sembravano vivi".

S’appresta per venir = enjambement (vv. 79-80).

Torna dal servigioenjambement (vv. 80-81).

‘n quella materia  = enjambement (vv. 86-87).

A noi venìa = anastrofe (v. 88). Cioè: "veniva verso di noi".

E ne la faccia quale par tremolando mattutina stella = similitudine (vv. 89-90). Cioè: "e col volto che splendeva come la stella del mattino".

Le braccia aperse = anastrofe (v. 91). Cioè: "aprì le braccia".

Sicura l’andata = anastrofe (v. 99). Cioè: "un cammino sicuro, una salita sicura".

Come a man destra, per salire al monte dove siede la chiesa che soggioga la ben guidata sopra Rubaconte, si rompe del montar l’ardita foga per le scalee che si fero ad etade ch’era sicuro il quaderno e la doga; così s’allenta la ripa che cade quivi ben ratta da l’altro girone; ma quinci e quindi l’alta pietra rade = similitudine (vv. 100-108). Cioè: "Come sul lato destro, per salire al monte (delle Croci) dove sorge la chiesa (di San Miniato) che domina la città di Firenze sopra Rubaconte, la ripida parete diventa più lieve grazie a delle scale che furono costruite in un'epoca in cui il quaderno e la doga erano più sicure; così la parete del monte, che cade ripidissima dall'altra Cornice, diventa più dolce, ma le alte pareti di roccia sfiorano dall’una e dall’altra parte chi sale".

Voci / cantaron = enjambement (vv. 110-111).

Foci da l’infernali = enjambement (vv. 112-113).

Per canti / s’entra = enjambement (vv. 113-114).

Esser mi parea troppo più lieve che per lo pian non mi parea davanti = similitudine (vv. 116-117). Cioè: "mi sembrava di essere assi più leggero di quanto non fossi prima quando camminavo in pianura".

Che nulla quasi = anastrofe (v. 119). Cioè: "che quasi nulla".

Son rimasi / ancor = enjambement (vv. 121-122).

Nel volto tuo = anastrofe (v. 122). Cioè: "nel tuo volto".

Non fatica sentiranno = anastrofe (v. 125). Cioè: "non sentiranno fatica".

Fec’io come color che vanno con cosa in capo non da lor saputa = similitudine (vv. 127-128). Cioè: "io feci come fanno coloro che camminano portando sul capo qualcosa a loro insaputa".

Sospecciar fanno = anastrofe (v. 129). Cioè: "glielo fanno immaginare".

Quel da le chiavi = perifrasi (v. 135). Per indicare l'angelo guardiano.
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Scioglilingua siciliani: più belli e divertenti


Gli scioglilingua, detti sbrogghialingua (sbroglia-lingua), spirugghiaparoli (sbroglia-parole), 'mpaddocchialingua o 'mpidugghialingua (imbroglia-lingua) in siciliano, sono un modo semplice per trascorrere il tempo allegramente in compagnia. Essi vanno letti e pronunciati ad alta voce e velocemente in modo da mettere in evidenza le proprie difficoltà di dizione in una determinata lingua, in questo caso stiamo parlando della lingua siciliana. Essi sono divertenti sia perché utilizzano termini che non sempre hanno un significato compiuto, ma che per assonanza si riesce ugualmente a capirne il significato e poi perché il suono di alcune parole pronunciate in maniera caotica possono venire a creare delle involontarie volgarità e anche delle vere e proprie "parolacce"... ma almeno per questa volta sarete più che giustificati.

In questa pagina trovate una raccolta di scioglilingua siciliani e a seguire la relativa traduzione letterale italiana. Alcuni dei quali dovreste già conoscerli perché già presenti nel listone degli scioglilingua italiani, ma sono diventati così comuni che è possibile trovarli anche nella versione siciliana. Ricordiamo però che quando si traduce uno scioglilingua da una lingua ad un'altra, (oppure dal dialetto alla lingua madre, o proprio da una lingua all'altra), si va a perdere l'allitterazione che ha reso quello scioglilingua tale.


Gli scioglilingua siciliani

Addhinucchiuni, cugghiennu cuttuni, essennu cu tia, cuttuni cugghia.
Inginocchiato, raccoglievo cotone, mentre ero con te, cotone raccoglievo.


A ddì tempi arreri 'u Ruccuni
c'era un vecchiu, vicchiazzu, vicchiuni
chi cugghieva stincazzi e stincuni.
- Chi cugghiti, vicchiazzu, vicchiuni
'nta 'ssi timpi arreri 'u Ruccuni?
-Cogghiu stinchi, stincazzi, stincuni

A quei tempi dietro il Roccone
c'era un vecchio, vecchiaccio, vecchione,
che raccoglieva, troncacci e tronconi.
- Che raccogliete vecchiaccio, vecchione,
in queste balze dietro il Roccone?
- Raccolgo tronchi, troncacci, tronconi


Affaccia la luna, affaccia la stiddha, abballa Rusiddha ca è picciriddha.
Spunta la luna, splende la stella, balla Rosina che è una bambina.


'A gna Pippa naschi sicchi vinni sicci e scippa zicchi. Sicci vinni e zicchi scippa: cerca zicchi la gna Pippa.
La signora Giuseppa narici secche vende seppie e strappa zecche. Vende seppie e zecche strappa: cerca zecche la signora Giuseppa.


A principissa di catamignuni vinni strami stramigna e stramigniuni sidda finiu strami stamigna e stramigniuni unni l’accatta a prinicipissa u strami a stramigna e u stramigniuni?
La principessa di Catamignuni vende strami stramigna e stramigniuni. Se ha finito strame stramigna e stramigniuni dove comprerà la principessa lo strame la stramigna e lo stramigniuni?


A regina di Catrocculi mannà a Napuli pi vrocculi. E chi nun ci nn’eranu vrocculi a Catrocculi ca la riggina di Catrocculi manna a Napuli pi vrocculi?
La regina di Catrocculi (lo) ha mandato a Napoli per i broccoli. E che non ce n’erano broccoli a Catrucculi che la regina di Catrocculi (lo) ha mandato a Napoli per i broccoli?


Beddha ru pipiriddhu, ti manna a salutari Peppi u addhu, e ti vuoli addhumannari si vuoi a iddhu.
Bella del pipiriddhu, ti manda i saluti Peppe il gallo, e ti chiede se ti fidanzi con lui.


Camurria, avia na figlia ca si vulia maritari, e siccomi era senza rota, camurria natra vota.
Scocciatura, aveva una figlia che si voleva sposare, e siccome era senza dote, scocciatura un'altra volta.


C’era na vota un re befè viscuottu e minè, c’avia na figghia befigghia viscuottu e minigghia; sta figghia befigghia viscuottu e minigghia,aveva n’aceddhu befeddhu viscuottu e mineddhu;st’aceddhu befeddhu viscuottu e mineddhu un jornu vulò. U re iccò u bannu:
– A cu trova l’aceddhu befeddhu viscuottu e mineddhu, ci rugnu a me figghia befigghia viscuottu e minigghia! Passò un tignusu bafusu viscuottu e minusu e ci rissi:
– Maestà aceddhu è cca!
– “Vattinni tignusu bafusu viscuottu e minusu, vasinnò cu un cavuciu ti fazzu vulari rintra un pirtusu.”

C’era una volta un re befè biscotto e minè, che aveva una figlia befigghia biscotto e minigghia; questa figlia befigghia biscotto e minigghia, aveva un uccello befeddhu biscotto e mineddhu; quest’uccello befeddhu biscotto e mineddhu, un giorno volò (scappò dalla gabbia). Il re fece un proclamo:
– “A chi trova l’uccello befeddhu biscotto e mineddhu, gli dò in sposa mia figlia befigghia biscotto e minigghia!”
Passò un calvo bafusu biscotto e minusu e gli disse:
– “Maestà l’uccello è qui!”
– “Vattene via! Calvo bafusu biscotto e minusu, altrimenti con un calcio ti faccio entrare dentro un buco.”


Chiovi, chiovi, a pasta chi fasoli, Sisiddha si vagna, ca coppula i so nanna.
Piove, piove, la pasta con i fagioli, Elisa si bagna, con la cuffia di sua nonna.


Comu faciemu? Faciemu comu ficiru l’antichi, ca si livaru i panzi e si misiru i viddhichi.
Come facciamo? Facciamo come hanno fatto le persone antiche, che si sono tolte le pance e si sono messi gli ombelichi.


Crapa tinta caca 'ntimpa; 'ntimpa caca tinta crapa. Crapa zzoppa caca 'ncoppa, 'ncoppa caca zzoppa crapa.
Capra cattiva defeca sul rilievo; sul rilievo defeca la capra. Capra zoppa defeca sopra, sopra defeca la zoppa capra.


Cu lu tuppu un t’appi, senza tuppu t’appi, cu lu tuppu o senza tuppu, basta chi t’appi e comu t’appi t’appi.
Con i capelli raccolti sulla nuca non ti ho avuta, senza capelli raccolti sulla nuca ti ho avuta. Con i capelli raccolti o senza capelli raccolti, basta che ti abbia avuta, comunque ti abbia avuta.


Cummari vuliti abballari? Chi nicchi e nacchi abballari cu vui! A Napuli fannu i strummula, e a Palermu i vannu a vinniri.
Comare volete ballare? Che c’entra ballare con voi! A Napoli fanno le trottole, e a Palermo li vanno a vendere.


Curvazzu curvazzu vattinni a lu pizzu, ca veni Cuncetta e ti conza lu jazzu.
Corvaccio corvaccio vattene sulla cima, che viene Concetta e ti prepara il laccio.


Intra 'n palazzu c'è 'n cani pazzu, tè pazzu cani stu pezzu di pani.
Dentro il palazzo c'è un cane pazzo, tò pazzo cane questo pezzo di pane.


Intra un pirtusu di muru c'è un pedi di cavulu cruru, chi fa ddu pedi di cavulu cruru intra un pirtusu di muru?
Dentro un buco di muro c'è un piede di cavolo crudo, che fa quel piede di cavolo crudo dentro un buco di muro?


Ivu a Cunigghiuni cugghiennu cuttuni, Iava e vineva e cuttuni cugghieva.
Andai a Corleone per raccogliere cotone e cotone raccoglievo.


Ivu a la putia di mastru Gilormu pi cunzari lu catu a lu funnu, mastru Gilormu nun lu truvai e lu funnu a lu catu nun lu cunsai.
Andai alla bottega di mastro Girolamo per acconciare il secchio nel forno, mastro Girolamo non lo trovai e il secchio nel forno non lo acconciai.


Lu pizzaru pista pezzi. Pezza pista lu pizzaru.
Il cenciaiolo pesta pezze. Pezza pesta il cenciaiolo.


Lu sinnacu di Patti manna a Napuli pi piatti; oh chi mancanu piatta a Patti, ca u sinnacu di Patti manna a Napuli pi piatti?
Il sindaco di Patti manda a Napoli per i piatti; oh che mancano piatti a Patti, che il sindaco di Patti manda a Napoli per i piatti?


Mi n'acchianassi 'ncelu si putissi, cu na scaliddha ri triccientu passi, un m'interiessa siddhu si rumpissi, basta ca ti strincissi e ti vasassi.
Salirei in Cielo se potessi, con una scala di trecento gradini, non m’interessa se si rompesse, basta che potrei stringerti e baciarti.


Mi spia' cu siti vui
e vui cu siti ci dissi iu,
iu sugnu mi dissi idda.

Mi chiese chi ero, e voi chi siete ci dissi io, sono io mi disse lei.


'Ntra tri tunni cuti.
Fra tre rotondi ciottoli.


O ti pigghi o t'arripigghi. S'un t'arripigghi, sai unni a pigghi?
O ti prendi o ti riprendi. Se non ti riprendi, sai dove la prendi?


Passiannu a Marina, sciddhicò na signurina. Sciddhicò cu l’anchi aperti e si cci vitti u trentasetti.
Passeggiando alla Marina, scivolò una signorina. Scivolò con le gambe aperte e le si vide il 37.


Pippineddha ru ncincirinciò, quantu pampini ci su nnò basilicò. E tu re 'ncurunatu, cunta li stiddhi ri lu stiddhatu.
Giuseppina del ncincirinciò, quante foglie ci sono nel tuo basilico. E tu re incoronato, conta le stelle nel cielo stellato.


Apru u stipu e pijiu u spicchiu, posu u spicchiu e ghiudu u stipu.
Apro l'armadietto e prendo lo spicchio, poso lo spicchio e chiudo l'armadietto.


Rosa pitosa, fimmina ri casa, veni to maritu, ti pizzica e ti vasa.
Rosa pitosa, sei donna di casa, viene tuo marito, ti da pizzichi e ti bacia.


Rumani è duminica, ci tagliamu a tiesta a Minicu, Minicu un c’è, ccià tagghiamu o re, u re è malatu, ccià tagliamu o surdatu, u surdatu è a guerra, tutti cu culu 'nterra.
Domani è domenica, gli tagliamo la testa a Domenico, Domenico non c’è, gliela tagliamo al re, il re è malato, gliela tagliamo al soldato, il soldato è andato in guerra, tutti con il sedere per terra.


Sasà savia a susiri i sei, su i sei e sei, sa se si susìu Sasà? Se, si susiu Sasà, si susiu i sei.
Sasà si doveva alzare alle sei, sono le sei e sei, chissà se si è alzato Sasà? Sì, si è alzato Sasà, si è alzato alle sei.


Setti cunigghia 'nta cunìgghiaria, iu nccunigghiavu a iddhi e iddhi nccunigghiavanu a mia.
Sette conigli erano nella conigliera, io volevo acchiapparli ad uno ad uno, mentre io ne prendevo uno, mi scappavano tutti gli altri.


Sutt' o lettu da za mattia a ginucchiuni cuttuni cujia; annannu e venennu cuttuni cujennu.
Sotto il letto della zia Mattia ho raccolto del cotone in ginocchio; andando e venendo raccogliendo cotone.


Sutta 'u ponti di Milazzu, Tuzza cogli ramurazzu, si lu 'nfascia a mazzi a mazzi e si linchi li matarazzi.
Sotto il ponte di Milazzo, Agatuccia raccoglie ravanelli, li infascia a mazzi a mazzi e si riempie i materassi.


Sutta un matarazzu, lassai tri fila di cannavazzu, truvai tri fila di cannavazzu sutta un matarazzu.
Sotto un materasso, ho lasciato tre fila di strofinacci, trovai tre fila di strofinacci sotto un materasso.


Tirituppiti e pani grattatu, consami u lettu ca sugnu malatu, sugnu malatu ri malincunia, consami u lettu ca vegnu cu tia.
Tirituppiti e pane grattato, fammi il letto che sono malato, sono malato di malinconia, fammi il letto che vengo con te.


Tri sciaschi stritti 'ntra tri stritti sacchi stannu, ed ogni sciascu strittu 'nta un strittu saccu stava.
Tre fiaschi stretti dentro tre stretti sacchi stanno, ed ogni fiasco stretto in uno stretto sacco stava.


Un cani, un carru, e 'na carrozza.
Un cane, un carro e una carrozza.


U Papa pisa e pista 'u pipi a Pisa, e Pisa pisa e pista 'u pipi a lu Papa.
Il Papa pesa e pesta il pepe a Pisa, e Pisa pesa e pesta il pepe al Papa.
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