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Superare i 200 commenti nei post di Blogger

Blogger è una piattaforma gratuita è come tale dovrebbe rimanere. Come tutte le cose gratis ha i suoi difetti che lasciano veramente desiderare ma che una persona normale se ne farà una ragione. Ma chi acquista un dominio a pagamento non vorrà certamente un blog incompleto e però certe cose si vengono a scoprire solo dopo esser passato molto tempo.

Di cosa sto parlando?

Dei commenti di blogger, che superati i 200 tendono a non apparire sul blog, anzi vengono oscurati
Se guardate la foto che vi ho allegato, appare nella parte bassa una sorta di caricamento "Carica altro..." che tanto ricorda quello dei commenti più vecchi di Facebook che però a differenza di quest'ultimo non carica mai.


Nella sezione dedicata alla geometria, che non è nemmeno tra le più visitate, siccome viene offerto di tanto in tanto un aiuto agli utenti più 'disperati' essa si riempie di commenti in meno di un mese. Più volte ho cancellato commenti, in particolare quelli vecchi che hanno perso di utilità ma farlo con ripetizione fa si che lo sforzo di quel utente nel registrarsi venga mandato in fumo, inoltre su Google Webmaster appaiono errori di scansione per URL rimossi.

Sono venuto alla conclusione che Blogger non aiuta chi ha un blog grande e piuttosto visitato, anzi di questo a loro per il momento non interessa più di tanto e preferiscono non affrontare nemmeno l'argomento di espandere i commenti dedicandosi invece al perfezionamento di altri servizi come Gmail e Google Plus.

E così dopo numerosissimi tentativi sono riuscito a trovare un piccolo rimedio che va applicato andando su:
Amministrazione>Impostazioni>Post e commenti>Posizione commento>Pagina intera.

In questo modo chi ha superato i 200 commenti noterà che in fondo, in una posizione poco visibile appariranno le scritte "Nuovi" e "Commenti recenti" per far capire che esiste una seconda pagina da sfogliare.

Voi direte che il problema allora è risolto ed invece il problema è solo iniziato, difatti se operate in questo modo le risposte ai singoli commenti non saranno più in ordine bensì posizionati in ordine cronologico e tutto non ha più senso. Motivo per cui adottare un metodo simile è praticamente insensato, tanto vale eliminare i commenti o addirittura implementare i commenti tramite Facebook che però ricordo che non vengono indicizzati e non portano visite dai motori di ricerca.
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Come cancellare la cronologia di Mozilla Firefox

Precedentemente avevo creato una semplice guida per cancellare la cronologia su Google Chrome ma pur essendo il più utilizzato mi pare più che sensato allargare il discorso verso un altro browser, che seppure in continua discesa rimane comunque fra i più utilizzati. Sto parlando di Mozilla Firefox.

Quando si naviga nel web molte volte lasciamo i nostri dati, ad esempio per commentare in un sito (tranquilli Scuolissima è sicuro), poi per controllare la casella di posta elettronica oppure per dare un occhiata al proprio conto deposito bancario.

Di norma il computer è funzionante ma mettiamo il caso che fra un paio di ore un amico debba venire a casa vostra e debba collegarsi ad internet... Potete correre il rischio che lui veda le ultime pagine che avete visitato di recente o nei giorni passati, in particolar modo il problema si pone se i siti che avete visto di recente sono del tipo per adulti o chat per incontri o robe simili che potrebbero risultare imbarazzanti se questi apparissero di sorpresa in primo piano (ho fatto un esempio "malizioso", avrei potuto anche dire un sito di giochi, quando in realtà avevate detto che stavate lavorando o studiando).

Per rimuovere tutte le pagine salvate da Mozilla Firefox dovete innanzitutto aprire la pagina iniziale di Google, poi cliccare in alto a sinistra su Cronologia e quindi su Visualizza Cronologia. Se avete fatto questo si aprirà un ulteriore schermata col nome Libreria in cui sono indicati gli ultimi siti frequentati, per cancellare le cartelle cliccateci col pulsante destro del mouse e fate elimina.


Questo è per una pulizia sbrigativa, ma quel che avete cancellato non toglierà tutte le password salvate ecco perché sono nati programmi come Ccleaner per non lasciare niente nel web, vi consiglio di provarlo. E' famoso più che altro per la sua semplicità ma per cancellare le password di Firefox non serve per forza questo programma.

È possibile gestire facilmente e in ogni momento le password salvate in Firefox.

Andate su Strumenti > Opzioni > Sicurezza > Eccezioni

Nella sezione "Eccezioni" dovete inserire il sito da cui volete eliminare le password automatiche che sono rimaste memorizzate, ad esempio per Facebook o Google +. Ma come ho già detto se avete l'abitudine di salvare le password vi conviene scaricarvi il programma segnalato in precedenza per liberarle dal browser e stare più sicuro.
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Definizione di Artigiano

Si definisce artigiano il titolare dell'impresa artigiana che la esercita personalmente e professionalmente nel pieno delle responsabilità, è colui che si occupa della maggior parte del lavoro che può essere anche di tipo manuale.

L'attività di cui si occupa deve produrre dei beni, questi beni possono anche essere semilavorati. Può fare prestazione di servizi ad eccezione delle attività agricole e le attività di prestazione per servizi commerciali, di intermediazione nella circolazione di beni o ausiliarie di queste ultime, di somministrazione di alimenti e bevande al pubblico tranne se siano come parte strumentale per lo svolgimento dell'impresa.
Legge quadro n. 443\1985
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Definizione di Piccolo Imprenditore

Si definiscono piccoli imprenditori tutti quelli che esercitano un'attività professionale organizzata prevalentemente con il lavoro proprio e tramite i membri della famiglia.
I piccoli commercianti sono i coltivatori diretti del fondo e quindi gli artigiani e i piccoli commercianti.

Al piccolo imprenditore si applicano meno regole rispetto all'imprenditore commerciale perché lo svolgimento dell'attività lavorativa è ben diverso.

I piccoli imprenditori possono svolgere un'attività commerciale ma in dimensioni ridotte. Sono iscritti nella sezione speciale del registro delle imprese.
Non possono essere dichiarati falliti e non hanno obbligo di tenuta delle scritture contabili.
E come già detto in precedenza le società commerciali non possono essere piccoli imprenditori.
(Art. 2083 del Codice civile)
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Definizione di Imprenditore

L'imprenditore è colui che esercita professionalmente un attività economica organizzata al fine della produzione o dello scambio di beni e servizi. (Art. 2082 Cod. civile).

Le caratteristica principali dell'attività dell'imprenditore sono:
  • L'esercizio dell'attività diretto alla creazione di ricchezza.
  • Il lavoro che deve essere svolto in modo professionale, deve essere stabile e non occasionale.
  • Deve essere ben organizzato.
  • Fattori della produzione (capitale e lavoro).
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Tesina su Italo Svevo

La Vita:
Italo Svevo è lo pseudonimo di Ettore Schmitz, nato a Trieste nel 1861 e morto nel 1928. Di famiglia israelita, compie il suo tirocinio letterario scrivendo commedie e recensioni per giornali e riviste. Soggiorna a lungo in Germania, dove entra in contrasto con le correnti letterarie tedesche, il che determina in lui il convincimento  rafforzato dalla triestinità della sua origine e della sua formazione adolescenziale, di essere al centro di un crocevia culturale fra la Germania e l’Italia, inducendolo a scegliere quel particolare pseudonimo. Dopo il fallimento di una speculazione finanziaria del padre e dopo aver svolto alcuni lavori modesti, spostatosi, diventa uomo d’affari per conto dell’avviata impresa del suocero e, per ragioni di lavoro, compie viaggi in Italia e all'estero  soprattutto in Francia e in Inghilterra. Nel 1892 aveva esordito nella narrativa scrivendo Una vita e pubblicando il romanzo a proprie spese, ma l’opera era passata inosservata. Nel 1898 pubblica, sempre a proprie spese, il suo secondo romanzo, senilità, anche questo senza alcun successo né di pubblico né di critica, dopo di che comincia un lungo periodo di silenzio letterario, durante il quale non pubblica nulla se non qualche articolo giornalistico.
Ma durante questo lungo periodo, due fatti intervengono a risospingerlo verso la narrativa: l’incontro con lo scrittore irlandese James Joyce, insegnante presso la Berlitz school di Trieste, dove Svevo si reca a studiare la lingua inglese, e la conoscenza della psicanalisi di Sigmund Freud. Per quanto riguarda Joyce, nasce fra questi e Svevo ha una stima reciproca: in particolare, lo scrittore irlandese apprezza i due romanzi di Svevo e lo incita a ritornare all'attività di scrittore.
Per quanto concerne la psicanalisi, Svevo traduce con un nipote medico un compendio de L’interpretazione dei sogni di Freud, dimostrando un apprezzamento, non immune da rilievi critici della teoria psicanalista.
Finalmente conclusasi la prima guerra mondiale, Svevo, dopo una lunga rielaborazione durata ben tre anni, nel 1923 pubblica il suo terzo romanzo: La coscienza di Zeno. Inizialmente anche questo romanzo sembra non cogliere significativi consensi, ma l’intervento dell’amico Joyce vale a far intuire presso la critica il valore dell’opera, così che, dopo i primi consensi all'estero  anche in Italia si scopre Svevo, scrittore finalmente accettato grazie al contributo di Eugenio Montale. Proprio mentre il successo letterario sembra finalmente arridergli, Italo Svevo muore nel 1928 in conseguenza delle ferite riportate in un incidente stradale.

Come si configura il caso Svevo?
Italo Svevo passa inosservato in occasione dei primi due romanzi, al punto da rinunciare alla scrittura per un lungo periodo di tempo, finché la pubblicazione del terzo romanzo, La coscienza di Zeno, lo rende noto soprattutto tra i critici. Questo di spiega con il fatto che lo scrittore, fin dalle sue prime opere, aveva anticipato qualcosa che poteva essere capito e apprezzato solamente dopo il profondo scuotimento delle coscienze determinato dalla tragedia del primo conflitto mondiale. Già nel primo romanzo, Una vita, del 1892, la genialità di Svevo aveva infatti preannunciato il male della condizione alienata dell’uomo contemporaneo. Lo scrittore triestino è capito e apprezzato innanzitutto all'estero  è noto come lo scrittore irlandese James Joyce abbia considerato con entusiasmo la sua narrativa. Ma la sua indubbia grandezza di scrittore s’impone decisamente solo dopo la sua morte, tanche che oggi la collocazione di Svevo è unanimemente tra le maggiori personalità letterarie italiane del ventesimo secolo.

Perché lo scrittore ha fatto ricorso ad uno pseudonimo?
Italo Svevo è lo pseudonimo di Ettore Schmitz, che già in precedenza aveva fatto ricorso a un altro pseudonimo, quello di Mario Samigli, assunto al tempo di una collaborazione giornalistica giovanile. La scelta dello pseudonimo Italo Svevo obbedisce alla volontà di realizzare una sintesi fra “l’italianità del suo sentire e il germanesimo della sua educazione”, il che rivela la particolare posizione di mediazione culturale, assunta da Svevo, tra la cultura italiana e quella mitteleuropea, spinto a questo anche dalla favorevole condizione di Trieste, crocevia di più colture e determinante nell'aprire allo scrittore alle varie influenze culturali della letteratura contemporanea e nel dare alla sua opera un chiaro rilievo europeo.
Quali influenze si possono cogliere nella narrativa sveviana?
Svevo fu aperto alle suggestioni e alle influenze della letteratura contemporanea europea. In particolar modo, su di lui hanno influito i naturalisti francesi, la filosofia di Schopenhauer, la psicanalisi di Freud, la narrativa di James Joyce, sulla scia di quest’ultimo, anche i grandi romanzieri come Proust, Kafka e Thomas Mann, Svevo si è orientato verso il grande romanzo psicologico moderno, caratterizzato dalla dissoluzione del personaggio e della rottura del normale sviluppo della vicenda narrata.

Quali intellettuali hanno contribuito più degli altri a far conoscere l’opera di Svevo?
Due intelletuali in particolare, uno straniero e l’altro italiano, hanno avuto questo merito. L’intellettuale straniero è stato il grande scrittore irlandese James Joyce, che, conosciuto da Svevo in occasione di alcune lezioni di lingua inglese tenute dallo scrittore irlandese a Trieste alla “Berlitz School”, aveva apprezzato particolarmente la narrativa di Svevo, invitandolo ad avere fiducia nei suoi mezzi e ad inviare copie de La coscienza di Zeno a scrittori e critici stranieri. Il secondo intellettuale è stato il poeta Eugenio Montale che, nel 1925, in un articolo sulla rivista L’esame, ha esalato l’opera dello Svevo.

E’ vero che lo stile della narrativa di Svevo è stato tra i principali ostacoli alla sua diffusione presso il grande pubblico, almeno prima della Grande guerra?
E’ stata questa l’opinione di alcuni critici letterari, come il Debenedetti, che ha definito la scrittura sveviana “bruttissima senza dubbio quando venga a confronto con le riflessioni più naturali e mature a cui i secoli hanno attrezzato la prosa italiana.”
Ma, se certe asprezze espressive possono aver reso difficile un’iniziale intesa tra le pagine dello Svevo e il pubblico dei lettori italiani, la maggior parte dei critici è concorde nel rilevare una sorta di ritardo del clima culturale italiano d’inizio secolo, per quanto riguarda la comprensione delle problematiche esistenziali dell’uomo contemporaneo, rispetto alle altre letterature europee, le quali annoveravano già scrittori, come Proust, Joyce e Thomas Mann, che aveva precorso l’orientamento del pubblico che, solo dopo lo scuotimento delle coscienze determinato dal primo conflitto mondiale, è stato in grado di apprezzarne il messaggio.

Con quale grande autore, contemporaneo Svevo, possono essere colte significative affinità?
Il pensiero va spontaneamente al nome di Pirandello, che non solo come Svevo, è stato scoperto in ritardo e prima come autore di teatro e poi come narratore (sebbene i suoi romanzi fossero stati scritti molti anni prima), ma anche per il fatto che Pirandello, come Svevo, ha posto l’accento sulla drammatica condizione d’alienazione, d’incomunicabilità, di solitudine dell’uomo contemporaneo. E’ anche significativo che il più grande romanzo di Pirandello, Il fu Mattia Pascal, si dispone, come La coscienza di Zeno di Svevo, lungo i piani di un andare a ritroso nella coscienza  rompendo così il tradizionale itinerario cronologico della narrazione ottocentesca.

La città di Trieste, dove Italo Svevo è nato, ha avuto importanza nell'ispirare l’opera narrativa dello scrittore?
Certamente, la cosiddetta “triestinità” è tra i fattori non marginali che hanno influito sull'opera sveviana, non solo per la particolarissima posizione di crocevia tra la cultura italiana e la cultura composita presente nella città giuliana prima della Grande Guerra, quando ancora, apparteneva all'impero asburgico, ma anche perché una naturale tendenza all'autobiografismo porta Svevo a vedere nei suoi personaggi le incarnazioni di una borghesia mercantile che è quella della marinara città giuliana, che diventa così lo specchio della crisi complessiva di una società intera.

Perché la narrativa sveviana sovverte la struttura del romanzo tradizionale?
La narrativa di Svevo porta a maturazione, nella nostra letteratura, un processo che già interessava il romanzo in altre letterature europee e che, per quanto riguarda l’Italia, era stato già avviato da Pirandello con il suo Il fu Mattia Pascal, vale a dire la rottura del tradizionale ideale svolgimento cronologico della vicenda e la frantumazione dell’unità del personaggio che, in pratica, si dissolve nella sua coscienza. Si sovrappongono cos diverse sfaccettature, a seconda dei piani psicologici attraverso cui il personaggio si autosserva, con il sovvertimento della consueta successione cronologica degli avvenimenti che vengono infatti accostati per simultaneità, nel viaggio della memoria.

Qual è l’importanza dei primi due romanzi di Svevo, passati inosservati dopo la loro pubblicazione?
Nei primi due romanzi, Una vita e Senilità, già è tratteggiata la crisi dell’individuo borghese che non riesce più a cogliere valori significativi in una società ormai in decadenza. I protagonisti dei due romanzi, rispettivamente Alfonso Nitti (Una vita) ed Emilio Brentani (Senilità), già rappresentano l’antieroe sveviano, cio’ l’inetto (e, non a caso, il titolo originario del primo romanzo di Svevo era Un inetto, che però l’editore aveva rifiutato). Sia Alfonso Nitti sia Emilio Brentani sono apatici velleitari, uomini già spenti e rassegnati che avvertono l’amarezza del fallimento, ma anche l’ambiguità di una società nella quale non si trovano punti di riferimento capaci di dare un significato alla vita umana. Alfonso Nitti vive il suo lavoro impiegatizio come una condanna. Inguaribile sognatore, è quello che si direbbe un “intellettuale mancato”, incapace di trarre vantaggio da alcune opportunità che gli si presentano, come un vantaggioso matrimonio che potrebbe consentirgli il tanto agognato riscatto sociale. Incapace di affrontare le difficoltà e le responsabilità della vita, il protagonista, sfidato a duello dal fratello della sua promessa sposa, preferisce togliersi la vita. Emilio Brentani è, a sua volta, un impiegato che s’innamora di una giovane e vivace popolana, Angiolina, la quale, a sua volta, s’innamora di un artista, amico di Emilio, dall'esuberante personalità. Emilio è incapace di staccarsi da Amalia, pur essendo consapevole dei suoi tradimenti, anzi la sua immaginazione la idealizza, finché lei, fuggita in un’altra città con un nuovo amante, lo lascia. Emilio conserverà di lei sempre un vivo ricordo.

Perché il tipico sveviano è un antieroe?
Il tipico personaggio sveviano è un antieroe perché avverte il senso della sconfitta, l’amarezza per il fallimento. E’ un personaggio abulico, velleitario, che vive d’immaginazione, incapace di dare un significato alla vita umana. E’, in realtà, un individuo borghese che non riesce più a ritenere significativi i valori proposti da una società ormai in decadenza e, alla quale, tenta pure di ribellarsi, benché si tratti di un tentativo velleitario perché, data la natura borghese dell’individuo, non può che porsi su un piano puramente individuale, destinato quindi inevitabilmente al fallimento. L’antieroe sveviano ha deposto ogni atteggiamento antagonista nei confronti della società, ha smesso di avere ideali, ha rinunciato a concretizzarsi ogni ambizione che può vivere semplicemente sul piano della velleità. E’ insomma l’esatto opposto dell’eroe romantico e soprattutto dell’eroe dannunziano modellato sui miti dell’estetismo e del superomismo.

Come si può definire l’inettitudine che caratterizza il tipico personaggio sveviano?
L’inettitudine è la tipica malattia del personaggio sveviano: non a caso il primo romanzo dello scrittore triestino, Una vita, aveva come titolo originario Un inetto. L’inettitudine è la mancanza di decisione, l’incapacità di reagire, l’abulia, ovvia conseguenza di una reattività che si pone unicamente nei termini della velleità, segno di una società corrotta e svuotata d’ideali , che è del tutto incapace di proporre significati alla vita umana. L’inetto è colui che avverte il senso della sconfitta, l’amarezza del fallimento, ma percepisce anche l’ambiguità dei suoi rapporti con la società oppressiva e alienante, corrotta e incapace di proporre valori in cui credere.

Che cos'è la senilità?
La senilità è una definizione della malattia dell’uomo moderno. Essa, che fu usata da Svevo come titolo per il suo secondo romanzo, è un atteggiamento spirituale dell’uomo della società borghese in crisi, non certo un momento cronologico della sua esistenza. La senilità è il disincanto, lo spegnimento dell’entusiasmo, la stanca rassegnazione con cui si accetta anche il fallimento.
Chi è il protagonista de La coscienza di Zeno?
La coscienza di Zeno è il punto d’approdo dell’itinerario letterario di Svevo, l’opera che ha , sia pure non improvvisamente, rivelato la statura universale dello scrittore triestino. Il protagonista del romanzo è Zero Cosini, p meglio la sua coscienza. Infatti il romanzo è presentato come l’autobiografia che un anziano commerciante triestino, dal carattere abulico, ha scritto su invito del suo psicanalista e che poi, per una sorta di vendetta del terapeuta nei confronti del paziente che si è volto sottrarre alla cura, viene pubblicata. La vita di Zeno è così raccontata in questa sorta di memorial: i vari particolari (il vizio del fumo e la sempre ultima sigaretta, i rapporti di lavoro, i legami di famiglia) concorrono a determinare gli elementi dell’introspezione di un individuo che è, come i soliti personaggi sveviani, un inetto, ma più accorto e saggio dei precedenti, tanto da riuscire a vedere persone e cose con una buona dose di umorismo.

Zero Cosini è diverso dai protagonisti degli altri romanzi sveviani?
Anche Zeno resta un inetto, ma in realtà egli è profondamente diverso da Alfonso Nitti e da Emilio Brentani, i protagonisti rispettivamente di Una vita e di Senilità. Zero Cosini costituisce l’ultima configurazione dell’antieroe sveviano: è ammalato, ma la sua malattia consiste nell'incapacità di adeguarsi alla società, nel suo non sentirsi realizzato in questo consorzio civile. Egli resta un individuo piccolo-borghese che sogna di ribellarsi, ma tutti i suoi progetti restano il rammarico di non averlo mai potuto vincere, dato il perenne ricorso a quella che avrebbe dovuto essere “l’ultima sigaretta”. Zeno, nel suo ripensarci si rende conto di come sia regolarmente fallito ogni prospetto, ogni programma, mentre si è mirabilmente e “casualmente” realizzato ciò a cui non aveva ambito: il matrimonio con la meno desiderata di tre sorelle, ma che poi si è rivelata la giusta moglie per lui, un’avventura extraconiugale non mai desiderata, ma avvenuta per caso e rimasta perfettamente ignota alla moglie, una fortunata speculazione finanziaria intrapresa per caso; mentre tutto quello che era stato progettato da Guido, il suo esuberante socio d’affari, che pure aveva fama di essere un uomo di successo, era in realtà andato per il verso sbagliato, compreso un finto suicidio nel quale Guido aveva perso la vita perché non salvato in tempo.

La malattia è Zeno è dell’individuo o della società?
Zeno Cosini è afflitto da un’incontenibile fiacchezza morale. In questo suo essere accidioso, sembra uno dei tipici inetti sveviani, ma, in realtà, Zeno si accetta così com'è per una sorta di necessità dell’esistenza, in quanto lucidamente si rende conto, lui che si crede “malato” e perciò va dallo psicanalista, di quale complicata trama d’inganni, mistificazioni, rimozioni e censure sia fatta il mondo dei “sani” che tuttavia ignorano tutto questo, preso come sono da una sorta d’illusione collettiva. Zeno è incapace di reagire a questa situazione o, meglio, l’unico tipo di reazione a cui può pensare è quella individuale, ma questa, inevitabilmente è proprio perché individuale, è votata al fallimento per il fatto che la malattia è invece della società  non in grado di gratificare l’individuo, né di fornirgli qualcosa di valido e di significativo in cui credere o a cui aspirare. Zeno Cosini è un piccolo borghese che sogna di ribellarsi: lucidamente si rende conto che i veri malati sono gli altri, i quali semplicemente si “lasciano vivere”, adeguandosi al conformismo, imperante, ma lui, Zeno non può avere la forza della reazione, perché nulla può contro la malattia, per guarire dalla quale dovrebbe prima guarire la società stessa. La sua insomma, è una malattia sociale, perciò è inguaribile individualmente.
L’opera di Svevo mette in evidenza la crisi della società contemporanea?
Certamente l’opera di Svevo è la denuncia di una condizione che è ormai tipica di tutta la società borghese europea  una società “malata” in cui l’uomo si sente alienato, dissociato da se stesso, tuttavia incapace di riscossa. Zeno Cosini rappresenta, l’individuo borghese che si scopre in una condizione fallimentare, che si sente un diverso che non vuole integrarsi perché si accorge che la vera malattia è proprio la società in cui vive, al contrario dei “sani” conformisti che nemmeno se ne rendono conto. Ma lui è destinato allo scacco perché è capace di contrapporsi alla società, andando al di là del suo individualismo che resta il “vizio” caratteristico del suo essere borghese.

Che ruolo ha la psicanalisi nel romanzo La coscienza di Zeno?
Dalla psicanalisi di Freud, Svevo ha ricavato l’interesse per l’inconscio. Lo scrittore aveva avuto modo di conoscerla tra il 1908 e il 1910, rimanendo scettico sulla validità terapeutica del metodo. Di essa si serve, nel suo ultimo e più celebre romanzo, come pretesto per frantumare la coscienza di Zeno in quel percorso a ritroso nella memoria che il personaggio conduce nel suo memoriale.
Ma l’ironia di Svevo investe in pieno anche la psicanalisi: di questa vengono evidenziate l’inutilità e la contraddittorietà quando essa prevede di avere un potere taumaturgico. Infatti la psicanalisi appare a Zeno Cosini un’ulteriore mistificazione della malattia, uno smarrirsi ancora nel labirinto di un’esistenza ormai svuotata proprio con l’illusione di essere alla ricerca della via d’uscita. Insomma la psicanalisi ha semplicemente aiutato Svevo a definire la struttura del suo romanzo, suggerendogli la sovrapposizione dei diversi piani della coscienza attraverso cui articolare il racconto di Zeno Cosini.
Qual è la funzione dell’ironia del romanzo?
L’ironia serve a mantenere un distacco tra il protagonista Zeno Cosini e i ricordi che liberamente fluiscono nella sua memoria, un distacco tra lui e il mondo che gli consente di capovolgere la “malattia”, da individuale in sociale, per la consapevolezza raggiunta riguardo gli altri, che adeguandosi al conformismo imperante si “lasciano vivere” dimostrando così di essere loro i veri “malati”.
Quale significato ha nel romanzo la lotta di Zeno contro il fumo?
Zeno, poiché il suo psicanalista gli ha suggerito di cominciare in questo modo, ricostruisce le tappe del vizio da cui aveva tentato, senza riuscirci, di liberarsi nel corso di tutta la sua vita. La battaglia contro il fumo diventa quindi un emblema di tutti i progetti tentati e mai portati al termine durante la sua vita. In particolar modo, la perenne “ultima sigaretta” costituisce un ricorrente autoinganno a cui aggrapparsi nel tentativo di salvarsi.

Qual è il significato della conflazione universale a cui si fa riferimento nell'ultima parte del romanzo?
La Grande Guerra vista da Zeno come una grande malattia collettiva e il racconto termina con una profezia di apocalittica distruzione, una conflazione universale che distruggerà la Terra, conseguenza della preparazione di ordigni sempre più sofisticati e micidiali: “Ci sarà un’esplosione enorme che nessuno udirà sulla Terra, ritornata alla forma nebulosa, errerà nei cicli priva di parassiti e di malattia. E’ una profezia apocalittica di salvezza che avrà luogo proprio nella distruzione, ma anche dalla sconfessione, netta e definitiva, di qualsiasi possibilità terapeutica per la malattia dell’uomo, proprio perché la malattia dell’intero corpo sociale, di tutto quanto il mondo umano.
Qual è l’atteggiamento della critica letteraria nei confronti di Italo Svevo?
La critica letteraria ha imparato ad apprezzare l’opera di Svevo gradualmente  Forti, analizzando i motivi dell’iniziale disinteresse della critica e del pubblico per i primi romanzi dello scrittore triestino, ha affermato che, al tempo dell’Italia umbertina, i letterati, affascinati dai miti del decadentismo e del dannunzianesimo  non potevano sentirsi attratti dalla prosa sveviana. Inoltre, nei primi decenni del secolo, fatta eccezione per Il fu Mattia Pascal di Pirandello e per Ribé di Borghese, la cultura italiana aveva quasi emarginato il romanzo. Ma, in silenzio e senza che nessuno se ne accorgesse, Svevo era riuscito con la sua narrativa, a innalzare il romanzo italiano al livello delle produzioni dei maggiori romanzieri moderni, da Proust e Kafka, da Joyce a Thoman Mann. Il Debenedetti, che è stato tra i maggiori studiosi di Svevo nei suoi romanzi ha messo in evidenza la crisi ideologica della borghesia nei primi decenni del secolo, la coscienza.
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Come cancellare la cronologia di Google Chrome

Siamo ormai nell'era di internet da un bel pezzo e chi non non lo possiede è tagliato dalla società per cui si può definire indispensabile averlo sia in ambito scolastico che lavorativo per scambiarsi idee e magari per risparmiare soldi.
Con internet si possono cercare un’infinita di cose per la propria casa, sulla salute, e informazioni sugli animali. Queste potrebbero essere le cose comuni che tutti farebbero, poi però se uno fa degli acquisti oppure più semplicemente controlla il proprio conto bancario o postale dovrà inserire i propri dati per eseguire il login e il più delle volte questi rimangono salvati nel web a meno che si dispone già di programmi che cancellano i dati salvati, ma se siete qui dubito fortemente.
Lasciare le password salvate nella cache così che la prossima volta è possibile accedere senza inserire nome utente e password è il miglior modo per farsi fregare i soldi da hacker informatici. Non credo che sia per voi la prima volta sentire una cosa simile, e perciò leggete bene.

Per cancellare la cronologia col browser Google Chrome bisogna innanzitutto aprire una nuova pagina internet, poi una volta caricata la pagina iniziale cliccare in quelle tre striscette nere presenti appena sotto la X rossa per chiudere la pagina. Fatto ciò si aprirà il menù dove dovrete andare a cliccare su Cronologia; si aprirà un'ulteriore pagina dove sono presenti le ultime pagine che avete visitato. Cliccate sul pulsante Cancella dati di navigazione.

A questo punto si aprirà una nuova schermata in cui dovete spuntare tutte le caselle oppure selezionare solo quelle che vi interessano tra quelle che vi riporta:
  1. Cronologia di navigazione.
  2. Cronologia download.
  3. Cookie e altri dati di siti e plug-in.
  4. Immagini e file memorizzati nella cache.
  5. Password.
  6. Dati della Compilazione automatica dei moduli salvati.
  7. Dati app in hosting.
  8. Licenze per i contenuti.

Infine dovete cliccare su Cancella dati di navigazione ed attendere il processo di rimozione che può essere breve o lungo a seconda dei dati salvati nel corso della vostra avventura su internet. Probabilmente durante l'eliminazione della cronologia non potete collegarvi perché la memorizzazione di dati del browser e la rimozione contemporaneamente andrebbero in conflitto, siate pazienti per qualche minuto ed una volta terminato il processo noterete che per accedere in qualsiasi sito in cui siete registrati dovrete inserire i dati nuovamente. Una valida alternativa per non lasciare nulla nella cronologia è quella di usare la navigazione in incognito.
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La Leva - Fisica

La leva è costituita da un’asta rigida che può ruotare intorno ad un punto fisso che prende il nome di fulcro (F).
Con la leva si possono sollevare carichi con una forza di molto inferiore rispetto a quella che metterebbe l’uomo senza di essa. Basti pensare le possenti costruzioni antiche come monumenti funebri, templi, piramidi strutturati con blocchi enormi per capire che già il principio della leva veniva adoperato.
A seconda alla posizione del fulcro e ai punti in cui vengono applicate la forza motrice DM e la forza resistente FR si hanno 3 classificazioni di leve:
  • Leva di 1° genere o interfulcro
  • Leva di 2° genere o interresistene
  • Leva di 3° genere o interpotente

Teorema dei momenti delle leve
Il momento della forza è il prodotto di una forza per la sua distanza dal fulcro.
Nel sistema internazionale SI il momento di una forza si misura in newton per metro (N m) mentre nel vecchio sistema tecnico si misura in chilogrammi peso per metro (Kg m).
Quando la leva è in equilibrio il momento della forza resistente è uguale al momento della forza motrice, quindi
MR = MM
Da ciò otteniamo che:
MR = FR x r
MM = FM x m
E quindi: FR x r = FM x m

Tipi di leve:

Leva di 1° genere
La posizione del fulcro è fra la FM e la FR.
Sono vantaggiose solo quando il braccio della forza motrice è maggiore del braccio della forza resistente. Ad esempio la forbice e la tenaglia sono leve di primo genere.

Leva di 2° genere
La posizione della FR è fra il fulcro e la FM.
Sono sempre vantaggiose in quanto il braccio della forza motrice è sempre maggiore rispetto a quello della forza resistente. Ad esempio lo schiaccianoci è una leva di secondo genere.


Leva di 3° genere
La posizione del FM è fra il fulcro e la FR.
Sono sempre svantaggiose in quando il braccio della forza motrice è sempre inferiore rispetto a quello della forza resistente. Si può constatare che è maggiore lo spostamento del punto di applicazione della FR. Ad esempio la pinzetta è una leva di terzo genere.
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Descrizione: Mucca


Descrizione:
La mucca, animale noto perché è capace di produrre il latte è un mammifero perché con le sue mammelle allatta i suoi piccoli. Sopra il capo possiede delle corna appuntite. Il suo corpo è tozzo e pesante, ha quattro zampe costituite da due dita ciascuno che formano lo zoccolo. La mucca si ciba di erba e quindi è un erbivoro, la inghiotte senza masticarla perché il suo stomaco è suddiviso in quattro parti, che gli permettono di riprendere quel che aveva mangiato in precedenza e di rimasticarla nuovamente lentamente fino a ridurla in poltiglia.
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Descrizione: Gallina

Gallina

Descrizione:
Si può definire un uccello ma possiede della ali piccole e deboli che non le permettono di spiccare voli, se non leggeri salti brevi e bassi, però e abile nella corsa.
Nella testa di una gallina è presente la cresta, sotto il collo i bargigli, ha il becco ed occhi rotondi.
Le sue zampe sono corte ma robuste costituite da quattro dita con unghie forti e ricurve che gli permettono rilasciare il terreno alla ricerca di semi e vermi. Abbiamo detto che possiede quattro dita di cui tre rivolte in avanti e una all'indietro per permettere alla gallina di appollaiarsi su rami o comunque in zone sospese da terra.
La gallina nasce per mezzo dell’uovo che una gallina precedente ha covato fornendogli calore per 21 giorni, a termine del quale nascono i pulcini, già ricoperti di piume e in grado di cercarsi il cibo nel terreno da soli.
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Cosa sono i Batteri


I batteri sono organismi unicellulari tanto piccoli da raggiungere appena la grandezza di qualche millesimo di millimetro e da non potere quindi, essere visti senza l’aiuto del microscopio. Secondo la loro forma, prendono nomi diversi. Così sono detti bacilli, se hanno la forma di bastoncelli; spirilli se sono tutti contorti; vibrioni se hanno la forma di una virgola; cocchi se sono rotondeggianti.
Si riproducono con rapidità incredibile per scissione cioè per divisione del loro corpo in due parti che, a loro volta, si divideranno in due parti e così di seguito.

I batteri sono quasi tutti parassiti e parecchi fra di essi sono dannosissimi alla salute dell’uomo perché invadono il nostro organismo e, riproducendosi, danno origine a delle sostanze tossiche che provocano delle gravi forme morbose. Accenneremo adesso ai principali:

Bacillo del carbonchio: Produce nei bovini, negli ovini e negli equini una gravissima malattia, detta carbonchio. La sua diffusione avviene mangiando la carne di animali carbonchiosi, o trasportando gli animali infetti da un punto all'altro, oppure per mezzo di vermi e di insetti.

Bacillo della tubercolosi: Si presenta sotto forma di bastoncini arrotondati all'estremità e determina nell'uomo e in altri animali la tubercolosi, quella grave malattia che ogni anno miete tante e tante vittime. Questi bacilli dispersi nel terreno, mediante gli sputi degli ammalati, conservano per molto tempo il loro terribile potere e disseccati, penetrano, per le vie aeree, nei polmoni dove determinano il morbo.

Bacillo del colera: Provoca il colera, gravissima malattia epidemica. Si trova negli escrementi dei colerosi ed entra nel nostro organismo attraverso la bocca, per mezzo dell’acqua, degli erbaggi e della frutta.

Bacillo del tifo: Penetra anch'esso nel nostro organismo per mezzo dell’acqua o di vegetali a causa del tifo. Altri batteri sono: il bacillo della difterite che determina lo sviluppo della difterite; il bacillo del tetano che produce il tetano; il bacillo del vaiolo che è causa del vaiolo; il bacillo della peste che causa la peste ecc.
I batteri possono introdursi nel nostro organismo con l’aria che si respira, con l’acqua, con gli alimenti, per mezzo della polvere che viene a contatto di una ferita ecc.
La maggior parte di essi vengono uccisi dall’ebollizione prolungata e dalle sostanze disinfettanti come il sublimato corrosivo, l’acido fenico, il lisoformio e l’alcool.
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Funghi parassiti delle piante


Accenneremo qui alle principali specie di funghi che vivendo da parassiti delle piante coltivate producono dei gravi danni all'agricoltura.

Oidio: E’ un fungo che vive da parassita della vite arrecando gravi danni ai vigneti. Attacca le foglie, ma soprattutto gli acini di uva che vengono ricoperti di una polvere biancastra composta di piccolissime spore che danno origine ad un corpo vegetativo formato di sottilissimi filamenti che penetrano negli acini distruggendone la polpa e provocandone il disseccamento. Per combattere questo parassita basta cospargere le piante di vite con zolfo.

Ruggine del grano: E’ un fungo che si sviluppa sulle foglie del grano, manifestandosi con delle macchie di colore giallastro che sono dovute ad accumuli di spore. Queste spore, cadendo sopra altre foglie, vi germogliano producendo dei filamenti che, attraverso gli stomi, penetrano nei tessuti delle foglie alle quali sottraggono il nutrimento.

Carbone del granoturco: Questo fungo si sviluppa sulle infiorescenze, sul fusto e sulle foglie del granoturco, sotto forma di protuberanze, dapprima biancastre e poi nere, contenenti numerose spore che, cadendo sul terreno, danno origine ad un corpo vegetativo che invade i tessuti delle giovani piantine di granoturco.

Carbone del grano: Si presenta sotto forma di polvere nera finissima che riempie le spighe del grano, dell’orzo e dell’avena. I semi della pianta infestata vengono a poco a poco sostituiti da questa polvere che è costituita dalle spore del fungo. Per combattere questa malattia,, si usa lavare i semi, prima della semina, con solfato di rame.

Carie del grano: Produce una delle malattie più dannose per il grano, colpendone le cariossidi che, non appena rotta la pellicola esterna, si risolvono in una polvere bruna, di odore cattivo, costituita dalle spore del parassita.

Segala cornuta: E’ un fungo parassita il cui corpo vegetativo, penetrando con i suoi filamenti nei semi della segala, li invade trasformandoli in corpi neri e duri, a forma di cornetti, detti sclerozi, E’ una pianta velenosa e perciò il pane confezionato con farina di segala infetta può provocare gravi disturbi.

Peronospora della vite: E’ un parassita che intacca tutte le parti verdi della vite. Sulle foglie delle piante colpite si notano della macchie giallicce  alle quali corrispondono nelle pagine inferiori delle masserelle di una lanugine biancastra, formate dai filamenti del micelio che produce delle spore che, trasportate dal vento su altre foglie, propagano l’infezione.
Il miglior rimedio contro questo flagello consiste nel lavare le parti verdi delle piante di vite con una soluzione di calce e solfato di rame.

Peronospora della patata: Si manifesta sui fusti e sulle foglie della patata con delle macchie brune. Il suo micelio penetra nei tessuti della pianta e ne assorbe i succhi nutritivi, per cui le piante attaccate sono destinate a soccombere.
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Funghi velenosi mortali per l'uomo


Abbiamo visto in precedenza che vi sono funghi che vengono usati dall'uomo come alimento perché ricchi di sostanze azotate; ma accanto ai buoni ve ne sono dei velenosi che possono arrecare gravi
disturbi ed anche la morte a chi li mangia.

Come riconoscerli
I vari mezzi usati generalmente nelle case per distinguere i funghi mangerecci da quelli velenosi non hanno alcun valore. L’unico modo sicuro per poterli distinguere è l’esatta conoscenza di questi vegetali ed, a tale scopo, servono benissimo delle tavole su cui sono disegnati a colore i vari funghi con l’indicazione se sono buoni o velenosi.

Conseguenze
Vari sono i sintomi con i quali si rivela l’avvelenamento causato dai funghi: dolori alle regione ventrale, vomito, sete ardente, pesantezza alla testa, convulsioni, ecc. In ogni caso, non appena questi sintomi si manifestano, è bene provocare il vomito nel paziente, eseguire la lavatura dell’intestino e somministrare bibite eccitanti come cognac, caffè, acquavite, ecc.

Accenniamo i principali:
  • Ovolo malefico: E molto rassomigliante all'ovolo buono dal quale si distingue per il cappello di colore rosso aranciato e cosparso di verruche bianche e per il gambo che è bianchiccio, ingrossato alla base sulla quale si notano delle squame disposte ad anello.
  • Boleto satana: Ha gambo rigonfio in basso, rossastro e rigato di rosso sanguigno in alto. Il cappello è quasi piano di color bruno chiaro in alto e rosso inferiormente.
  • Porcino malefico: Ha un cappello carnoso, convesso, dapprima roseo, poi rossiccio, con lamelle bianche e gambo spugnoso di colore bianco-rossiccio. Ha odore nauseante.
  • Rossola emetica: E’ un fungo velenoso, il quale ha il cappello di colore bruno-olivastro o rosso-caffè e carne giallastra che a contatto dell’aria, si altera assumendo una tinta bluastra.
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Pianta di salice


Descrizione:
E’ un grande albero alto 10-15 metri con tronco diritto dalla corteccia grigia e screpolata e con rami lunghi e pieghevoli.
Dai rami di questa pianta si ottengono dei vimini per legare e per fare panieri e ceste.
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Pianta di Faggio


Descrizione:
E’ un albero dall'aspetto maestoso, alto circa 25 metri. Ha foglie ovali, fornite di ciglia lungo il margine di un corto picciuolo, piuttosto peloso. I fiori maschili sono riuniti in capolini di forma quasi sferica, pendenti e con lunghi picciuoli; quelli femminili costituiscono invece delle spighe globose, erette.
Cresce nei luoghi montuosi dove forma estesi boschi e fornisce un legname molto duro che, però si spacca facilmente ed è usato per utensili e suppellettili domestici e per fare carbone.
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Pianta di Quercia da sughero


Descrizione:
E’ un albero alto da 10 a 12 metri col tronco rivestito di una corteccia grossissima. Ha foglie piccole ovali a margine dentato. Il suo frutto è una ghianda. Dalla sua corteccia si estrae il sughero che trova numerose applicazioni.
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Pianta di Leccio


Descrizione:
E’ un albero sempreverde con foglie ovali lanceolate, intere o dentate, lucide di sopra e piuttosto pelose di sotto. Cresce in tutta l’Italia formando dei boschi e fornisce legname da costruzione.
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Pianta di Cerro


Descrizione:
E’ quasi simile alla rovere ed ha foglie profondamente divise, coi lobi acuminati. Vegeta in tutta la penisola e fornisce legname da costruzione.
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Pianta di Rovere


Descrizione:
E’ un albero molto ramificato, alto fino a 20 metri, con tronco coperto di una corteccia scura, screpolata. Porta foglie pennato-lobate e di consistenza coriacea.
I fiori maschili sono riuniti in spighe pendenti; mentre quelli femminili sono riuniti in gruppetti di 2-4. Il frutto (ghianda) è un achenio circondato da un involucro legnoso, a forma di coppa.
Cresce nei luoghi montuosi, costituendo interi boschi. Il suo legname è usato nelle costruzioni navali e per altri lavori, mentre i frutti vengono usati per l’alimentazione dei maiali. Dalla corteccia si estrae il tannino usato per la concia delle pelli.
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Pianta di Larice


Descrizione:
E’ un albero alto 20-30 metri, a chioma piramidale, con foglie morbide riunite in fascetti su corti ramoscelli. I fiori sono disposti in infiorescenze sferoidali piccole, ovali con squame piatte.
Cresce nei boschi delle Alpi e viene coltivato come pianta ornamentale. Fornisce ottimo legname da costruzione ed una resina che costituisce la trementina di Venezia.
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Pianta di Abete


Descrizione:
E’ un albero molto alto con fusto resinoso che porta rami orizzontali e foglie aghiformi che formano una chioma piramidale. I fiori maschili sono riuniti in spighe simili a quelle che abbiamo visto parlando del pino; mentre quelli femminili costituiscono delle spighe formate da tante squame disposte a spirale e recanti ognuna due ovuli nudi.
Forma vaste foreste sulle Alpi; è coltivato come pianta ornamentale e fornisce un legname tenero e di facile lavorazione che è fra i più usati per lavori di falegnameria.
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Pianta di Pino


Descrizione:
Appartiene alle gimnosperme, cioè alle pianti fanerogame  i cui ovuli non sono racchiusi in un ovario. E’ un albero altissimo con scorza screpolata e chioma ad ombrello; i rami portano numerose foglie aghiformi, riunite a due a due. I fiori maschili sono riuniti in spighe allungate formate da tante squamette che portano nella loro faccia inferiore degli ammassi di polline. Quelli femminili sono, invece riuniti in spighe piuttosto arrotondate pure con foglioline ingrossate, che diventano poi dure e legnose e che ricoprono gli ovuli che, a maturità, danno i semi o pinoli.
Questa pianta cresce nell'Italia centrale e meridionale, formando estesi boschi detti pinete. I suoi semi vengono usati per confetture ed il suo legname serve per costruzioni diverse. Il tronco ed i rami contengono una sostanza vischiosa (trementina) che all'aria si rapprende e si trasforma in resina.
Esistono numerose varietà di pini fra le quali ricordiamo: il pino da pinoli, il pino silvestre, ed il pino marittimo che dà ottimo legno per ardere.
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Pianta di Rosa


Descrizione:
E’ la più largamente coltivata, fra le piante da fiori infatti esistono di essa molte varietà coltivate, anche a scopo industriale.
Ha un fusto corto, legnoso, con numerosi rami, lunghi e pieghevoli, armati di aculei contro la voracità degli animali, specie delle lumache. Le foglie sono pennato composte con foglioline ovali a margine seghettato. I fiori sono di colore vario ed hanno una corolla formata da numerosi petali.
Fra le varietà coltivate ricordiamo: la rosa di cento foglie, dai fiori eleganti di colore roseo; la rosa di maggio dal profumo delicato, la rosa di Damasco dai fiori rosso scuri vellutati ecc.
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Pianta di Garofano


Descrizione:
Ha un fusto molto ramificato, articolato e nodoso; foglie lineari, piuttosto carnose e scanalate che diventano gradatamente più piccoli e, man mano che si avvicinano al’estremità del fusto. I fiori sono di colore rosso, oppure roseo, grandi e stanno alla sommità dei fusti; oltre al calice, hanno un calicetto e la corolla è formata da petali con una specie di unghia lunghissima e lembo a ventaglio seghettato. Questa pianta è largamente coltivata in numerosissime varietà, pregiate per la bellezza dei fiori e per la delicatezza del loro profumo.
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Pianta di Violetta


Descrizione:
E’ una pianta erbacea, fornita di un corto rizoma e con foglie cuoriformi lungamente picciolate. I fiori sono di colore violetto ed emanano un profumo molto delicato.

Violetta del pensiero
Ha una radice a fittone, fusto eretto, foglie ovate e fiori inodori a tre colori: giallo, violetto e bianco.
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Pianta di Pelargonio


Descrizione:
E’ un arbusto dal grosso fusto peloso e ramificato fin dalla base. Le foglie sono pelose, cuoriformi, con una zona di colore più oscuro nella pagina superiore. I fiori sono disposti in ombrello, hanno lunghi peduncoli e sono di colore rosso. Fiorisce durante l’estate ed è coltivato nei giardini per i suoi fiori.
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Pianta di Gelsomino


Descrizione:
E’ un arbusto a rami flessibili, con foglie pennato composte che si coltiva estesamente nei nostri giardini per i suoi fiori bianchi, odorosi. Fiorisce in estate.
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Pianta di Lavanda


Descrizione:
E’ una pianta in parte erbacea ed in parte legnosa con foglie sottili e lineari e fiori piccoli di colore azzurrognolo e disposti a grappoli. Fiorisce in estate ed in autunno ed è largamente coltivata per estrarne l’essenza di lavanda.
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Pianta di Mughetto


Descrizione:
E’ una pianta erbacea, fornita di rizoma grosso e nodoso dal quale si elevano delle foglie larghe ed oblunghe ed uno scapo che porta dei fiorellini, bianchi, odorosi, riuniti in grappoli e pendenti tutti da una stessa parte. Fiorisce da maggio a giugno. Cresce nei luoghi ombrosi di montagna e si coltiva nei giardini per la bellezza e la fragranza dei suoi fiori.
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Pianta di Narciso


Descrizione:
E’ una pianta erbacea fornita di un bulbo ricoperto di squame sovrapposte le une alle altre, dal quale parte uno scapo che porta delle foglie lineari ed uno o due fiori bianchi con un tubo centrale di colore giallo. Fiorisce in aprile e maggio ed è molto coltivato nei giardini.
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Pianta di Giaggiolo


Descrizione:
E’ una pianta fornita di rizoma sotterraneo, con foglie di sciabola e con uno scapo che porta dei fiori grandi di colore bianco, oppure paonazzo. Viene coltivato, non solo per la bellezza dei fiori, ma anche perché dal suo rizoma si estrae una polvere detta ireos, che è molto usata in profumeria.
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Pianta di Tulipano


Descrizione:
E’ una pianta fornita anch'essa di bulbo e con fiori di vario colore. Fiorisce in primavera e sono molto pregiate le varietà coltivate in Olanda.
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Pianta di Giacinto


Descrizione:
E’ una pianta erbacea con bulbo sotterraneo che porta foglie lineari ed uno scapo con grappoli di fiori odorosi e di color rosso, bianco o turchino.
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Pianta di Giglio


Descrizione:
E’ una pianta erbacea fornita di un bulbo ovale e rivestito di squame carnose  biancastre, disposte come le tegole di un tetto. Dal bulbo si eleva un fusto eretto, cilindrico che porta delle foglie lanceolate. I fiori sono bianchi ed odorosi ed hanno un perigonio formato da 6 tepali.
Fiorisce in maggio e giugno ed è coltivato per i suoi fiori odorosi.
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Pianta di Felce maschio


Descrizione:
E’ una pianta crittogama, cioè non fornita di fiori. E’ costituita da un rizoma sotterraneo che porta delle foglie grandi e pennato composte. Sulla pagina inferiore delle foglie si notano in primavera numerosi bottoncini bruni che contengono dei corpuscoli detti spore che, se trasportati dal vento sul terreno bagnato, germogliano provvedendo alla riproduzione della pianta.
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Pianta di Orniello


Descrizione:
E’ un albero di modeste dimensioni dalle foglie pennato composte e dai fiori riuniti a grappoli. Il suo frutto è una cumara, cioè un achenio fornito di espansioni alari atte a favorire la disseminazione.
Praticando delle incisioni nel tronco di questa pianta, ne sgorga un liquido zuccherino che rapprendendosi all'aria costituisce la mannite, usata in medicina come leggero purgante.
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Pianta di Ricino


Descrizione:
E’ una pianta erbacea nei paesi a clima temperato freddo, mentre nei paesi a clima caldo diventa un albero. Le sue foglie sono grandi e palmato lobate; i fiori sono riuniti in grappoli che portano inferiormente i fiori maschili ed in alto quelli femminili. Il frutto è una capsula ricoperta di spine e contenente tre semi che grossolanamente rassomigliano a dei piccoli coleotteri. Questi semi danno un olio che trova largo impiego in medicina come purgante ed in aviazione come lubrificante dei motori.
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Pianta di Papavero Sonnifero


Descrizione:
E’ una pianta erbacea, coltivata in tutto l’Oriente ed anche in alcune zone dell’Italia. Ha fusto eretto e scarsamente ramificato e foglie dentate che abbracciano il fusto con la loro base. I fiori che sono portati da lunghi peduncoli, hanno corolla di color rosso cupo, oppure bianco e producono per frutti delle grosse capsule.
Praticando delle incisioni nei frutti si ricava l’oppio che viene usato nella confezione di numerosi preparati farmaceutici.
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Pianta di Digitale


Descrizione:
E’ una pianta erbacea, dal fusto semplice, eretto, coperto di morbida peluria. Le sue foglie sono grandi lanceolate, a margine dentato e, come il fusto, coperte di una peluria densa e morbida  I fiori sono grandi di color rosso porporino e con corolla campanulata.
Si trova nei luoghi umidi e sassosi delle montagne dell’alta Italia ed è pure coltivata nei giardini per ornamento. Dalle sue foglie si estrae la digitalina, sostanza velenosa usata come calmante del cuore.
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Pianta di Camomilla


Descrizione:
E’ una pianta erbacea assai comune allo stato selvatico. Ha un fusto ramificato con foglie minutamente suddivise. I suoi fiori sono riuniti in infiorescenze a capolino e sono di due specie: alcuni tubolari di color giallo disposti al centro dell’infiorescenza; altri bianchi a linguetta e disposti alla periferia. Con i suoi fiori si fanno dei decotti usati come calmanti, specie nella medicina domestica.
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Pianta di Canfora


Descrizione:
E’ un bellissimo albero atto da 10 a 15 metri, estesamente coltivato nell'Asia orientale e nelle isole Filippine. Dal suo legno si estrae la canfora che viene usata in medicina come eccitante del cuore.
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Pianta di China o Cinchona


Descrizione:
E’ un albero sempre verde, originario delle Ande e del Perù. Le sue foglie ovali, i suoi fiori bianco azzurrognoli, ma più specialmente, la corteccia del tronco contengono la china dalla quale si ottiene il chinino, usato contro le febbri in genere ed, in particolare, come preventivo e curativo delle febbri malariche. Oggi questa pianta è estesamente coltivata anche nell'isola di Giava.
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Pianta di Gelso Bianco


Descrizione:
E’ un albero di mediocre altezza, a foglie lisce,  ovali e seghettate. I suoi fiori sono di colore giallo verdognolo e riuniti in spighe. Il frutto è un sorosio, cioè un insieme di piccoli acheni aderenti agli involucri divenuti carnosi.
Questa pianta è largamente coltivata nelle regioni dove è più fiorente l’industria della seta, perché le sue foglie costituiscono l’alimento del baco da seta.
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Pianta di Tabacco


Descrizione:
E’ una pianta erbacea, con fusto eretto, fornito di peli vischiosi e che può raggiungere altezze di circa 2 metri. Ha foglie grandi, ovate, intere, sessili, che diminuiscono di grandezza man mano che si avvicinano alla cima del fusto. I fiori sono di colore roseo, hanno corolla a forma d’imbuto e sono riuniti a grappolo.
Le foglie di questa pianta, dopo essere state raccolte, vengono fatte seccare al sole e così avvengono dei processi di fermentazione che danno alle foglie la morbidezza e l’aroma.
Mediante successive lavorazioni, si ottengono, poi, tabacchi da fumo e quelli da fiuto. Giova a ricordare che l’abuso del tabacco è dannoso a causa della nicotina in esso contenuto e che produce azione tossica sull'organismo.
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Pianta di Ficus elastica o fico del caucciù


Descrizione:
E’ un grande albero dalle foglie ovali coriacee e di colore verde scuro. Vive nell’Assam, nell'isola di Giava e nell'India. Dà un lattine che coagulandosi costituisce il caucciù.
Innumerevoli sono gli usi della gomma elastica. Essa viene adoperata per camere d’aria e copertoni di autoveicoli, per rivestire cavi sottomarini, per la chirurgia, per tessuti impermeabili ecc.
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Pianta di Hevea del Brasile (albero della gomma)


Descrizione:
E’ un albero alto circa 25 metri, con corteccia chiara e ramificato solo alla sommità. E’ coltivata nel Brasile, nel Perù e nella Bolivia. Facendo delle incisioni nella corteccia di questa pianta, ne sgorga un liquido lattiginoso che coagulando costituisce il caucciù.
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Pianta di Pioppo


Descrizione:
Il pioppo è un albero dal fusto alto fino a 30 metri. Le sue foglie di forma ovale e lungamente picciuolate costituiscono una chioma di forma quasi piramidale. Dal suo legno si ricava la pasta di cellulosa che è la materia prima per la fabbricazione della carta e della seta artificiale.
Altre piante dalle quali si ricava la cellulosa sono l’abete con le sue varietà rossa e bianca e l’alfa, pianta che cresce allo stato spontaneo in Libia.
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Pianta di Ginestra


Descrizione:
E’ un arbusto a fusto molto ramificato, con i rami cilindrici e verdi. Ha foglie piccolissime, lanceolate e fiori giallo dorati, odorosi, riuniti in grappoli. Cresce nei luoghi aridi e nei boschi dell’Italia centrale e meridionale.
Dai suoi rami si estrae una fibra che mescolata al cotone serve per preparare filati e tessuti misti. La nostra produzione, oggi, supera i 100 mila quintali all'anno ed è destinata ad aumentare sempre più.

Questa pianta viene nominata nella celebre poesia di Giacomo Leopardi intitolata "La ginestra".
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Pianta di Canapa


Descrizione:
E’ una pianta con fusto eretto, alto fino ad un metro e con foglie lungamente picciuolate e formate da 5 0 7 foglioline lanceolate a margine seghettato. I fiori maschili e quelli femminili sono riuniti su piante diverse.
Questa pianta è largamente coltivata in tutta Europa per le utilissime fibre tessili che si ricavano dal suo fusto. Le fibre della canapa servono per farne tele, tessuti, cordami e materiali per imbottire, mentre i residui della lavorazione costituiscono la stoppa che serve per imbottire e per altri usi. I maggiori produttori sono la Russia e l’Italia, però le nostre fibre sono di qualità migliore. Le regioni d’Italia dove questa coltura è più largamente praticata sono l’Emilia ed il Piemonte.
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Pianta di Lino


Descrizione:
E’ una pianta con radice fusiforme e fusto eretto, ramificato superiormente. Le foglie sono prive di picciuolo e mentre quelle inferiori sono lanceolate, quelle superiori sono lineari. I fiori sono di un bel colore azzurro carico e danno per frutto una capsula contenente numerosi semi.
Immergendo i fusti di questa pianta, per diversi giorni, nell'acqua stagnante si ottengono delle fibre che costituiscono una materia tessile molto pregiata.
I paesi che producono le migliori qualità di fibre sono il Belgio, l’Olanda, la Francia e la Danimarca. In Italia la coltivazione del lino ha un importanza molto mediocre ed è praticata in Sicilia, Calabria, Abruzzo, Lazio e Lombardia. I migliori tessuti di lino provengono dal Belgio e dall'Olanda.
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Pianta di Cotone


Descrizione:
Questa pianta erbacea, ha un fusto eretto, ramificato, alto fino ad un metro, foglie picciuolate, ampie e palmato lobate. I fiori sono grandi, solitari e di colore giallo. Il frutto è una capsula, ricca di piccoli semi ovali, ricoperti di una lanugine lunga, bianca, lucente che costituisce il cotone.
Questa piante richiede un clima caldo, però ha bisogno di acqua durante il primo periodo del suo sviluppo. La peluria che circonda i semi, opportunamente filata, serve per fare tessuti. I principali paesi produttori di cotone sono gli Stati Uniti, l’India, l’Egitto e l’Australia.
In Italia il cotone è coltivato in Sicilia, ma la nostra produzione è trascurabile in confronto alla quantità necessaria per la nostra fiorente industria cotoniera. Considerevole è, invece, la quantità di cotone che si produce nella Somalia.
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Pianta di Olivo


Descrizione:
E’ una pianta arborea dal fusto spesso tortuoso e dalle foglie lanceolate, coriacee di color verde scuro nella pagina superiore e biancastro in quella inferiore. I fiori sono piccoli, biancastri e riuniti in grappoletti; mentre il frutto è una drupa oleosa che a maturità diviene nerastra.
Questa pianta vive nei paesi a clima temperato caldo e perciò è estesamente coltivata in tutto il bacino del Mediterraneo. Il raccolto delle olive si fa nei mesi di Novembre e Dicembre, e da esse, mediante frantoi, si estrae l’olio che tanta importanza ha nell'alimentazione umana.
Altre piante che danno olio sono:
Il lino da cui semi si estrae un olio usato come essiccativo delle vernici; l’arachide ed il cotone da cui semi si ricavano degli oli che vengono mescolati all'olio di oliva.
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