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Poesie di Giuseppe Ungaretti: più belle e famose

Appunto di letteratura con le poesie di Giuseppe Ungaretti più belle e più famose: poesie brevi, di guerra, d'amore, le più conosciute.
Poesie

Giuseppe Ungaretti nacque ad Alessandria d'Egitto nel 1888 e qui trascorse la sua giovinezza. Nel 1912 si trasferì a Parigi dove completò la sua formazione culturale. Tornato in Italia prese parte alla Prima Guerra Mondiale. Egli morì a Milano nel 1970.
È considerato il precursore dell'Ermetismo, la principale corrente poetica italiana del periodo tra le due guerre. La poesia ermetica è caratterizzata in particolar modo dall'uso di metafore, analogie e sinestesie, risultandone di difficile interpretazione. Le poesie di Ungaretti, sono molto diverse da quelle degli altri poeti. Esse, infatti, sono molto brevi: un verso può essere formato anche da una parola sola, e una sola frase può costituire l'intera poesia; inoltre mancano di punteggiatura e in esse è molto importante il titolo. Il titolo, nelle poesie ermetiche, racchiude tutto il significato della poesia e, a volte, in esso ne è racchiusa la morale. Le poesie di Ungaretti sono racchiuse nelle raccolte intitolate: Il porto sepolto, L'allegria, Sentimento del tempo, Il dolore.



Quali sono le poesie più famose di Ungaretti?

Le poesie più celebri di Giuseppe Ungaretti sono:
  1. Veglia,
  2. Soldati,
  3. Fratelli,
  4. San Martino del Carso,
  5. Mattina,
  6. Allegria di Naufragi,
  7. Eterno,
  8. I fiumi,
  9. Il porto sepolto,
  10. La madre,
  11. Natale,
  12. Sono una creatura,
  13. Agonia.


Poesie di Ungaretti: testo delle più celebri

In questa pagina trovate i testi di tutte le poesie più celebri di Giuseppe Ungaretti, i cui titoli sono disposti per ordine alfabetico, e riportano anche la data di pubblicazione e una breve sintesi del tema trattato. Cliccando sul titolo di ciascuna poesia presente nella descrizione si aprirà una nuova pagina contenente il testo, la parafrasi, l'analisi del testo, le figure retoriche e il commento.



Veglia

Veglia (1915): in questa poesia narra il momento in cui si trovava in trincea buttato vicino a un compagno morto.
Un'intera nottata
buttato vicino
a un compagno
massacrato
con la sua bocca
digrignata
volta al plenilunio
con la congestione
delle sue mani
penetrata
nel mio silenzio
ho scritto
lettere piene d'amore

Non sono mai stato
tanto
attaccato alla vita



Soldati

Soldati 1918: in questa poesia attraverso una similitudine paragona la vita dei soldati in guerra a quella di una foglia in autunno che basta un leggero di soffio di vento per farla cadere.
Si sta come
d'autunno
sugli alberi
le foglie



Fratelli

Fratelli (1916): questa poesia vuole trasmettere un po' di quella umanità trovata nell'insensibilità della guerra.
Di che reggimento siete
fratelli?

Parola tremante
nella notte

Foglia appena nata

Nell'aria spasimante
involontaria rivolta
dell'uomo presente alla sua
fragilità

Fratelli



San Martino del Carso

San Martino del Carso (1916): questa lirica si basa sul confronto tra il cuore straziato del poeta e la distruzione del paese di San Martino del Carso.
Di queste case
non è rimasto
che qualche
brandello di muro

Di tanti
che mi corrispondevano
non m'è rimasto
neppure tanto

Ma nel mio cuore
nessuna croce manca

È il mio cuore
il paese più straziato



Agonia

Agonia (1915): in questa poesia usa le similitudini degli uccelli per parlare degli italiani che erano favorevoli alla partecipazione dell'Italia nella prima guerra mondiale e di quelli che erano contrari; Ungaretti era favorevole.
Morire come le allodole assetate
sul miraggio

O come la quaglia
passato il mare
nei primi cespugli
perché di volare
non ha più voglia

Ma non vivere di lamento
come un cardellino accecato



Allegria di naufragi

Allegria di naufragi (1917): una poesia il cui tema è quello che si debba riprendere il viaggio anche dopo un naufragio, nel senso che la vita deve andare avanti.
E subito riprende
il viaggio
come
dopo il naufragio
un superstite
lupo di mare.



Eterno

Eterno: attraverso questa poesia vuole dirci che le sole parole a volte non bastano per esprimere un sentimento.
Tra un fiore colto e l'altro donato
l'inesprimibile nulla.



Fiumi

I fiumi (1916): i fiumi nominati in questo componimento vengono usati per descrivere la sua vita dall'inizio fino al presente.
Mi tengo a quest’albero mutilato
abbandonato in questa dolina
che ha il languore
di un circo
prima o dopo lo spettacolo
e guardo
il passaggio quieto
delle nuvole sulla luna

Stamani mi sono disteso
in un’urna d’acqua
e come una reliquia
ho riposato

L’Isonzo scorrendo
mi levigava
come un suo sasso

Ho tirato su
le mie quattr’ossa
e me ne sono andato
come un acrobata
sull’acqua

Mi sono accoccolato
vicino al miei panni
sudici di guerra
e come un beduino
mi sono chinato a ricevere
il sole

Questo è l’Isonzo
e qui meglio
mi sono riconosciuto
una docile fibra
dell’universo

Il mio supplizio
è quando
non mi credo
in armonia

Ma quelle occulte
mani
che m’intridono
mi regalano
la rara
felicità

Ho ripassato
le epoche
della mia vita

Questi sono
i miei fiumi

Questo è il Serchio
al quale hanno attinto
duemil’anni forse
di gente mia campagnola
e mio padre e mia madre

Questo è il Nilo
che mi ha visto
nascere e crescere
e ardere d’inconsapevolezza
nelle estese pianure

Questa è la Senna
e in quel suo torbido
mi sono rimescolato
e mi sono conosciuto

Questi sono i miei fiumi
contati nell’Isonzo

Questa è la mia nostalgia
che in ognuno
mi traspare
ora ch’è notte
che la mia vita mi pare
una corolla
di tenebre



Il porto sepolto

Il porto sepolto (1916): poesia che sfrutta la leggenda del porto sepolto dell'antica Alessandria per affrontare il ruolo del poeta e della poesia.
Vi arriva il poeta
E poi torna alla luce con i suoi canti
E li disperde
Di questa poesia
Mi resta
Quel nulla
Di inesauribile segreto.



La madre

La madre 1930: qui appare la figura della madre di Ungaretti in un immaginario incontro nell'aldilà.
E il cuore quando d'un ultimo battito
avrà fatto cadere il muro d'ombra
per condurmi, Madre, sino al Signore,
come una volta mi darai la mano.

In ginocchio, decisa,
sarai una statua davanti all'eterno,
come già ti vedeva
quando eri ancora in vita.

Alzerai tremante le vecchie braccia,
come quando spirasti
dicendo: Mio Dio, eccomi.

E solo quando m'avrà perdonato,
ti verrà desiderio di guardarmi.

Ricorderai d'avermi atteso tanto,
e avrai negli occhi un rapido sospiro.



Mattina

Mattina (1917): questa poesia è nota per essere la più breve di Ungaretti, ma di cui c'è davvero molto da dire.
M'illumino
d'immenso



Natale

Natale (1916): qui il poeta preferisce evitare la folla natalizia per restare al calduccio in casa.
Non ho voglia
di tuffarmi
in un gomitolo
di strade

Ho tanta
stanchezza
sulle spalle

Lasciatemi così
come una
cosa
posata
in un
angolo
e dimenticata

Qui
non si sente
altro
che il caldo buono

Sto
con le quattro
capriole
di fumo
del focolare



Sono una creatura

Sono una creatura (1916): è una poesia triste ambientata nel monte di San Michele, presso Goriza.
Come questa pietra
del S. Michele
così fredda
così dura
così prosciugata
così refrattaria
così totalmente
disanimata

Come questa pietra
è il mio pianto
che non si vede

La morte
si sconta
vivendo



Domande & Risposte
Quali sono le poesie più celebri di Ungaretti?
Le poesie più celebri di Giuseppe Ungaretti sono: Veglia, Soldati, Fratelli, San Martino del Carso.
Qual è la poesia più breve di Ungaretti?
La poesia più breve scritta da Ungaretti è Mattina: M'illumino d'immenso.
Qual è lo stile di Ungaretti?
Ungaretti usava uno stile anticlassico: abolizione della rima, frantumazione del verso, ricorso a interi spazi bianchi, ricerca della parola ideale che racchiude concetti ampi.



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