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Fratelli - Ungaretti: parafrasi, analisi e commento

Appunto di letteratura riguardante la poesia "Fratelli" di Giuseppe Ungaretti: testo, parafrasi, analisi del testo, figure retoriche e commento.
Fratelli

La poesia, scritta da Ungaretti il 15 luglio 1916 appartiene ad una raccolta di poesie chiamata "L'allegria", ambientate durante la 1° guerra mondiale.






Testo

Di che reggimento siete
fratelli?

Parola tremante
nella notte

Foglia appena nata

Nell’aria spasimante
involontaria rivolta
dell’uomo presente alla sua
fragilità

Fratelli



Parafrasi

Di che schieramento siete fratelli?

Parola tremante nella notte come una giovane foglia agitata e sofferente che si ritrova casualmente in una ribellione involontaria dell'uomo cosciente dello stato di precarietà della sua vita. Fratelli



Analisi del testo

METRICA: versi liberi, disposti in cinque strofe, due delle quali composte in un sola unità.

Di fronte alla guerra non ci sono amici né nemici, vinti o vincitori, ma solo fratelli. La parola chiave campeggia nel secondo e nell'ultimo verso, oltreché nel titolo. Accostata a fragilità, il penultimo verso-parola, si ottiene il tema fondamentale della lirica, cioè la combinazione tra le idee di fragilità e di fratellanza: gli uomini sono fratelli soprattutto perché accomunati da un'identica condizione di precarietà e miseria. Tale significato è reso da un linguaggio nudo e spoglio. I verbi sono quasi del tutto eliminati, la punteggiatura ridotta a un solo punto interrogativo (come usavano fare i futuristi), le immagini accostate senza elementi di raccordo: per cogliere il senso della frase nominale Foglia appena nata, dobbiamo ricavare il primo termine del paragone nei due versi Parola tremante / nella notte e ricostruire così l'analogia implicita: parola incerta e tremante come una foglia appena nata. Nell'aria spasimante vuol dire agitata e sofferente come se fosse contratta in spasmi dai colpi della guerra.
Il poeta si sofferma su questa parola che è tremante nella notte, paragonata ad una foglia appena nata che con un niente può appassire, una parola che appare come una rivolta involontaria nell’uomo quando è di fronte alla sua fragilità, quando si trova sul filo del rasoio tra vita e morte. È in questi momenti che l’uomo tenta di ribellarsi creando dei legami di fratellanza necessari per poter sopravvivere (qui il richiamo alla poesia “Veglia”). Anche in questa poesia Ungaretti ha fatto diverse revisioni rispetto alla prima stesura: una revisione a togliere, a scavare, a rendere più snello, più secca e più pregnante la versione finale.



Figure retoriche

  • Personificazione = "tremante" (v. 3). Come se la parola fosse una persona che trema per l'emozione e per la paura (le parole non tremano, siamo noi a far tremare la voce), che quasi non osa essere pronunciata perché parlare di fratelli dove ci si ammazza quotidianamente è un'assurdità.
  • Analogia = "Fratelli" e "foglia appena nata" (v.5). In quanto simboleggiano la vita e la speranza.
  • Anastrofe = "involontaria rivolta" (v.7).
  • Metafora = "foglia appena nata" (v. 5). Si riferisce sempre alla parola "fratelli" che "trema" come una fogliolina appena nata.
  • Allitterazione di F - R = "fragilità fratelli" (vv. 9-10).
  • Allitterazione della T = spasimante involontaria rivolta (vv. 6-7).
  • Enjambement = "tremante / nella notte (vv. 3-4); rivolta / dell'uomo (vv. 7-8), alla sua / fragilità (vv. 8-9)".



Commento

Le poesie di Ungaretti mancano di patriottismo, piuttosto i valori della guerra fanno scoprire il valor della fratellanza umana. A questo proposito, è significativa la brevissima, ma intensa lirica "Fratelli". Qui il poeta cerca di esprimere il senso della fragilità della vita sconvolta dalla follia della guerra attraverso una esperienza che il poeta ha vissuto quando si era arruolato come soldato durante la 1° guerra mondiale.
È notte. L'aria è squarciata da lampi di battaglia. Due reparti combattenti si incontrano sulla linea del fronte. Mentre si salutano e si scambiano notizie, ecco nel buio risuonare la parola che il mondo impazzito sembra aver dimenticato: fratelli! Viene detta timidamente, perché era più formale usare il termine "soldati" e non "fratelli". In questa realtà il poeta sembra riscoprire il vero significato della fratellanza. La parola "fratelli" assume un valore nuovo rispetto al secondo verso e conclude la commossa meditazione del poeta: può significare speranza, saluto reciproco di uomini che soffrono, messaggio di solidarietà, ma soprattutto essa è il segno di una ritrovata dignità umana, tanto calpestata dalle barbarie della guerra. È come un grido di rivolta contro gli orrori della guerra.

La poesia è raccontata in modo triste a causa delle situazioni difficili che vivevano a quei tempi i soldati arruolati in guerra. Mi è piaciuta perché non è una poesia come le altre, lunghe e e di difficile comprensione, ma è una poesia corta e significativa che ti fa capire le sensazioni che provavano i soldati nelle trincee.



Curiosità

Abbiamo detto che la parola-chiave di questa lirica, una delle più significative dell'Allegria, è "Fratelli".

Facciamo qualche riflessione su questa parola che racchiude il messaggio profondo del poeta. Sappiamo che Ungaretti, nato ad Alessandria d'Egitto, città cosmopolita, ebbe fin da giovane contatti con gente di ogni nazione: da qui il suo spirito di solidarietà e fratellanza umana (il suo amico più caro era un arabo, Moammed Sceab, a cui dedicò la poesia In Memoria).
Si avvicinò alla letteratura francese (rivista Mercure de France) e italiana (rivista La Voce) leggendo, tra gli altri, le opere di Arthur Rimbaud, Stéphane Mallarmé, Giacomo Leopardi, Friedrich Nietzsche e Charles Baudelaire, quest'ultimo grazie all'amico Mohammed Sceab.
Venuto poi in Italia, nella terra dei suoi avi, conobbe altra gente e così a Parigi, dove visse per parecchio tempo, stringendo amicizia con letterati e pittori come Guillaume Apollinaire (con il quale strinse una solida amicizia), Giovanni Papini, Ardengo Soffici, Aldo Palazzeschi, Pablo Picasso, Giorgio de Chirico, Amedeo Modigliani e Georges Braque.

Partito volontario per la guerra, la visse subito in tutta la sua tragica realtà. E in trincea, a contatto con altri commilitoni che portavano sui volti la sua stessa sofferenza e l'angoscia provocata dai disagi inenarrabili e dalla consapevolezza che la vita umana, nella sua fragilità, era appesa a un filo, si sentì acuire in cuore quel senso di fraterna solidarietà che lega particolarmente gli esseri esposti alle bufere della vita. In tanto squallore di morte, la parola "fratelli" è dunque una voce di solidarietà e di speranza.



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