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Montale: La primavera hitleriana

di Eugenio Montale


La prima stesura di questa famosa lirica risale al 1939 (la redazione definitiva è invece del 1946), abbastanza vicina, dunque, all'occasione particolare che la generò: una visita di Hitler a Firenze nel maggio del 1938. Così Montale rcorda:<<hitler e Mussolini a Firenze. Serata di gala al teatro Comunale. Sull'Arno, una nevicata di farfalle bianche>>. Sono versi, dunque, legati a una precisa realtà storica e che più di altri contengono un esplicito giudizio del poeta sul nazifascismo, riassunto nelle eloquienti espressioni messo infernale, scherani, mostri, tregenda. Disperata ma lucidissima è poi la dichiarazione che coinvolge tutti, in una medesima, responsabilità: più nessuno è incolpevole. Ma non è lecito disperare: Clizia, la donna amata dal poeta, simboleggia una possibile alba di salvezza.

Anno: 1939-46
Temi: il dramma e il male della storia - i segni della tragedia nella natura - la rievocazione dell'amore per Clizia - la funzione di Clizia come messaggera di bene e (forse) come salvatrice.

Parafrasi: La primavera hitleriana
Lo sciame bianco delle farfalle impazzite gira nell'aria (turbina) intorno agli smorti lampioni e sui muretti, distende a terra uno strato (coltre) sul quale i piedi scricchiolano, come sullo zucchero.

Analisi del testo: La primavera hitleriana
La prima strofa ritrae la nuvola di falene impazzite che stende sulle strade di Firenze e sulle sponde dell'Arno una coltre di ali bianche.

Commento: La primavera hitleriana
L'orrore della seconda guerra mondiale, delle stragi, dei campi di concentramento, il fanatismo dei totalitarismi ecc., sono al centro della Bufera. Montale tratta questi temi in senso non storico.
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Commento: La primavera hitleriana

di Eugenio Montale
Commento:


L'orrore della seconda guerra mondiale, delle stragi, dei campi di concentramento, il fanatismo dei totalitarismi ecc., sono al centro della Bufera. Montale tratta questi temi in senso non storico, ma metaforico; cioè come emblema della tragica condizione esistenziale dell'uomo, di una vita che è dramma, sofferenza, ricerca sempre delusa di salvezza. Non per questo Montale costruisce atmosfere astratte o solo filosofiche: egli ha ben presente il dramma della storia e degli individui e se ne fa testimone dolente e compartecipe.
E' ciò che avviene nella Primavera hitleriana. L'occasione di un incontro, nel a938, tra Hitler e Mussolini a Firenze dà vita a numerosi particolari, intonati alla spettacolare liturgia dei regimi totalitari. Ma tutto, intorno, appare deformato da tragici presentimenti:
- la primavera è agghiacciata e stravolta da un senso opprimente di morte, come rivela già all'inizio la macabra danza infernale delle farfalle impazzite e schiantate;
- le manifestazioni di ossequio a Hitler, messo infernale, evidenziano una complicità demoniaca;
- la colpa della guerra imminente coinvolge ormai tutti, come una cupa maledizione che esploderà entro breve tempo.

La poesia, però, non si arrende. Travolto con gli altri dall'orrore, il poeta non può oppore che un disperato atto di fedeltà a valori quali l'amore e la poesia, intesi come forma più alta di colloquio e comunione umana. Se la storia è male, si può fare appello a una sfera profetica, in cui proiettare la fremente ricerca di luce del poeta. Nasce così l'invocazione a una Trscendenza, anche se misteriosa e non posseduta.

Il personaggio-chiave di tale speranza è l'enigmatica Clizia, figura di donna amata e, soprattutto, emblema d'un amore da cui forse verrà la salvezza. Clizia è:
il girasole, l'amante di Apollo mutata in questo fiore;
infine una vivente figura di Cristo, replica cioè del sacrificio supremo compiuto da Cristi, in croce, per tutti.
La poesia di Montale si fa anche profezia, pur se la sua religiosità resta difficile, appena accennata, problematica.
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Analisi: La primavera hitleriana

di Eugenio Montale
Analisi del testo:



La prima strofa ritrae la nuvola di falene impazzite che stende sulle strade di Firenze e sulle sponde dell'Arno una coltre di ali bianche, sinistramente scricchiolanti sotto il piede. E' primavera, ma l'improvvisa nevicata, che pare provenire dal ventre segreto dell'inverno appena trascorso, getta su ogni cosa un presagio di morte.

La seconda strofa rivela l'occasione storica da cui la lirica nacque. E' giunto in visita un messo infernale, Hitler; la città lo accoglie tutta adorna di croci naziste e di segni che alludono all'imminente tragedia della guerra. I bravi borghesi festeggiano, senza saperlo o senza volerlo ammettere, il male e più nessuno è incolpevole (v.19).

La terza strofa pone una domanda: fu dunque inutile l'amore di Clizia per il poeta e di lui verso lei? Egli ricorda momenti e situazioni che furono di gioia: una stella cadente solcò il cielo indicando il nord, meta della donna, e suggerendo segni di speranza; dalle mani di Clizia fioriscono girasoli. Ma tutto, ora sembra vanificato dal polline gelato che sta nevicando in città.

La quarta strofa apre uno spiraglio: eppure nei segni stessi dal negativo si può indovninare una speranza; forse la primavera di morte annuncia la morte del male. La renderà possibile Clizia, colei che guarda fissamente nel Sole-Amore, pronta a sacrificarsi per tutti. E' Clizia a inaugurare un'alba migliore, in questo sud dove vive il poeta.

SCHEMA METRICO: quattro strofe di diversa lunghezza. Le prime due sono costituite da versi endecasillabi e doppi ottonari (ma spesso l'ottonario è sostituito da un settenario o da un novenario). Nella terza e quarta strofa gli endecasillabi (molto più numerosi) si alternano liberamente a doppi settenari. Poche le rime e le assonanze.
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Parafrasi: La primavera hitleriana

di Eugenio Montale
Parafrasi:


[Versi 1-7] Lo sciame bianco delle farfalle impazzite gira nell'aria (turbina) intorno agli smorti lampioni e sui muretti, distende a terra uno strato (coltre) sul quale i piedi scricchiolano, come sullo zucchero; l'estate che sta giungendo adesso emana il gelo notturno che era contenuto nei nascondigli (cave) segreti dell'inverno (la stagione morta), negli orti che dal paese Maianosi susseguono fino a queste rive sabbiose (renai da rena=sabbia).

[Versi 8-19] Da poco tempo è passato in fretta (a volo) sul corso (di Firenze) un messaggero dell'inferno (Hitler), tra un grido di saluto dei seguaci (scherani= fascisti), un golfo mistico tutto illuminato (acceso) e addobbato di croci uncinate (il simbolo del nazismo) lo ha acolto e inghiottito, sono state chiuse le vetrine dei negozi, con scarse merci e inoffensive, benchè piene di cannoni e altri giocattoli di guerra, il macellaio (beccaio) che adornava (infiorava) di bacche il muso dei capretti uccisi ha chiuso, la festa degli assassini borghesi (i sostenitori del fascismo) che ancora non presagiscono il sangue si è trasformata in un volgare balletto (sozzo trescone) di ali spezzate (quelle delle farfalle), di larve d'insetto sugli argini (golene), mentre l'acqua continua a consumare (rodere) le sponde e nessuno più, ormai, è senza colpa.

[Versi 20-30] Tutto è stato dunque inutile? sia i fuochi d'artificio (le candele romane) nel giormno di San Giovanni, che illuminavano (sbiancavano) l'orizzonte con lentezza, sia le promesse (i pegni) e i prolungati commiati, che hanno avuto l'intensità delle consacrazioni (forti come un battesimo), mentre la folla (l'orda) luttuosamente attendeva Hitler: ma una stella cadente (una gemma) attraversò il cielo proiettando, sui ghiacci e le coste (riviere) delle tue regioni (lidi), i sette angeli di Tobia, la semina del futuro; sia i girasoli (gli eliotropi) sorti dalle tue mani, Clizia tutto, dunque, bruciato e divorato (arso e succhiato) dalle farfalle (letteralmente: un polline bianco) che muoiono stridendo come un falò e sono gelate come il vento di sinibbio...

[Versi 30-32] Oh la primavera ferita (piagata) è comunque una festa, sa sa trasformare nel gelo della morte questa morte (prodotta dalla visita di Hitler).

[Versi 32-37] Clizia, tu che, pur essendoti trasformata (mutata), conservi (serbi) amore non cambiato, guarda ancora verso l'alto, è il tuo destino, fino a quando l'amore segreto che rechi in te stessa non si abbagli in Dio e non si annulli, in Dio, per noi tutti.

[Versi 37-43] Forse i suoni delle sirene, i rintocchi che festaggiano fascisti e nazisti (i mostri) nella sera di questo loro incontro diabolico, già si mescolano con il suono che, inviato (slegato=liberato) dal cielo, scnede sulla Terra e vince con il sopraggiungere di un'alba chiara ma senza le ali raccapriccianti, che rispunti nel futuro per tutti gli uomini, sulle rive bruciate del sud...
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