Divampa allora violentissima l’ira dei Pelide, che accusa Agamennone di avidità e irriconoscenza. Quest'ultimo, per tutta risposta, decide di prendersi Briseide, l’ancella di Achille. Allora Achille sta per sfilare la spada per attaccare Agamennone ma Atena che ha a cuore entrambi lo calma, così Achille, sdegnato, si ritira dalla battaglia. A nulla vale l’intervento del saggio Nestore che tenta una conciliazione dei due eroi. Sciolta l’assemblea, un’ambasceria guidata da Odisseo (Ulisse) riporta Criseide al padre, mentre nel campo greco, ormai purificato, cessa la peste; Achille, intanto, consegnata Briseide agli araldi mandati da Agamennone, si reca sulla riva del mare, dove, desolato, piange la sua sorte infelice e invoca la madre Teti. Commossa dal dolore del figlio, ella gli promette di recarsi da Zeus, re degli Dei, e di ottenere vendetta per la tracotanza di Agamennone.
Al ritorno degli Dei dall'Olimpo la madre Teti sale da Zeus per pregarlo di far vincere i troiani per rimediare al torto subito al figlio, ma Era (moglie di Zeus) s'oppone al complotto e scoppia un litigio durante il banchetto tra le divinità, poi riappacificate dal dio Efesto.
Il banchetto gioioso e i numi immortali continuano festeggiare fino a sera, per poi tornare ognuno alla sua dimora.
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