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All’automobile da corsa, Marinetti Filippo Tommaso

Il componimento venne scritto originariamente in francese nel 1908 (un anno prima, dunque, che nascesse ufficialmente il Futurismo). Fu poi parzialmente tradotto in italiano nel 1921, con il titolo di Lussuria – Velocità. In Italia l’estetica della velocità era stata celebrata, prima che da Marinetti, da Mario Morasso, il quale sin dal 1902 aveva pubblicato, sull’importanti rivista fiorentina Il Marzocco, vari articoli di esaltazione delle nuove macchine, come emblemi di potenza e di bellezza.

Temi: l’esaltazione della macchina, il brivido della velocità, l’identificazione uomo macchina.
Anno: 1908-21.
Schema metrico: versi liberi.

Analisi del testo
Le principali tematiche di questo componimento sono il brivido della velocità (l’ebbrezza del pericolo) e l’esaltazione del dio-macchina, il mio demone bello del v. 23. I due motivi saranno poi alla base del celebre Manifesto del Futurismo (febbraio 1909). Qui, tra l’altro, Marinetti celebrerà gli spericolati guidatori che sfidano il rischio in una folle corsa in automobile, aggrappati al loro volante come all’asse terrestre.
La devozione totale del poeta al moderno e alle sue divinità (la macchina, l’industria, la città) rovescia i rapporti tradizionali. La natura viene disprezzata, al punto che il tema del canto diviene il trionfo della macchina sopra di essa. Tutta questa poesia è una fantasia di trionfo sui limiti della natura e il paesaggio diventa una sorta di fondale su cui si staglia la potenza trascorrente dell’automobile (e. Gioanola). SI giunge così all’apoteosi finale e alla conquista delle stelle.
Per rappresentare in modo adeguato la vita trasformata dalla velocità, ogni cosa e sensazione vengono rapidamente dette e subito dopo scivolano via, altrettanto rapidamente. Sempre per dare l’impressione e l’emozione della velocità. Marinetti ricorre a un fitto impasto di similitudini e all’uso dell’onomatopea: spicca l’allitterazione sulla r (ebbrrra, frrremi, prrendimi, crrrollanti a prrrecipizio (interrrrrminabilmente), un artificio fonico che vorrebbe tradurre con immediatezza il rombo tonante del motore.


Le corse automobilistiche
Nel Manifesto del Futurismo è ben visibile, nell’entusiasmo generale per la modernità e i suoi simboli, l’eco di quel mito della velocità e delle corse automobilistiche che, a inizio Novecento, era condiviso da folle imponenti ed entusiaste. Le prime corse automobilistiche su strada si svolsero in Francia dal 1877 in avanti; in Italia dal 1895. I modelli in gara erano costruiti come grosse e pesanti carrozze, con le ruote posteriori più alte. Le velocità medie si attestavano inizialmente sui 20 km/h.
L’adozione dello pneumatico (a imitazione del modello di Dunlop per la ruota di bicicletta) consentì maggiori velocità e linee più filanti e aerodinamiche.
Nel 1901 Daimler progettò per Mercedes un telaio tubolare basso e dotato di motore anteriore. Intanto si realizzavano magneti e candele per automobile. Già nel 1899 venne superata la velocità del 100 km/h sul chilometro lanciato.
Tutto ciò comporto un considerevole aumento dei rischi per piloti e spettatori di corse automobilistiche. Da qui misure restrittive e la nascita dei primi circuiti negli autodromi.
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Riassunto Vita: Filippo Tommaso Marinetti

La vita, le opere e il pensiero di Filippo Tommaso Marinetti in sintesi.
Marinetti nacque ad Alessandria d'Egitto, da genitori italiani; nella città africana studiò in un collegio di gesuiti. Nel 1893 andò a Parigi, dove conseguì il baccellierato in lettere; la sua famiglia si trasferì a Milano, e Marinetti iniziò a spostarsi tra Milano e Parigi. Per compiacere il padre, s'iscrisse a legge a Pavia, ma si laureò a Genova nel 1899.

Il suo esordio letterario avvenne nell'incandescente clima culturale dell’avanguardia parigina. Marinetti collaborò a varie riviste e compose in francese le prime opere: I vecchi marinai (1898, un poemetto in versi liberi con cui vinse un concorso poetico parigino), La conquista delle stelle (1902), Distruzione (1904), Re Baldoria (1905, una tragedia satirica rappresentata a Parigi nel 1909, con l’immagine finale del vampiro che sputa sangue sul pubblico); seguì nel 1908 La città carnale. Sono opere che celebrano la lotta, lo scontro, la modernità tecnologica, scritte in un linguaggio ipersimbolista, fatto di analogie, metafore e immaginazione senza fili, come più tardi Marinetti la chiamò.
Nel 1905 fondò a Milano, con Sem Benelli e Vitaliano Ponti, la rivista Poesia, che nello stesso anno promosse un’inchiesta internazionale sul verso libero. Marinetti teneva conferenze, letture poetiche, iniziative editoriali. Il 20 febbraio 1909 pubblicò in Francia, su Le Figaro, il Manifesto del Futurismo, cui seguì nell’ottobre 1909 un secondo manifesto (dal titolo Uccidiamo il chiaro di luna!, pubblicato da Poesia) e poi, nel 1912, il Manifesto tecnico della letteratura futurista.
Applicò la nuova poetica in diverse opere: tra queste, il romanzo di colore africano Mafarka il futurista (1910, scritto originariamente in francese), che esalta la guerra, la volontà di potenza, il disprezzo della donna; La battaglia di Tripoli (1912), originato dalle corrispondenze giornalistiche sulla guerra di Libia per un quotidiano francese; il poemetto Zang Tumb Tumb (1914), parole in libertà nate dalla sua attività d’inviato speciale in Turchia, durante la seconda guerra balcanica.

A Milano, dove si era trasferito, Marinetti fu il leader indiscusso di un gruppo di giovani intellettuali con i quali approfondì la poetica del Futurismo, estendendola alle varie arti.
Le loro chiassose serate futuriste degenerarono spesso in rissa e venivano interrotte dalla polizia. Nel gennaio-febbraio 1914 si recò in Russia per una serie di conferenze, accolte con successo. Nel 1915 sollecitò l’intervento italiano nella Prima guerra mondiale (Guerra sola igiene del mondo, 1915) e si arruolò volontario, dando ripetute prove di coraggio.

Nel 1919 fu tra i fondatori dei Fasci di combattimento: il Futurismo incarnava l’anima rivoluzionaria del fascismo. Già nel 1920, però, accusò il fascismo di difendere le tradizioni e la chiesa. Nel 1924 si riaccostò al regime di Mussolini, suo amico personale, nel 1929 venne perciò nominato accademico d’Italia. Nel 1923 aveva sposato la scrittrice e pittrice Benedetta Cappa. Nel 1935 partecipò alla guerra d’Etiopia, che celebrò con il Poema africano (1937); rifiutò però di condannare il blocco l’arte borghese degenerata, come pretendeva il fascismo. Nel 1942 raggiunge le truppe italiane in Russia; nel 1943 rientrò, stanco e malato, in Italia. Morì a Bellagio, sul lago di Como, il 2 dicembre 1944, per una crisi cardiaca.
L’ultimo Marinetti aveva rielaborato la poetica futurista in opere più complesse e ambiziose, scritte in un linguaggio ricchissimo d’immagini, vicino al Surrealismo (v. il poemetto Spagna veloce e toro surrealista, 1931).
Molto moderni sono anche i racconti di Novelle con le labbra tinte (1930), che propongono finali diversi, che il lettore deve scegliere ai vari intrecci proposti. Un godibile romanzo d’appendice è Lo Zar non è morto (1929).

La città carnale
Pubblicato in francese nel 1908, La città carnale non appartiene, di per sé, alla fase propriamente futurista dell’autore, anche se la prepara da vicino. L’opera si compone di una serie di testi poetici (ditirambi, poemetti ecc.) ispirati ai nuovi temi della modernità; il più famoso è All’automobile da corsa.
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Biografia: Filippo Tommaso Marinetti

Biografia:
Nacque ad Alessandria d’Egitto nel 1876 e qui studiò presso i padri gesuiti. Nel 1895 si trasferì a Parigi dove conseguì il baccalaureato in lettere, ma poi, per far piacere al padre dove conseguì il baccalaureato in lettere, ma poi, per far piacere al padre avvocato, studiò legge a Pavia e a Genova e si laureò nel 1899. Gli anni giovanili li trascorse prevalentemente a Parigi dove, in francese, pubblicò le prime opere: Les vieux marins (1899) (I vecchi marinai), Denstruction (Distruzione, 1904), Roi Bombance (Re Baldoria, 1905).
Nel 1909 sul Figaro del 22 febbraio, pubblicò il primo Manifesto del Futurismo, un vero e proprio programma rivoluzionario in cui si rinnegavano i valori tradizionali per esaltare il dinamismo della vita moderna, i miti della macchina e della guerra, la violenza come affermazione di individualità. L’anno successivo, nel Manifesto della letteratura futurista, Marinetti teorizzava i mezzi espressivi di un’arte adeguata ai tempi, scevra dai formalisti consueti, senza regole, sensazionale. Anche la sua vita si svolse in maniera consona ai suoi programmi: egli fu costantemente in movimento per diffondere i programmi futuristi che spesso erano aspramente contestati, ma che trovarono seguaci tra i fanatici della conquista della Libia, fra gli interventisti della Prima Guerra Mondiale, tra i fascisti. Con l’avvento del Fascismo, infatti, Marinetti divenne un personaggio di rilievo e nel 1929 fu nominato accademico d’Italia. Morì a Bellaggio (Como) nel 1944.

Le idee e la poetica
Marinetti fu più un teorico che un grande artista: egli seppe dare una svolta all’arte, esprimendo la necessità di rinnovamento e di impulso verso tematiche ed espressioni più adatte ai ritmi della vita moderna; egli additò alla letteratura, pur tra paradossi e velleità eccentriche, aspirazioni nuove che furono condivise a livello europeo soprattutto da artisti francesi e russi. In questo senso l’esperienza futurista, pur con la sua mancanza di profondi contenuti spirituali, ebbe un valore positivo di svecchiamento della cultura dalla retorica ottocentesca e di provincializzazione, con aperture verso l’Europa.
Comunque, mentre in alcune opere di Marinetti è evidente l’impegno di creare modelli di futurismo, in altre, specialmente nelle ultime in cui si è spenta l’esaltazione dei fasti del regime, riaffiora il legame con le poetiche sentimentali e simboliche dell’area decadente.

Le sue opere di maggiore interesse sono:

Mafarka il futurista (1910): romanzo che esemplifica

La battaglia di Tripoli (1911): raccolta di poesie che vogliono esaltare l'impresa di Libia (1911).

Zang Tumb Tumb (1914): poema futurista che evoca la guerra bulgaro-turca a cui Marinetti partecipò nel 1913.

Spagna veloce e toro futurista (1931): ricordi di un viaggio in Spagna; qui la vena futurista comincia ad attenuarsi.
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