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Poesie di Giovan Battista Marino più belle e famose

Appunto di letteratura riguardante le poesie scritte dal poeta e scrittore italiano Giovan Battista Marino, che include le più belle e le più celebri.
Marino

Giovan Battista Marino, anche chiamato Giambattista Marino (Napoli 1569 - 1625) è stato un poeta e scrittore italiano. È considerato il fondatore della poesia barocca. Il suo stile poetico è caratterizzato da un linguaggio ricco e ornato da immagini dettagliate e da una inclinazione per i temi mitologici e amorosi.



Quali sono le poesie più famose di Giovan Battista Marino?

Giambattista Marina ha scritto diverse poesie durante la sua carriera. Queste sono alcune delle poesie più belle e celebri di Giambattista Marino.
  1. Donna che si pettina - Onde Dorate
  2. Donna che cuce
  3. Guerra di baci
  4. Bella schiava
  5. Beltà crudele
  6. Neo in bel volto




Poesie di Giambattista Marino: testo delle più celebri

In questa pagina trovate i testi di tutte le poesie più celebri di Giovan Battista Marino. Le abbiamo elencate partendo dalle più note e di seguito troverete i titoli, i testi, una brevissima descrizione, l'anno in cui sono state pubblicate e, inoltre, se il titolo di quella specifica poesia risulta cliccabile vuol dire che l'abbiamo analizzata minuziosamente in un'altra lezione (= un'altra pagina) con tanto di parafrasi, commento e individuazione delle figure retoriche.



Donna che si pettina - Onde Dorate

Donna che si pettina o Onde dorate (1613): è una poesia che parte dall'immagine di una donna che sta pettinando i suoi lunghi e folti capelli biondi e poi si sposta su quella della navigazione, e per entrambe fa da sfondo l'animo del poeta, sofferente e vicino alla morte.
Onde dorate, e l’onde eran capelli,
navicella d’avorio un dì fendea;
una man pur d’avorio la reggea
per questi errori preziosi e quelli;

e, mentre i flutti tremolanti e belli
con drittissimo solco dividea,
l’òr delle rotte fila Amor cogliea,
per formarne catene a’ suoi rubelli.

Per l’aureo mar, che rincrespando apria
il procelloso suo biondo tesoro,
agitato il mio core a morte gìa.
Ricco naufragio, in cui sommerso io moro,

poich’almen fur, ne la tempesta mia,
di diamante lo scoglio e ‘l golfo d’oro!



Donna che cuce

Donna che cuce (1613): descrive una donna che sta cucendo usando un filo di colore rosso e il poeta "innamorato" paragona l'atto del cucire a quello di Cupido che scaglia le sue frecce d'amore.
È strale, è stral, non ago
quel ch’opra in suo lavoro
nova Aracne d’Amor, colei ch’adoro;
onde, mentre il bel lino orna e trapunge,
di mille punte il cor mi passa e punge.
Misero! E quel sì vago
Sanguigno fil che tira
Tronca, annoda, assottiglia, attorce e gira
La bella man gradita
È il fil de la mia vita.



Guerra di baci

Guerra di baci: questa poesia sembra un invito al conflitto e alla lotta, ma in realtà, attraverso un ricco linguaggio simbolico e figurato, promuove il contrario, cioè la pace e l'amore.
Feritevi, ferite,
viperette mordaci,
dolci guerriere ardite
del Diletto e d'Amor, bocche sagaci!
Saettatevi pur, vibrate ardenti
l'armi vostre pungenti!
Ma le morti sien vite,
ma le guerre sien paci,
sian saette le lingue e piaghe i baci.



Bella schiava

Bella schiava: la poesia è incentrata sulla bellezza di una schiava nera, che fa da contrasto alla donna petrarchesca dalla carnagione chiara.
Nera sì, ma se’ bella, o di Natura
fra le belle d’Amor leggiadro mostro.
Fosca è l’alba appo te, perde e s’oscura
presso l’ebeno tuo l’avorio e l’ostro.

Or quando, or dove il mondo antico o il nostro
vide sì viva mai, sentì sì pura,
o luce uscir di tenebroso inchiostro,
o di spento carbon nascere arsura?

Servo di chi m’è serva, ecco ch’avolto
porto di bruno laccio il core intorno,
che per candida man non fia mai sciolto.

Là ’ve più ardi, o sol, sol per tuo scorno
un sole è nato, un sol che nel bel volto
porta la notte, ed ha negli occhi il giorno.



Beltà crudele

Beltà crudele: descrive l'ammirazione e il sentimento verso una donna bellissima ma il cui amore non è ricambiato.
E labra ha di rubino
ed occhi ha di zaffiro
la bella e cruda donna ond'io sospiro.
Ha d'alabastro fino
la man che volge del tuo carro il freno,
di marmo il seno e di diamante il core.
Qual meraviglia, Amore,
s'ai tuoi strali, ai miei pianti ella è sì dura?
Tutta di pietre la formò la natura.



Neo in bel volto

Neo in bel volto è una poesia che parla di una donna dal volto stupendo e, insolitamente, si parla di lei di quello che potrebbe essere il suo unico e piccolissimo difetto, ovvero un neo sulla sua guancia.
Quel neo, quel vago neo,
che fa d’amate fila ombra vezzosa
a la guancia amorosa,
un boschetto è d’Amore.
Ah, fuggi, incauto core,
se pur cogliervi brami o giglio o rosa!
Ivi il crudel si cela, ivi sol tende
le reti e l’arco, e l’alme impiaga e prende.



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