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Beltà crudele, Giambattista Marino: parafrasi, analisi, commento

Appunto di letteratura riguardante la poesia Beltà crudele di Giambattista Marino: testo, parafrasi, analisi, figure retoriche e breve commento.
Beltà

Beltà crudele è una poesia di Giambattista Marino del XVII secolo che esprime l'ammirazione e l'adorazione del poeta per una donna di straordinaria bellezza, ma anche di grande freddezza e insensibilità nei confronti dei suoi sentimenti.





Beltà crudele - Giambattista Marino

In questa pagina trovate tutto ciò che riguarda la poesia Beltà crudele di Giambattista Marino: il testo, la parafrasi, l'analisi del testo, le figure retoriche e il commento.

Titolo Beltà crudele
Autore Giovan Battista Marino
Genere Poesia
Raccolta La lira
Corrente letteraria Letteratura barocca
Data XVII secolo
Temi trattati L'amore non corrisposto
Frase celebre «Tutta di pietre la formò la natura»




Testo

E labra ha di rubino
ed occhi ha di zaffiro
la bella e cruda donna ond'io sospiro.
Ha d'alabastro fino
la man che volge del tuo carro il freno,
di marmo il seno e di diamante il core.
Qual meraviglia, Amore,
s'ai tuoi strali, ai miei pianti ella è sì dura?
Tutta di pietre la formò la natura.



Parafrasi

Ha le labbra rosso rubino e gli occhi color zaffiro, la bellissima ma crudele donna per cui sospiro. La sua mano, che frena il carro (d'amore), è bianca come l'alabastro più fine, il suo seno è sodo come il marmo e il suo cuore è freddo come il diamante. Non è incredibile, Amore, che nonostante le tue frecce e le mie lacrime, lei rimanga così insensibile? La natura l'ha creata completamente di pietra.



Analisi del testo

Già dal titolo è possibile intuire quale sarà il tema di questa poesia, infatti "beltà" sta per bellezza, mentre "crudele" sta per qualcosa di brutto.

La bellezza di questa donna è paragonata a pietre preziose (rubino, zaffiro, diamante) e materiali di grande valore (alabastro, marmo), ma questa bellezza è accompagnata da un'anima fredda e insensibile. Il contrasto tra questi due aspetti crea un senso di conflitto e tormento nel poeta, che è affascinato dalla bellezza della donna ma soffre per la sua mancanza di empatia.

Nella prima parte, il poeta descrive l'oggetto del suo desiderio. Le sue labbra sono paragonate al rubino per il loro colore rosso intenso, mentre i suoi occhi sono paragonati allo zaffiro per il loro splendido azzurro. Questa donna è la causa dei suoi sospiri e dei suoi pensieri.

Nella parte centrale, il poeta continua a descriverla usando termini di materiali preziosi. La mano che tiene le redini del carro dell'amore è d'alabastro (cioè lei ha metaforicamente messo il freno a questa relazione che non può nemmeno incominciare), il seno è di marmo e il cuore è di diamante. L'immagine che il poeta ha creato della donna usando questi materiali rendono ancor più evidente il rapporto tra la sua perfezione esteriore e la sua freddezza interiore.
Nella parte finale, il poeta si rivolge ad Amore, chiedendo se non è assurdo che questa donna sia così insensibile ai suoi sguardi appassionati e alle sue suppliche. La poesia si conclude con un'osservazione sulla natura stessa della donna, suggerendo che è stata creata interamente di pietra (= cuore di pietra), cioè fredda e insensibile.



Figure retoriche

Di seguito trovate tutte le figure retoriche contenute nel testo.
  • Metafora = "labra ha di rubino" (v.1); "occhi ha di zaffiro" (v.2); "ha d'alabastro fino la man" (vv.4-5); "di marmo il seno" (v.6).
  • Anastrofe = "labra ha di rubino" (v.1) invece di "ha le labbra di rubino"; "occhi ha di zaffiro" (v.2) invece di "ha gli occhi di zaffiro"; "ha d'alabastro fino la man" (vv.4-5) invece di "ha la mano di alabastro fino"; "di marmo il seno" (v.6) invece di "il seno di marmo"; "Tutta di pietre la formò natura" (v.9) invece di "la naturà la formò tutta di pietre".
  • Antitesi = "bella e cruda" (v.3). Il primo è un aggettivo positivo per descrivere una persona invece il secondo è un aggettivo negativo.
  • Perifrasi = "la man che volge del tuo carro il freno" (v.5). Per indicare il suo disinteresse amoroso.
  • Domanda retorica = "Qual meraviglia, Amore, s'a' tuoi strali, a' miei pianti ella è sì dura? (vv.7-8).
  • Sineddoche = "tutta di pietre" (v.9) invece di "tutta di pietra". Il plurale per il singolare.



Commento

Il poeta vede nella donna di cui si è infatuato un forte contrasto tra la sua bellezza (esteriore) e la sua freddezza emotiva (interiore). Come fa ad essere tanto calda (seducente) vista da fuori e così fredda (insensibile) nel suo cuore? Il poeta in pieno tormento si sta chiedendo se c'è del sentimento d'amore in lei e se c'è, come mai il suo corteggiamento non riesce ad avere alcun effetto sulla donna. Si rende conto che non solo non riesce a penetrare nel suo cuore ma nemmeno a scalfirlo, che sembra quasi rivestito di una corazza (parte di un'armatura) per quanto sia impenetrabile. E alla fine il poeta giunge a una conclusione: questa donna è fatta totalmente di pietra.

Da questa poesia si può apprendere che le persone non vanno giudicate solamente per la loro apparenza. C'è un noto detto che dice che un libro non si giudica dalla copertina. Nel caso in questione la bellezza esteriore non corrisponde alla bellezza interiore, infatti la donna è emotivamente fredda e insensibile. Un altro insegnamento che si può trarre da questa poesia è che le relazioni amorose sono molto complesse: ci si può innamorare di una persona ma se l'amore non è ricambiato c'è poco che si possa fare, per cui si viene a creare una lotta tra il desiderio amoroso e la realtà dei fatti. E in queste situazioni bisogna saper accettare la realtà e avere il coraggio di andare avanti.



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