Quindi i due pensano subito alla vendetta, prima di tutto Odisseo garantisce a Telemaco l’appoggio degli dei e lo rassicura; chiede poi chi siano i pretendenti; dice che egli andrà in città vestito da mendico, mentre Telemaco lo precederà e dovrà fingere di non conoscerlo e non rivelare a nessuno la sua identità, anche se i pretendenti lo oltraggeranno. Gli suggerisce inoltre di togliere dalla grande sala, a un cenno stabilito, tutte le armi, tranne due armature. Telemaco, ascoltati i piani del padre, lo esorta a saggiare l’animo dei servi, soprattutto delle donne.
Nel frattempo i compagni di Telemaco giungono in città e un araldo annuncia, contemporaneamente a Eumeo, il ritorno di Telemaco sano e salvo. La notizia scatena l’ira dei pretendenti, che nuovamente progettano di ucciderlo, suscitando lo sdegno di Penelope che li sorprende a tramare contro il figlio. Ipocritamente rassicurata da uno di essi, Eurimaco, la regina si ritira nelle sue stanze. Eumeo, ritornato alla sua capanna, dove Odisseo ha ripreso il travestimento da mendico per opera di Atena, che non vuole sia riconosciuto, informa Telemaco della situazione in città: egli non ama trovarsi fra i Proci e li rifugge, ma dice di aver visto entrare in porto una nave di uomini armati (forse quelli che avevano teso vanamente l’agguato a Telemaco). Dopo aver cenato, Odisseo dorme per l’ultima notte lontano dalla sua casa.
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