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Libro XXII Iliade - Analisi temi e personaggi

Analisi dei temi trattati e descrizione dei personaggi del ventiduesimo libro dell'Iliade.
Achille uccide Ettore

Tema centrale

Il ventiduesimo libro narra la morte di Ettore, evento centrale della trama narrativa: infatti, l’ira dì Achille, offeso per la sottrazione di Briseide, si trasforma nel desiderio di vendetta conseguente all’uccisione di Patroclo da parte di Ettore: la morte di Ettore, annunciata nel sesto libro, imminente dal sedicesimo, grazie alla profezia di Patroclo, è compiuta in questo.
Il duello conclusivo, quasi rituale nella sua solennità, è centrato sul desiderio di gloria immortale da parte di tutti e due i contendenti, ma anche sulla paura. Ettore comprende di essere giunto al momento definitivo, cruciale, e la sua reazione umanissima è la fuga: subito dopo aver tentato di sottrarsi al pericolo, capisce che affrontare Achille è l’unica possibilità onorevole, la soluzione giusta di tutta la sua vita di guerriero, vincere eroicamente o eroicamente morire. La sua morte, proprio perché preceduta da questa paura così vera e umana, è tanto più grande, perché deriva da una scelta, dalla consapevolezza che il destino è giunto e deve essere affrontato, nonostante il dolore per la patria sconfitta, le esortazioni dei familiari, il proprio sentimento.


Il narratore

Nell’intero libro, oltre alla presenza del narratore, è ben forte quella degli “spettatori" della vicenda, che con i loro discorsi la rappresentano (narratori di secondo grado): Priamo ed Ecuba vedono dall’alto il duello, Andromaca vede lo strazio del corpo del marito, Ettore osserva la maestosa figura di Achille, la cui apparizione è paragonata a quella della stella Sirio, lucente e funesta. L’intera vicenda è in un certo senso rappresentata dall’alto, con un’aggiunta di consapevolezza: il poeta “sa” della presenza di Atena, rivelandola, quindi, anticipa una certezza: Ettore morirà.


Lo spazio

La scena si svolge nella piana di Troia, intorno alle mura e fuori di esse; è uno spazio
ostile, dilatato dalla corsa di Ettore intorno alla città, connotato dalla paura e dalla
ferocia; il fuggevole ricordo dei tempi in cui le fontane erano i lavatoi per le donne
troiane sottolinea ancor di più lo stravolgimento della vita quotidiana di tutta una
comunità.


Il tempo

La vicenda si svolge nel quarto giorno effettivo di lotta, in un tempo dilatato a dismisura da una serie di eventi secondari, che il poeta epico, ricorrendo alle digressioni ha via via riportato. Letto in questa successione temporale, l’evento della morte di Ettore è maturato rapidamente, in soli tre giorni, visto che il sesto libro narra ancora le vicende del primo giorno di guerra. La profezia di Ettore e il dolore di Andromaca, che il poeta ha rallentato nella sua narrazione per creare la consapevolezza della sorte, nella realtà della guerra confluiscono verso un destino fulmineo, che si gioca in alcuni scontri decisivi e nei pochi, durissimi colpi del duello finale. Con la morte di Ettore questo lungo poema si chiude perché trova soddisfazione l’ira di Achille: brevissima è stata la fortuna di Ettore: solo pochi, eroici, giorni.


I personaggi

Ettore, strumento del piano di Zeus che vuole dare gloria ad Achille, a questo punto, è abbandonato e addirittura tradito dagli dei, e ciò lo avvicina a Patroclo, anch’egli sconfitto dalla divinità e dal piano del fato, più forte di ogni valore guerresco. Nel momento in cui Ettore capisce di essere ormai solo davanti ad Achille, sceglie la morte gloriosa, l’unico modo per rovesciare la sua situazione e diventare immortale, nel momento in cui è più vulnerabile, più mortale.
Achille trionfa nella vendetta, ma è già presente il suo cupo destino, che, incombente fin dall’inizio dell’opera, è appena stato profetizzato in modo esplicito dai suoi cavalli divini. Se dunque per Ettore la morte di Patroclo era l’ultimo diaframma che lo separava dalla morte, per Achille la morte di Ettore ha lo stesso valore funesto. Sulla scena riappare Andromaca, e la sua comparsa è parallela a quella del libro sesto, segnata dalla sofferenza e dal timore del futuro: ora, nelle sue parole c’è solo lutto e disperazione.

Gli dei
Come per Patroclo, così anche per Ettore il responsabile dell’uccisione è un dio: quando il destino è giunto a compimento, gli dei stessi scendono in campo a eseguirlo, come se almeno quest’amaro onore - essere vinti da un dio - fosse riservato agli eroi, a ribadirne l'eccellenza.



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