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Meritamente, però ch'io potei, Ugo Foscolo: parafrasi e commento

Appunto di letteratura sulla poesia Meritamente, però ch'io potei di Ugo Foscolo: testo, parafrasi, analisi, figure retoriche e commento.
poesia-abbandono-amore

Meritamente, però ch'io potei è una poesia di Ugo Foscolo composta nel 1802 apparsa per la prima volta nel "Nuovo Giornale dei Letterati" di Pisa, e successivamente è stata contenuta nella raccolta "Poesie di Ugo Foscolo".





Meritamente, però ch'io potei: schema poesia

Titolo Meritamente, però ch'io potei
Autore Ugo Foscolo
Genere Sonetto
Raccolta Poesie di Ugo Foscolo
Data 1802
Corrente letteraria Romanticismo
Temi trattati Il senso di colpa per aver abbandonato la donna amata




Meritamente, però ch'io potei: testo poesia

Meritamente, però ch’io potei
Abbandonarti, or grido alle frementi
Onde che batton l’alpi, e i pianti miei
Sperdono sordi del Tirreno i venti.

Sperai, poiché mi han tratto uomini e Dei
In lungo esilio fra spergiure genti
Dal bel paese ove or meni sì rei,
Me sospirando, I tuoi giorni fiorenti.

Sperai che il tempo, e i duri casi, e queste
Rupi ch’io varco anelando, e le eterne
Ov’io qual fiera dormo atre foreste,

Sarien ristoro al mio cor sanguinente;
Ahi, vòta speme! Amor fra l’ombre inferne
Seguirammi immortale, onnipotente.



Parafrasi

Giustamente, ora che ho potuto lasciarti, grido alle agitate onde che si infrangono sulle rocce alpine e i miei pianti si disperdono tra i sordi venti del Tirreno. Ho sperato poiché uomini e Dei mi hanno condotto all'esilio tra genti traditrici dall'Italia dove ora tu trascorri i giorni della tua giovinezza rimpiangendomi. Ho sperato invano che il tempo, gli eventi dolorosi e queste rupi che ora attraverso con affanno, e le foreste sempreverdi in cui io dormo come un animale selvatico, fossero di conforto al mio cuore pieno di ferite. Ah, falsa speranza! L'amore onnipotente ed immortale continuerà a seguirmi tra le ombre degli Inferi.



Analisi e commento

Schema metrico: sonetto con rima ABAB ABAB CDC EDE.

Con l'invasione degli austriaci nel Bel Paese, ovvero l'Italia, Ugo Foscolo ha scelto volontariamente l'esilio piuttosto che essere considerato uno straniero all'interno della propria patria, dunque era questo il suo modo di protestare e di ribellarsi per essere in pace con se stesso. Ma qui il tema è un altro, si sta parlando di esilio amoroso, infatti il poeta che si è sentito costretto a lasciare l'Italia ha dovuto anche abbandonare la sua amata. Questa scelta non è vista nemmeno dal poeta stesso come saggia e giusta, ragion per cui inizia il sonetto con l'avverbio "meritatamente", che vuol dire che egli riconosce di meritare questo senso di colpa, per averla lasciata ed essersi allontanato dall'Italia. Il poeta sa che la sua donna sta soffrendo nella sua ancora giovane età per un amore interrotto a causa di circostanze esterne alla loro relazione. Il poeta sperava che il tempo e la nuova vita in un nuovo Paese potessero essergli di conforto e invece non riesce a trovare pace a causa dell'angoscia, il cui animo tormentato è descritte attraverso il mare burrascoso e le onde che vanno a sbattere rumorosamente contro le rocce e poi anche attraverso il vento che è definito sordo nei confronti del suo dolore. Insomma, il poeta ha cullato questa speranza che si è rivelata inutile e sostiene che questo senso di colpa se lo porterà anche dopo la morte, ed egli sa già che verrà collocato negli Inferi, cioè all'inferno, la destinazione di chi in vita ha agito per malvagità. Dunque, questa poesia è un'ammissione di colpa e solitamente si è soliti dire che ammettere le proprie colpe prima di morire è un modo per ottenere la grazia divina ed essere perdonati per i propri sbagli.

Il titolo fa pensare al poeta latino Properzio, mostrando quanto Ugo Foscolo amasse i grandi scrittori del passato. Mentre la donna amata pare possa essere Antonieta Fagnani Arese, una nobildonna milanese per cui il Foscolo scrisse numerosi componimenti. Il luogo scelto da Foscolo per l'esilio volontario pare fosse Nizza, e il periodo pare fosse l'inverno del 1799-1800.



Figure retoriche

  • Allitterazione della R = "meritatamente, però" (v.1) e "abbandonarti, grido, frementi" (v.2).
  • Personificazione = "sordi" (v.4).
  • Allitterazione della S = "sperdono, soldi, sperai" (vv. 4-5).
  • Anastrofe = "del Tirreno i venti" (v.4); "Me sospirando" (v.8).
  • Anafora = "Sperai" (v.5; v.9).
  • Iperbato = "e le eterne ... foreste" (vv. 10-11)
  • Similitudine = "qual fiera" (v.11). Cioè come una bestia selvatica.
  • Metafora = "Sarien ristoro al mio cor sanguinente" (v.12).
  • Allitterazione della M e della N = "speme, amor, ombre, inferne, seguirammi, immortale, onnipotente" (vv. 13-14).
  • Enjambement = "potei / abbandonarti" (vv. 1-2); "frementi / onde" (vv. 2-3); "i pianti miei / sperdono" (vv. 3-4); "queste / rupi" (vv. 9-10).



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