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Il nome, Cesare Pavese: riassunto e commento

Appunto di letteratura contenente il riassunto e il commento del racconto "Il nome" di Cesare Pavese, con Pale e la vipera.

Il nome è il titolo di un racconto di Cesare Pavese contenuto nella raccolta Feria d'agosto.





Il nome: riassunto

Il racconto è narrato in prima persona, dunque il protagonista potrebbe essere l'autore stesso (Cesare Pavese). Egli ricorda vagamente i suoi compagni di avventure di un tempo, ma un nome che non potrà mai dimenticare è quello di Pale (diminutivo di Pasquale). Pale è noto per essere disubbidiente nei confronti dei suoi genitori e perché scappa di casa quando suo padre lo punisce, per poi fare ritorno solo dopo alcuni giorni per evitare ulteriori punizioni. La madre di Pale lo rimprovera pubblicamente, dando vita a scene di conflitto udibili in tutto il paese. Tuttavia, era usanza tipica delle madri quella di richiamare i propri figli urlando anche a grande distanza.
Il narratore, insieme a Pale, passa un giorno alla ricerca di una vipera nelle colline circostanti. Dopo una lunga e infruttuosa ricerca, Pale si ferma improvvisamente davanti a un roveto e sussurra qualcosa, nel mentre sentono l'urlo della madre di Pale proveniente dal paese che lo chiama ripetutamente. Temendo che la vipera possa venire a conoscenza del nome di Pale, i due decidono di interrompere la ricerca e fuggire. Durante la corsa, i due gridano "vipera!" per divertimento, ma il protagonista non era spaventato da essa bensì sentiva il senso di colpa per aver offeso la natura.
Alla fine della giornata, i due si siedono sul ponte, dove il protagonista chiede a Pale perché non risponda alle chiamate della madre. Pale risponde in modo evasivo. Subito dopo gli chiede anche se è vera la diceria che se la vipera sente un nome, poi lo va a cercare. Pale spiega che la vipera, secondo lui, desidera solo attaccare coloro che la cercano e non importa se chi la stava cercando fosse un bravo ragazzo. Il racconto si conclude con il narratore che si avvia verso casa e Pale che resta da solo sul ponte.



Commento

La vita dei giovani di un tempo era piena di avventure, erano liberi di allontanarsi da casa a patto che avvertissero i loro cari prima di uscire e che tornassero sempre per l'ora stabilita, in genere quella di pranzo o di cena. Nulla a che vedere con oggi dove i giovani sono cullati dai propri genitori. Certo, sicuramente non è bello leggere che uno dei ragazzini veniva picchiato dai suoi genitori, quindi, ogni generazione ha la sua croce. Se si sono fatti (forse) passi avanti sugli abusi, forse se ne sono fatti alcuni indietro per quanto riguarda il responsabilizzare i giovani. Il tema principale del racconto però è un altro: la ricerca della vipera!
Si tratta di un gioco, o forse sarebbe meglio chiamarla prova di coraggio, nel quale dei ragazzini vanno per le campagne sollevando sassi e legni e frugando tra le foglie in cerca di una vipera. Perché proprio la vipera? La vipera è un serpente, pertanto fa già paura così com'è, ma è anche velenoso. Ed è proprio la paura, che tra l'altro trovano eccitante quando si mettono in fuga, a spingerli a scegliere questo tipo di gioco.
Ciò che mi ha colpito in questa poesia non è tanto il gioco della vipera, in fondo, chi più chi meno ha provato eccitazione in qualche gioco giovanile pericoloso rischiando anche di farsi male, ad esempio scendere le scale con la bici, salire su un palo, fare un salto da un alto muretto e così via. Dunque, quel che mi ha colpito è il modo in cui Pale snobba il richiamo dei genitori come se si trovasse meglio lontano da loro, come se avesse le idee chiare (almeno nella sua testa), per esempio quando dice «Cosa vuoi che capiscano le donne», dove si riferisce a sua madre classificandola come donna e in quanto tale un essere inferiore non in grado di comprendere.



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