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Figure retoriche: I miei giorni sono fette di melone di Nazim Hikmet

Quali sono le figure retoriche della poesia I miei giorni sono fette di melone? Eccovi le metafore, le similitudini e le personificazioni.
giorni-fette-melone

Il poeta turco Nazim Hikmet ha dedicato una poesia alla moglie Vera, descrivendo la sua gioia quando le sta vicino e il suo dolore quando viaggiando in Europa deve necessariamente vivere in sua assenza. In breve, questa poesia celebra il potere dell'amore, evidenziando come la presenza di una persona speciale possa rendere la vita più luminosa e piena di significato.





Tutte le figure retoriche

In questa pagina trovate tutte le figure retoriche presenti nella poesia "I miei giorni sono fette di melone" di Nazim Hikmet. Tra le figure retoriche più importanti vi sono la metafora, la similitudine e la personificazione. Per leggere il testo, la parafrasi e il commento della poesia vi invitiamo a ritornare nella sezione principale → I miei giorni sono fette di melone - Nazim Hikmet.


Metafora

Nel v.1 il poeta dice che i suoi giorni passati con la moglie sono fette di melone. Attenzione! Non sta facendo un paragone (il "come" è assente), pertanto si tratta di una metafora.
I miei giorni sono fette di melone

Nel v.2 continua dicendo che il melone profuma di vita, ma anche questa è una metafora dato che la vita non ha un odore.
profumato di vita

Il miele delle api? Macché, il miele della speranza! Anche questa è una metafora.
il miele della speranza



Similitudine

Nel v.5 il poeta paragona la sua mano al sole perché attira i frutti a sé.
come se fossi sole

Nel v.10 paragona le sue giornate tristi ai tappeti tessuti in Anatolia (o Asia minore) che si appendono alle pareti. La Turchia è famosa per la produzione di tappeti ed è la patria di alcuni tra i più bei tappeti annodati e tessuti a mano del mondo.
come un tappeto d'Anatolia



Personificazione

Nel v.9 le serate non sorridono, dunque gli sta attribuendo capacità umane, pertanto si tratta di una personificazione.
serate più solitarie sorridono

Nei versi vv. 17-19 la morte viene vestita, la si sente cantare e dà ospitalità come se fosse una persona vera e propria.
la morte



Anafora

Più volte il poeta ringrazia sua moglie Vera per le sensazioni che gli fa provare e questa ripetizione la ritroviamo nei versi v.3; v.6; v.7; v.12; v.15; v.16
grazie a te



Allegoria

Nel v.14 le rose indicano il vero amore e la forte passione che il poeta prova per sua moglie.
un giardino di rose



Climax

Negli ultimi 3 versi della poesia, l'utilizzo del climax ascendente crea l'inquietante sensazione della morte che si sta avvicinando sempre più al poeta.
non lascio entrare (v.17)
bussa alla mia porta (v.18)
invitandomi (v.19)



Iperbato

Nei versi 17-18 il poeta dice che non lascia entrare la morte, poi aggiunge che è vestita, e poi riprende il discorso della morte che bussa alla sua porta perché vuole invitarlo a entrare. Dunque, si tratta di un iperbato dato che i versi scritti in modo scorrevole sarebbero dovuti essere scritti in questo modo: "non lascio entrare la morte che bussa alla mia porta".
non lascio entrare la morte vestita di veli molli / che bussa alla mia porta



Enjambement

Di seguito trovate i casi in cui il verso viene spezzato per poi continuare nel verso successivo.
melone / profumato di vita (vv. 1-2)
verso la mia mano / come se fossi sole (vv. 4-5)
come un tappeto d'Anatolia/ appeso sulla parete (vv. 10-11)



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