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Figure retoriche: La Lupa di Giovanni Verga

Quali sono le figure retoriche contenute nella novella La Lupa di Giovanni Verga? Eccovi similitudini, metafore e tutte le altre con spiegazione.
la-lupa-verga

In un contesto umile e quotidiano come la campagna siciliana i protagonisti sono i lavoratori stessi: contadini, minatori ecc. e tra queste figure spicca la figura della Lupa. Non stiamo parlando dell'animale vero e proprio, anche se la "fame" pare sia identica se non addirittura maggiore, bensì di una donna matura che seduce perfino gli uomini di altre donne andando a guastare quello che dovrebbe essere "sacro", ovvero l'unità familiare. Fa la stessa cosa anche con un bel giovanotto che si chiama Nanni, ma questi pur essendo innamorato della figlia della Lupa, finisce lo stesso per lasciarsi sopraffare da sua madre, che si può considerare a tutti gli effetti una femme fatale (mangiatrice di uomini). La novella descrive la Lupa come un personaggio demoniaco e, infatti, anche il giovane Nanni, sente di aver smarrito se stesso da quando la frequenta. Alla fine risolve i problemi uccidendola con un colpo di scure, dato che lei non era in grado di accettare di essere stata respinta e non aveva alcuna intenzione di lasciargli vivere la sua vita.





La Lupa: tutte le figure retoriche

In genere le figure retoriche le ritroviamo all'interno di poesie e poemi, ma può capitare di trovarle anche all'interno di racconti. Nel caso in questione si tratta di figure retoriche davvero semplici, quelle tipiche del linguaggio popolare, ma rimangono pur sempre delle figure retoriche e noi ve le andremo ad analizzare tutte quante. Per ottenere maggiore informazioni su questa novella, ad esempio per leggere la sintesi e il commento, passate alla lezione principale riguardante La Lupa - Verga.



Similitudine

Tutte le similitudini presenti nella novella sono rivolte alla personaggio della Lupa. La prima similitudine paragona il suo aspetto pallido al colorito che hanno le persone che sono affette da malaria, cioè una malattia infettiva.
era pallida come se avesse sempre addosso la malaria
La seconda similitudine paragona la donna a una cagnaccia, che è la forma alterata dispregiativa al femminile della parola cane. Un cagnaccio è un cane aggressivo o disubbidiente da cui in genere si sta alla larga o lo si allontana.
sola come una cagnaccia
La terza similitudine riguarda l'atteggiamento della Lupa, che viene paragonata a un uomo per la sua dedizione al lavoro. Questa similitudine serve anche a descrivere una donna piena di energie, nonostante non sia più giovane e, soprattutto, che non si arrende alle difficoltà.
a lavorare cogli uomini, proprio come un uomo
Vi è anche un'altra similitudine riguardante il suo aspetto fisico, in particolare il colore dei suoi occhi, che sono neri e questo colore ricorda quello del carbone.
occhi neri come il carbone
L'ultima similitudine usa la forma alterata vezzeggiativa di lupa (lupacchiotta) perché questo sostantivo è riferito a Maricchia, la figlia della Lupa, e in particolare ai suoi occhi pieni di gelosia verso la madre che frequenta il suo uomo. Da ciò possiamo notare che pur appartenendo giocosamente alla stessa specie, quella dei lupi, l'autore fa distinzione fra lupa e lupacchiotta, proprio per distinguere la lussuria della Lupa dall'amore puro e sincero di Maricchia.
come una lupacchiotta




Metafora

Le labbra non mangiano nessuno, dunque questa espressione va trattata come una metafora e serve a sottolineare il fascino della donna e anche la sua fame di uomini.
labbra...che vi mangiavano
Gli occhi della donna erano di un colore nero, ma non avevano niente di innaturale e l'autore non li avrebbe descritti in questo modo se gli stessi occhi fossero presenti nel volto di un'altra donna. Per questo motivo l'espressione in questione è una metafora, infatti agli occhi viene attribuita una natura demoniaca solo per mettere in risulto il comportamento peccaminoso della Lupa.
occhi da satanasso




Epifonema o aforisma

Nella novella appare un'aforisma, cioè una frase ben scritta che contiene delle considerazioni, osservazioni ed esperienze. L'aforisma in questione, che come figura retorica può essere anche chiamato epifonema, serve a sottolineare il fatto che la Lupa scegliesse strategicamente il momento per sedurre gli uomini, ovvero nel pomeriggio, quando non c'era nessun'altra donna nei paraggi.
In quell’ora fra vespero e nona, in cui non ne va in volta femmina buona.




Endiadi

Le due parole legate da una congiunzione sono riferite alla Lupa che tornava a casa dopo essere stata con Nanni, l'uomo amato che ha preso in sposa sua figlia. Le due parole sono coordinate in modo da esprimere un unico concetto, ovvero "silenziosamente", e il motivo è dovuto al fatto che non solo ha commesso un atto svergognato ma si sente anche appagata, come un animale che ha appena mangiato ed essendo sazio non ha più nulla da chiedere al suo padrone e se ne va a farsi un pisolino.
pallida e muta
Un'altra endiadi riprende l'aggettivo "pallido", stavolta al maschile perché è riferito al personaggio Nanni. Questa scelta di usare l'aggettivo precedentemente usato verso la Lupa, anche per il protagonista maschile, lascia intendere che il "controllo" della situazione si spostato da un personaggio all'altro. Infatti Nanni trova le forze per mettere fine all'esistenza della Lupa con un colpo di scure.
pallido e stralunato



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