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Senza più peso - Ungaretti: analisi e commento

Appunto di letteratura riguardante la poesia "Senza più peso" di Giuseppe Ungaretti: testo, analisi del testo, figure retoriche e commento.

La poesia "Senza più peso" è stata scritta da Giuseppe Ungaretti nel 1934 e fa parte della raccolta Sentimento del tempo, nella sezione L'amore.



Indice




Testo

Per un Iddio che rida come un bimbo,
Tanti gridi di passeri,
Tante danze nei rami,

Un'anima si fa senza più peso,
I prati hanno una tale tenerezza,
Tale pudore negli occhi rivive,

Le mani come foglie
S'incantano nell'aria...

Chi teme più, chi giudica?



Analisi del testo e commento

Ungaretti ha scritto questa poesia dedicandola all'amico pittore Ottone Rosai, che a sua volta gli aveva dedicato un ritratto. Egli era omosessuale nel periodo fascista, e per non essere penalizzato nel suo lavoro d'artista si ritrovò costretto a sposare una sua amica d'infanzia, che accettava le sue abitudini e le sue frequentazioni. I soggetti dei suoi dipinti erano paesaggi, ritratti e nudi maschili.

In questa poesia è il titolo a dirci cosa si sta parlando, della natura.
Il poeta dice che la leggerezza e la lucentezza della natura è unica e crea un legame con la tenerezza divina: Dio sorride con la stessa dolcezza di un bambino e il suo sorriso si riflette nella bellezza e nell'armonia della natura. Gli uccellini che si posano sui rami degli alberi, si muovono come in una danza, e i loro cinguettii sono canti paradisiaci.
Quando si è in mezzo alla natura anche l'anima si fa più leggera, perché il verde che ci circonda è un qualcosa di magico (si sollevano le foglie da terra col vento e si muovono quelle degli alberi come tante mani in aria) e l'aria è incantata (si respira un'aria pura e diversa).
Il verso finale mi suona come una provocazione: "E chi ha più paura dopo essere stato nel mezzo della natura?", (la natura è il luogo più sicuro dove le paure e il risentimento non esistono). E chi ha il coraggio di giudicare Dio dopo essere stato in questa sua meravigliosa creazione?"

Essendo la poesia dedicata a Ottone Rosai, la cui omosessualità era ben nota, l'espressione "chi giudica" potrebbe essere un riferimento al regime fascista che perseguitava gli omosessuali pur non esistendo nel codice Rocco (codice penale italiano nel ventennio fascista) una specifica normativa antiomosessuale.



Figure retoriche

Che rida come un bimbo = similitudine (v. 1)

Danze nei rami = metafora (v. 3).

Le mani come foglie = similitudine (v. 7).



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