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Preghiera - Ungaretti: analisi e commento

Appunto di letteratura contenente l'analisi del testo, la spiegazione e il commento della poesia "Preghiera" del poeta Giuseppe Ungaretti.

La poesia "Preghiera" è stata scritta da Giuseppe Ungaretti probabilmente nel 1916 e fa parte della raccolta L'allegria. Da non confondere con un'altra quasi omonima poesia dal titolo "La preghiera", che invece si trova nella raccolta Sentimento del tempo.




Testo

Quando mi desterò
dal barbaglio della promiscuità
in una limpida e attonita sfera

Quando il mio peso mi sarà leggero

Il naufragio concedimi Signore
di quel giovane giorno al primo grido.



Analisi del testo e commento

La poesia "preghiera" è la poesia conclusiva della raccolta L'allegria, ed è strettamente collegata ad altre poesie di Ungaretti presenti in questa raccolta e ciò lo si può intuire dall'uso di termini "riutilizzati":
  1. naufragio: si trova nella poesia Allegria di naufragi;
  2. peso, leggero: si trovano nella poesia Peso.

vv. 1-3
Il poeta usa il futuro (quando mi desterò) e da ciò si può dedurre che non è qualcosa che gli sta capitando adesso, sembra invece che il poeta "profetizza" che gli potrebbe capitare in futuro. Potrebbe essere un riferimento al giorno in cui morirà (il giorno in cui si scopre cosa c'è dopo la vita) o forse alla sua conversione (un giorno di grande cambiamento), o della fine della guerra (nel senso che uscirà dalla trincea, dal fango ecc. e rivedrà la luce); secondo me è più probabile la seconda ipotesi. E questo qualcosa lo descrive come un risveglio dinnanzi al bagliore (barbaglio) dovuto alla vicinanza (promiscuità) della perfezione (limpida e attonita sfera). 

v. 4 
Il poeta sostiene che quando si sarà destato (= scosso dal torpore, risvegliato), avverrà come una metamorfosi in lui, che lo farà sentire leggero.

vv. 5-6
Ungaretti che è nel mezzo di un percorso di religiosità, e ha raggiunto un contatto con Dio (lo invoca chiamandolo Signore, con la lettera maiuscola), gli chiede attraverso una preghiera di poterlo fare naufragare (nella terminologia ungarettiana il naufragio non è un termine negativo), ovvero di perdersi in questa esperienza, per rinascere a vita nuova appena sorgerà quel giorno. Da notare che per descrivere la nascita del giorno non usa un'immagine visiva ma uditiva, il grido lo si può associare alle urla e al pianto dei bambini appena nati.




Figure retoriche

Quando ... quando = anafora (v.1, v.4).

Limpida e attonita = endiadi (v. 3).

Il naufragio concedimi = anastrofe (v. 5). Cioè: "concedimi il naufragio".

Giovane giorno grido = allitterazione della G (v. 6).

Di quel giovane giorno al primo grido = anastrofe e personificazione(v. 6). Cioè: "al primo grido di quel giovane giorno", il giorno che grida come un bambino appena nato.



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