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Paradiso Canto 27 - Parafrasi

Appunto di italiano riguardante la parafrasi del canto ventisettesimo (canto XXVII) del Paradiso della Divina Commedia di Dante Alighieri.
Il Paradiso visto da Gustave Doré

San Pietro pronuncia un'invettiva contro i papa corrotti, in particolare Giovanni XXII e Clemente V; poi i beati tornano all'Empireo, mentre Dante e Beatrice salgono al Primo Mobile, mosso dai Serafini. Beatrice spiega a Dante il movimento del creato e biasima l'umanità corrotta.

In questa pagina trovate la parafrasi del Canto 27 del Paradiso. Tra i temi correlati si vedano la sintesi e l'analisi e commento del canto.



Parafrasi

‘Gloria al Padre, al Figlio, allo Spirito Santo’
iniziarono a cantare tutti i beati, in modo tale che
la soavità della melodia mi estasiava.
Quello che io vedevo mi appariva come un sorriso del mondo;
per cui la mia esaltata gioia penetrava
in me attraverso l’udito e la vista.
Quale felicità! Quale indicibile letizia!
Quale perfetta vita di carità e pace!
oh tranquilla (sicura) ricchezza senza desiderio!
Di fronte a me stavano splendenti le quattro fiaccole (face),
e quella che per prima mi si era avvicinata
iniziò a diventare più vivida,
e il suo aspetto (sembianza) si fece tale
quale diventerebbe il bianco Giove, se esso e il rosso Marte
fossero degli uccelli e si scambiassero le piume.
La provvidenza divina, che in cielo distribuisce
l’avvicendamento dei compiti (vice e officio),
aveva fatto tacere dappertutto il canto degli spiriti,
e io sentii: «Non ti stupire se io cambio colore (trascoloro),
poiché, mentre io parlerò (dicend’io), vedrai tutte
queste anime luminose cambiare colore.
Colui (Bonifacio VIII) che sulla terra ingiustamente occupa (usurpa) il trono papale (il luogo mio),
il trono papale, il trono papale che è vacante agli occhi di Cristo,
ha trasformato il luogo della mia morte
in una fogna cruenta e maleodorante;
per questo si acquieta in fondo all’Inferno il malvagio
Lucifero, che precipitò dal Paradiso».
In quel momento vidi tutto il cielo cospargersi
di rosso, il colore di cui si tingono le nuvole
al tramonto e all’alba quando hanno il sole di fronte.
E come una donna onesta, che rimane
serena nella propria coscienza, e per il peccato
di altri, anche solo nel sentirne parlare, diventa (si fane)
imbarazzata, così Beatrice cambiò aspetto;
e io penso che una simile eclissi accadde nel cielo
quando Cristo, somma potenza, subì la passione.
Quindi il discorso di s. Pietro (le parole sue)
proseguì con un tono di voce così cambiato, che
non di più si era cambiato prima il suo aspetto:
«La Chiesa, sposa di Cristo, non fu nutrita con il mio
sangue e con quello di Lino (il primo successore di Pietro, dal 67 al 78) e di Cleto (papa dal 78 al 91),
per essere poi sfruttata per arricchirsi (ad acquisto d’oro);
ma per conquistare la felicità di questa vita
eterna versarono il loro sangue, dopo tante sofferenze (molto fleto),
Sisto e Pio e Callisto e Urbano (papi martiri sotto l’impero romano).
Non era nostro intento che una parte dei
cristiani fosse scelta alla destra dei papi nostri successori,
e l’altra costretta dall’altro lato (le fazioni all’interno della cristianità);
e neppure che le due chiavi che Cristo mi concesse
diventassero emblema di una bandiera (signaculo in vessillo)
che combatte contro i cristiani;
e neppure che io facessi da immagine impressa nel sigillo
che avalla concessioni ottenute con il denaro e false,
per cui io spesso arrossisco e sfavillo.
Sotto le mentite spoglie di pastori oggi dal
cielo vediamo in tutti i pascoli (paschi) dei lupi avidi:
soccorso divino, perché esiti ancora?
I Caorsini e i Guaschi (Giovanni XXII e Clemente V, avidi e indegni)
si preparano (s’apparecchian) a bere il nostro sangue:
o santo inizio del papato, in quale ignobile fine devi tu cadere!
Ma la stessa provvidenza divina che con Scipione l’Africano
conservò a Roma il potere sul mondo,
presto soccorrerà, come io so (concipio);
e tu, figlio, che tornerai sulla terra per il peso (pondo)
del tuo corpo mortale, annuncia queste cose,
e non tacere ciò che io non ti taccio».
Come la nostra atmosfera fa scendere i fiocchi di neve (vapor gelati),
quando le corna del Capricorno (la capra del ciel) entrano
in congiunzione con il sole,
così io vidi l’atmosfera del cielo (l’etera)
abbellirsi e far fioccare verso l’alto gli spiriti beati (vapor trïunfanti)
che erano rimasti lì con noi.
Il mio sguardo seguiva il loro aspetto, e lo
seguì finché lo spazio interposto (’l mezzo), fattosi
molto grande, gli impedì di andare oltre.
Allora Beatrice, vedendomi sciolto (assolto) dal guardare
in alto, mi disse: «Abbassa (Adima) lo sguardo,
e osserva di quanto ti sei spostato girando».
Dal momento in cui io avevo prima guardato, mi accorsi
che mi ero spostato di tutto l’arco che la fascia del
primo clima (la terra era suddivisa in sette fasce climatiche) descrive dalla sua metà al termine (si era spostato di 90°);
tanto che io potevo vedere a occidente di Gades (Cadice) la rotta temeraria di
Ulisse, e a oriente le vicinanze della costa dove la
ninfa Europa fu un soave peso per Giove (la Fenicia, ora Asia Minore: il luogo del mitico ratto di Europa).
E i luoghi della nostra terra (questa aiuola) mi si sarebbero (fora)
svelati ancor di più; ma il sole sotto di
me avanzava spostato di un segno zodiacale e più.
Il mio spirito innamorato, che sempre vagheggia
con amore (donnea) Beatrice, desiderava
ardentemente di rivolgere gli occhi a lei;
e se la natura con i corpi umani o l’arte con le
pitture fecero delle esche (pasture) da allettare
la vista per conquistare l’anima, tutte queste
insieme sembrerebbero nulla al confronto
con la bellezza divina che splendette ai miei occhi
quando mi girai verso il suo volto gioioso.
E la virtuosa forza che i suoi occhi mi elargirono (m’indulse)
mi staccò (divelse) dalla costellazione dei Gemelli (nido di Leda)
e mi spinse nel più veloce dei cieli (il Primo Mobile).
Le sue varie parti, ricchissime di virtù e sublimi,
sono così simili tra loro, che non posso indicare
quale di esse aveva scelto Beatrice come mio posto.
Ma lei, che leggeva in Dio (vedëa) il mio
desiderio di sapere, iniziò a dire, sorridendo con
tanta letizia, che pareva che Dio stesso gioisse sul
suo viso: «L’essenza vitale dell’universo (La natura del mondo),
che fa stare immobile il centro e fa ruotare tutto il resto,
inizia da questo cielo che è il suo principio;
e questa sfera non ha altra collocazione (dove)
se non in Dio, da cui prendono forza (s’accende)
la carità che la fa girare e le influenze che poi fa scendere.
Un cerchio di luce e di amore lo racchiude,
come esso fa con gli altri; e soltanto Dio può
comprendere (intende) quella recinzione (precinto)
che Egli circonda. Il suo movimento non è misurato (distinto)
da un altro movimento, ma gli altri movimenti
vengono misurati su questo, come il dieci dalla sua metà e dal suo quinto (il 5 e il 2 sono gli elementi primari per dare il 10);
e a questo punto ti dovrebbe essere chiaro
che la misurazione del tempo ha le sue radici
in questo vaso (testo) e i rami negli altri cieli.
O avarizia, che sommergi gli uomini tanto
che nessuno di loro ha la forza di sollevare il capo
al di sopra delle tue passioni (onde)!
Il desiderio del bene certamente nasce negli uomini,
ma l’incessante tempesta della corruzione trasforma
le buone susine in frutti vuoti e guasti (bozzacchioni).
L’onestà e l’innocenza si trovano (son reperte)
soltanto nei pargoletti; e scompaiono prima che
cresca la barba (pria ... che le guance sian coperte).
C’è chi, quando ancora balbetta, osserva
i digiuni, e poi, quando ha imparato a parlare, mangia
ingordo di tutto in qualunque periodo dell’anno (per qualunque luna);
e c’è chi, ancora balbettante, vuole bene e
ubbidisce alla sua mamma, e poi, quando
sa già esprimersi, desidera vederla morta (sepolta).
Così la pelle bianca della natura umana diventa nera
al primo apparire (primo aspetto) della luce, figlia del Sole,
colui che porta la mattina e si lascia dietro la notte.
Affinché tu non ti stupisca, considera che
nel mondo terreno manca una qualunque guida,
per cui l’umanità esce tanto dalla retta via.
Ma prima che il mese di gennaio esca dall’inverno (si sverni),
per quella centesima parte di giorno che sulla terra
è trascurata, questi cieli irradieranno tali influssi, che
la tanto attesa provvidenza (fortuna) farà volgere
le poppe dove adesso ci sono le prue, così che la
flotta cristiana (classe) navigherà sulla giusta rotta (diretta),
e al fiore seguirà il buon (vero) frutto».



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