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Dove la luce - Ungaretti: parafrasi, analisi e commento

Appunto di letteratura riguardante la poesia "Dove la luce" di Giuseppe Ungaretti: testo, parafrasi, analisi del testo, figure retoriche e commento.

La poesia "Dove la luce" è stata scritta da Giuseppe Ungaretti nel 1930 e fa parte della raccolta Sentimento del tempo.



Indice




Testo

Come allodola ondosa
Nel vento lieto sui giovani prati,
Le braccia ti sanno leggera, vieni.
Ci scorderemo di quaggiù,
E del male e del cielo,
E del mio sangue rapido alla guerra,
Di passi d'ombre memori
Entro rossori di mattine nuove.

Dove non muove foglia più la luce,
Sogni e crucci passati ad altre rive,
Dov'è posata sera,
Vieni ti porterò
Alle colline d'oro.

L'ora costante, liberi d'età,
Nel suo perduto nimbo
Sarà nostro lenzuolo



Parafrasi

Leggere come il volo di un allodola
tra il lieve vento sui verdi prati
le tue braccia saranno rilassate, se vieni con me.
Lassù ci dimenticheremo
di quello che è giusto o sbagliato,
e del mio essere sempre pronto ad agire,
di ricordi spettrali del passato,
all'interno di mattine nuove e calde.

Dove la luce non muove più foglia,
sogni e tormenti abbandonati in altri luoghi,
dove la sera resta immutata,
Vieni, ti porterò
sulle colline dorate.

Dove il tempo rimane fermo e immutato,
nella cui luce ci si perde,
essa ci avvolgerà come un lenzuolo.



Analisi del testo

Metrica: versi liberi in endecasillabi.

La lirica può essere divisa in due parti di due strofe ciascuna.
  • La prima parte è percorsa dal movimento (allodola ondosa, vento sui prati, sangue rapido alla guerra), dalla temporalità (rapido, giovani, nuove), dall'orizzontalità (prati);
  • la seconda parte dalla staticità (sarà nostro lenzuolo, non muove foglia, dov'è posata sera, l’ora costante), dalla durata (liberi d’età, posata, costante), dalla verticalità (colline).



Spiegazione per parola

  • Allodola ondosa: l’immagine esprime la leggerezza del volo dell’allodola, un piccolo uccello che si alza in volo da terra e non si posa mai sugli alberi.
  • Quaggiù: la terra. La parola evoca, per assenza e per opposizione, un lassù, che, però, rimane vago e debole.
  • E del male e del cielo: del male e del bene. L’io e il tu lirici si lasciano alle spalle uno dei nodi problematici dell’essere umano. Nota come la parola male venga per prima legandosi, così, al quaggiù del verso precedente. La scelta di cielo, invece che bene, aumenta lo scarto rispetto all’espressione prosastica e d’uso corrente «il bene e il male».
  • E del mio…guerra: e della mia natura pronta, disposta al tormento. Il termine guerra ha significato metaforico.
  • Memori: la parola crea ambiguità: può riferirsi tanto ad ombre quanto a passi (mai però a un implicito «noi», visto che l’intero verso è retto da Ci scorderemo). L’aggettivo è tipicamente ungarettiano e si collega al motivo della memoria come ossessiva «non innocenza», come peso della storia. Le ombre evocano, col loro passo spettrale, dei fantasmi: sono quelli della consapevolezza e della memoria che, ogni giorno, interrompono lo stato di pura felicità e innocenza che, per Ungaretti, ogni aurora regala all'essere umano. Quindi, dimenticheranno tali fantasmi per vivere uno stato di innocenza non turbata.
  • Entro…nuove: il verso si chiarisce insieme con quello precedente. Le mattine saranno nuove nel senso che il loro incanto non verrà turbato.
  • Dove…luce: Il verso richiama il titolo e pone in evidenza, in posizione finale, la parola-chiave della lirica: luce. È una luce pura, immobile, contrapposta al movimento delle foglie.
  • Sogni…rive: abbandonati in altri luoghi illusioni verso il futuro e ansie per il passato. Sogni e crucci ripetono, in qualche modo, il male e il cielo dei versi precedenti; crucci, però, è assimilabile anche ad ombre.
  • Posata: il termine (di memoria leopardiana) indica immobilità.
  • D’oro: l’oro è luce pura, incontaminata.
  • L'ora costante: il tempo fermo, fermato.
  • Liberi d’età: senza il peso del tempo, della memoria, della storia. Quindi, nella visione di Ungaretti, l’espressione equivale ad «innocenti».
  • Nel suo..nimbo: il verso è di difficile comprensione, perché è fortemente ellittico. Nimbo vuol dire “luce intensa e circoscritta”, come le aureole dei santi. L'aggettivo "perduto" esprime senso di distacco, di separazione, o anche di oblio.
  • Lenzuolo: ci farà da lenzuolo, ci avvolgerà. È un segno di chiusura a tutto il resto, di chiusura su di sé.



Figure retoriche

Similitudine = "come allodola ondosa" (v. 1).

Enjambements = vv. 12-13.

Metafora = "posata sera" (v. 11).

Metafora = "sangue rapido" (v. 6).

Analogia = "E del male e del cielo" (v. 5). Il "cielo" va a sostituire la parola "bene", opposto al male.



Commento

Si tratta di una poesia d'amore dopo tante liriche sulla guerra e, in apparenza, sembra una poesia d'amore terreno. Ma se siamo in un punto dove mai si muove la luce, dove la luce è perenne, dove l'ora è "costante" e dove siamo "liberi d'età", è certo che l'ambientazione di questo rapporto d'amore è, con una invenzione straordinaria del poeta, ultraterrena.
Il poeta Ungaretti invita la sua donna, che gli è stata accanto nella gioia e nel dolore, a seguirlo in un mondo diverso, lontano dalla realtà che li circonda, in cui regnano la felicità e la pace, una dimensione meravigliosa, forse irraggiungibile. Il poeta vuole condurla sulle colline che splendono come fossero dorate nel tramonto, qui il tempo smetterà di correre e a loro non importerà più di avere un'età.



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