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Inferno Canto 2 - Parafrasi

Appunto di italiano riguardante la parafrasi del canto secondo (canto II) dell'Inferno della Divina Commedia di Dante Alighieri.
Incontro con Beatrice illustrato da Paul Gustave Doré

Il primo Canto dell'Inferno serviva da introduzione per l'intero poema, invece, il secondo canto è destinato a chiarire le premesse del viaggio che il personaggio deve compiere e l'autore a narrare. Dante è tormentato dal fatto che non riesce a spiegarsi come mai a lui è stata data la possibilità di viaggiare nell'aldilà. Un privilegio che fino ad allora era stato concesso solo a Enea (destinato a fondare Roma, sede dell'Impero e quindi della Chiesa, le due forze guida dell'umanità) e a San Paolo (che ha avuto il compito di diffondere nella società unificata dal potere di Roma, ma ancora nelle tenebre del paganesimo, il messaggio della vera fede). Egli, sostiene, di non essere né Enea né San Paolo, perché a differenza loro non ha missioni speciali da compiere, pertanto pensa di dover rinunciare al viaggio. Per incoraggiarlo Virgilio decide di raccontargli della sua venuta, spiegandogli che tre donne benedette (Beatrice, la Madonna e Lucia) vigilano sulla sua salvezza. Ascoltando le parole confortanti del suo maestro, Dante si sente di nuovo disposto a riprendere il cammino.

In questa pagina trovate la parafrasi del Canto 2 dell'Inferno. Tra i temi correlati si vedano la sintesi e l'analisi e commento del canto.



Parafrasi

Il giorno volge al tramonto (se n'andava), e il cielo che cominciava a oscurarsi (l'aere bruno)
liberava (toglieva) gli esseri animati che abitano la terra
dalle loro fatiche; io solo mi preparavo a sostenere l'asprezza (la guerra),
sia (si) del viaggio (del cammin), sia (si) dell'angoscia interiore (pietate),
che la memoria (mente) descriverà in maniera del tutto fedele, senza errori.
Voi Muse, e tu, mio nobile (alto) ingegno, aiutatemi;
tu, o memoria, che hai scritto ciò che io ho visto
qui si mostrerà la perfezione.
Io cominciai a dire: Poeta che mi fai da guida,
considera bene (guarda) se la mia capacità (virtù) è sufficientemente forte (possente)
prima che tu mi esponga (mi fidi) al difficile e impegnativo cammino.
Tu narri (nell'Eneide) che il genitore (parente) di Silvio
quand'era ancora vivo (corruttibile ancora), si recò nell'aldilà (ad immortale secolo)
e questo avvenne con il proprio corpo (sensibilmente).
Tuttavia, se Dio (l'avversario d'ogne male)
fu gentile con Enea (soggetto sottinteso) come individuo ('l chi) e come dotato di meriti ('l quale)
non sembra indegno a un uomo giudizioso (ad omo d'inteletto)
che pensi (pensando) alle prodigiose conseguenze (l'alto effetto)
che dovevano derivare (uscir) da lui;
poiché egli fu scelto (eletto) nell'Empireo
come padre della santa (alma) Roma e del suo impero:
la quale Roma è il quale imperatore, se vogliamo attenerci alla verità (lo vero),
furono prescelti (da Dio) per fare di quella città il luogo santo
dove risiede il pontefice (il successo del maggior Piero).
A causa di questo viaggio nell'aldilà (quest'andata), per cui tu attraverso la tua poesia, lo celebri (dai tu vanto)
venne a conoscere cose che furono la causa (cagione)
della sua vittoria e causa del mantello pontificio (papale ammanto)
Vi andò poi a San Paolo
per acquisire il sostegno (conforto) alla predicazione della fede cristiana,
da cui ha inizio la via che conduce alla salvezza eterna.
Ma perché io devo venirvi? o chi lo permette?
Io non sono cosi importante come Enea, né come Paolo;
né io mi ritengo degno di tale compito (a ciò), né altri (=Dio) lo ritiene.
Per la qual cosa, temo che, se mi lascio indurre a dir di si (m'abbandono),
il venir con te sia un'autentica follia.
In qualità di savio, tu puoi intendere (intendi me') anche che io non riesco a esprimere.
E come è colui (qual è quei) che non vuole più ciò che volle in precedenza (che disvuol ciò che volle)
a causa di nuove riflessioni (per novi pensier) cambia proposito (proposta),
così che si distoglie (si tolle) completamente (tutto) da ciò che aveva già cominciato (dal cominciar),
allo stesso modo trovano sul quel pendio buio ('n quella oscura costa),
perché, continuando a pensare (pensando), esaurii nel pensiero (consumai) l'impresa (la 'mpresa)
che avevo iniziato in maniera cosi baldanzosa (cotanto tosta)
Se ho capito bene il tuo discorso (la parola tua)
rispose l'ombra di quel magnanimo,
la tua anima è colpita (offesa) dalla vigliaccheria (viltade)
la quale (vigliaccheria) molte volte (molte fiate) ostacola (ingombra) l'essere umano
tanto che lo distoglie (lo rivolve) da ogni azione degna d'onore (d'onrata impresa),
come il vedere ciò che non c'è (falso veder) spinge una bestia a ritirarsi
Affinché tu ti liberi (ti solve) da questa paura (tema)
ti dirò perché venni in tuo soccorso (perch'io venni) e ciò che ho appreso (quel ch'io 'ntesi)
nel primo momento in cui (nel primo punto che) sentii dolore per te (di te mi dolve).
Io ero tra quelle anime del Limbo sospese fra il destino di vedere Dio e la consapevolezza che lo potranno più vedere,
e una donna mi chiamò, così (tal) soffusa di beatitudine nell'aspetto (beata) e colma di bellezza (bella)
che io stesso la pregai (la richiesi) di manifestarmi il suo desiderio (di comandarmi).
I suoi occhi brillavano più di una stella
E cominciò a dire di me in maniera dolce e semplice (soave e piana),
con voce angelica e nel suo linguaggio (in sua favella):
O cortese anima mantovana,
la cui fama si perpetua ancora sulla terra
e sopravvivrà a lungo (lontana) quanto il mondo terreno,
colui che mi amò (l’amico mio), e non per interesse (de la ventura),
si trova sulla spiaggia deserta
tanto ostacolato nel cammino, che per la paura sta tornando indietro;
e temo sia già così sperduto,
che io mi sia mossa in suo soccorso troppo tardi,
per quanto ho sentito in Paradiso di lui.
Vai dunque, e con il tuo parlare accorto (ornata)
e con tutto ciò che è necessario (c’ha mestieri) per la sua salvezza (al suo campare),
soccorrilo in modo che io possa essere confortata.
Io che ti induco ad andare sono Beatrice;
vengo dal luogo dove desidero ritornare (dal Paradiso);
mi spinse a venire Amore, che mi ispira nel parlare.
Quando mi ritroverò davanti al mio Signore,
spesso farò le tue lodi (mi loderò) presso di lui .
Tacque allora, e poi parlai io così:
O signora della virtù, l’unica grazia alla
quale la specie umana supera ogni cosa contenuta (contento)
sotto il cielo che ha la circonferenza minore (cioè: il cielo della Luna),
tanto mi è gradito il tuo comando che l’ubbidire,
anche se fosse già in atto, mi sembrerebbe lento;
non ti è necessario (uo’) altro che manifestarmi il tuo desiderio.
Ma spiegami il motivo per cui non temi (non ti guardi)
di scendere quaggiù nel centro (nell’Inferno)
dal vasto Empireo (ampio loco = si riferisce al Paradiso) dove desideri tornare.
Poiché tu vuoi sapere le cose tanto a fondo (a dentro),
in breve ti spiegherò, disse,
perché non ho paura di scendere fino qui dentro.
Bisogna temere soltanto quelle cose che
hanno il potere di fare del male a noi (altrui);
tutte le altre no, poiché non possono far paura.
Io sono stata resa tale da Dio, per sua bontà (mercé),
che la vostra infelicità non mi colpisce (tange),
come non mi colpisce il fuoco di questo incendio (le fiamme dell’Inferno).
Vi è nel cielo una donna gentile (la vergine Maria) che si addolora
di questo ostacolo per cui ti do incarico,
a tal punto che piega (frange) in cielo il severo giudizio.
Costei chiamò in suo aiuto (chiese ... in suo dimando) Lucia e le disse:
Adesso il tuo fedele (si riferisce a Dante) ha bisogno di te,
e io te lo affido.
Lucia, nemica di ogni crudeltà (crudele),
si mosse, e giunse nel luogo dove ero io,
che stavo seduta insieme alla Rachele dell’Antico Testamento (l’antica).
Disse: Beatrice, vera lode di Dio,
Perché non aiuti colui che t’amò a tal punto
che per te si elevò dalla schiera degli uomini comuni (volgare schiera)?
Non senti l’angoscia (la pieta) della sua sofferenza,
non vedi che la morte gli porta guerra (combatte)
su quel punto del fiume dove il mare non riesce a prevalere (non ha vanto)?’.
Non ci fu mai alcuno sulla terra così veloce (ratte)
a fare il proprio vantaggio o a fuggire il proprio danno
quanto me, dopo che furono dette queste parole,
nel venire dal mio seggio (scanno) beato fin quaggiù,
ponendo fiducia nella tua parola saggia (onesto),
che rende onore a te e a coloro che l’hanno ascoltata.
Dopo avermi detto (ragionato) questo,
distolse gli occhi che brillavano per il pianto,
e con questo mi rese ancor più sollecita (presto) nell’accorrere.
E giunsi da te, come lei desiderava (volse):
ti portai via dal cospetto di quell’animale (la lonza)
che ti ostacolò (ti tolse) il cammino più breve su per il monte soave.
E allora: che c’è? perché rimani fermo (restai)?
perché accogli (allette) tanta viltà nel tuo cuore?
perché ti vengono meno coraggio e sicurezza,
dopo aver saputo (poscia che) che tre donne sante di tanta nobiltà (tai)
si prendono cura di te, lassù nel regno del Paradiso,
e le mie parole ti promettono una così grande felicità?
Come i piccoli fiori, reclinati e chiusi dal freddo della notte,
non appena la luce del sole li illumina,
si alzano sul loro stelo completamente (tutti) dischiusi,
così divenni io rispetto al mio coraggio incerto,
e mi scese (corse) in cuore tanto attivo ardore
che cominciai a dire come persona riconfortata (franca):
O misericordiosa lei che mi venne in aiuto!
e nobile (cortese) tu che subito obbedisti alle
parole veritiere (le vere parole) che ti disse!
Con le tue parole mi hai reso il cuore
così desideroso e disposto ad affrontare il viaggio (venir),
che io sono di nuovo del primo proposito.
Procedi dunque, che unica è la volontà di entrambi:
tu sarai la mia guida, il mio signore, il mio maestro.
In questo modo parlai; e non appena egli si mosse,
lo seguii nel cammino arduo e selvaggio.



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