La vita
Piero Gobetti nasce a Torino nel 1901 da una famiglia di piccoli commercianti. Qui copie gli studi e intraprende una precoce attività politico-culturale.A soli 17 anni fonda la rivista «Energie Nove» (1918-1920), organo di un gruppo di studenti liceali che, per la serietà dei suoi contenuti, ottiene ben presto ampi riconoscimenti nazionali. La rivista richiama all'Unità di Gaetano Salvemini e in essa sono integrati gli inviti al rinnovamento morale dell'idealismo dei vari Croce, Prezzolini e, soprattutto, Gentile. Le intenzioni erano quelle di portare un po' di spiritualità nella cultura di oggi povera e priva di affetti, suscitando nuovi movimenti di idee.
Il 1920 è un anno importante per la sua formazione: ha dei ripensamenti su molti punti fermi della sua giovinezza, compresa la lezione dei maestri di un tempo (ad eccezione del pensiero di Benedetto Croce).
Collaborerà come critico teatrale per la rivista «L'Ordine Nuovo» di Antonio Gramsci ed entrerà in contatto con il movimento dei consigli di fabbrica, esperienze che gli permetteranno di confrontare e arricchire il suo liberalismo.
Nel 1922 fonda «La rivoluzione liberale» che ha come programma un'alleanza fra gli operai e le forze più aperte ed avanzate della borghesia capitalistica per generare una rivoluzione democratica. Essendo un punto di riferimento antifascista, il regime la soppresse nel 1925.
Nel 1923 fonda una casa editrice, nota per aver fatto uscire Ossi di Seppia di Eugenio Montale.
Nel 1924 esce il primo numero della rivista da lui fondata, Il Baretti (derivato dallo scrittore e polemista Giuseppe Baretti), dove, impossibilitato a parlare apertamente di politica, usa la letteratura per continuare la sua battaglia ideologica.
Le riviste di Gobetti formarono alcune fra le più significative personalità della cultura e della critica del Novecento: Augusto Monti, Giacomo Debenedetti, Natalino Sapegno, Mario Fubini, Sergio Solmi.
Da qui in poi Gobetti diviene vittima di un crescendo di persecuzioni: è preso di mira e viene aggredito da un gruppo di squadristi e, inoltre, gli viene proibito l'esercizio di ogni attività pubblica.
Recatosi in esilio, a Parigi, per poter ridare vita alle sue iniziative, muore il 15 febbraio 1926, per le conseguenze dell'aggressione subita.