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Il Baretti: sintesi e spiegazione - Piero Gobetti

Appunto di letteratura che spiega i temi trattati dalla rivista Il Baretti, fondata da Piero Gobetti.

Annunciata la sua pubblicazione già nel 1922 sulle pagine de "La Rivoluzione Liberale" e presentato come un inserto letterario della rivista con l'obiettivo di suscitare preoccupazioni di serietà ed esigenze di pensiero, di critica, di stile nelle nuove generazioni, "Il Baretti" apparve per la prima volta il 23 dicembre del 1924.
Il titolo rende omaggio a Giuseppe Baretti (1719-1789), scrittore e critico letterario del '700, fondatore della rivista "La Frusta Letteraria", il quale criticò aspramente le correnti neoclassiche del tempo attraverso le pagine della sua pubblicazione.

Il Baretti, terza ed ultima rivista gobettiana, esce prima come quindicinale (ogni 15 giorni) e dal secondo numero come mensile fino al 1928. Vi collaborarono numerosi letterati del tempo come Debenedetti, Sapegno, Croce e Montale, che alla morte di Gobetti avvenuta nel 1926 mandarono avanti la rivista fino alla definitiva chiusura per opera della censura fascista nel dicembre del 1928.

"Il Baretti" si apre con un editoriale dal titolo Illuminismo in cui Gobetti chiarisce l'intento e la linea della rivista in controtendenza con quelli dei letterati del tempo.
Nell'editoriale l'autore afferma che la sua non è un'accusa contro persone specifiche bensì una critica al diffuso malcostume di sottomettere la letteratura alla politica, atteggiamento tipico della generazione precedente alla sua che dopo aver combattuto la guerra, cercò la salvezza in vuoti programmi politici e culturali.

Il Baretti, supportato dalla casa editrice "Piero Gobetti editore", contribuì a far conoscere in Italia la letteratura europea di quel periodo attraverso la divulgazione di saggi ed opere di autori europei. Particolarmente sentito fu il contatto con la letteratura francese del novecento a cui la rivista dedicò un numero doppio nel 1925 e del quale ne fanno parte le pagine più riuscite dell’intera esperienza barettiana).

L’impegno morale di Gobetti non si limitava solo alla letteratura e alla difesa della sua dignità ma aveva in sé anche una connotazione politica. Con la definitiva affermazione del fascismo in Italia era pressoché impossibile portare avanti un progetto politico di opposizione al regime e, così, divenne necessario spostare tale critica su un altro campo.
Ecco allora che l’intento, ufficialmente esclusivamente letterario, assume un carattere di lotta politica.
Questo progetto di impegno politico viene espresso chiaramente dalla scelta di temi e autori da trattare ma soprattutto dalla scelta di Benedetto Croce, oppositore del regime fascista ed autore del "Manifesto degli intellettuali antifascisti", nel ruolo di maestro e guida spirituale della rivista.


Piero Gobetti dovette momentaneamente accantonare il progetto della rivista letteraria in quanto sentiva che c'era maggior bisogno di trattare della materia politica e sociale di cui si occupava nella sua "La Rivoluzione Liberale".
La rivista, dopo la morte di Piero Gobetti nel 1926, continuò ad esistere grazie al lavoro della sua redazione ed in particolare grazie a Piero Zanetti e Santino Caramella che insieme alla vedova Gobetti si impegnarono a mantenere il programma morale della rivista rifiutando ogni tipo di compromesso politico. Quando questo non fu più possibile la redazione optò per la chiusura della rivista.



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