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Odissea Libro XXIII - Analisi temi e personaggi

Analisi dei temi trattati, il tempo, lo spazio, il narratore e descrizione dei personaggi del ventitreesimo libro dell'Odissea.

I temi

Nel ventitreesimo libro finalmente ha luogo il riconoscimento tra Penelope e Odisseo, che in un certo senso si attendeva dal primo momento dello sbarco di Odisseo a Itaca: proprio per questa attesa che il poeta ha sapientemente tenuto desta, appare più sorprendente la diffidenza di Penelope, più gioioso lo scioglimento conclusivo, con il quale l’eroe ritornato riconquista la sua piena identità, del tutto integrato nella sua famiglia. Il segreto del letto nuziale, che appartiene all’età adulta, è un altro tassello della vita del protagonista che torna al suo posto; il quadro riacquista così la sua completezza. Ma nel momento in cui la storia sembra conclusa, grazie al racconto della profezia di Tiresia, si intravede una nuova prospettiva di viaggio (destinato a placare l’ira divina di Posidone), che riapre la vicenda di Odisseo con una nuova peripezia, che sarà oggetto di altri racconti. Nel ventiquattresimo libro verrà sciolto l’ultimo nodo, la pacificazione con i parenti dei pretendenti, la cui reazione è temuta e più volte minacciata. Odisseo ha affermato la “sua” giustizia, ma è necessaria anche una soluzione di diritto: la vendetta può garantire il ritorno dell'armonia solo dopo la riconciliazione.



Il narratore

La diffidenza di Penelope e la moderazione di Odisseo emergono dai loro pacati discorsi, con cui il narratore esterno ritarda ancora il riconoscimento, fino a quando gli sposi saranno davvero soli e potranno rivelarsi un particolare noto solo a loro: l’ultima tessera di un mosaico che ricostituisce la loro vita è ancora affidata al racconto di Odisseo, che rievoca nuovamente il proprio passato (narratore interno di secondo grado).



Lo spazio

Nonostante la scena si svolga sempre nella sala, lo spazio, liberato dalla presenza dei pretendenti e purificato dalla profanazione della strage, è solo ora tornato a essere veramente la dimora di Odisseo; egli ne ha ripreso possesso e svela la sua autorità anche nel modo con cui impartisce gli ordini nella casa nella quale, fino a poche ore prima, era stato oggetto di scherno e di maltrattamenti, infine, il luogo più intimo della casa, lo spazio che maggiormente simboleggia l’appartenenza e l’identità privata di Odisseo, il talamo, lo riporta anche alla sposa.



Il tempo

La strage inizia verso sera, in uno scorrere del tempo scandito dalla morte dei pretendenti: quando tutto è compiuto, senza che il poeta dia notazioni cronologiche, Penelope si risveglia. Durante il dialogo con Odisseo il tempo sembra sospeso nella grande suspense dell’episodio fino a un cenno al tempo naturale; poi Atena ferma magicamente la notte per protrarre la gioia del ritrovarsi e quindi affretta il giorno, per prevenire la vendetta dei parenti dei pretendenti. Questo tempo, scandito dalla tensione, dall’emozione e dalla gioia, è magico, ma dà spazio a sentimenti tutti umani.


L’ordine della narrazione

Nella narrazione di quest’ultima sera, che scorre regolare nel compiersi dell’evento atteso, due momenti si sottraggono al fluire del tempo: sono il ricordo di Odisseo (analessi) circa il letto nuziale, che lo riconsegna all’intimità con la sposa ed è prezioso per l’identità del presente; e la rivelazione della profezia di Tiresia, che apre una nuova prospettiva, solo accennata: un nuovo viaggio (prolessi).



I personaggi

Penelope, la sposa fedele e desiderata, è finalmente di fronte al marito, non più camuffato dal travestimento; essa è dolente e incredula, sia per lunga consuetudine al dolore, sia perché la sofferenza l’ha resa sospettosa, né più né meno come le avventure hanno reso guardingo Odisseo. D’altra parte, l’esitazione di Penelope protrae lo scioglimento della vicenda e crea un’attesa drammatica, molto coinvolgente per il lettore. Il riconoscimento finale, inoltre, si fonda su un segreto: nella sua esclusività, il letto è un ricordo della vita coniugale, e, riportando la donna a un passato felice, aggiunge un ultimo particolare al ritratto tracciato nel dialogo con Odisseo nel diciannovesimo libro.


Gli dei
L’intervento di Atena, che rende splendido l’eroe, non è determinante: il riconoscimento nasce dal ricordo di una vita comune, cui ci si abbandona con gioia, dopo aver provato la paura, tutta umana, di una disillusione. Il secondo intervento della dea, che rallenta per magia la corsa del tempo e trattiene l’Aurora, è, come altre volte, favoloso e vuole dar spazio ai sentimenti umani: l’affetto dei due sposi, il loro desiderio di raccontare gli anni della lontananza, le avventure e le sofferenze. Il mondo eroico è lontano.



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