I temi
Il libro si apre con la scena della strage: senza soluzione di continuità, se non la divisione (artificiosa) fra i libri, Odisseo passa dalla prova vittoriosa dell’arco, con la quale di fatto si riappropria della sua arma prediletta e rivela la sua identità, alla vendetta, portata a termine con lo stesso arco. Tutto il canto è sotto il segno della vendetta, presentata come una giusta reazione di Odisseo, nonostante l’eroe stesso sia consapevole di commettere un atto estremo; è affiancato da pochi fedeli compagni, primo tra tutti il figlio, che gli sta accanto come un uomo ormai adulto, alla pari. Benché Odisseo giustifichi la sua vendetta e rifiuti le offerte di compromesso dei pretendenti, alla fine del libro non si lascia andare all’euforia, anzi, esorta Euriclea alla pietà, perché è consapevole di aver compiuto un gesto grave, ancorché necessario: Odisseo ha fatto sua la riflessione di Achille, che conclude l’Iliade (libro 22): la sorte degli uomini è ugualmente difficile e dolorosa, si tratti di vincitori o di vinti. Il rispetto per la morte e il timore degli dei rappresentano la nuova ‘frontiera’ dell’eroe: sono sentimenti ispirati da un nuovo senso del limite, acquisito nel corso di tante vicende, che, incrinando la sicurezza dell’eroe, lo hanno costretto a controllarsi. Da vittorie sofferte nasce il profilo di un uomo nuovo, lontano dalla smisurata fiducia in sé che nutre il Pelide all’inizio dell’Iliade e segnata da una nuova cautela verso gli altri e gli dei.Il narratore
La narrazione colloca i diversi personaggi in un’ampia scena, nella quale il narratore esterno onnisciente descrive le varie fasi della lotta quasi assistesse direttamente alla scena; con altrettanta precisione sono riportate le reazioni dei pretendenti, ormai accerchiati e prossimi a soccombere, e di cui il poeta, in alcuni concitati discorsi, esprime la paura e i tentativi vani di mediazione.Lo spazio
La scena si svolge ancora nella sala centrale del trono, trasformata in campo di battaglia si tratta della più grave profanazione del luogo del banchetto, già teatro di una ripetuta trasgressione: alla fine di questo bagno di sangue sarà necessaria una purificazione rituale per riportare la casa di Odisseo all’antica sacralità, dopo la contaminazione.Il tempo
La strage dei pretendenti avviene nel 34° giorno, da quando è iniziata la narrazione, nella serata del quarto giorno di permanenza di Odisseo, momento in cui inizia la narrazione del ventiduesimo libro, cioè da quando comincia la strage, cadenzata dalle frecce scagliate una per ogni pretendente.L'ordine della narrazione
Il racconto è lineare, interrotto solo dalle preghiere dei pretendenti che scongiurano
Odisseo di risparmiarli, mentre si compie la profezia contenuta alla fine del ventesimo libro.
I personaggi
Il modo con cui Odisseo attua la sua vendetta è caratterizzante: anziché lanciarsi in un duello, che potrebbe essere rovinoso, attende l’occasione propizia: non si getta contro l’avversario, come farebbe Achille, il guerriero tradizionale, ma, come già ha fatto con Polifemo, aspetta il momento che gli offre maggiori possibilità di successo. Negli scontri sanguinosi Odisseo è aiutato dai servi fedeli, fra i quali Eumeo e Filezio; sullo stesso piano si pone Telemaco, che, riconosciuto il padre, è diventato un adulto a pieno titolo, in grado di affrontare il combattimento, prova di forza per eccellenza.Gli dei
La dea Atena interviene in un’atmosfera di magia: addormenta Penelope, che si sveglierà solo quando la strage sarà compiuta: è un felice risveglio, che ricorda quello di Odisseo nel tredicesimo libro; aiuta i combattenti, sempre camuffandosi, ora come il fedele Mentore, ora addirittura trasformandosi in rondine. Tuttavia il suo aiuto non toglie valore né alla prova di Odisseo, né a quella di Telemaco: per Odisseo questa rappresenta la riconquista del suo potere nella casa, per il figlio, dopo le iniziazioni al coraggio, sancisce il definitivo ingresso nell’età adulta.