Enea e Didone, olio su tela di Karel Skréta, 1670 circa, Galleria Nàrodny, Praga. |
I temi del libro
Il primo libro è caratterizzato da una notevole complessità, data dall'intreccio di numerosi temi. Il centro della narrazione è il viaggio di Enea: l'eroe troiano, come Odisseo — che ne costituisce il modello letterario — deve affrontare una peregrinazione sofferta, ma che giungerà con certezza alla meta, nel luogo in cui nascerà la città di Roma. Proprio grazie alle difficoltà e alle sofferenze, Enea porterà a compimento il disegno del Fato: questo gli impone innanzitutto la conservazione dei Penati, gli dei domestici, protettori del focolare e dello Stato, che Enea ha salvato dall'incendio di Troia, destinati ad essere divinità tradizionali della nuova città.L'eroe, però, è perseguitato dall'ira di Giunone, che riecheggia l'ira di Apollo e di Achille nell'Iliade e l'ira di Posidone che perseguita Odisseo nell'Odissea. L'ira della dea (il secondo tema) funziona da antefatto (infatti il poeta allude all'antico giudizio di Paride), ma nello stesso tempo muove gli eventi immediati, scatenando la tempesta ed è la prova del piano provvidenziale cui la dea si oppone.
Il tema dell'ira, che nei poemi omerici è un avvio della narrazione e una motivazione delle sofferenze di Odisseo, nell'Eneide ha una causa ben più complessa: il poeta si interroga angosciato sul destino di Enea: egli non ha personalmente offeso alcuna divinità, è un uomo pietoso e giusto, perseguitato dall'ira degli dei. Più d'una volta nel poema si presenterà questo interrogativo: come si giustificano la sofferenza, il dolore degli uomini giusti?
Fin dai primi versi è ricordato il sentimento che dominerà il poema, la pietas, un termine che esprime insieme solidarietà, partecipazione al dolore, ma anche rispetto profondo, venerazione verso gli dei, i genitori, la patria, tutti i valori importanti e positivi per l'uomo. La pietas è una caratteristica di Enea, ma anche un atteggiamento spirituale che domina tutta l'opera: questa dote è il sentimento che ispira la fondazione di un nuovo rispetto dell'uomo, dello Stato, degli dei, degli antenati, della tradizione.
Altro tema significativo, e innovativo nel genere epico, è quello dell'amore: il sentimento che travolge Didone dimostra la fragilità umana e la potenza degli dei, specie di Venere.
D'altra parte in questo primo libro si trova un'altra ripresa evidente di un tema omerico, quello dell'ospitalità: Enea, profugo e in difficoltà, è accolto da Didone, come Odisseo era stato accolto da Nausicaa e dai Feaci, viene onorato e ospitato secondo le regole di una società civile e onesta: ma come Odisseo, anche Enea dovrà ripartire.
La struttura del libro
Dopo la protasi, il libro può essere suddiviso in tre blocchi narrativi, tre macrosequenze, costituiti da episodi tematicamente omogenei:- intervento di Giunone (episodio di Eolo, tempesta, intervento di Nettuno, approdo sulle coste libiche, primo discorso di Enea ai compagni: vv. 34-222);
- intervento di Venere (preghiera a Giove, risposta di Giove, apparizione di Venere ad Enea e racconto della storia di Didone, Enea avvolto dalla nube arriva a Cartagine ove incontra Didone e i compagni: vv. 223-630);
- scena del banchetto (preparativi, azione di Venere verso Cupido e verso Iulo, il banchetto: vv. 631-756).
Le fonti
La protasi è costruita secondo il modello tradizionale, fondato dalle protasi omeriche, e contiene allusioni ad altri testi appartenenti al genere epico; inoltre il primo libro riecheggia precisi episodi, significativi dal punto di vista tematico e strutturale. L'ira di Giunone richiama quella di Achille e di Apollo nell'Iliade, e quella di Posidone nell'Odissea; così come mutuata da Omero è la figura di Eolo, che compare anch'essa nell'Odissea.
Il parallelismo più forte, però, è dato dalla scena della tempesta, che, come quella descritta nel libro V dell'Odissea, prelude all'approdo in una terra ospitale, da cui prenderà avvio il racconto delle vicende dell'eroe, ambientato, come la narrazione di Odisseo, nella cornice del simposio. Strette analogie sono riscontrabili anche fra l'incontro di Enea e Venere e quello di Odisseo e Nausicaa nel libro VI dell'Odissea, oltre alla questione del rapporto fra Venere e il figlio, cui si è già accennato. Il colloquio di Venere e Giove richiama quello fra Teti e Zeus nel libro I dell'Iliade.
Il narratore
Il poeta Virgilio, una persona nota, dotata di un preciso profilo biografico e culturale, appare ben più conscio del suo ruolo di narratore: nella protasi, il momento più importante del poema epico, nel quale il poeta esprime le sue intenzioni, egli parla in prima persona, rivelando così la sua presenza: solo al v. 8 introduce l'invocazione alla Musa, mentre esprime chiaramente i suoi dubbi circa la volontà degli dei, il destino del pio Enea, l'alto prezzo di sofferenze pagato dai profughi troiani.La tradizionale estraneità del narratore alla materia che narra, nell'Eneide è del tutto superata: già nel primo libro, Virgilio, presentando Enea che parla ai compagni, esprime chiaramente la contraddizione fra la necessità di incoraggiare i compagni e la sua inquietudine personale, che tuttavia deve celare.
Lo spazio
Nel primo libro assistiamo all'approdo dei profughi a Cartagine: il mare, luogo del pericolo e dell'avventura, spazio aperto divenuto ostile per l'intervento di Eolo, è sostituito dallo scenario operoso della città, che rasserena i profughi e prefigura la futura fondazione della loro nuova città.Allo spazio umano si contrappone il cielo, dove vivono gli dei, che, pur intervenendo nelle vicende umane, tendono a distaccarsene in una beatitudine priva di coinvolgimento non appena ne distolgono lo sguardo.
II tempo
La narrazione prende avvio da un momento preciso: dopo sette anni di navigazione, Enea sta dirigendosi alle coste dell'Italia quando Giunone ne devia la rotta, incitando Eolo a scatenare una tempesta. L'azione contenuta nel primo libro copre un periodo di due giorni e alla fine del secondo giorno inizia il racconto retrospettivo (analessi) di Enea, che occupa il secondo e il terzo libro.L'ordine della narrazione
Il libro si apre con la profezia della fondazione di Roma: espressa nella protasi, essa viene ripresa dal discorso di Giove che la amplia con particolari inerenti la futura storia romana, e da Enea. Le parole di Venere, che racconta la storia di Didone, interrompono la linearità della narrazione e creano attesa intorno a questo personaggio, che dominerà i libri successivi.
I personaggi
Il primo libro è dominato da due personaggi, Enea e Didone, che sono tuttavia in secondo piano rispetto agli dei.Enea, ispirato fin dall'inizio dal sentimento della pietas, è un personaggio "sdoppiato": egli esercita il ruolo del capo, che deve rincuorare e incitare i compagni, ma prova un'inquietudine e un'angoscia personale che è costretto a nascondere. Protetto dalla madre Venere (come Teti protegge Achille e Atena Odisseo), Enea ha la responsabilità di un piano provvidenziale, che ricorda ai compagni e di cui è perfettamente consapevole, ma che pesa nella sua vita di profugo con dolore e fatica, ne condiziona le scelte e ne limita l'espressione dei sentimenti e della volontà. Nel primo libro entra in scena Didone, la regina dei Cartaginesi: essa è caratterizzata dalla gentilezza e dalla generosità con cui offre ospitalità a Enea, e queste doti segnano fin dal primo apparire il suo ritratto di donna sensibile e, nello stesso tempo, fiera: ha saputo resistere a chi le tendeva insidie, sta fondando una nuova città, dopo aver reagito alla sofferenza e alla solitudine: questa presentazione la renderà a maggior ragione una vittima infelice della volontà del Fato.
Gli dei
La volontà degli dei è fondamentale, e il poeta lo afferma fin dall'esordio; superiore ad essa è il piano del Fato, che tutti conoscono: sia Giunone che lo contrasta, sia Giove che lo asseconda.
Il Fato non è una divinità personificata, non ha una figura e un profilo precisi, ma viene rappresentato astrattamente, come una volontà indiscutibile, che si esplica in un piano stabilito, enunciato fin dall'esordio. Ad esso si oppone l'ira di Giunone, che complica le vicende in dolorose avventure e peregrinazioni, come aveva fatto Posidone nei confronti di Odisseo.
Giunone è mossa dall'antico risentimento per il giudizio di Paride, che aveva ritenuto Afrodite più bella di lei, e dalla consapevolezza che Roma, la città che nascerà dalla stirpe di Enea, è destinata ad abbattere Cartagine, sua città prediletta. A Giunone si oppone Giove, garante dei disegni del Fato: per consentirne l'attuazione, egli assume una lontana, ma determinante, regia dei fatti.