Figure retoriche:
Nell’agosto del 1943, nel pieno della seconda guerra mondiale, la città di Milano è stata vittima di numerosi bombardamenti che provocarono distruzione e morte. L’autore di fronte a tanto orrore è pervaso da un sentimento di sgomento e di profondo dolore, perché non ha più speranza, infatti, sembra che il poeta scriva questa poesia per commemorare le persone morte nel bombardamento.
Sineddoche: “polvere” che serve a indicare le macerie, e “povera mano” che sta a indicare il sopravvissuto.
Metafore, una:“sul cuore del naviglio”, che sta a indicare il centro della città di Milano e una:“i vivi non hanno più sete” che sta a indicare che i vivi non vogliono più acqua, il simbolo della vita e che quindi non vogliono più vivere.
Personificazioni, quando si dice “la città è morta”, perchè si attribuisce alla città un aggettivo che possono avere solo gli esseri viventi; e un’anafora, con “Non scavate i pozzi .../Non toccate i morti ...” per esortare in modo molto forte (con l’uso anche degli imperativi) i vivi a non cercare i morti.
Nella poesia si usa anche l’usignolo “E l’usignolo è caduto dall’antenna, alta sul convento, ...”: questo uccello è il simbolo della bellezza della natura, morta (come è morto lui) durante il bombardamento.