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Figure retoriche: Arano di Giovanni Pascoli

Quali sono le figure retoriche presenti nella poesia Arano di Giovanni Pascoli? Ci sono metafore e similitudini? Perché omette delle parole?
Arano

La passeggiata in una campagna toscana, immaginaria o reale che sia, diventa per Pascoli un'occasione per scrivere una poesia contenente argomenti semplici come la terra e umili come i contadini che lavorano (arano) in essa come sono soliti fare quotidianamente, ma che cela un significato complesso come lo stato d'animo del poeta caratterizzato da una profonda malinconia. Questa malinconia è integrata nel testo attraverso il diffuso uso delle figure retoriche.





Arano: tutte le figure retorche

In questa pagina trovate tutte le figure retoriche contenute nella poesia Arano e le più importanti sono gli enjambement, le ellissi, la ripetizione e tutto ciò che rallenta il ritmo della poesia. Per leggere il testo e la parafrasi vi rimandiamo all'appunto Arano - Pascoli.



Allitterazione

Allitterazione della F
filare (v.1)
fratte (v.2)
fumare (v.3)



Ripetizione

Nel v.4 l'aggettivo "lente" viene si ripete per due volte, la prima volta è riferito alle grida dei contadini, la seconda volta è riferito ai movimenti lenti delle vacche usate per spostare l'aratro. Questo uso continuato dell'aggettivo "lente" serve a mettere in risalto questa parola dato che metaforicamente con la malinconia le lancette dell'orologio girano più lentamente.
a lente grida, uno le lente | vacche



Ipallage

Nel v.6 l'aggettivo paziente è associato alla marra, che sarebbe la zappa, ma in realtà è riferito al contadino che zappa con pazienza. Tra l'altro nel testo originale, il termine "pazïente" è scritto con la dieresi per rallentare ulteriormente il ritmo del testo.
marra paziente



Sinestesia

Nel v.4 le grida sono descritte con l'aggettivo lente, ma non è l'aggettivo più appropriato per descrivere la voce. L'uso di questo termine è legato al ritmo di lavoro dei contadini che devono lavorare a ritmo lento e costante dato che lavorano da mattina a sera. Vi è la sfera visiva (lente) e la sfera sensoriale uditiva (grida).
lente grida

Nel v.10 il tintinnio, che è un suono, viene definito sottile. Cioè l'autore conferisce una forma a qualcosa che di forma non ne ha, perché è un nome comune di cosa astratto. Vi è la sfera sensoriale visiva o tattile (sottil) e la sfera sensoriale uditiva (tintinnio).
sottil tintinno



Ellissi

Nel v.4 il verbo "arano", che è presente anche nel titolo della poesia, non è accostato ad alcun sostantivo, anche se poi utilizza tre diversi pronomi (uno, altri, un). Tuttavia è abbastanza ovvio che chi lavora la terra sia un contadino e che dunque sono i contadini che arano.
arano

Nel v.9 la parola mancante è il verbo "spia" perché anche il pettirosso osserva il terreno seminato proprio come fa il passero, dal momento che essendo uccelli sono caratterizzati dagli stessi istinti di sopravvivenza.
e il pettirosso



Anastrofe

Nel v.7 l'ordine corretto delle parole è "gode già in cor", nel senso che sta già pregustando dentro di sé la scorpacciata di semi che si farà a breve. Il verbo è posto alla fine di questa espressione e anche alla fine del verso proprio per risaltare l'atteggiamento del passero.
in cor già gode
Nel v.9 l'ordine corretto delle parole è "s'ode nelle siepi", e anche in questo caso l'ordine è invertito.
nelle siepi s'ode



Onomatopea

Nel v.10 usa una parola onomatopeica dal suono squillante ("tin").
tintinnio



Similitudine

Nel v.10 il tintinnio è paragonato al suono emesso dalle monete d'oro che urtano fra loro, per esempio quando ne teniamo un mucchio nella tasca dei pantaloni e camminiamo per strada, oppure quando cadono fragorosamente a terra.
come d'oro



Enjambement

Questi sono i casi in cui il verso viene spezzato e continua in quello successivo.
fratte / sembra (vv. 2-3)
un ribatte / le porche (vv. 5-6)
s'ode il suo sottil tintinnio (vv. 9-10)



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