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Riassunto: Iliade

L'Iliade ('Iliàs) è il "poema di Ilio", e consta di 24 canti, o libri. Oggetto del poema è una sezione ben circoscritta della lunghissima guerra di Troia, e precisamente le vicende che si svolgono nell'arco di una cinquantina di giorni all'inizio del decimo e ultimo anno della guerra. Proprio nella capacità di limitare l'argomento da narrare Aristotele individua la grandezza di Omero, che a differenza degli altri poeti del "Ciclo", aveva scelto di non raccontare il conflitto nell'interezza della sua durata o comunque per un'ampia estensione, ma solo un breve, e tuttavia fondamentale, episodio di esso. La guerra, ascrivibile ad un passato lontano e indefinito, è mossa dai Greci, da Omero indicati indifferentemente come Achei, Argivi o Danai, contro la città di Troia, situata sulla costa nord-occidentale dell'Asia Minore, nell'odierna Turchia. Il motivo scatenante che spinge i re della Grecia a coalizzarsi contro Troia, sotto la guida di Agamennone re di Micene, è l'offesa inflitta dal giovane Paride, figlio di Priamo re di Troia, al re di Sparta Menelao, fratello di Agamennone. Il proposito è quello di vendicare il rapimento della bellissima Elena, moglie di Menelao, che Paride ha sedotto e portato con sé a Troia. Tra gli eroi greci più illustri che partecipano alla spedizione, ciascuno con il proprio esercito, oltre agli Atridi Agamennone e Menelao, ricordiamo Achille, re dei Mirmidoni di Ftia, figlio della dea Teti e del mortale Peleo; Odisseo, re di Itaca; Nestore, re di Pilo; Aiace Telamonio, re di Salamina; Diomede, re di Argo.


Riassunto dei Libri

Canto I: L'Iliade si apre con il motivo dell'ira di Achille, motivo conduttore dell'intero poema. Nata da una contesa con Agamennone, l'ira di Achille scatenerà infatti una serie di avvenimenti dai quali dipenderà la vittoria degli Achei.
L'azione ha inizio con l'arrivo al campo greco di Crise, sacerdote di Apollo, venuto a riscattare la figlia Criseide, che Agamennone ha reso sua schiava. L'arrogante rifiuto dell'Atride provoca la vendetta di Apollo, che, invocato da Crise, infligge agli Achei una terribile pestilenza. Questa ha termine solo quando, il decimo giorno, l'indovino Calcante svela davanti all'assemblea degli Achei il motivo del castigo divino e Agamennone finalmente acconsente a rendere Criseide a suo padre. Ma come risarcimento di questa perdita, il capo acheo reclama il possesso di Briseide, la schiava di Achille. Ne segue una terribile contesa tra i due eroi, al termine della quale Achille, costretto a sottomettersi al volere di Agamennone, in preda ad un'ira furibonda dichiara di volersi ritirare dalla guerra. Allora, invocata da Achille, la dea Teti emerge "come nebbia" dagli abissi del mare per consolare il figlio, e gli promette di ottenere da Zeus un risarcimento all'ingiustizia subita. Accogliendo le richieste di Teti, Zeus acconsente a concedere il successo ai Troiani, fino a quando gli Achei non vorranno porre rimedio all'offesa inflitta all'onore di Achille.

Canto II: Zeus dà immediata attuazione della promessa fatta a Teti, e invia ad Agamennone un sogno ingannevole per incitarlo ad attaccare Troia con tutto l'esercito, facendogli credere che sarà lo scontro decisivo. Ma, riunite le truppe, l'Atride decide innanzitutto di mettere alla prova l'animo dei soldati, proponendo loro di ritornare finalmente in patria. La prova ha un esito disastroso: tutto l'esercito si precipita verso le navi e solo a stento viene trattenuto dagli efficaci interventi di Nestore e Odisseo, che riescono a ricondurlo all'ordine. Una voce isolata ed impudente si leva tra la folla anonima dei soldati: è quella di Tersite, un eroe brutto e vile, la cui protesta viene subitamente messa a tacere da Odisseo. Il canto si chiude con il cosiddetto "catalogo delle navi", ossia la rassegna delle forze greche (28 contingenti), confluite a Troia, che ora si dispongono a scendere in campo, alla quale fa seguito l'elenco delle truppe troiane e dei loro alleati (16 contingenti).

Canto III: I due eserciti si fronteggiano e sono pronti allo scontro. Menelao avvista Paride sul campo e pregusta la gioia della vendetta. Paride allora, superato l'iniziale tentennamento, propone di risolvere il conflitto con un duello tra lui e Menelao. Gli eserciti vengono fatti sedere. Elena, dalle mura di Troia, indica intanto a Priamo gli eroi più gloriosi tra gli Achei. Poi il vecchio re troiano è chiamato a consacrare, insieme ad Agamennone, i patti relativi al duello. S'inizia a combattere e Paride sta per essere sopraffatto da Menelao, quando Afrodite interviene a sottrarre il suo protetto alla furia del nemico, e a condurlo in salvo nel talamo nuziale, dove poco dopo costringe Elena a raggiungerlo. Menelao, intanto, si aggira furioso per il campo in cerca del suo nemico, e viene proclamato vincitore dagli Achei.

Canto IV: La tregua pattuita dalle due parti è violata dal troiano Pandaro, che per istigazione di Atena scaglia una freccia contro Menelao. Rimasto ferito, sebbene non gravemente, riceve le cure del medico Macaone, mentre Agamennone passa in rassegna l'esercito, spronandolo al combattimento. La lotta esplode violenta e sanguinosa.

Canto V: Si distingue per il suo valore l'acheo Diomede, che fa strage di Troiani. Pandaro ed Enea lo affrontano insieme, ma Diomede riesce ad uccidere Pandaro e a ferire Enea, che si salva solo per il tempestivo intervento della madre Afrodite. Diomede non si arresta nemmeno di fronte ad una dea, e la ferisce ad un braccio con la lancia costringendola a fuggire. Mentre Enea è portato in salvo da Apollo, i Troiani ricevono incoraggiamento da Ares, che viene tuttavia, a sua volta, colpito dalla lancia di Diomede, dietro istigazione di Atena, che, insieme ad Era, è scesa in campo per dare forza agli Achei.

Canto VI: Diomede continua ad infuriare tra i nemici. Si accinge ad affrontare in duello Glauco, uno dei due capi dei Lici, quando scopre di avere con l'avversario un antico vincolo di ospitalità. Lo scontro non ha luogo e i due eroi si scambiano le armature. Intanto Ettore, su consiglio dell'indovino Eleno, suo fratello, è tornato in città per convincere la madre Ecuba a fare offerte ad Atena, perchè essa allontani dai Troiani il flagello Diomede. A Troia riuscirà anche ad indurre il fratello Paride a tornare a combattere. Poi, in una scena di grandissima intensità emotiva, avrà luogo l'ultimo incontro di Ettore con la sposa Andromaca e il figlioletto Astianatte.

Canto VII: Ettore e Paride sono ritornati sul campo insieme, ma secondo il volere di Apollo e di Atena la battaglia per ora deve cessare. Così essi, tramite l'indovino Eleno, inducono Ettore a sfidare a duello i campioni più forti degli Achei. Viene sorteggiato Aiace Telamonio. Lo scontro è ancora incerto, quando, al sopraggiungere della notte, i due eroi vengono separati. Finisce così la prima giornata di combattimento descritta nell'Iliade. La seguente è dedicata alla raccolta e alla cremazione dei caduti di entrambe le parti. Gli Achei poi costruiscono un muro di protezione per le navi.

Canto VIII: Zeus convoca sull'Olimpo il concilio dei numi per imporre loro il divieto assoluto di intervenire nella guerra. Il mattino seguente Troiani e Greci riprendono a combattere, e Zeus, che li osserva dalle vette del Monte Ida, soppesa allora sulla sua bilancia i destini delle due parti: il successo arride ai Troiani. Mentre essi avanzano, col favore di Zeus, ed Ettore infuria tra i nemici, Era ed Atena tentano invano di correre in soccorso dei Greci. Zeus le scorge e le ferma, rivelando loro il suo piano per il futuro: Ettore avanzerà vittorioso fino alle navi degli Achei e ucciderà Patroclo, l'intimo amico di Achille. Solo questo indurrà il Pelide a ritornare a combattere, arrestando così l'avanzata di Ettore. Intanto l'arrivo della notte interrompe la battaglia.

Canto IX: Convocata l'assemblea dei capi Achei per prendere un provvedimento di fronte al precipitare degli eventi, si decide, dietro proposta del saggio Nestore, di inviare un'ambasceria ad Achille, nel tentativo di convincerlo a ritornare a combattere. Si avviano Odisseo, Fenice ed Aiace con l'incarico di riferirgli la promessa, da parte di Agamennone, della restituzione di Briseide e l'offerta di un ricco risarcimento. Ma a nulla valgono le parole dei tre ambasciatori: Achille persiste nell'ira ed essi ritornano (ad eccezione di Fenice che rimane ospite del Pelide) a riferire ai compagni l'esito negativo dell'ambasceria.

Canto X: La scena è notturna. Agamennone si aggira inquieto per il campo, non potendo prendere sonno. Riuniti i compagni, si decide allora di mandare Odisseo e Diomede in esplorazione del campo nemico. Anche Ettore ha inviato una spia, con lo stesso scopo: lo sprovveduto Dolone, che ha accettato l'incarico solo perchè il capo troiano gli ha promesso in premio i cavalli di Achille. Ma egli cade nelle mani di Odisseo e Diomede, che lo uccidono dopo avergli carpito informazioni preziose. Grazie a lui infatti, riescono a catturare i magnifici cavalli di Reso, re dei Traci, appena giunto in aiuto dei Troiani, e lo uccidono insieme a dodici dei suoi compagni.

Canto XI: Ha inizio la nuova giornata di battaglia, la cui esposizione terminerà col XVIII canto. Agamennone si distingue per il suo valore, e Zeus preoccupato che i Troiani possano ora avere la peggio, convince Ettore a tenersi in disparte. Potrà farsi avanti solo quando Agamennone abbandonerà la battaglia per una ferita. I maggiori eroi Achei sono messi alle strette dai nemici: Odisseo è in difficoltà, Aiace è costretto ad indietreggiare, Diomede e Macaone vengono feriti. Nestore allora chiede a Patroclo di convincere Achille a ritornare alla guerra, oppure a mandare l'amico al suo posto.

Canto XII: Gli Achei, incalzati dai nemici, si sono ritirati presso le navi, al riparo del muro, a cui i Troiani ora danno l'assalto, guidati da Ettore e Polidamante. Un segno di cattivo augurio spaventa i compagni di Ettore, che vorrebbero indietreggiare, ma l'eroe ritorna all'assalto e riesce a sfondare la porta del muro con un grosso macigno, mentre Sarpedonte e Glauco, capi dei Lici, gli danno man forte. Gli Achei fuggono alle navi in un tumulto indomabile.

Canto XIII: Incurante del divieto di Zeus, Poseidone, addolorato per la sorte dei Greci, interviene nella lotta, con l'aspetto dell'indovino Calcante, per dare loro coraggio. Ed essi, grazie al dio, riprendono vigore e sferrano il contrattacco. Li guidano i due Aiaci a cui, poco dopo, si affiancano Merione e Idomeneo, re di Creta, ritornati in battaglia con armi nuove. Con un incessante e violento incalzare di stragi gli Achei ora sembrano avere la meglio, e Polidamante consiglia nuovamente ad Ettore, come già in precedenza al muro, di sospendere lo scontro, ma il capo troiano ancora una volta non gli dà ascolto.

Canto XIV: Mentre Poseidone nuovamente incoraggia gli Achei con il suo grido poderoso, Era, sua sorella, mette in atto un astuto inganno ai danni di Zeus, per distrarlo dalla scena di guerra. Cintasi della magica fascia di Afrodite, seduce lo sposo sul monte Ida e lo abbandona poi in un sonno profondo. Ora Poseidone può aiutare liberamente i Greci. Diomede, Odisseo e Agamennone, benchè feriti, riordinano le schiere e, incitati dal dio, infondono nuovo coraggio ai soldati. Aiace Telamonio colpisce gravemente Ettore con una pietra e i Troiani, in assenza del loro capo, vengono respinti al di là del muro.

Canto XV: Quando Zeus si risveglia, accorgendosi dell'inganno, ordina ad Era, dopo averla redarguita aspramente, di chiamare Iride e Apollo: la prima dovrà riferire a Poseidone l'ordine di ritirarsi immediatamente dal campo di battaglia; Apollo invece provvederà a infondere nuovo vigore nel corpo di Ettore, in modo che egli respinga nuovamente gli Achei fino alle navi. Così i Troiani, col favore di Apollo, oltrepassano ancora una volta il muro, e Patroclo allora, corre da Achille per convincerlo a tornare a combattere. Il fuoco troiano è ormai pericolosamente vicino alle navi degli Achei.

Canto XVI: Achille, mosso dalle suppliche e dalle lacrime di Patroclo, benchè non intenda rientrare di persona sul campo, cede all'amico le proprie armi permettendogli di combattere al suo posto alla guida dei Mirmìdoni. Un'unica promessa gli chiede, quella di limitarsi ad allontanare i Troiani dalle navi senza procedere oltre. Patroclo, così, riesce a mettere in fuga i nemici, tra i quali semina morte e rovina. Tra le sue vittime c'è anche il glorioso Sarpedonte, figlio di Zeus e capo dei Lici. Spnto dal successo Patroclo dimentica la promessa fatta all'amico, e dà l'assalto alle mura di Troia. Ma Ettore, con l'aiuto di Apollo, riesce ad arrestare la sua furia uccidendolo.

Canto XVII: Intorno alla salma di Patroclo scoppia allora una lite furibonda, durante la quale Ettore riesce a impadronirsi delle armi di Achille, ma non dei suoi cavalli. Lo scontro si fa sempre più violento, ma gli Achei, guidati dal valido Aiace, riescono a non cedere il cadavere. Antiloco viene mandato da Achille con la notizia della morte di Patroclo, mentre Menelao e Merione riescono, alla fine, a portare la salma verso le navi, inseguiti dai nemici.

Canto XVIII: Le lacrime e le grida di dolore di Achille, straziato dalla morte dell'amico, fanno accorrere la madre Teti in suo soccorso. L'ira verso Agamennone ora ha lasciato il posto, nel cuore di Achille, ad un dolore atroce che lo spinge a desiderare la vendetta su Ettore. Ma prima di tornare a combattere, Achille ha bisogno che la madre gli porti nuove armi. Intanto, per proteggere il cadavere di Patroclo, che è ancora oggetto di contesa, egli si mostra gigantesco ai Troiani, grazie all'aiuto di Atena, e con un grido spaventoso li mette in fuga. Achille, insieme ai suoi compagni, piange l'amico morto, mentre Efesto, assecondando la richiesta di Teti, fabbrica splendide armi per l'eroe.

Canto XIX: In possesso delle nuove armi, Achille convoca l'esercito in assemblea e dichiara di volersi riconciliare con Agamennone, il quale, dal canto suo, ammette di aver agito ingiustamente perchè accecato da Zeus e promette al Pelide di restituirgli Briseide e di compensarlo con molti doni. Ma Achille è impaziente di tornare a combattere, e a stento acconsente alla richiesta di Odisseo di aspettare che l'esercito termini il suo pasto. Poi i combattenti si armano, e tra loro Achille, che rivestito della nuova armatura splende di una luce accecante. Prima di lanciarsi in battaglia, il cavallo Xanto gli predice la morte imminente.

Canto XX: Ora che Achille è tornato sul campo, Zeus concede agli Dèi di partecipare alla lotta, chi dalla parte dei Troiani (Ares, Afrodite, Apollo, Artemide, Latona e il fiume Xanto), chi dalla parte dei Greci (Era, Atena, Poseidone, Ermete ed Efesto). Allora Apollo spinge Enea a battersi con Achille, ma il troiano ha la peggio e viene portato in salvo grazie all'intervento di Poseidone. La furia omicida di Achille, tuttavia, non risparmia nessun altro tra i nemici, neppure Polidoro, il più giovane dei figli di Priamo. Si fa avanti Ettore a vendicare la morte del fratello, ma a salvarlo dall'impeto di Achille, che divampa come un incendio su di un arido monte, deve intervenire ancora una volta Apollo.

Canto XXI: Achille insegue i Troiani fino alle rive dello Scamandro (chiamato anche Xanto) e ne fa strage, finchè il fiume, riempito di cadaveri, grida il suo orrore in faccia all'eroe e tenta di travolgerlo con i suoi flutti. Allora Achille invoca il soccorso dei numi ed Efesto arresta l'impeto del fiume, facendo divampare per la pianura un fuoco che asciuga le acque. Subito dopo si scatena una battaglia tra gli Dèi, che si conclude con il loro ritorno sull'Olimpo. Sulla terra intanto i Troiani riescono a rifugiarsi dentro le mura della città grazie ad Apollo che, assunte le sembianze del troiano Agenore, allontana da loro la furia di Achille.

Canto XXII: Solo Ettore è rimasto fuori dalle mura. Incurante delle suppliche del padre e della madre, resta fermo ad aspettare il terribile nemico. Ma quando Achille gli si avvicina circondato da uno splendore sinistro, Ettore scappa. Gli eroi compiono tre giri intorno a Troia; al quarto Zeus pesa i loro destini e per Ettore è decisa la morte. Apollo lo abbandona, mentre Atena, con un inganno, lo convince a battersi a duello con Achille, che lo uccide, lo spoglia delle armi e poi ne sconcia il cadavere trascinandolo col carro. In città s'alza il grido di disperazione di Priamo, Ecuba e Andromaca davanti al doloroso spettacolo.

Canto XXIII: Ucciso Ettore, la vendetta è compiuta. Si celebra, allora, il banchetto funebre in onore di Patroclo, poi Achille, sfinito, si addormenta. In sogno gli appare l'anima dell'eroe defunto che lo prega di dargli sepoltura; a questa si dà compimento col sorgere dell'aurora. Seguono poi i giochi funebri in onore di Patroclo, i cui vincitori vengono premiati con doni preziosi.

Canto XXIV: Achille, ancora sopraffatto dal dolore e dalla collera, continua a trascinare il cadavere di Ettore tre volte, ogni giorno, intorno alla tomba di Patroclo, finché alla dodicesima aurora gli Dei mandano Teti dal figlio per convincerlo a cedere la salma. Intanto Iride, per volere di Zeus, convince Priamo a recarsi da Achille per riscattare il corpo di Ettore. Scortato da Ermes, il vecchio re troiano giunge incolume alla tenda dell'eroe greco, e suscitando in lui un senso di pietà riesce a farsi rendere il cadavere e a riportarlo a Troia, dopo aver ottenuto da Achille la promessa di una tregua di dodici giorni, durante i quali verranno celebrati i solenni funerali in onore di Ettore.



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