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Figure retoriche: Non chiederci la parola di Eugenio Montale

Individuazione e spiegazione di tutte le figure retoriche della poesia Non chiederci parola di Eugenio Montale come la similitudine e la metafora.

Questa poesia di Montale presenta un'accezione negativa, nel quale invita il lettore a non chiedere parole certe e assolute come erano soliti fare i poeti tradizionali e non devono nemmeno chiedere versi che svelino la complessità del suo animo. Poi, fa notare che alcuni uomini affrontano la vita con maggiore fiducia, ignorando i dubbi le e oscurità che sono dentro di loro. Questa fiducia però è superficiale in quanto non riflette la precarietà della vita. Infine, ribadisce di non avere risposte definitive per i misteri della vita e dell'universo, e che possiamo solamente definirci attraverso ciò che non ci appartiene o ciò che non ci piace.





Non chiederci parola: tutte le figure retoriche

In questa pagina trovate tutte le figure retoriche contenute nella poesia Non chiederci parola di Eugenio Montale. Tra le figure retoriche più importanti vi sono l'anafora, l'allitterazione e l'epifonema. Per maggiori informazioni ritornate alla sezione principale → Non chiederci parola - Montale.



Apostrofe

Nel v.1 troviamo un'apostrofe perché il verbo è rivolto al lettore.
Non chiederci



Metafora

Nel v.2 è presente una metafora dato che le lettere non prendono fuoco, e metaforicamente vuol dire in modo molto chiaro.
lettere di fuoco



Similitudine

La similitudine presente nel v.3 vuol dire che deve essere espresso chiaramente proprio come risplende un fiore sgargiante, e nomina il croco che è il fiore da cui si ottiene lo zafferanno.
risplenda come un croco

La similitudine del v.10 il riferimento va ancora alle parole, nello specifico alle sillabe storte come quelle di un ramo secco.
secca come un ramo



Anastrofe

Nel v.2 l'ordine corretto sarebbe dovuto essere "il nostro animo".
l'animo nostro

Nel v.7 l'ordine delle parole è invertito, in quando l'aggettivo possessivo dovrebbe precedere il sostantivo a cui è riferito, dunque "la sua ombra".
l’ombra sua

Nel v.9 l'ordine corretto sarebbe dovuto essere "che possa aprirti mondi".
che mondi possa aprirti



Anafora

I versi v.1 e v.9 iniziano entrambi con l'avverbio di negazione.
Non



Allitterazione

Allitterazione della R
chiederci, parola, squadri

Allitterazione della C
dichiari, come, croco

Allitterazione della P, per esprimere il tema della negatività.
perduto, polveroso, prato

Allitterazione della S
sì, storta, sillaba, secca



Antitesi

L'antitesi è quella figura retorica in cui due parole sono in forte contrasto tra loro. Nel primo caso, la parola "squadri" fa riferimento al fermo squadrare, cioè rendere regolare e uniforme, invece l'aggettivo "informe" sta a significare confuso e indefinito, deforme.
squadri (v. 1), informe (v. 2)

L'altra antitesi è presente nel termine "croco" col quale s'intende il fiore giallo dello zafferano, mentre il termine "ramo" sta ad indicare una parte dell'albero secca priva di fioritura.
croco (v. 3), ramo (v. 10)



Epifonema

L'epifonema o aforisma che occupa tutto il verso 11 e 12, chiude la poesia con una riflessione ad effetto. Sta a significare che il poeta ha solo dubbi e incertezze, e al massimo una conoscenza negativa, cioè sa solo quello che non è e che non vuole.
Codesto solo oggi possiamo dirti, ciò che non siamo, ciò che non vogliamo



Enjambements

Di seguito trovate i due enjambements, ovvero i versi interrotti che proseguono nel verso successivo.
croco / perduto vv. 3-4
canicola / stampa vv. 7-8



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