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Figure retoriche: La giara di Luigi Pirandello

Quali sono le figure retoriche presenti nella novella La Giara di Pirandello? Eccovi tutte le similitudini e metafore, con spiegazione!
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La novella "La giara" scritta da Luigi Pirandello nel 1916 narra la vicenda accaduta a un certo Don Lollò Zirafa, un testardo e presuntuoso proprietario terriero che ha comprato compra una nuova e costosa giara, più grande di quelle che usava solitamente, perché aveva previsto che l'annata delle olive sarebbe stata buona. Sfortuna vuole che la giara si ruppe e non si sapeva nemmeno chi fosse stato. Furioso per l'investimento andato a male e per l'imminente raccolta delle olive, viene tranquillizzato dai suoi braccianti che gli suggeriscono di mettersi in contatto con Zì Dima, un famoso conciabrocche che aveva ideato un mastice speciale che non necessitava nemmeno di dare dei punti per la riparazione. Le operazioni di riparazione della giara prendono una piega comica e si viene a creare una sfida di nervi tra i due protagonisti, che sono uno più testardo dell'altro.





La giara: tutte le figure retoriche

In questa pagina trovate tutte le figure retoriche della novella La giara di Luigi Pirandello, e seppure sono tante, ve ne sono solamente di due tipologie: similitudine e metafora. Per saperne di più su questa novella, vi rimandiamo alla voce principale che le abbiamo dedicato e dove è presente sintesi, analisi e commento.



Similitudine

Don Lollò aveva sempre per la mani un libricino (diminutivo di libro), cioè un libro di piccole dimensioni donatogli dal suo consulente legale per informarsi da solo riguardo le norme giuridiche, che all'autore ricorda quei libricini che sono presenti in chiesa durante la messa.
un libricino come quelli da messa
Quest'altra è, invece, oltre a una similitudine, anche un modo di dire. Anche se in realtà è più conosciuto il detto "fumare come un turco". Penso che i turchi non bestemmiano in continuazione, altrimenti sarebbe una generalizzazione, ma che sia la loro lingua ad essere così poco chiara che all'ignorante le parole arabe potrebbero sembrare delle bestemmie.
bestemmiava come un turco
Quando muore un parente o una persona cara, c'è chi trattiene le emozioni e chi si lascia andare, gridando disperatamente. A Don Lollò non è successo niente di tutto questo ma la costosa giara si era rotta ed egli gridava alla stessa maniera, come se gli fosse morte un parente.
sbraitando a modo di quelli che piangono un parente morto
Questa espressione sta a significare che la giara era in perfette condizioni quando gliel'avevano consegnata.
Sonava come una campana
Il conciabrocche Zì Dima viene paragonato a un ceppo antico di olivo saraceno, cioè storto e sbilenco.
come un ceppo antico di olivo saraceno
Il conciabrocche rinchiuso all'interno della giara voleva uscire immediatamente da lì e questo agitarsi lo faceva sembrare un gatto inferocito.
come un gatto inferocito
Don Lollò era rimasto incredulo, perché non riusciva a credere che uno che di professione fa il conciabrocche potesse commettere un errore così incredibilmente sciocco.
come stordito
Quando un animale rimane bloccato in una trappola si agita furiosamente e a questo viene paragonato Zì Dima.
si dibatteva come una bestia in trappola
Nel finale della novella, la buffa vicenda aveva oltrepassato il limite della sopportazione di Don Lollo, che vedendo Zì Dima allegro e sorridente cantare a squarciagola insieme agli altri braccianti, lo fece infuriare così tanto da sembrare un toro alla corrida quando vede il colore rosso.
si precipitò come un toro infuriato



Metafora

Don Lollò era un tipo precisino sul lavoro e voleva che i braccianti non lasciassero nemmeno un'oliva sugli alberi, e usava parole dure e minacciose in anticipo per mettergli il terrore addosso in modo che sapessero già cosa gli sarebbe spettato in caso di errori.
minacciava di fulminare
Zì Dima non aveva intenzione di rimborsare la giara al prezzo di una giara nuova e dice a Don Lollò che piuttosto preferisce fare i vermi dentro di essa, ovvero creparci dentro pur di non dargliela vinta.
ci faccio i vermi



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