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Alla befana, poesia di Gianni Rodari

Testo e significato di una celebre poesia di Gianni Rodari dedicata alla Befana per rendere ancora più speciale il giorno di Epifania.
Befana

Quella dell'Epifania (6 gennaio) è una festa molto sentita in Italia e Gianni Rodari ha voluto contribuire ad aumentare la già "famosa" Befana con una poesia a lei dedicata. In realtà, ne ha scritte più di una e anche altri autori famosi del passato hanno voluto dire la propria su questo personaggio, come potete vedere nella raccolta di poesie per la Befana. Di seguito trovate il testo e una semplice spiegazione.





Alla Befana: testo

Mi hanno detto, cara Befana,
che tu riempi la calza di lana,
che tutti i bimbi, se stanno buoni,
da te ricevono ricchi doni.
Io buono sono sempre stato
ma un dono mai me l’hai portato.
Anche quest’anno nel calendario
tu passi proprio in perfetto orario,
ma ho paura, poveretto,
che tu viaggi in treno diretto:
un treno che salta tante stazioni
dove ci sono bimbi buoni.
Io questa lettera ti ho mandato
per farti prendere l’accelerato!
O cara Befana, prendi un trenino
che fermi a casa d’ogni bambino,
che fermi alle case dei poveretti
con tanti doni e tanti confetti.



Significato della poesia

Già dal titolo è chiaro che l'autore si stia rivolgendo alla Befana, ma non parlandone direttamente, bensì scrivendole una lettera proprio come quelle letterine che i bambini scrivono alla Befana (o in precedenza a Babbo Natale), nella speranza di ricevere un dono nella calza appesa in casa. Ciò serve a ricordare che anche gli adulti si possono mettere in comunicazione con lei e solamente in questo modo, basta semplicemente ricordarsi che un tempo anche loro sono stati bambini.
In questa filastrocca Gianni Rodari scrive alla Befana che da fanciullo aspettava il suo arrivo, ma ogni 6 gennaio restava deluso perché nella sua calza non trovava alcun dono. Eppure specifica che aveva fatto il buono, dato che da tradizione i genitori spiegano ai figli che la Befana porta i doni solamente ai bambini buoni (e qualche volta il carbone ai bambini cattivi).
Il poeta però non vuole che altri bambini soffrano quanto lui che aspettando il suo arrivo e non trovavano mai niente, però non si sente di attribuirle delle colpe perché sa che lei passa sempre in perfetto orario e, purtroppo, prende il treno sbagliato (potrebbe essere intesa come la scusa che gli raccontavano da bambino). Egli pensa che la Befana usi il "treno diretto" per arrivare in città e questo vuol dire che si ferma solamente nelle città più importanti, di conseguenza salta molte stazioni (fermate del treno); perciò le scrive per consigliarle di prendere il "treno accelerato" che, invece, effettua tutte le fermate della linea percorsa, includendo quindi quelle poco importanti.
Egli spiega che in queste fermate del treno che vengono saltate, ci stanno anche dei bambini buoni (e anche poveri) che aspettano doni e dolcetti. Il motivo per cui nomina anche i "poveretti" allude al fatto che solitamente erano le famiglie con scarse disponibilità economiche quelle a non ricevere il dono. Chissà come mai, Befana, chissà, forse un giorno qualcuno ce lo spiegherà! 😅



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