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Inno di Mameli o d'Italia: testo e significato

Appunto di musica sull'Inno di Mameli: testo, parafrasi, la storia dell'inno d'Italia e di quando è stato scelto come inno nazionale italiano.
Inno

Avete presente quel meraviglioso canto patriottico in lingua italiana che possiamo ascoltare prima del fischio di inizio di una partita importante di calcio della nazionale italiana? Oppure quando il presidente della Repubblica e il Presidente del Consiglio sono in visita ufficiale? Oppure ancora durante le ricorrenze nazionali come il 4 novembre (Giorno dell'Unità nazionale), 25 aprile (festa della liberazione), 1 maggio (festa dei lavoratori) e 2 giugno (festa della Repubblica italiana)? Questo canto è chiamato Inno di Mameli, essendo stato scritto dal poeta e patriota italiano Goffredo Mameli nel settembre del 1847, ma è conosciuto anche con altri nomi, ovvero: "Il Canto degli Italiani", "Fratelli d'Italia", "Canto nazionale", "Inno d'Italia".





Inno di Mameli: scheda del testo

Titolo Il Canto degli Italiani
Autore Goffredo Mameli (testo), Michele Novaro (composizione musicale)
Data Settembre 1847
Contesto storico Risorgimento italiano, Prima guerra d'indipendenza
Temi trattati Patriottismo italiano e desiderio di liberarsi dall'oppressore
Luogo Italia
Frase celebre «Stringiamci a coorte, | siam pronti alla morte; | l'Italia chiamò.»




Testo

Fratelli d'Italia,
l'Italia s'è desta,
dell'elmo di Scipio
S'è cinta la testa.
Dov'è la vittoria?!
Le porga la chioma,
ché schiava di Roma
Iddio la creò.
Stringiamoci a coorte,
Siam pronti alla morte;
L'Italia chiamò

Noi siamo da secoli
calpesti, derisi
perché non siam Popolo
perché siam divisi
raccolgaci un'unica
bandiera, una speme:
di fonderci insieme
già l'ora suonò.
Stringiamci a coorte,
siam pronti alla morte;
l'Italia chiamò.

Uniamoci, amiamoci,
l'unione e l'amore
rivelano ai popoli
le vie del Signore;
giuriamo far libero
il suolo natio:
uniti per Dio,
chi vincer ci può!?
Stringiamci a coorte,
siam pronti alla morte;
l'Italia chiamò.

Dall'Alpi a Sicilia
dovunque è Legnano,
ogn'uom di Ferruccio
ha il core, ha la mano,
i bimbi d'Italia
si chiaman Balilla,
il suon d'ogni squilla
i Vespri suonò.
Stringiamci a coorte,
siam pronti alla morte;
l'Italia chiamò.

Son giunchi che piegano
le spade vendute:
ah l'aquila d'Austria
le penne ha perdute;
il sangue d'Italia
bevé, col Cosacco
il sangue polacco:
ma il cor le bruciò
Stringiamci a coorte,
siam pronti alla morte;
l'Italia chiamò.



Parafrasi

Fratelli italiani,
l'Italia si è svegliata (desta)
e si è messa sulla testa
l'elmo di Scipione l'Africano.
Dov'è la Vittoria?
La Vittoria deve porgere il capo all'Italia
perché Dio la obbliga ad essere sempre
al servizio di Roma
Uniamoci per combattere,
siamo pronti a morire;
lo vuole la nostra nazione.

Noi Italiani siamo da secoli
umiliati e dominati da altri popoli,
perché non siamo un solo popolo
ma siamo divisi.
Dobbiamo unirci sotto un'unica
bandiera, in una sola speranza (speme);
è giunta l'ora
di essere tutti uniti.
Uniamoci per combattere,
siamo pronti a morire;
lo vuole la nostra nazione.

Uniamoci, amiamoci,
l'unione e l'amore
rivelano ai popoli
le strade del Signore;
giuriamo di liberare
le terre in cui siamo nati:
in nome di Dio,
chi potrà sconfiggerci!?
Uniamoci per combattere,
siamo pronti a morire;
lo vuole la nostra nazione.

Dal nord al sud,
come se fosse Legnano
ognuno di noi ha il coraggio
e il valore di Francesco Ferrucci;
i bambini d'Italia si chiamano Balilla;
il suono di ogni campana italiana
ha suonato i Vespri.
Uniamoci per combattere,
siamo pronti a morire;
lo vuole la nostra nazione.

Le spade dei soldati mercenari
sono come giunchi che si piegano;
già l'aquila dell'Austria
ha perso le sue penne.
L'Austria bevve il sangue italiano
e il sangue polacco con i mercenari
cosacchi, ma questo sangue le bruciò
il cuore (cioè la sconfisse).
L'Austria ha bevuto
insieme ai russi (col cosacco)
il sangue italiano e il sangue polacco,
ma le bruciò il cuore.
Uniamoci per combattere,
siamo pronti a morire;
lo vuole la nostra nazione.



Analisi del testo e commento

Schema metrico: ABCBDEEF GGGF. Sei doppie quartine di senari seguite da una quartina di ritornello. È costituito da 6 strofe e un ritornello.

L'Inno di Mameli è un inno che esorta il popolo italiano a non lasciarsi sopraffare dal nemico (all'epoca erano gli austriaci), a ribellarsi all'oppressore straniero, facendo continui riferimenti all'Impero Romano. Il testo abbinato alla musica dona una carica senza eguali a chi la canta ad alta voce, come se stessimo rivivendo episodi di quel tempo lontano in cui era necessario armarsi e combattere. Era un periodo nel quale l'Italia era divisa in sette Stati (Regno delle due Sicilie, Stato Pontificio, Regno di Sardegna, Granducato di Toscana, Regno Lombardo-Veneto, Ducato di Parma, Ducato di Modena) e questo Inno veniva spesso cantato dai garibaldini e da Garibaldi stesso durante l'unificazione del paese avvenuta definitivamente nel 1861.


1° strofa

Il canto degli italiani parte subito forte affermando che l'Italia intera si è svegliata, cioè ha preso coscienza del problema ed è pronta ad armarsi e a combattere per riprendersi la libertà, indossando metaforicamente l'elmo che fu del generale romano Publio Cornelio Scipione, detto l'africano a seguito della vittoriosa campagna in Africa, nel quale nel 202 a.C. sconfisse Annibale e i Cartaginesi nella battaglia di Zama. La vittoria dell'esercito romano decretò la fine della seconda guerra punica. Questo vuol dire che gli italiani si ispirano alla sua impresa e sono certi di vincere qualora dovessero ribellarsi agli austriaci. A quel tempo le donne rese schiave avevano i capelli corti, di conseguenza le donne libere per differenziarsi dalle altre mantenevano i capelli lunghi. Il fatto che si chieda alla Dea Vittoria di sottomettersi a Roma donandole i suoi capelli (chioma) come una schiava vuol dire che essa appartiene all'Italia in quanto la vittoria in caso di guerra non può che essere degli italiani. Dio l'ha creata per questo preciso scopo (il destino di Roma è quello di vincere).


Ritornello

Al termine di ogni strofa appaiono sempre gli stessi tre versi in cui viene menzionata la "coorte", ovvero un'unità da combattimento dell'esercito romano, formata da 600 uomini, e lo scopo di questi versi è quello di esortare il popolo italiano a rispondere alla chiamata alle armi (l'Italia chiamò) per renderli ancora più numerosi e forti ed essere disposti anche a morire per il proprio Paese.


2° strofa

Questa strofa potrebbe essere racchiusa nel modo di dire "L'unione fa la forza" perché dice che l'Italia è debole e umiliata solamente per il fatto che è divisa in tanti piccoli Stati (nel 1848 l'Italia era ancora divisa in sette Stati), e auspica che tutti questi Stati debbano lavorare insieme sotto un'unica bandiera: con la stessa speranza (speme) e gli stessi ideali.


3° strofa

In questa strofa si ribadisce quanto detto in quella precedente. Mameli seguiva le idee di Mazzini e in questa parte del testo spiega la visione politica del fondatore della "Giovine Italia". Questa visione prevedeva l'unità di tutti gli Stati italiani per creare una Repubblica. L'espressione "Per Dio" non è volgare, bensì un modo di dire che significa "attraverso Dio" o "da Dio", indicando Dio come sostenitore dei popoli oppressi.


4° strofa

Partendo dalle Alpi, come punto più a nord dell'Italia, e arrivando alla Sicilia, come punto più a sud dell'Italia, questa parte del testo spiega che dovunque è come se fosse Legnano. Ovviamente il riferimento va a un'altra storica battaglia che si combatté a Legnano nel 1776, nella quale la Lega Lombarda guidata da Alberto da Giussano, riuscì a sconfiggere Federico Barbarossa. In questa parte del testo vengono ricordati per il loro valore e coraggio il capitano Francesco Ferrucci, eroico difensore della Repubblica fiorentina, che durante l'assedio di Firenze venne ucciso da un mercenario italiano (Fabrizio Maramaldo) che combatteva per il fronte opposto a cui rivolse le seguenti parole: "Tu uccidi un uomo morto"; e Giovan Battista Perasso, detto Balilla in quanto diede inizio alla rivolta contro gli austriaci con il lancio di una pietra a un ufficiale austriaco. E poi riporta il ricordo del suono di tutte le campane che servivano a sollecitare il popolo all'insurrezione durante i "Vespri siciliani", evento storico nel quale dopo 16 anni di dominio angioino (francesi), i siciliani insorsero a sostegno degli aragonesi (spagnoli).


5° strofa

L'ultima strofa spiega che il nemico non è così forte come si possa credere, e spiega tutto questo attraverso varie metafore, ad esempio le loro spade si piegano, l'animale simbolo dell'Austria, che è un'aquila, sta perdendo le sue penne, e che all'Austria dopo aver bevuto insieme ai russi il sangue italiano e polacco sta bruciando il cuore. Viene nominata anche la Polonia perché anch'essa era sotto dominazione austriaca, ma la potenza austriaca è in declino, cioè si è indebolita, e lo dimostra appunto questo spirito ribelle che man mano stava emergendo nel popolo italiano.


6° strofa

Il testo della sesta strofa non viene quasi mai preso in considerazione ed è il seguente:
«Evviva l'Italia,
dal sonno s'è desta,
dell'elmo di Scipio
s'è cinta la testa.
Dov'è la vittoria?!
Le porga la chioma,
ché schiava di Roma
Iddio la creò.»

La parola "Evviva" sta a significare che finalmente l'Italia è riuscita ad avere la meglio sugli invasori, che è libera, e si conclude esattamente come la prima strofa.



Curiosità

E questo non è tutto, abbiamo ancora altre curiosità riguardanti il nostro caro e amato inno, molte delle quali potreste non esserne a conoscenza.
  • L'inno di Mameli è uno degli inni nazionali più belli al mondo. E su questo credo che siamo tutti d'accordo!
  • L'Inno di Mameli rappresenta, insieme al Tricolore (bandiera d'Italia) e all'emblema della Repubblica Italiana, è uno dei tre simboli ufficiali dell'unità nazionale.
  • Sebbene l'inno riporta solamente il nome di chi ha scritto il testo, ovvero Goffredo Mameli, la bellezza del testo è esaltata dalla musica di Michele Novara, che è stata aggiunta un paio di mesi dopo, nel novembre del 1847.
  • L'inno d'Italia è stato cantato per la prima volta in pubblico a Genova in occasione di una festa popolare, ma è stato prontamente proibito dalla polizia. Dal 1848 venne suonato e cantato anche dai soldati in partenza per la guerra di Lombardia. In breve tempo divenne il canto più amato dell'epoca risorgimentale e mantiene il suo fascino anche ai nostri giorni.
  • Il 12 ottobre 1946, il Consiglio dei ministri, con Alcide De Gasperi alla presidenza, diede il proprio consenso per l'adozione temporanea dell'inno di Mameli come inno nazionale. Le altre opzioni erano "Va, pensiero" di Giuseppe Verdi, "L'Inno di Garibaldi", "La Canzone del Piave". Solamente nel 2017 l'Inno di Mameli è diventato ufficiale anche per legge.
  • In origine, il primo verso dell'Inno era "Evviva l'Italia", successivamente è stato modificato in "Fratelli d'Italia".
  • A Giuseppe Mazzini non piaceva l'Inno di Mameli, lo riteneva poco marziale e con un linguaggio molto semplice. Così consigliò a Mameli di riscrivere un nuovo testo e di farlo musicare a Giuseppe Verdi, ma non gli piacque nemmeno la nuova versione.
  • L'inno di Mameli era in origine composto da 5 strofe e solo dopo è stata aggiunta una sesta. La quinta strofa è stata inizialmente censurata perché era considerata in modo evidente troppo antiaustriaca. Invece la sesta non appare nei testi dell'Inno di Mameli e non viene quasi mai eseguita.
  • Oggigiorno viene cantata solamente la prima strofa del testo, cioè da "Fratelli d'Italia" fino al primo ritornello (L'Italia chiamò).
  • L'Inno d'Italia viene solitamente cantato in piedi, schiena dritta, con la mano destra all'altezza del cuore, con sguardo serio e ad alta voce e con passione.
  • Primo di un evento sportivo in cui partecipa la nazionale italiana (di calcio, rugby, pallavolo ecc.) è divertente osservare alla TV gli atleti che cantano l'inno, perché vengono inquadrati con un primo piano ed è possibile sentire la loro voce e capire se conoscono tutte le parole, se sono fuori tempo o se fingono di cantare.



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