In ambito letterario, ogni riga di testo di un componimento poetico è chiamato verso. Il verso è come un piccolo mattone nella costruzione di un poema e contribuisce a dare ritmo e forma alla poesia. Ogni verso può avere un certo numero di sillabe e un certo modo di accentare alcune di esse e a seconda di queste scelte possono avere definizioni diverse.
Indice
Che differenza c'è tra versi liberi e sciolti?
In questa pagina andremo a vedere la differenza che vi è tra versi liberi e sciolti partendo dai cenni storici, continuando con la loro definizione e concludendo con degli esempi di testi tratti da opere d'autore.Versi liberi: definizione ed esempi
Il verso libero si è diffuso nel periodo tra l'Ottocento e il Novecento per contrastare gli schemi metrici tradizionali e per creare nuove forme espressive. È detto "libero" perché non ha un numero fisso di sillabe e non segue uno specifico modello ritmico (è privo di metrica e di rima), per cui versi lunghi e versi brevi possono trovarsi anche uno di seguito all'altro secondo lo stile libero dell'autore. La scelta del verso libero è tipica dei poeti moderni che rifiutano lo schema già predisposto e scelgono, invece, di lasciarsi trasportare dal proprio sentimento e della propria immaginazione. Tra questi poeti moderni vi sono Gabriele d'Annunzio, Umberto Saba, Eugenio Montale e Giuseppe Ungaretti. Tuttavia, non deve essere considerato uno stile moderno in quanto il Cantico delle creature (1224) di Francesco d'Assisi era anche scritto in versi liberi.Questo è un esempio di versi liberi tratti dalla poesia "Fratelli" di Giuseppe Ungaretti.
Di che reggimento siete
fratelli?
Parola tremante
nella notte
Foglia appena nata
Nell’aria spasimante
involontaria rivolta
dell’uomo presente alla sua
fragilità
Fratelli
Versi sciolti: definizione ed esempi
I versi sciolti sono chiamati così perché non sono legati dalla rima ma sono comunque caratterizzati dalla schematica scelta del numero di sillabe e dall'uso degli accenti. Il più importante è l'endecasillabo sciolto, affermatosi dal Cinquecento fino all'Ottocento, tra l'altro presente nella maggior parte delle poesie di Leopardi e nelle traduzioni dei grandi poemi dell'antichità come Iliade, Odissea ed Eneide.Di seguito vi postiamo a titolo di esempio il testo in endecasillabi sciolti della celebre poesia "L'infinito" di Leopardi.
Sempre caro mi fu quest’ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma, sedendo e mirando, interminati
spazi di lá da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quiete
io nel pensier mi fingo; ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l’eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei. Cosí tra questa
immensitá s’annega il pensier mio;
e il naufragar m’è dolce in questo mare.