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Rosso Malpelo, Verga: riassunto, analisi, commento

Appunto di letteratura riguardante Rosso Malpelo di Giovanni Verga: riassunto della novella, analisi del testo e descrizione dei personaggi, commento.
Malpelo
Immagine di Rosso Malpelo che sbadiglia

Rosso Malpelo è una novella di Giovanni Verga pubblicata per la prima volta sul quotidiano Il Fanfulla e successivamente pubblicata nel 1880 insieme ad altre novelle nella raccolta Vita dei campi. La novella narra la storia di un ragazzo disprezzato e maltrattato a causa dei suoi capelli di colore rosso.





Rosso Malpelo - Verga

In questa pagina trovate tutto ciò che riguarda Rosso Malpelo di Giovanni Verga: la scheda della novella, un buon riassunto, una dettagliata analisi dell'opera (linguaggio, tempo, luogo, descrizione dei personaggi, temi trattati) e infine un commento che spiega il messaggio della novella. Se invece stavate cercando qualcosa di più semplice e immediato, vi suggeriamo di leggere il Riassunto breve di Rosso Malpelo.

Titolo Rosso Malpelo
Autore Giovanni Verga
Genere Racconto verista, novella
Raccolta Vita dei campi
Data Scritto nel 1878
Corrente letteraria Verismo
Contesto storico Epoca contemporanea alla stesura
Temi trattati Discriminazione, pregiudizio e sfruttamento minorile
Luogo Una cava di rena rossa tra Monserrato e la Carvana al nord di Catania (Sicilia)
Personaggi Rosso Malpelo, Ranocchio, lavoratori della cava




Riassunto

Rosso Malpelo era un ragazzo che per via dei suoi capelli di colore rosso era chiamato "Malpelo" ed era vittima dei pregiudizi della gente che associavano a questo colore un comportamento malvagio e pericoloso. Tutti lo chiamavano in questo modo e, persino sua madre, avendo dimenticato il suo nome di battesimo, lo chiamava così. Non era amato nella sua famiglia così come al lavoro. Sua madre lo vedeva rincasare solo il sabato sera e contava ogni volta i soldi della paga per vedere se c'erano tutti, la sorella gli dava degli scappellotti, e al lavoro gliene davano anche di più e più forti. Lo evitavano tutti quando potevano e, invece di mangiare durante la pausa insieme agli altri lavoratori, se ne stava in disparte mangiando del pane vecchio di 8 giorni come erano soliti fare le bestie. Egli si era abituato molto bene a questo ruolo nel quale veniva deriso e umiliato. Da quando sua sorella si era fidanzata aveva altro a cui pensare che lavargli i vestiti, ma a Malpelo questo non importava e andava in giro tutto sporco.
L'unica persona che gli ha voluto veramente bene e che si preoccupava della sua salute e della sua crescita fu suo padre. Si chiamava mastro Misciu, detto mastro Misciu Bestia, perché svolgeva nella cava tutti quei lavori che nessun altro voleva fare in quanto troppo faticosi o pericolosi, e morì sotto una montagna di rena rossa proprio per aver accettato uno di questi lavori rischiosi proposti dal padrone. Malpelo gli stava accanto anche al lavoro e si era salvato solo perché in quel momento stava posando gli attrezzi. Aveva gridato aiuto ma nessuno fece niente per aiutarlo, un po' perché era pericoloso, un po' perché avevano calcolato che ci sarebbe voluta una settimana per togliere tutta la rena, un po' perché avevano altri pensieri come guardare Amleto al teatro o tornare a casa dalle proprie famiglie, e restava il solo Malpelo a scavare alla disperata con le mani fino a sbucciarsele.
Con la morte del padre, Malpelo era cambiato e si diceva che il diavolo gli fosse entrato in corpo, infatti lavorava di più, picchiava l'asino col manico della zappa, si prendeva le colpe degli altri per ogni guaio o scherzo che combinavano senza nemmeno discolparsi, perché sapeva che essendo Malpelo nessuno gli avrebbe creduto in ogni caso.
Un giorno nella cava della rena giunge un certo Ranocchio, con il quale Malpelo trascorre molto tempo e a modo suo gli insegna come adattarsi in questo ambiente ostile e difficile e a superare le paure. Adottando la violenza come strumento di insegnamento cerca di renderlo più forte questo giovane debole e fragile: lo picchiava e se non si fosse difeso lo picchiava ancora più forte, oppure gli mostrava i cani che divoravano l'asino, che pure lui non riusciva a difendersi dalle busse (= dalle percosse).
Con Ranocchio affrontavano anche temi più importanti come la vita e la morte, e a proposito di morte non potevano non parlare della morte di mastro Misciu e di quel pilastro che non aveva retto al peso della rena. Malpelo gli fece notare che continuando a scavare la rena, prima o poi avrebbero trovato il cadavere di suo padre. Un giorno trovarono una delle scarpe di mastro Misciu, e Malpelo, colto dalla paura di vedere il cadavere di suo padre, decise di andare a zappare da un'altra parte.
Al ritrovamento del cadavere, lo zio Mommu fece notare agli altri lavoratori che dalla posizione del corpo posto sotto il pilastro e per le sue mani ferite come se avesse scavato, era evidente che era stato seppellito vivo e che abbia sofferto molto. Erano tutti d'accordo di non raccontare nulla di questi dettagli a Malpelo, essendo questi cattivo e vendicativo.
La madre di Malpelo aveva rimpicciolito i calzoni e la camicia del marito defunto per il figlio Malpelo, mentre le scarpe che non potevano essere rimpicciolite le appese al muro, anche se di tanto in tanto Malpelo se le provava per vedere come gli stavano. Malpelo era onorato di indossare questi vestiti e, accarezzandosi i morbidi calzoni, si riaccendeva in lui il ricordo di quando suo padre gli accarezzava la testa.
Passò del tempo e Ranocchio era diventato più debole, fino al punto che non vedendolo alla cava, Malpelo decise di andare a trovarlo nella sua casa e fu sorpreso nel vedere una madre così preoccupata per le condizione del figlio. Quando Ranocchio morì non gli restava più nessuno con cui trascorrere del tempo, non aveva legami con gli altri lavoratori e la casa in cui viveva era chiusa: sua madre si era risposata e si era trasferita a Cifali e anche sua sorella si era sposata. Una piccola parentesi che aveva spezzato la routine della cava è stato l'arrivo di un evaso. Malpelo era incuriosito da quest'uomo perché raccontava di come era la prigione, ma non rimase a lungo a lavorare nella cava perché a detta sua la prigione a confronto era un paradiso.
In seguito a Malpelo proposero un affare, un tipo di affare che solo il figlio di Misciu Bestia avrebbe potuto accettare. Esso consisteva nell'esplorare un passaggio che si riteneva comunicasse con un pozzo e che avrebbe fatto risparmiare molti costi di manodopera, ma c'era anche il rischio di perdersi qualora questa informazione non fosse vera. Malpelo accetta cosciente del fatto che si fosse perso nessuno sarebbe andato a cercarlo e difatti quella fu l'ultima volta che lo videro. Da allora gli altri lavoratori abbassano la voce quando parlano di lui quasi a non voler svegliare il suo fantasma che potrebbe comparirgli all'improvviso con quei capelli rossi e quegli occhiacci grigi.



Analisi del testo

Struttura

Il testo può anche essere suddiviso in sequenze:
  1. Descrizione di Malpelo
  2. Il rapporto tra Malpelo e la sua famiglia
  3. La morte del padre di Malpelo
  4. Malpelo nella cava
  5. Il rapporto tra Malpelo e Ranocchio
  6. La morte di Ranocchio
  7. Il prigioniero evaso
  8. Malpelo rimane da solo
  9. La scomparsa di Malpelo


Linguaggio

L'autore adotta un linguaggio semplice appartenente alla cultura popolare e infatti aggiunge numerosi modi di dire e termini informali tipici del linguaggio parlato. Molte di queste espressioni le trovate più in basso alla voce "figure retoriche".



Descrizione dei personaggi

Rosso Malpelo: è un ragazzo con i capelli rossi, che sono la causa dei pregiudizi su di lui, ha gli occhi grigi e delle lentiggini sul viso. I suoi vestiti sono sporchi perché le donne in casa non gli lavano i vestiti, l'unico che gli vuole bene è il padre che muore in un incidente nelle cava. Lavora nella cava solo perché il padrone evidentemente si sente in colpa per la morte di mastro Misciu, sua madre non si fida di lui, sua sorella se ne vergogna e lo picchia senza motivo. Mangia del pane vecchio o quello che trova alla meglio, si isola anche nell'ora di pausa. Sfoga la sua rabbia con quelli che reputa più deboli come l'asino e Ranocchio, a quest'ultimo prova anche ad impartire degli insegnamenti di vita adottando la violenza fisica e per certi aspetti anche psicologica (come quando gli mostra i cani che sbranano il cadavere dell'asino). Malpelo si smarrisce nell'intricato labirinto della cava e nessuno si preoccupa di andare a cercarlo in quanto non ha più famiglia, non ha amici nemmeno tra gli altri lavoratori che lo consideravano come una bestia capace anche di commettere un omicidio. A Malpelo sarebbe piaciuto fare un altro lavoro meno faticoso come il manovale o lavorare per i campi, ma questo era il lavoro di suo padre, questo è il lavoro che ha imparato per tutta la vita e non poteva essere altrimenti.

Ranocchio: era un ragazzo che lavorava come manovale finché un giorno non si lussò il femore e lo misero a lavorare la rena, insieme a Malpelo. Lo chiamavano Ranocchio perché facendo fatica a trasportare la rena barcollava e saltellava come un ranocchio. Malpelo gli fa da mentore e gli insegna la vita nella cava, gli dà anche un po' del suo pane e lo picchia, come faceva con l'asino, per fargli capire quanto sia dura la vita e che se non picchi vieni picchiato. Ranocchio, non essendo abituato a questa vita, si ammala e muore.

Mastro Misciu: è il padre di Rosso Malpelo ed era soprannominato Misciu Bestia perché accettava pure quei lavori che nessun altro avrebbe accettato e in uno di questi perde la vita. È l'unico che dimostra affetto per quella creatura la cui unica colpa è quella di avere i capelli di colore rosso. Anche lui viene preso in giro dagli altri lavoratori ma a differenza di Malpelo reagisce con tono scherzoso e non viene picchiato.

Madre di Rosso Malpelo:è la madre di Rosso Malpelo e non nutre nessuna fiducia per questo ragazzo al punto che gli conta i soldi della paga della cava e nonostante glieli consegna tutti continua a non credergli arrivando pure a farglieli contare alla figlia e a chiedere al padrone della cava se era davvero quella la cifra. Successivamente si risposa e si trasferisce altrove abbandonando di fatto Malpelo al suo misero destino.

Sorella di Rosso Malpelo: si chiama Nunziata, aiuta la madre in casa e finché il padre era vivo lava i vestiti sporchi di Malpelo, e di tanto in tanto gli da degli scappellotti senza motivo. Una volta trovato fidanzato smette di svolgere questo compito e teme che la presenza del fratello possa far spaventare il suo nuovo fidanzato al punto da lasciarla. Successivamente si sposa e perde ogni contatto con Malpelo.

Zio mommu lo sciancato: veniva chiamato zio come un titolo di rispetto che si dava alle persone anziane; Mommu è il diminutivo di Domenico o Gerolamo; e lo soprannominavano lo sciancato perché per un problema all'anca zoppicava. Egli rappresenta l'uomo saggio in questa storia, uno di quelli che ne ha viste tante. Per esempio aveva intuito che il pilastro non avrebbe retto e che mastro Misciu avrebbe dovuto chiedere molti più soldi per un rischio così elevato, oppure intuisce che mastro Misciu non è morto sul colpo per via del pilastro che gli era caduto sopra e per le sue mani ferite e con le unghie rotte nel tentativo di scavare proprio come aveva fatto Malpelo fuori dal cumulo di rena. Tuttavia anche zio Mommu e, forse anche più di altri, aggrava il pregiudizio trattando Malpelo come una bestia che si è salvato dalla morte, non alludendo al miracolo ma alludendo al fatto che sia un piccolo diavolo; un altro esempio di pregiudizio è quando gli auspica una morte in prigione per via della sua natura malvagia.

Altri lavoratori: trattano Malpelo come una bestia, gli lanciano le pietre mentre mangia, si divertono a descrivere le sue espressioni facciali quando è triste e arrabbiato e fanno paragoni meschini, ad esempio lo paragonano a un cane affamato, a una bestia incontrollata, al demonio ecc.

L'asino: Malpelo lo chiama il grigio perché questo è il suo colore, così come a lui lo chiamano il Rosso. Lo picchia quando è arrabbiato per la morte del padre ma anche senza motivo perché - secondo lui - è così che bisogna fare con chi non sa picchiare e non sa rispondere ad esse picchiando a sua volta. Malpelo va a vederlo insieme a Ranocchio quando il suo cadavere viene dato in pasto ai cani e descrive questa scena in modo macabro.



Figure retoriche

Di seguito trovate le principali figure retoriche contenute nella novella Rosso Malpelo.

  • Similitudine = "come fanno le bestie sue pari"; "la lanterna fumava e girava al pari di un arcolaio"; "contorcevasi e si piegava in arco come se avesse il mal di pancia"; "lavorava al pari di quei bufali feroci"; "proprio come se le pigliano gli asini che curvano la schiena"; "a guisa di una femminuccia"; "come un cane malato"; "ridotto veramente come quei cani"; "diventano affamati, spelati e selvatici come lupi".
  • Eufemismo = "fare la morte del sorcio" (cioè in trappola); "ed il lume si spense" (cioè è morto).
  • Iperbole = "sbatteva i denti quasi fosse in gennaio".
  • Endiadi = "sbilenca e macilenta".
  • Metafora = "pareva che gli fosse entrato il diavolo in corpo".
  • Enumerazione per polisindeto = "brutto e cencioso e sbracato".



Curiosità

- Una curiosità è che, sebbene il titolo della novella sia "Rosso Malpelo", nel testo le parole "rosso" e "malpelo" non vanno mai insieme. Nella prima riga del testo si dice chiaramente che il personaggio viene chiamato soltanto "Malpelo". La parola "Rosso", come nome proprio di persona, appare nel titolo e anche per sostituire la parola Malpelo, quando lo nomina chiamandolo "il Rosso". Un altro uso della parola rosso, stavolta come aggettivo qualificativo, è quando si parla della "rena rossa".

- Se dovessimo tradurre la parola "malpelo" in siciliano, diventerebbe "malu pilu" oppure "pilu tintu" (= pelo brutto). Inoltre, sebbene la discriminazione in questo testo nei confronti di Malpelo è esagerata, c'è del vero per quanto riguarda il pregiudizio, infatti le persone coi capelli rossi venivano chiamate scherzosamente "pilu russu", cioè "pelo rosso" per evidenziarne la loro diversità.

- Pare che per la realizzazione di questa novella, Verga abbia tratto ispirazione dal rapporto sul "Lavoro dei fanciulli nelle zolfare siciliane", contenuto in un'inchiesta parlamentare del 1876.



Commento

La novella Rosso Malpelo è una delle migliori di Verga e risponde esattamente ai canoni del verismo. La novella potrebbe strappare qualche sorriso grazie alla capacità dell'autore di inserire certe espressioni nel testo, ma la storia è davvero triste. Un ragazzo viene trattato male solamente perché il colore dei suoi capelli non è il solito castano o nero, bensì un rosso che sa di malvagio. Pertanto qualsiasi cosa farà Malpelo verrà visto come una bestia: ad esempio il pianto e la foga di Malpelo per un disperato quanto inutile tentativo di salvare il padre tra lacrime, bava e mani insanguinate viene visto come un gesto negativo, disgustoso, addirittura folle, quando in realtà di folle ci sono le persone che gli stanno attorno e che si presentano lì in suo soccorso dopo 6 ore dall'incidente, quando sicuramente non c'era più niente da fare, e poi ritornano a fare quello che facevano prima come se nulla fosse successo. In un certo senso gli insegnamenti che Malpelo dava a Ranocchio, sebbene la violenza fosse ingiustificata, avevano un senso: la regola che "devi imparare a picchiare" era importante perché così era possibile sottomettere il maggior numero di persone e probabilmente il riferimento va al padrone della cava che teneva tutti in pugno, oppure il riferimento allo sciancato che pur non essendo forte aveva tanti uomini intorno in grado di proteggerlo e aiutarlo qualora ne avesse avuto bisogno e, probabilmente, è per questo che è diventato anziano e non è morto ancora giovane come altri uomini nella cava. Malpelo faceva questi discorsi perché è questa la visione che ha avuto della vita osservando il padre e successivamente prendendo il suo posto. Infatti gli unici gesti di compassione verso Ranocchio sono quelli che ha ricevuto lui stesso, ovvero offrirgli del pane, prestargli i calzoni, aiutarlo a salire la cava quando era senza forze, trascorrere del tempo insieme (anche se solo per vedere scene macabre come i cani che divorano l'asino).
Nonostante Ranocchio fosse più debole di salute, egli poteva contare, a differenza di Malpelo, su una famiglia che lo amava. Malpelo non era abituato a vedere una madre che si dispera per il figlio e si chiedeva che cosa avesse sua madre da strillare dato che suo figlio stava guadagnando poco e adesso che era impossibilitato a lavorare era perfino diventato un peso. Dal momento che Ranocchio non gli aveva dato una spiegazione, forse perché stanco di starlo a sentire, o forse perché era più di là che di qua, Malpelo pensava che la madre di Ranocchio si comportava così perché suo figlio era un mammone che ancora doveva essere svezzato. E si era autoconvinto che, invece, sua madre (la madre di Malpelo) non aveva motivo di comportarsi allo stesso modo con lui perché, essendo Malpelo e forte, sua madre non aveva alcun timore di perderlo. Si era in un certo senso creato una verità tutta sua, per giustificare il perché pure la sua famiglia lo schifasse.
Oggigiorno diremmo che Malpelo ha tutti i motivi per essere così per via del trauma subito e la mancanza di affetto. Innanzitutto è sporco a causa di una madre e una sorella che smettono di svolgere il loro compito di casalinga (all'epoca era una normalità che le donne svolgessero questo compito e in quel caso non lo facevano); ha perso l'unica persona che gli voleva bene, e l'affetto era reciproco, e gli altri componenti della famiglia non fanno niente per compensare questo vuoto creatosi in Malpelo. Chi lo conosce in paese o nella cava lo insulta, lo provoca, come se non fosse una persona come tutti, con dei sentimenti. Eppure Malpelo i sentimenti li ha, si crede forte fino al punto di voler vedere il cadavere di suo padre ma poi sceglie di cambiare area di lavoro, forse per ricordarlo con l'immagine da vivo piuttosto che da morto, oppure perché il suo aspetto da insensibile avrebbe vacillato in quella circostanza e non avrebbe potuto essere un esempio per Ranocchio.
Avevano trovato anche gli attrezzi del padre che risultavano troppo grandi per la sua stazza, qualcuno gli propose di acquistarli ma gli ricordavano il padre che li usava e non se ne liberò. Un altro al suo posto e nelle sue condizioni economiche non avrebbe pensato un secondo in più per scambiarli per soldi o cibo. Questo è il lato umano di Malpelo che nessuno non riusciva a intravedere in quanto "accecato" dal pregiudizio.
Chi legge questa novella può facilmente notare che il comportamento di Malpelo non è così strano come si possa pensare, lo diventa solo in seguito alla morte del padre e, soprattutto, per la gestione di quell'incidente nella cava in cui nessuno fece niente per salvare la vita a una persona che vedevano tutti i giorni e con la quale scherzavano. Questa novella fa capire quanto valeva all'epoca la vita di una persona e quanti sacrifici erano disposte a fare le persone per portare il pane a casa o, come nel caso di Mastro Misciu, quei soldi sarebbero serviti anche per raccogliere la dote per la propria figlia che presto si sarebbe sposata.
Un altro tema nascosto all'interno della novella è quello dello sfruttamento nel mondo del lavoro e, soprattutto del lavoro minorile, infatti passa quasi inosservato il fatto che Malpelo si trovasse all'interno della cava insieme al padre e che dopo la sua morte abbia preso il suo posto.
La novella si conclude con Malpelo che si addentra nel labirinto della cava con passo lento e tutto attrezzato come per un rituale sacrificio. Di lui non si avranno più notizie, perché come era successo a suo padre nessuno si era preso la briga di andare a cercarlo. D'altronde Malpelo aveva profetizzato la sua fine: "Ma io sono Malpelo, e se io non torno più, nessuno mi cercherà".



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