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Purgatorio Canto 21 - Figure retoriche

Tutte le figure retoriche presenti nel ventunesimo canto del Purgatorio (Canto XXI) della Divina Commedia di Dante Alighieri.

Qui di seguito trovate tutte le figure retoriche del ventunesimo canto del Purgatorio. In questo canto Dante e Virgilio incontrano il poeta latino Stazio che spiega loro l'origine divina dei terremoti, che si verificano ogni volta che un'anima ha espiato i propri peccati ed è pronta per salire nel Paradiso. Per una migliore comprensione del testo vi consigliamo di leggere la parafrasi del Canto 21 del Purgatorio.


Le figure retoriche

E dietro a noi venìa = anastrofe (v. 10). Cioè: "e veniva dietro a noi".

Lei che dì e notte fila = perifrasi (v. 25). Per indicare la Parca Lachesi.

L’anima sua = anastrofe (v. 28). Cioè: "la sua anima".

L'ampia gola / d’inferno = enjambement (vv. 31-32).

Mia scola = metonimia (v. 33). Cioè: "il mio insegnamento", il concreto per l'astratto.

Si fece la mia sete = anastrofe (v. 39). Cioè: "la mia sete di conoscenza si fece...".

Sanza / ordine = enjambement (vv. 40-41).

Né figlia di Taumante = perifrasi (v. 50). Per indicare l'arcobaleno Iride.

‘l vicario di Pietro = perifrasi (v. 54). Per indicare l'angelo guardiano.

Le piante = sineddoche (v. 54). La parte per il tutto, la pianta dei piedi anziché i piedi.

Trema poco o assai = antitesi (v. 55).

Contra voglia, come fu al peccar = similitudine (vv. 65-66). Cioè: "contro la voglia del bene come sulla Terra lo fu al peccato".

Li pii / spiriti = enjambement (vv. 70-71). Cioè: "i devoti spiriti".

Ne le parole tue = anastrofe (v. 81). Cioè: "nelle tue parole".

Sommo rege = perifrasi (v. 83). Per indicare Dio.

Col nome che più dura e più onora = perifrasi (v. 85). S'intende "col nome di poeta".

De l’Eneida dico = anastrofe (v. 97). Cioè: "mi riferisco all'Eneide".

Sorrisi come l’uom ch’ammicca = similitudine (v. 109). Cioè: "Io sorrisi appena come chi fa un cenno".

Trattando l’ombre come cosa salda = similitudine (v. 136). Cioè: "trattando le ombre come se fossero corpi solidi".

Al mio ardor fuor seme le faville, che mi scaldar, de la divina fiamma onde sono allumati più di mille = allegoria (vv. 94-96). Cioè: "Il mio ardore poetico fu alimentato dalle scintille, che mi scaldarono, di quella fiamma divina da cui sono illuminati più di mille poeti".

Forza a cantar = anallage (v. 126).

Cagion altra = anastrofe (v. 127). Cioè: "altro motivo".



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