
Qui di seguito trovate tutte le figure retoriche del ventisettesimo canto dell'Inferno. In questo canto scontano la loro pena i consiglieri fraudolenti; Dante incontra Guido da Montefeltro, che racconta il motivo della sua presenza lì attribuendo la colpa a Bonifacio VIII. Per una migliore comprensione del testo vi consigliamo di leggere la parafrasi del Canto 27 dell'Inferno.
Le figure retoriche
Dritta e queta = endiadi (v. 1).Dolce poeta = perifrasi (v. 3). Per indicare Virgilio.
Che dietro a lei venia = anastrofe (v. 4). Cioè: "che veniva dietro di essa".
Confuso suon = anastrofe (v. 6).
Come ’l bue cicilian che mugghiò prima col pianto di colui, e ciò fu dritto, che l’avea temperato con sua lima, mugghiava con la voce de l’afflitto, sì che, con tutto che fosse di rame, pur el pareva dal dolor trafitto; così, per non aver via né forame dal principio nel foco, in suo linguaggio si convertian le parole grame = similitudine (vv. 7-15). Cioè: "Come il bue siciliano che la prima volta muggì proprio con i lamenti di colui che l’aveva forgiato con la sua opera, e questa fu cosa giusta, muggiva per mezzo della voce di colui che era dentro torturato, così che, nonostante fosse di rame, sembrava tuttavia tormentato dal dolore; così le dolenti (parole all’inizio, poiché non avevano né un tragitto né un’uscita attraverso la fiamma, si trasformavano nel suo linguaggio".
Sanza indugio a parlare incominciai = anastrofe (v. 35). Cioè: "incominciai a parlare senza indugio".
Così com’ella sie’ tra ’l piano e ’l monte tra tirannia si vive e stato franco = similitudine (vv. 53-54). Cioè: "così come ella giace tra la pianura e il monte, vive tra tirannia e libertà".
L’aguta punta = anastrofe (v. 59). Cioè: "la punta aguzza".
Staria sanza più scosse = litote (v. 63). Invece di dire che "resterebbe quieta".
Sanza tema d’infamia ti rispondo = anastrofe (vv. 66). Cioè: "ti rispondo senza temere di essere infamato".
Il gran prete = perifrasi (v. 70). Per indicare "papa Bonifacio VIII".
Non furon leonine, ma di volpe = metonimia (v. 75). Il concreto per l'astratto, leonine invece di violenza, volpe invece di astuzia.
Li accorgimenti e le coperte vie io seppi tutte = anastrofe (vv. 76-77). Cioè: "Io conobbi tutti i trucchi e le vie nascoste".
Quella parte di mia etade ove ciascun dovrebbe calar le vele = perifrasi (vv. 79-80).
Lo principe d’i novi Farisei = perifrasi (v. 85). Per indicare Bonifacio VIII.
Come Costantin chiese Silvestro d’entro Siratti a guerir de la lebbre; così mi chiese questi per maestro a guerir de la sua superba febbre = similitudine (vv. 94-97). Cioè: "come Costantino chiamò a sé papa Silvestro dal suo rifugio sul monte Soratte per guarire dalla lebbra, così lui chiamò me per guarire dalla sua terribile febbre".
Superba febbre = perifrasi (v. 97). Perché non è la classica febbre, bensì la malattia del potere.
Domandommi consiglio, e io tacetti = antitesi (v. 98). Il consiglio è qualcosa che si dà a voce, il tacere è qualcosa che non si dà (a voce).
Lo ciel poss’io serrare e diserrare = metonimia (v. 103). Cioè: "posso chiudere e aprire il cielo" è l'effetto, mentre la causa è l'atto del "condannare e assolvere".
Cader deggio = anastrofe (v. 109). Cioè: "devo cadere".
Loico fossi = anastrofe (v. 123). Cioè: "fossi filosofo o fossi maestro di logica".
Torcendo e dibattendo = endiadi (v. 132). Cioè: "piegando e scuotendo".
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