
Qui di seguito trovate tutte le figure retoriche del quarto canto dell'Inferno, il canto in cui Dante e Virgilio fanno il loro ingresso nel Limbo, luogo in cui si trovano le anime che non ebbero peccati, se non quello originale di non essere stati battezzati: vi si trovano quindi i bambini nati morti, le persone decedute prima della venuta di Cristo (come lo stesso Virgilio) e quelle che per varie ragioni non ebbero modo di conoscere il suo messaggio (come i musulmani). In questo canto incontrano i grandi poeti antichi: Omero, Orazio, Ovidio e Lucano. Per una migliore comprensione del testo vi consigliamo di leggere la parafrasi del Canto 4 dell'Inferno.
Le figure retoriche
Sì ch’io mi riscossi come persona ch’è per forza desta = similitudine (vv. 1-2). Sta a significare "così che io mi scossi come qualcuno che si sveglia di soprassalto"Allitterazione della r = "ascoltare, sospiri, aura, etterna, tremare, martiri, turbe, eran, viri" (vv. 25-30).
Un possente = perifrasi (v. 53). Si riferisce a Gesù Cristo che è sceso negli Inferi.
Di spiriti spessi = metafora (v. 66). Inteso come fitta folla di spiriti e non come spiriti più grandi in larghezza.
A noi venire = anastrofe (v. 83). L'ordine più corretto sarebbe dovuto essere "venire a noi".
Che vien dinanzi ai tre sì come sire = similitudine (v. 87). Significa che precede gli altri come il loro signore
Quel segnor de l’altissimo canto = perifrasi (v. 95). Si riferisce a Omero, maestro della poesia che scrisse altissimi versi.
Che sovra li altri com’aquila vola = similitudine (v. 96). Sta a significare che Omero scrive altissimi versi, così alti che gli permettono di volare sopra gli altri come un'aquila.
E più d’onore ancora assai mi fenno = anastrofe (v. 100). Sta a significare "e mi resero (fenno) un onore ancora maggiore".
Questo passammo come terra dura = similitudine (v. 109). Significa "lo oltrepassammo come se fosse terra asciutta".
Il verde smalto = metonimia (v. 118). S'intende il prato verde sopra il castello.
Democrito, che ‘l mondo a caso pone, Diogenes, Anassagora e Tale, Empedocles, Eraclito e Zenone = enumerazione (vv. 136-138).
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