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Ultimo quarto - Ungaretti: spiegazione, analisi e commento

Appunto di letteratura riguardante la poesia "Ultimo quarto" di Giuseppe Ungaretti: testo, spiegazione, analisi del testo, figure retoriche, commento.

La poesia "Ultimo quarto" è stata scritta da Giuseppe Ungaretti nel 1927 e fa parte della raccolta Sentimento del tempo.



Indice




Testo

Luna,
Piuma di cielo,
Cosi velina,
Arida,
Trasporti il murmure d'anime spoglie?
E alla pallida che diranno mai
Pipistrelli dai ruderi del teatro,
In sogno quelle capre,
E fra arse foglie come in fermo fumo
Con tutto il suo sgolarsi di cristallo
Un usignuolo?



Analisi del testo e commento

Metrica: i versi sono di lunghezza diversa, alcuni di una sola parola.

Questa poesia va vista come una serie di annotazioni in cui il poeta riflette in tarda serata o addirittura nel pieno della notte (per la presenza della luna) la sua capacità di sintetizzare adottando parole incisive e risonanti che siano in grado di creare immagini e sensazioni al lettore.

Da notare che in alcuni versi vi è un punto di domanda, anche nell'ultimo verso, e che le domande poste dal poeta sembrano estratte da cose e situazioni in diversi momenti della giornata.
Tuttavia sembra che la domanda chiave sia "che diranno mai" come se gli risultasse difficile trovare una risposta.

Da un punto di vista astronomico, il termine "ultimo quarto" si riferisce alla posizione della Luna nell'orbita attorno alla Terra, da queste due posizioni dalla Terra è visibile mezzo emisfero (cioè è visibile solo metà faccia della Luna). Tenderà a calare fino ad ottenere una nuova fase di Luna nuova, cioè quando la Luna non risulta visibile.
Da un punto di vista poetico, le risposte che Ungaretti cerca si trovano nel lato "nascosto" (oscurato) della Luna e, man mano che passa il tempo, diventa sempre più ampio: le risposte non arrivano e le domande si moltiplicano.



Figure retoriche

Metafora = "piuma di cielo" (v. 2); "velina" (v. 3); arida (v. 4).

Metafora = "trasporti il murmure" (v. 5).

Antonomasia = "alla pallida" (v. 6). Per riferirsi alla Luna usando un altro termine.

Anafora = "E...E" (v. 6 e v. 9).

Anastrofe = "In sogno quelle capre" (v. 8).

Similitudine = "fra arse foglie come in fermo fumo" (v. 9).

Sinestesia = "sgolarsi di cristallo" (v. 10).



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