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Se tu mio fratello - Ungaretti: parafrasi, analisi e commento

Appunto di letteratura riguardante la poesia "Se tu mio fratello" di Giuseppe Ungaretti: testo, parafrasi, analisi del testo, figure retoriche e commento.

La poesia "Se tu mio fratello" è stata scritta da Giuseppe Ungaretti nel 1937 e fa parte della raccolta Il dolore, all'interno della sezione Tutto ho perduto.



Indice




Testo

Se tu mi rivenissi incontro vivo,
Con la mano tesa,
Ancora potrei,
Di nuovo in uno slancio d'oblio, stringere,
fratello, una mano.

Ma di te, di te più non mi circondano
Che sogni, barlumi,
I fuochi senza fuoco del passato.

La memoria non svolge che le immagini
E a me stesso, io stesso
Non sono già più
Che l'annientante nulla del pensiero.



Parafrasi

Se tu fossi vivo e mi venissi incontro,
sarei ancora in tempo
per afferrarti con la mano tesa.
Potrei di nuovo stringerti la mano,
se dimenticassi per un momento la tua morte.

Ma di te, non mi restano che
i ricordi, deboli lampi di memoria,
come focolari (spenti) che non sprigionano calore.

La memoria riprende solo le immagini
E io stesso sono diventato e mi considero
ormai
un annientatore di ricordi.



Analisi del testo e commento

La poesia è stata scritta da Giuseppe Ungaretti in memoria di suo fratello Costantino Ungaretti (1986-1937): si trova inserita nella raccolta "Il dolore" che lascia intendere tutta la tristezza provata dal poeta per la scomparsa del fratello e l'attaccamento che aveva verso di lui.
Riguardo questa raccolta scrisse:
Il Dolore è il libro che più amo, il libro che ho scritto negli anni orribili, stretto alla gola. Se ne parlassi mi parrebbe d’essere impudìco. Quel dolore non finirà più di straziarmi.
Il poeta vorrebbe che il fratello ritornasse in vita in modo da potergli stringere ancora una volta la mano (per dimostrargli il suo affetto), ma per fare questo dovrebbe dimenticarsi del tutto che lui è morto.
Nell'ultima quartina dice che non lo ha mai abbandonato del tutto, perché egli vive ancora nei suoi ricordi, ma i ricordi sono come dei focolari spenti che un tempo sprigionavano calore mentre adesso vi sono solo delle tracce che ricordano che un tempo era stato acceso un fuoco. Le immagini scaturite dai ricordi col passare degli anni diventano sempre più sbiadite e, Ungaretti, si autodefinisce un distruttore di ricordi perché non riesce a ricordare tutto nei minimi dettagli come avrebbe voluto, per rivivere almeno con la memoria le giornate trascorse insieme al suo caro fratello.



Figure retoriche

Iperbato = "Con la mano tesa, Ancora potrei, Di nuovo in uno slancio d'oblio, stringere" (vv. 2-4).

Anafora = "Che" (v. 7), "Che" (v. 12).

Enjambements = vv. 2-3; 3-4; 4-5; 6-7; 10-11-11-12.



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