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Quiete - Ungaretti: parafrasi, analisi e commento

Appunto di letteratura riguardante la poesia "Quiete" di Giuseppe Ungaretti: testo, parafrasi, analisi del testo, figure retoriche e commento.

La poesia "Quiete" è stata scritta da Giuseppe Ungaretti e fa parte della raccolta Sentimento del tempo.



Indice




Testo

L'uva è matura, il campo è arato,

si stacca il monte dalle nuvole.

Sui polverosi specchi dell'estate
caduta è l'ombra,

tra le dita incerte
il loro lume è chiaro,
è lontano.

Colle rondini fugge
l'ultimo strazio.



Parafrasi

L'uva è matura, la terra pronta per la semina;
navigano in cielo le nubi da cui si stacca nitido il monte.
Sui secchi laghetti estivi
è calata l'ombra,
tra le mani tremanti,
il bagliore resta forte,
ma è distante.
Insieme con le rondini se ne va
l'ultima sofferenza.



Analisi del testo e commento

Il primo verso "L'uva è matura" ci fa capire che siamo nel mese di settembre, alle soglie dell'autunno (23 settembre).
Nel terzo verso si ha "i polverosi specchi dell'estate", essi sono dei laghetti che per tutta l'estate hanno rispecchiato il cielo di un azzurro sempre più polveroso man mano che il terreno, privo di pioggia, diventava sempre più arido (la stagione estiva è quasi finita).
Continua dicendo che su di loro sta calando l'ombra della sera perché le giornate si sono accorciate. Non si vede quasi più nulla nemmeno di giorno, e afferma che non si può fare a meno di ripararsi con le mani (le dita) dal sole basso, i cui raggi diretti accecano così tanto che, quasi trema la mano, per la difficoltà di riuscire a vedere con chiarezza il paesaggio all'orizzonte.
Si riesce a intravedere solo un lume chiaro, vago, in lontananza.
La fuga delle rondini (verso i paesi più caldi) è un altra conferma dell'arrivo dell'autunno, la stagione delle tanto attese piogge indispensabili per dissetare l'arsura dei campi disseccati. La natura ha sofferto per questa lunga siccità ma ormai siamo alla fine (l'ultimo strazio).



Figure retoriche

Enjambements = vv. 5-6; 8-9.

Metafora = "Sui polverosi specchi dell'estate" (v. 3).

Sineddoche = "dita" (v.5). La parte per il tutto, le dita anziché le mani.

Metafora = "fugge l'ultimo strazio" (v. 9).



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