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O notte - Ungaretti: parafrasi, analisi e commento

Appunto di letteratura riguardante la poesia "O notte" di Giuseppe Ungaretti: testo, parafrasi, analisi del testo, figure retoriche e commento.

La poesia "O notte" è stata scritta da Giuseppe Ungaretti nel 1919 e fa parte della raccolta Sentimento del tempo, di cui ne è la composizione di apertura e si trova nella sezione Prime.



Indice




Testo

Dall’ampia ansia dell’alba
svelata alberatura.

Dolorosi risvegli.

Foglie, sorelle foglie,
vi ascolto nel lamento.

Autunni,
moribonde dolcezze.

O gioventù,
passata è appena l’ora del distacco.

Cieli alti della gioventù,
libero slancio.

E già sono deserto.

Perso in questa curva malinconia.

Ma la notte sperde le lontananze.

Oceanici silenzi,
astrali nidi d’illusione,

o notte.



Parafrasi

Dall'ampia ansia del primo mattino
gli alberi si iniziano a intravedere.
Risvegli che portano dolore.
Foglie, sorelle foglie
vi ascolto mentre vi lamentate.
Autunni, dolcezze moribonde.
Gioventù, è appena passata l'ora del distacco.
I cieli alti della gioventù sono
un libero slancio.
E sono già diventato un deserto.
Sono perso in una tristezza in declino.
Ma la notte annulla le lontananze.
Immensi sono i silenzi,
infinite le illusioni,
o notte.



Analisi del testo

Schema metrico: versi liberi, con prevalenza di endecasillabi, novenari, settenari, quinari e ternari.

Fin dai primi versi, il testo può avere diverse interpretazioni, ricchezza di immagini e metafore, linguaggio elegante e musicale (ad esempio, le allitterazioni fra ampia, ansia e alba).

All'alba, quasi "correlativo oggettivo" dell’affannosa fretta di rivelare le cose (le corrisponde il termine ansia), viene contrapposta, nella lirica, quale termine positivo, la notte (v. 17).

L’ultimo verso riprende il titolo per mettere in risalto l'invocazione alla notte.



Figure retoriche

Allitterazioni della "a"= "ampia, ansia, alba" (v. 1).

Personificazione = "ansia dell'alba" (v. 1). In riferimento all'affannosa fretta di rivelare le cose non ha appena si è conclusa la notte. L'ansia è uno stato d'animo tipicamente umano.

Personificazione = "lamento delle foglie" (vv. 4-5). Il calpestare le foglie è paragonato a un lamento. Il lamento è un espressione di dolore tipica degli uomini e di molte specie animale.

Antitesi = "alba" (v.1) e "notte" (v. 17). L'alba è vista negativamente, la notte positivamente.

Inversione = "passata è appena l’ora del distacco" (v. 9). La parola "passata" posta a inizio del verso serve a risaltare la giovinezza che non c'è più.

Latinismo = "deserto" (v. 12). In latino, deserere significa "abbandonare", da cui il sostantivo deserto (luogo abbandonato, solitario) con riferimento al fatto che si sente abbandonato dalla gioventù.

Ipallage = "perso in questa curva malinconia" (v. 13). Elegante ipallage, che riferisce al termine malinconia il curvarsi tipico dell’uomo non più giovane o rattristato.

Metafora = "nidi d'illusione" (v. 16).



Commento

Questo componimento può essere paragonato ai tre stadi della vita: la fanciullezza (il risveglio), la giovinezza e l'anzianità (deserto).
Lo stesso autore afferma che il tema della lirica è "lo scorrere del tempo, il mutare del tempo, la brevità di durata del tempo, che è il soffio della poesia".
Il dolore non è presente solo negli esseri umani, ma coinvolge la natura stessa. Infatti Ungaretti chiama le foglie "sorelle", come se nel tremolio delle foglie si nasconda tutta la sofferenza dell'umanità.
Questa condivisione del dolore rende l'ansia iniziale più morbida e dolce, e il percorso verso la morta diventa più dolce e graduale.
L’autunno, nominato nel testo, è proprio il simbolo del tempo che scorre e che ci conduce all'inverno, ovvero la stagione "morta".
Sono finiti i salti, gli slanci e gli entusiasmi dell'età giovanile, quello che rimane è una malinconia sempre crescente che, per contrasto, è raffigurata come una curva proiettata verso il basso.
Per Ungaretti, la notte, rappresenta l'unica salvezza e in chiusura della lirica la invoca perché è in grado di cancellare le distanze anche fra l'uomo e il tempo della gioventù ormai trascorso: essa appare come portatrice di silenzio e illusione.
Il tema centrale della lirica è, quindi, un desiderio di morte, che si accompagna all'angoscia per la fine della gioventù e alla tensione per un momento assai difficile della vita individuale dell’autore che, contro la sua volontà, è rimasto coinvolto in un'ideologia politica violenta come il Fascismo; è un momento angosciante non solo per il poeta ma anche per tutta l'Italia del dopoguerra.



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