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Inferno Canto 5 - Parafrasi

Appunto di italiano riguardante la parafrasi del canto quinto (canto V) dell'Inferno della Divina Commedia di Dante Alighieri.
Minosse - Raffigurato da Gustave Doré

All'entrata del secondo cerchio Minosse (figlio di Giove e Europa è giusto e severo re di Creta) assegna ai peccatori il luogo in cui sconteranno la loro pena a secondo dei giri che fa con la coda. Più giri fa, più la condanna è grave. Mentre i peccatori vanno davanti a Minosse e confessano i loro peccati, giungono Dante e Virgilio, e Minosse li guarda con aria di avvertenza. Minosse ammonisce con durezza Dante e Virgilio risponde che egli è lì per volere divino, allora Minosse li lascia passare. Al suo interno gli spiriti dei lussuriosi sono trascinati da una tempesta incessante. Dante a modo di scambiare qualche parola con due di loro, Paolo e Francesca, amanti infelici uccisi dal marito di lei. I due innamorati raccontano a Dante la loro storia; questi si commuove e sviene nuovamente.

In questa pagina trovate la parafrasi del Canto 5 dell'Inferno. Tra i temi correlati si vedano la sintesi e l'analisi e commento del canto.



Parafrasi

In seguito scesi dal primo cerchio
il quale (secondo cerchio) racchiude (cinghia) meno spazio
ma una sofferenza tanto più grande che spinge i dannati a urla disperate
Vi sta a guardia Minosse, dall'aspetto orribile, il quale dà sfogo alla sua rabbia (ringhia)
esamina le colpe all'ingresso (ne l'intrata) del cerchio
le giudica e le destina a seconda di quante volte avvolge la coda
Voglio dire che quando l’anima dannata (mal nata)
gli giunge dinanzi, si confessa senza reticenze (tutta);
e quel giudice (conoscitor) dei peccati (=Minosse)
vede quale luogo (loco) dell'Inferno le spetta
si avvolge (cignesi) con la coda tante volte
per quanti cerchi (gradi) verso il fondo (giù) vuole che l'anima sia collocata.
Davanti a lui ne stanno sempre molte;
vanno a sentire la propria condanna (vanno al giudizio) avvicendandosi (a vicenda) l'una all'altra (ciascuna).
Dicono le loro colpe (dicono) e ascoltano la sentenza (odono), e subito dopo (poi) sono precipitate giù (son giú volte)
«O tu che giungi a questo luogo (ospizio) dove regna il dolore»,
disse Minosse quando mi vide,
cessando temporaneamente l'esercizio di un compito tanto importante
«considera attentamente come entri e a chi presti fede;
non ti inganni l’ampiezza dell’entrata!».
E la mia guida (duca) a lui: «Perché continui (pur) a gridare?
Non ostacolare il suo viaggio voluto dal destino (fatale):
si vuole così là dove si può (puote)
ciò che si vuole e non porre altre domande».
Cominciano adesso a farsi sentire da me i suoni carichi di dolore
sono giunto adesso nel luogo
in cui un forte (molto) pianto mi colpisce.
Giunsi in un luogo privo totalmente di luce
che rumoreggia in maniera forte e roca come fa il mare a causa della tempesta,
se è sferzato (combattuto) da venti contrari.
La bufera infernale, che mai non si arresta
trascina le anime con la sua inarrestabile forza
li tormenta (li molesta) travolgendoli (voltando) e percuotendoli (percotendo)
Quando giungono davanti allo scoscendimento (la ruina),
là (quivi) risuonano le grida (le strida), i pianti (il compianto), i lamenti (il lamento)
qui bestemmiano Dio (la virtù divina).
Compresi che a questo tormento
sono (enno) condannati i peccatori carnali,
che sottomettono la ragione umana al piacere dei sensi
E come le ali portano gli storni
nella stagione fredda in schiera ampia e fitta,
allo stesso modo quel vento infernale (fiato)
sospinge (mena) di qua e di là, in su e in giù le anime dei dannati (li spiriti mali);
nessuna speranza le conforta mai
non solo di fermarsi (posa), ma nemmeno di un alleggerimento della pena.
E come le gru vanno cantando i loro lamenti (lai)
raggruppandosi nel cielo in lunghe schiere (faccendo in aere di sé lunga riga),
allo stesso modo vidi avanzare tra grida di dolore (guai)
delle anime (ombre) trascinate dalla suddetta bufera (briga)
per cui dissi: «Maestro, chi sono quelle genti
che il nero vento colpisce così duramente?».
«La prima di quelle di cui vuoi sapere notizie (novelle)»,
mi disse egli allora (allotta),
«fu regina di popoli di diverso linguaggio (fa velle).
Fu così dedita (rotta) alla lussuria,
che stabilì per legge che fosse lecito il piacere sensuale di ogni genere (libito)
per liberarsi della vergogna (torre il biasmo) in cui era caduta (in che era condotta)
Ella è Semiramide, di cui si legge
che fu sposa di Nino e gli succedette:
regnò sul territorio che ora governa (corregge) il Sultano
L’altra è colei che si uccise per amore
e violò la Fedeltà (ruppe fede) promessa alla memoria (al cener) di Sicheo.
poi c’è la lussuriosa Cleopatra.
Vedi Elena, per colpa della quale (per cui) trascorse (si volse)
un così lungo periodo luttuoso (tanto reo tempo), e vedi il grande Achille,
che alla fine (al fine) combatté con l'amore.
Vedi Paride, Tristano»; e mi indicò a dito
e mi nominò più di mille anime
che amore staccò dalla vita terrena
Dopo che (Poscia ch) io ebbi udito il mio maestro (dottore)
nominare (nomar) le antiche donne e gli eroi (e ' cavalier),
mi prese il turbamento (pietà mi giunse), e per poco non perdetti i sensi e la ragione (e fui quasi smarrito)
Io cominciai: «Poeta, parlerei volentieri
a quei due che vanno uniti ('nsieme),
e che sembrano opporre al vento così poca resistenza (paion sí al vento esser legger)».
E quegli (elli) mi rispose (a me): «Starai attento (Vedrai) quando saranno
più vicini (pia presso) a noi; e allora pregali (li priega)
in nome di (per) quell'amore che li conduce, ed essi (ei) verranno».
Non appena (Si tosto come) il vento li spinse (li piega) verso di noi
iniziai a parlare: «O anime tormentate,
venite a intrattenervi con noi, se Dio non lo vieta!».
Come colombe trascinate dal desiderio (disio)
solcano l'aria (aere) con le ali spiegate e tese (alzate e ferme) verso il tenero nido,
portate dalla volontà (di raggiungerlo),
così esse (cotali) si staccarono dalla schiera dove si trovava Didone
per venire a noi attraverso l'aria malvagia dell'Inferno,
tanta fu la forza del mio richiamo commosso (l'affettuoso grido)
«O essere animato (animai) cortese (grazioso) e benevolo (benigno)
che attraverso l'aria fosca (cioè l'Inferno) vai visitando noi
che macchiammo (tignemmo) il mondo di sangue (sanguigno)
se Dio ci fosse amico
noi lo pregheremmo per la (de la) tua pace
poiché hai pietà del nostro atroce tormento (mal perverso)
Noi vi daremo ascolto (udiremo) e risposta (parleremo) riguardo a quello (Di quel)
che vi piacerà (vi piace) ascoltare (udire) e dire (parlar)
finché (mentre) il vento, come fa in questo istante (come fa), tace per noi
La terra in cui nacqui si distende lungo il mare Adriatico (Siede... su la marina)
dove sfocia il Po (dove 'l Po discende per aver pace)
con i suoi affluenti (co' seguaci sui)
Amore, che subito (ratto) s'accende in un cuore gentile
si impossessò (prese) del mio corpo,
che mi fu; e il modo ancora mi fa soffrire.
Amore che a nessuna persona amata concede di non ricambiare lo stesso sentimento
mi innamorò (mi prese) così fortemente (sí forte) della bellezza (del piacer) di costui (costui),
che, come vedi, (l'Amore) ancora non mi abbandona.
Amore ci portò a morire insieme.
La Caina sta aspettando colui che ci ha privato della vita».
Queste parole ci furono rivolte (fuor porte) da loro
Quando ebbi udito (intesi) quelle anime colpite (offense)
chinai gli occhi (il viso) e lo tenni basso fino
a che Virgilio mi disse: «Che cosa stai pensando?».
Quando risposi, dissi: «O me infelice,
quanti dolci pensieri, quanta passione (disio)
condusse costoro a compiere quel passo che si sarebbe rivelato tragico (doloroso) sia per l'anima sia per il corpo!"».
Poi mi rivolsi a loro e parlai, e cominciai:
«Francesca, le tue sofferenze acute (martiri)
mi rendono triste e pietoso fino alle lacrime
Ma dimmi: quando ancora non vi eravate manifestati apertamente l'amor
per quali indizi (a che) e in che modo (come) amore permise (concedette)
che conosceste i desideri che, prima incerti e inconfessati, poi si manifestarono in tutta la loro evidenza?».
E lei, rivolgendosi a me: «Non vi è nessun maggior dolore
che, all'apice dell'infelicità (ne la miseria), ricordarsi del tempo felice
e questo è conosciuto bene dal tuo maestro
Ma se hai un così grande desiderio (cotanto affetto)
di conoscere l'origine prima (la prima radice) del nostro amore
ti parlerò mescolando le parole al pianto.
Un giorno noi leggevamo per svago (per diletto)
di Lancillotto e di come lo prese l'amore;
soli eravamo e senza sospettare minimamente né di noi stessi né di ciò che presto sarebbe capitato a causa della lettura.
A più riprese (Per pia fiate) quella lettura mosse i nostri sguardi l'uno verso l'altro (li occhi ci sospinse),
e ci fece impallidire nel viso (scolorocci il viso)
ma solo un passo (un punto) fu quello che annullò ogni nostra resistenza (ci vinse).
Quando leggemmo che Lancillotto,
un così nobile amante, baciò la bocca sorridente di Ginevra (distato riso),
Paolo (questi) che non sarà mai diviso (non fia diviso) da me,
mi baciò la bocca tutto tremante.
Il libro e il suo autore (chi Io scrisse) rappresentarono per noi quello che rappresentò Galeotto:
quel giorno non potemmo più continuare la lettura (pia non vi leggemmo avante)».
Mentre una di quelle anime parlava, l’altra piangeva;
cosicché, per la pietà (verso quel pianto)
mi sentii venir meno come se morissi (così com' io morisse).
E caddi a terra come un morto (come corpo morto cade)"



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