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Paradiso canto 11 Analisi e Commento

Spiegazione, analisi e commento degli avvenimenti dell'undicesimo canto del Paradiso (Canto XI) della Divina Commedia di Dante Alighieri.
Dante fra gli Spiriti Sapienti

Analisi del canto

Il canto di San Francesco
È uno dei canti più celebri del Paradiso, per l'altezza del personaggio posto al suo centro ispiratore: San Francesco d'Assisi, fra i sommi protagonisti della spiritualità cristiana di tutti i tempi. Due sono i nuclei principali: l'apostrofe iniziale di Dante ai lettori (vv. 1-12), e il discorso di S. Tommaso che occupa la restante parte del canto. Nel discorso di S. Tommaso dobbiamo poi individuare tre sezioni: un'introduzione generale (vv. 13-42), la biografia di S. Francesco (vv. 118-132) e la condanna della corruzione dell'ordine domenicano (vv. 118-139).


I canti gemelli
Sia pure nella sua autonomia poetica, il canto XI è legato a quello successivo, il canto di san Domenico.


La meschinità della Terra e la felicità del cielo
L'apostrofe che apre il canto (e che da questa posizione trae forza) è tra le più note della Commedia. Dante, giunto nel cielo del Sole, è stato accolto dalla schiera dei beati sapienti (canto x). Da qui nasce l'invettiva contro la falsa sapienza degli uomini sulla terra, che dedicano tanto impegno alle occupazioni mondane, mai indirizzate alla vera felicità e giustizia, ma sempre a vane ricchezze terrene. Si accentua così il contrasto fra gli altri e Dante (vv. 10-12), che dall'alto della raggiunta beatitudine celeste osserva con distacco l'inutile affanno degli uomini.


La biografia di San Francesco
La biografia di s. Francesco, qui narrata da s. Tommaso, è un esempio canonico del genere letterario, tipicamente medievale, sulla vita dei santi. Nell'elaborazione di Dante, si suddivide in precise sequenze:
  1. Simbolica indicazione geografica del luogo di nascita;
  2. Episodi giovanili che ne prefigurano la santità;
  3. Mistico matrimonio con la Povertà;
  4. Fondazione dell'ordine francescano;
  5. Momenti principali della sua opera di apostolato;
  6. Ultimi momenti e morte del santo.

Dante prende spunto da numerose fonti letterarie, e in particolare dalla Legenda maior di S. Bonaventura; ma tra i vari aspetti tradizionalmente celebrati del Santo, insiste soprattutto sull'immagine del matrimonio del santo con Madonna Povertà, che rimanda al matrimonio tra Cristo e la Chiesa.


La corruzione dell'ordine francescano
Il canto si chiude con la condanna dei domenicani corrotti: un altro esempio della degradazione dei tempi e in particolare della degradazione ecclesiastica. La condanna doveva suonare come avvertimento per quel mondo di monaci che più di altri, per la grandezza dei loro padri fondatori e per la natura della loro scelta, avrebbero dovuto essere fervidi testimoni di vita santa. Non a caso si rinnoverà contro il mondo monacale nel cielo di Saturno, tra gli spiriti contemplativi, nel cielo più alto tra quelli occupati da singole schiere di beati. E al centro della narrazione poetica sarà un altro dei sommi fondatori della spiritualità cristiana: S. Benedetto.


L'apostrofe iniziale
L'incipit di questo canto, talmente noto da essere diventato proverbiale, è esemplare di quella particolare forma espressiva di Dante che è l'apostrofe ai lettori, maggiormente evidenziata dalla posizione di rilievo in inizio di canto. Dante sospende un attimo la narrazione, si guarda da fuori e considera la somma eccellenza della propria condizione; tale riflessione diventa subito spunto per un confronto con la meschinità della condizione umana e con la follia di coloro che rinunciano a tanta gioia celeste per beni terreni di breve durata. L'altezza dei toni e dei contenuti prepara alla grandezza del personaggio che ora verrà presentato. Questa polemica troverà il suo corrispondente anche formale nell'invettiva contro la corruzione dei frati domenicani che chiuderà il canto.


I «matrimoni mistici»
Il motivo dottrinario della povertà francescana è poeticamente espresso nell'allegoria dell'amore tra Francesco e la Povertà, seguita nelle successive fasi dell'innamoramento, del corteggiamento, del matrimonio (vv. 55-75) e della costruzione della famiglia (vv. 76-87). Il «matrimonio mistico» di Francesco e Povertà trova anticipazione e corrispondenza stilistica con l'immagine tradizionale di quello di Cristo con la Chiesa (vv. 31-34).


Le costanti formali
Uso dei riferimenti geografico-paesistici (vv. 43-54); uso del doppio exempium, con personaggi tratti l'uno dalla tradizione cristiana, l'altro da quella pagana (vv. 67-72); metafora evangelica del gregge e dei cattivi pastori (vv. 124-139).



Commento

Le sacre nozze
Il canto affronta uno dei temi più cari al cuore del poeta: la semplicità di vita e la carità intesa come amore universale, simboli di una Chiesa incontaminata e fedele al messaggio di Cristo. L'argomento ha come figura centrale San Francesco, cui fa da riscontro femminile la Povertà, sua amante tenacemente perseguita. Di Francesco il poeta narra, attraverso la viva voce di San Tommaso, tutta la vita: dalla ricca nascita ad Assisi fino alla morte sulla nuda terra, con il corpo segnato dalle stigmate. Dante delinea al lettore un lungo percorso di formazione che passa attraverso la scoperta della povertà quale condizione di particolare fascino, dopo un'infanzia tra i ricchi panni del mercante Bernardone e le esperienze scanzonate dei giovani benestanti di Assisi. Francesco compie una scelta dura, molto difficile, guidata dalla mano provvidenziale di Dio. Il mondo infatti viveva un tale sbandamento morale da aver bisogno di segnali incisivi per richiamare gli uomini sulla retta via. Così Francesco si fece promotore di un movimento, che divenne poi ordine religioso, e tentò anche l'impresa ardua di convertire gli infedeli in Terrasanta, dove fu fatto prigioniero. La sua figura si erge luminosa, contrapposta ai corrotti ministri di Dio che, sia nell'ordine francescano sia in quello domenicano, stravolgono il messaggio evangelico, maestri di scandalo e di vergogne.
La condanna comunque viene pronunciata nel sottofondo di un canto incentrato sul tema dell'amore. Come ormai Dante ha fatto intuire al lettore che l'ha seguito passo passo nel suo percorso esistenziale dalla selva oscura, per l'uomo l'amore nei riguardi di una donna rappresenta, nei suoi più alti stadi di sublimazione, la via diretta che conduce a Dio. Qui la donna è Povertà, fascinosa personificazione di uno stato di piena libertà che propone l'identificazione col Cristo: i termini con cui viene narrato il loro rapporto di coppia rimandano al Cantico dei Cantici, il testo biblico in cui si canta l'amore dello sposo per la sposa, in un'atmosfera tenera e sensuale. Sullo sfondo si intravedono però due altre figure femminili, prime ispiratrici della profonda affettività di Francesco: la madre, madonna Pica, sensibile e buona, e Chiara, la fanciulla che fece battere d'amore il suo cuore di ragazzo e che lo seguì poi nell'estrema scelta di abbandonare una vita piacevole e piena di promesse. Chiara fondò infatti l'ordine delle Clarisse, monache di clausura votate alla povertà, simile, negli scopi, a quello del suo Francesco, amato nella dimensione sublime della fede. L'Amore con la 'A" maiuscola non conosce barriere, spezza i vincoli terreni, si libra tra gli spazi infiniti del cielo e coglie Dio: sorgente e conclusione dell'Amore stesso.


VEDI ANCHE: Paradiso Canto 11 - Figure retoriche



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