Patroclo veste le armi di Achille, eccetto la lancia che nessun eroe, salvo il Pelide, è in grado di imbracciare. I Mirmidoni entrano in battaglia compatti, pronti a battersi a fianco di Patroclo che avanza con Automedonte sul carro di Achille.
Intanto il Pelide, rimasto nella tenda, offre una libagione a Zeus per il successo di Patroclo e per propiziare il suo ritorno, poi va a osservare la battaglia. I Troiani, momentaneamente ingannati da Patroclo che scambiano per Achille, indietreggiano disordinatamente; Ettore si sta ritirando mentre Patroclo lo cerca; Sarpedonte affronta allora Patroclo: il suo destino è però già segnato, e anche il padre Zeus si deve rassegnare ad accettarne la morte. Ucciso Sarpedonte, la lotta si scatena furibonda intorno al suo cadavere, finché Apollo, per ordine di Zeus, lo consegna ad Hypnos e a Thanatos, il Sonno e la Morte, che lo porteranno in Licia dove sarà onorato. Patroclo arriva quasi ad attaccare il muro di Troia, finché si scontra con Ettore, di cui uccide l’auriga, Cebrione. Ma il destino di Patroclo è deciso: dapprima Apollo lo colpisce alle spalle, poi Euforbo lo ferisce, per ultimo Ettore lo finisce e lo spoglia delle armi: Patroclo, ormai morente, profetizza al Troiano una morte imminente. Automedonte fugge con il carro e i cavalli di Achille.
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