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Confronto tra Il Naturalismo francese e il Verismo italiano

Il naturalismo ed il verismo sono due importanti correnti della narrativa, sviluppatasi rispettivamente in Francia e in Italia nella seconda metà dell'800. Le premesse ideologiche sono da cercare nella diffusione della filosofia del positivismo, affermatasi in Francia, e generalmente in Europa, sulla scia del poderoso sviluppo dell'industria e del progresso delle scienze e della tecnica; mentre le premesse letterarie sono da cercare nell'ambito di una più generale tendenza al realismo che contraddistingueva il romanzo europeo. Soprattutto in Francia, dopo il fallimento della rivoluzione del 1848, si era diffusa un'attenzione sempre più marcata alla realtà quotidiana ed ai fenomeni sociali che potevano riguardare le classi subalterne, fino ad allora trascurate dalla letteratura tradizionale.

Che cos'è il naturalismo?
Il naturalismo è un importante corrente della narrativa, sviluppatasi in Francia nella seconda metà dell'800 con scrittori come Emile Zola, i fratelli Goncourt e Gustave Flaubert. I caratteri del naturalismo sono l'impersonalità della narrazione, il determinismo, la fedele riproduzione della realtà e nell'oggettività del documento umano.
La corrente del romanzo realista, rappresentata in Francia da scrittori come Stendhal, Balzac, Hugo, che nelle loro opere avevano espresso una diversa e nuova concezione sia della società sia dello stesso fenomeno letterario, trova un ulteriore sviluppo proprio nel naturalismo che, teorizzando l'applicazione del metodo scientifico anche nella letteratura, deve attuare la più fedele riproduzione della realtà.

Chi è stato il teorico del naturalismo?
Il teorico del naturalismo è stato Emile Zola, il quale, nel famoso saggio del 1880 Il romanzo sperimentale, ha sostenuto la necessità della rigorosa applicazione del metodo sperimentale, proprio delle scienze, anche alla letteratura. Questo, a suo dire, avrebbe consentito alla letteratura di realizzare un significativo passaggio dallo stadio dell'arte a quello della scienza, ripetendo quanto già era accaduto, ad esempio alla medicina.

Quale metodo narrativo viene esaltato dal naturalismo?
Il naturalismo esalta il metodo dell'impersonalità della narrazione: lo scrittore deve scomparire dietro le vicende raccontate, consentendo così la riproduzione fedele della realtà, senza alcun soggettivismo. Zola era solito affermare che lo scrittore avrebbe dovuto trasporre nella sua opera un vero e proprio documento umano, con la stessa soggettività e lo stesso distacco con cui un giudice tratta le prove in un processo.

Che cosa s'intende per determinismo?
Il determinismo è uno dei caratteri peculiari del naturalismo di Zola, al riguardo, aveva accettato quanto teorizzato dal critico Ippolito Taine che aveva definito l'uomo il prodotto di tre fattori: l'eredita biologica, o razza, l'ambiente sociale e il momento storico (“race, milieu, moment”) a significare la presenza di un determinismo biologico, sociale e storico).

Quando si è affermato il verismo in Italia?
Il verismo si è affermato in Italia negli anni fra il 1870 e il 1890 grazie all'opera di Giovanni Verga, di Luigi Capuana e di Federico De Roberto.

Chi è stato il principale teorico del verismo italiano?
Se il principale artista del verismo è stato Giovanni Verga, senza dubbio il principale teorico è stato Luigi Capuana, autore di alcuni interessanti studi sulla letteratura contemporanea e del saggio Gli ismi contemporanei, oltre che di alcuni pregevoli romanzi come Giacinta ed Il marchese di Roccaverdina. Al Capuana si deve, tra l'altro, la puntualizzazione della distinzione del verismo italiano dal naturalismo francese.

Analogie tra naturalismo francese e verismo italiano
Senza dubbio il verismo italiano ha avuto come punto di riferimento il naturalismo francese, innanzi tutto per l'esigenza di realismo che, se in Francia aveva già da tempo ispirato tanti grandi scrittori, da Honorè de Balzac a Victor Hugo, per finire ai naturalisti Gustave Flaubert ed Emile Zola, in Italia s'imponeva solo allora, con il declino del romanzo storico e sentimentale e con l'affiorare di una maggiore consapevolezza dei problemi posti dal nuovo Stato unitario, soprattutto riguardo alle condizioni di miseria e di arretratezza delle plebi meridionali. Proprio per soddisfare l'esigenza di realismo, il verismo, allo scopo di conseguire l'oggettività nella rappresentazione del vero, adottava, analogamente a quanto fatto dal naturalismo francese, il metodo dell'impersonalità della narrazione. In tal modo, si sarebbe evitata qualsiasi intromissione dell'autore e si sarebbe preservata la narrazione dalla caduta nell'artificio letterario.
Il verismo italiano si è differenziato dal naturalismo francese anche per la diversa e ridotta concezione del determinismo, per il suo forte carattere regionalista e per la questione della lingua.

Luigi Capuana e il naturalismo francese
Luigi Capuana, nei suoi saggi, ritiene fondamentale adottare il metodo dell'impersonalità della narrazione ma aggiunge un concetto mutuato dall'estetica del De Sanctis: l'arte come forma. Infatti nella creazione artistica, lo scrittore verista, che dalla realtà sociale ricava un documento umano, poi, per farlo vivere in un'opera d'arte, gli conferisce una forma vivente. Questa forma vivente, che dipende unicamente dalla capacità artistica dell'autore, è ciò ce conferisce all'opera valore artistico. Ma è proprio per questo che l'assoluta oggettività, invocata dai naturalisti francesi nel loro rigoroso determinismo ricavato dalle scienze, non può in realtà mai raggiungersi.
Insomma per il Capuana, la scientificità non deve trasformare la narrazione in esperimento, poiché ciò porterebbe semplicemente alla morte dell'arte. Possiamo pertanto dire che, se per i naturalisti, influenzati dall'ideologia scientista e positivista, la natura predomina sull'uomo, al contrario, per i veristi, al centro di tutto deve rimanere sempre l'uomo.
Il metodo dell'impersonalità diviene, pertanto, nella poetica del verismo, un mezzo tecnico per dare al lettore l'impressione di trovarsi faccia a faccia con il fatto nudo e schietto, un modo per consentire all'autore di scomparire dietro le cose e i suoi personaggi, tanto da dare l'impressione che l'opera si sia fatta da sé.

Che cosa s'intende per regionalismo?
Il regionalismo è un altro carattere specifico del verismo italiano, che lo differenzia dal naturalismo francese. Mentre il naturalismo sembra attratto esclusivamente dalla realtà metropolitana, il verismo esprime il suo interesse per le periferie geografico-sociali del giovane regno d'Italia: le vicende raccontate dagli scrittori veristi sono ambientate tra le plebi del Meridione, costituite da contadini e pescatori, abbandonate al loro destino dai governi unitari.

La questione della lingua
Ecco un'altra peculiarità del verismo italiano rispetto al naturalismo francese, conseguenza di un maggiore ritardo del nostro Paese nel conseguimento dell'unificazione politica, che ha fatto sì che si trascinasse per secoli una questione della lingua nazionale di una portata del tutto sconosciuta alla letteratura francese. Per il verismo, l'esigenza di aderire alla realtà avrebbe dovuto portare conseguentemente all'adozione, nella scrittura dei romanzi, dello stesso codice linguistico delle plebi meridionali. Ma il dilemma che ha avuto dinanzi a sé il Verga non è stato trascurabile: egli avrebbe dovuto dì adottare il dialetto, per coerenza con il verismo, ma, così facendo, si sarebbe irrimediabilmente condannato ad una condizione di marginalità letteraria; d'altra parte, adottando la lingua nazionale letteraria, magari modellata sull'esempio della narrativa del Manzoni, avrebbe contraddetto la scelta verista.
Verga ha risolto la questione in maniera originale: ha scelto sì la lingua italiana, ma l'ha voluta dotare di un lessico e di una sintassi modellati sul parlato, con la presenza di sicilianismi ed espressioni e proverbi popolari, con l'uso frequente di esclamazioni ed espressioni enfatiche, con l'uso anomalo, tipico appunto del parlato, di pronomi, preposizioni e congiunzioni. L'impressione che ne ricava è quella di un narratore che, se esterno alla storia raccontata, tuttavia appare del tutto interno al mondo nel quale è ambientata quella storia.

Il Novecento
Il Novecento è stato caratterizzato da fatti altamente drammatici come il genocidio degli ebrei nei campi di sterminio nazisti, le due guerre mondiali, la ferocia delle dittature militari in ogni parte del mondo.
A queste sciagure si sono aggiunti nel secondo dopoguerra numerosi conflitti regionali nonché stridenti contraddizioni. Giustamente ci indigniamo se un uomo o una donna di colore vengono offesi in qualche modo o subiscono atti di violenza nei paese economicamente avanzati, ma restiamo spesso indifferenti alla sorte delle popolazioni della terra che vivono ancora in condizioni di estrema povertà e che rischiano tutti i giorni di morire di fame.
Oggi si consuma più carta stampata che in qualsiasi altra epoca, ma gran parte di essa viene sprecata in pubblicazioni inutili o addirittura dannose per la salute morale degli uomini.
Il nostro secolo ha registrato un notevole prolungamento della vita umana, ma vi sono ancora malattie difficili o impossibili da curare. Tutti o moltissimi di noi sono convinti che non si deve odiare chi pensa in maniera diversa dalla nostra o pratica un'altra religione, ma in varie parti del mondo si continua a uccidere gli avversari politici, a compiere prepotenze ed arbitrii, a negare alle minoranze determinati diritti.
Lo sviluppo scientifico e tecnologico ha assunto ritmi vertiginosi, gli anticrittogrammi e i fertilizzanti chimici hanno innalzato la produzione agricola, l'industria si è diffusa su circa la metà della superficie terrestre elevando il livello di vita di numerose popolazioni, ma poi ci accorgiamo che i pesticidi e molti concimi costituiscono un veleno per l'uomo e l'ambiente, che l'incontrollata crescita economica può condurre alla catastrofe ecologica.
Il nostro è il secolo dell'istantaneità delle informazioni. Ogni avvenimento che si verifica in un punto qualsiasi del pianeta fa immediatamente il giro del mondo, ma vi è anche la tendenza delle agenzie di comunicazione a rielaborare in modo tendenzioso i dati e le notizie, a trasformare molti fatti in spettacolo rischiando di confondere in ogni momento l'attualità con il divertimento. In questo scorcio di secolo, infine, si è sempre concretizzata la cosiddetta “azione a distanza”: oggi è possibile premere un bottone a Roma e comunicare con Tokyo, premere un bottone e far saltare in aria un'intera città, premere un bottone e spedire una nave spaziale sulla luna o ancora più lontano.
L'azione a distanza ha contribuito a diminuire le responsabilità dell'uomo: uccidere una persona guardandola in faccia è diventato più difficile, ma premere un bottone e distruggere migliaia di vite umane è diventato più facile.
Un'altra caratteristica del nostro secolo è l'impressionante aumento degli abitanti del pianeta. Il mondo rischia di essere schiacciato sotto il peso crescente della popolazione. Alla fine degli anni Ottanta abbiamo superato i 5 miliardi di persone e secondo le stime delle Nazioni tra cinquant'anni potremo benissimo essere il doppio. Già oggi nel mondo sono oltre 100 le città che hanno superato i 5 milioni di abitanti e molte di esse si trovano nei paesi più poveri e arretrati. Queste altissime concentrazioni di popolazione già determinarono preoccupanti fenomeni di instabilità sociale, di congestione del traffico, di degrado urbano, di ingovernabilità. Ma il problema principale è l'alimentazione. Se non si verificherà una discesa demografica, la produzione globale di generi alimentari risulterà insufficiente e ciò potrebbe scatenare il potenziale della collera, cioè la rivolta dei poveri contro i popoli ricchi. D'altra parte bisogna considerare che le attuali risorse alimentari non sono inesauribili, in quanto lo sfruttamento intensivo dei terreni con l'uso di concimi sintetici, diserbanti e pesticidi, produce il progressivo impoverimento dei suoli e una lenta avanzata del deserto.
Tutti ormai riconoscono che le soluzioni per problemi così gravi e complessi sono di natura politica. Occorre infatti progettare e realizzare un nuovo modello di sviluppo rispettoso delle possibilità dell'ambiente che, in opposizione al consumismo sfrenato e superfluo, rilanci il valore del risparmio, della parsimonia, del sacrificio per le generazioni future.
Sarà insomma necessario puntare a uno sviluppo sostenibile, cioè misurato sulle risorse disponibili, evitando un eccesso di povertà e un eccesso di ricchezza, impiegando le risorse finanziarie per arrestare il degrado ambientale e per fornire aiuti determinanti alle popolazioni del Terzo Mondo.



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